WildStar – Recensione

Dopo qualche mese di attesa, lunghe sessioni di beta test in affollatissimi weekend di paura e il trauma di dover ripartire con un nuovo personaggio grazie all’apertura dei server europei, siamo finalmente pronti per risbarcare sul ridente – ma poco accogliente – pianeta Nexus! Allacciate le cinture, ingoiate un bidone di Travelgum e preparatevi ad affrontare uno dei viaggi più assurdi e dannatamente divertenti di questa calda estate!

Prima di continuare, però, un breve riassunto delle puntate precedenti: gli Eldan, un’antica razza aliena dal potere smisurato, sparisce nel nulla lasciando solo poche e misteriose tracce del proprio operato sul pianeta Nexus, che finirà immediatamente al centro dell’attenzione di tutto l’universo conosciuto (e forse anche oltre). I primi ad atterrare, in cerca di ulteriore potere, saranno i membri dell’Impero, pronti a esportare qualche tonnellata di democrazia sotto la guida del sommo imperatore, che saranno però seguiti dagli Exile, veri e propri ribelli pronti a mettere i bastoni tra le ruote a chiunque voglia minacciare la loro libertà.

Come potete immaginare, la prima scelta da prendere è proprio quella legata alla fazione d’appartenenza, insieme alla razza tra le quattro disponibili per ogni schieramento. Concluderemo la parte più difficile del gioco (non prendiamoci in giro, creare il proprio avatar è SEMPRE la parte più difficile) decidendo anche la nostra classe, tutte di stampo abbastanza classico, nonché il “sentiero” che seguiremo. Quest’ultimo è una simpatica trovata che ci permette di affrontare particolare missioni inerenti alla nostra scelta: se vogliamo divertirci ammazzando qualsiasi cosa si muova, la via del guerriero è un’ottima opzione; se desideriamo approfondire la bizzarra storia di Nexus ci troveremo invece bene nei panni dello scienziato; per rendere felici l’architetto nascosto in noi, poi, attraverso la via del colono ci divertiremo a costruire utilissime infrastrutture in giro per il pianeta; infine, da esploratore saremo premiati ogni volta che raggiungeremo zone quasi inaccessibili.

Una volta atterrati sulla nostra nuova casa ci ritroviamo ben presto a dover menar le mani. A differenza di molti altri titoli dello stesso genere, su WildStar si adotta un approccio molto più action: invece di scegliere il bersaglio su cui sganciare passivamente tutto il nostro arsenale, ogni nostra abilità (offensiva o difensiva che sia) ha un effetto ad area che ci costringe continuamente a prendere la mira per evitare di colpire a vuoto. Sul campo di battaglia si portano un massimo di otto skill contemporaneamente, che vanno però scelte a piacimento da un totale di trenta, a loro volta divise in tre grandi rami a seconda di come vogliamo specializzarci. Occorre anche porre particolare attenzione a dove mettiamo i piedi durante gli scontri: spesso e volentieri i nostri avversari tentano di colpirci con devastanti colpi, che appaiono come aree illuminate di rosso sotto i nostri piedi e che dobbiamo abilmente evitare, saltando a destra e a manca. Fidatevi… di tanto in tanto sarete costretti a cambiarvi la maglietta madida di sudore, dopo aver superato qualche combattimento particolarmente ostico.

C'è della poesia in tutto ciò.
C’è della poesia in tutto ciò.

Oltre a macinare quest nei bizzarri luoghi di Nexus, a partire dal quindicesimo livello esiste la possibilità di affrontare delle ADVENTURE (Advanced Diagnostic Virtual Environment Neuro-Tactile Universal Research Experiment), ovvero delle particolari simulazioni create da qualche antico marchingegno Eldan, che hanno lo scopo di mettere alla prova le nostre abilità. Le ADVENTURE sono la vera sorpresa dell’opera prima dei Carbine Studios, visto che ogni volta che ne affrontiamo una ci troviamo davanti a vere e proprie rivoluzioni nel gameplay di un MMORPG. Per fare un esempio, al venticinquesimo livello si guadagna l’accesso a War of the Wilds, dove si viene catapultati in un vero e proprio MOBA (avete presente quelle droghe virtuali chiamate League of Legends e DotA? No? Meglio per voi), con tanto di base avversaria da distruggere e soldatini guidati dall’intelligenza artificiale che combattono al nostro fianco. Non vi basta? Al trentesimo livello, invece, si mette piede in The Siege of Tempest Refuge, simulazione che ci sbatte nel bel mezzo di un Tower Defense, dove riempire di mazzate ondate di nemici sempre più potenti. Possiamo affrontare una ADVENTURE ogni volta che vogliamo, spezzando in questo modo la monotonia di quelle missioni che, in un MMORPG classico, tendono alla lunga a risultare ripetitive. Non mancano anche i classici Dungeon da affrontare in gruppi da cinque giocatori, dove prenderemo a ceffoni centinaia di nemici per poi trovarci faccia a faccia con i soliti boss, da ingaggiare tuttavia mantenendo sempre un briciolo di sale in zucca.

Una volta raggiunto il livello massimo, oltre a poter rivisitare tutti i dungeon già affrontati in precedenza (in cui troviamo un livello di difficoltà adatto alla nostra potenza) si conquista l’accesso ai Raid, ovvero a zone particolarmente ostiche che – come da prassi – vanno superate in gruppi da venti o addirittura quaranta giocatori. Quando ci si stanca di prendere a legnate nei denti i nemici guidati dall’intelligenza artificiale è ora di dedicarsi ad un po’ di sano Player versus Player, entrando in diversi tipi di arena. Nei Battleground, ad esempio, si dispongono due squadre da dieci elementi che se le daranno di santa ragione, tentando di rubare preziosi oggetti dalla base avversaria (insomma, il solito Capture the Flag); le Arene, invece, ospitano piccoli gruppi di giocatori particolarmente affiatati che tentano di scalare le classifiche dei migliori combattenti di Nexus; infine, la modalità sicuramente più interessante è il Warplot, accessibile al cinquantesimo livello, dove due fazioni da ben quaranta elementi si scontrano in un enorme campo di battaglia, su cui vanno costruite infrastrutture e difese prima dell’inizio del massacro. Sì, come avete intuito, anche una volta raggiunto il fatidico “end game” non si resta con le mani in mano.

Immancabile la possibilità di dedicarci a un paio di attività lavorative, di raccolta o di produzione, che tengono impegnati nei momenti di noia. Veramente simpatica la trovata di far prendere vita a diversi tipi di risorse, che fuggono da noi e che ci costringono a lunghi inseguimenti. Per i provetti arredatori è addirittura possibile dedicare i propri sforzi alla creazione di preziosi gingilli per abbellire le abitazioni. A proposito di case, a partire dal quattordicesimo livello ci viene affidato un piccolo fazzoletto di terra volante su cui possiamo costruire una catapecchia, ma che piano piano (e spendendoci più soldi di un mutuo) si trasformerà in una vera e propria villa. Oltre a bullarci al baretto con gli amici per la maestosità dei nostri possedimenti (e alle feste in giardino la domenica con i compagni di gilda), possedere una casetta dona anche notevoli vantaggi. Riposando in casa (e con “riposando” intendo parcheggiare il nostro alter ego quando si esce dal gioco) guadagnamo più punti esperienza del solito; grazie ad un orto, poi, possiamo raccogliere utili materie prime; ogni giorno, infine, abbiamo la possibilità di ricevere un notevole bonus al guadagno di punti esperienza nella nostra attività preferita, che sia il PvP o il macinare quest.

Chiudiamo la nostra gita turistica su Nexus parlando dei C.R.E.D.D., ovvero dei particolari oggetti, acquistabili in gioco grazie alla valuta virtuale, che ci consentono di estendere il nostro abbonamento mensile senza scucire un euro. Sicuramente non tutti macineranno abbastanza “gold” per permettersi questo tipo di affare, ma se questo tipo di politica funziona su EVE Online non vedo perché non lo dovrebbe fare anche su un simpatico pianeta alieno pieno di tesori e animali bizzarri. Purtroppo è impossibile, per il momento, sapere se WildStar sopravviverà alla dura lotta contro altri titoli del genere (no, le “vecchie pergamene” non vengono considerate), ma quello che è sicuro è che Carbine Studio ha tutte le carte in tavola per far tremare il mostro sacro che ci segue da ormai dieci anni.