Deadpool – Recensione

Di action game in questa generazione di console ormai alle ultime battute, ne abbiamo visti e giocati a tonnellate, quindi trovare qualcosa in grado di sorprenderci ormai è diventato davvero difficile. Di offrire nuove e rivoluzionarie meccaniche proprio non se ne parla, e quindi occorre premere l’acceleratore sulla beltà visiva e, in caso questa non sia proprio al primo posto, optare per una giocabilità almeno degna di nota. Dall’inizio dell’anno, in effetti, non sono mancati titoli del genere, in grado di offrire, chi più chi meno, delle esperienze appaganti sotto ogni aspetto (o quasi), da DmC a Metal Gear Rising, passando per il sempreverde God of War fino ad arriva a questo Deadpool.

Prodotto dagli High Moon Studios, team responsabile dei migliori titoli Transformers presenti sulla piazza, questo pazzo action si è fatto notare fin dal suo annuncio per via di una vena a dir poco demenziale, fatta di battutacce, doppi sensi a gogò e un’atmosfera chiaramente dissacrante e politicamente scorretta.

Finalmente, verrebbe da dire. Perché va bene la sfacciataggine di Dante, ma non mi era mai capitato di giocare con un protagonista che non solo è consapevole di essere dentro un videogame, ma ne vuole addirittura scrivere il copione. Ovviamente questa particolarità serve per mettere in piedi dei surreali teatrini fra Deadpool e gli sviluppatori, con momenti a dir poco ilari, che facilmente possono strappare un sorriso. Del resto, il contatore della boiate che il nostro anti-eroe in calzamaglia spara ogni due per tre (ha pure una sorta di doppia personalità) non ci mette molto ad andare fuori scala. Gretto, irrispettoso e decisamente allupato, difficilmente incontrerà i favori del pubblico femminile, ma ho il sospetto che il target di riferimento non cerchi i favori delle donzelle.

Non bisogna però incorrere nell’errore di farsi prendere troppo dallo stile volutamente eccessivo che gli sviluppatori hanno voluto dare allo loro creazione. Non vi nascondo che nelle mie sessioni di gioco ho avuto in più di un’occasione la netta sensazione che tutto questo bailamme sia stato messo in piedi solo per giustificare un gameplay alquanto misero. C’è da dire che l’impegno per dar vita a un qualcosa di diverso dal solito c’è e si vede. Sarebbe ingiusto dare in testa a Deadpool a prescindere: in fondo non si può certo negare che, almeno per una volta, si può giocare con un ghigno idiota sul viso per tutto il tempo. Occorre però riuscire a comprendere quel ciarlare continuo, dato che il gioco presenta solo una traduzione testuale, che per quanto apprezzabile non riesce a essere del tutto efficace. Del resto, chi si mette a leggere i sottotitoli durante uno scontro con una dozzina di scagnozzi armati fino ai denti?

Tolta quindi parte del divertimento, almeno per chi non ha dimestichezza con l’idioma inglese, cosa rimane se non un action tutto sommato abbastanza ripetitivo e non certo memorabile in quanto a meccaniche? Presumibilmente ben poco, benché non manchino potenziamenti e quant’altro ad arricchire il parco mosse, al quale si affianca un discretissimo quantitativo di armi bianche e da fuoco. L’azione, per quanto frenetica e iperattiva, risulta non di rado confusionaria, complice una telecamera che il più delle volte sembra studiata per mettere il giocatore in difficoltà, invece di aiutarlo a comprendere meglio la situazione. In più ci si mette un frame rate scostante, almeno su console, che rende l’esecuzione delle combo più complicata di quanto in realtà non sia, a causa di evidenti lag in termini di risposta ai comandi.

Gli scontri, del resto, non si possono certo annoverare fra i più riusciti della storia: le ondate di nemici si susseguono senza particolare entusiasmo, poche le variazioni, con evidenti picchi di difficoltà completamente casuali. È un’altalena fatta al 90% di noia e al 10% di vero impegno. Un po’ poco per qualsiasi gamer con un filo di esperienza alle spalle. Non parliamo poi dei boss, eliminabili con meccaniche a dir poco elementari, dove il più delle volte si tratta di armarsi di pazienza e colpire al momento giusto.
Insomma, da High Moon era lecito attendersi qualcosa di un po’ più entusiasmante, anche alla luce dei loro precedenti lavori. Purtroppo però, sotto un’apparenza caciarona e le grasse risate, si cela un giochetto piuttosto piatto, che cerca di far passare per buona anche la seziona meno riuscita, tentando la strada dell’autoironia. A tratta può funzionare, ma non ci puoi basare un gioco intero: il troppo stroppia, anche se ti chiami Deadpool.

Maratoneta di serie TV, appassionato di cinema e accumulatore compulsivo di DVD, oltre che PC Master Race da almeno 15 anni; in tutto questo ogni tanto si ricorda pure di essere uno studente di biologia.