Un platform procedurale difficile come la morte. Evviva evviva!
Era un po’ che non mi capitava la sindrome da foglio vuoto. Prima di iniziare a scrivere questa recensione sono rimasto per cinque minuti buoni a fissare inebetito la pagina bianca di Word, senza avere la minima ispirazione su come iniziare a parlarvi di Cloudberry Kingdom, che è una roba proprio strana, ma tanto tanto. Oddio… in realtà si tratta di un platform a scorrimento abbastanza banalotto, dove si infilano livelli su livelli (per lo più molto brevi) alla ricerca dell’uscita, nato inizialmente come tesi di laurea di uno degli sviluppatori. Ma c’è una cosa che rende Cloudberry Kingdom del tutto diverso da qualsiasi altro platform abbiate mai affrontato nella vita: gli stage vengono creati in modo procedurale e si adattano alle capacità del giocatore. Siete maestri del balzo all’ultimo pixel? Una algoritmo alzerà il tasso di sfida, creando livelli più impegnativi. Non ce la fate a saltare nemmeno al di là di un canaletto di scolo? Facile che questo gioco non faccia per voi, ma comunque lui farà di tutto per lasciarsi apprezzare lo stesso.
In Clouberry Kingdom esistono tre modalità. In Arcade le vite sono limitate, ma vengono incrementate ogni 25 gemme raccolte tra quelle che popolano ogni livello; inoltre, esiste un punteggio che permette di partecipare alle immancabili classifiche online, che qui rappresentano una sfida ben più importante che altrove. In Storia, invece, si affrontano una serie di scenari tematici, col nostro eroe Bob che assume proprietà diverse a seconda del momento, come l’uso di un jetpack, una dimensione fisica piccolissima o enorme, una molla permanente su cui saltare, e cose così. Infine, c’è il Free Play, che rappresenta la testata d’angolo attorno alla quale è costruita la longevità di Cloudberry Kingdom; qui è possibile affrontare livelli personalizzati, agendo su un sacco di opzioni come il tasso di difficoltà o il tipo di potenziamento da assegnare a Bob. Addirittura, si può decidere di manomettere un botto di parametri fisici, come l’accelerazione, la velocità, l’inerzia o la forza di gravità dello stesso protagonista. La personalizzazione è estrema e permette a ciascuno di sperimentare le combinazioni e gli effetti più strani: questo fatto, in unione simbiotica con la creazione casuale e “adattiva” dei livelli, porta la longevità e la rigiocabilità di Cloudberry Kingdom a livelli stellari. Ad aggiungere ulteriore sostanza al piatto interviene il folle multiplayer (solo locale, purtroppo), che tocca il vertice più elevato al momento di affrontare il gioco in quattro attivando l’opzione “bungee”, laddove i Bob sono tutti legati tra loro con un elastico: risate e delirio assortito, in un unico spazio vitale!
Come dite? Vi state spaventando? Comprensibile…
Tutto figo, tutto molto bello. E anche tutto molto difficile. Eh sì… perché se da un lato è vero che la costruzione degli stage da parte degli algoritmi del gioco è tarata sul comportamento di chi tiene in mano il pad, dall’altra l’asticella della difficoltà è comunque sempre posta in altissimo, tanto che Cloudberry Kingdom rappresenta una delle fiere più popolate del sottogenere “trial & error”. Trial & error che non molla mai il colpo, proprio perché l’impegno aumenta mano a mano che si diventa bravi e si prende il possesso del gioco, tanto che uno dei primi Obiettivi/Trofei che si sblocca è “Muori 1337 volte”… vedete un po’ voi.
Se trovate strano che possa essere divertente un titolo dove si crepa ogni tre per due e che spinge a declamare ripetutamente il Calendario “andata e ritorno”, beh… da molti punti di vista potreste anche aver ragione. Ma Cloudberry Kingdom non è mai punitivo, e anzi spinge continuamente a ritentare, più che abbandonare per la disperazione. Proprio come avviene in Dark Souls, giusto per fare un paragone un po’ azzardato, il giocatore non ha quasi mai la sensazione di averci lasciato le penne perché il gioco è stato ingiusto, ma piuttosto per via di un errore umano nell’interpretare un salto o un movimento. Oltretutto, parecchi livelli sono strutturati per essere completati correndo: in quei casi, si tratta solo di trovare il momento giusto per partire e di avere la capacità di saltare (o usare gli upgrade) col timing migliore. Qualora uno scoglio si rivelasse insuperabile è comunque possibile spendere le gemme raccolte per ottenere alcune agevolazioni, come un rallentamento del tempo o un esempio visivo di livello completato dalla CPU, così che noi si possa tentare riprodurre lo stesso percorso. Certo… solo l’idea di usare questo tipo di aiuti ci faebbe rendere un po’ perdenti e tradirebbe lo spirito col quale Cloudberry Kingdom è stato concepito, non trovate?