The Imitation Game

L’imitazione sarà anche la più alta forma di ammirazione (da qui il nostro titolo: “The Imitation Game”), ma quando ci si mettono di mezzo i Pixel può anche rivelarsi una furba scorciatoia per la gloria: spiluccando qua e là negli annali è difatti possibile rintracciare un gran numero di cloni più o meno spudorati, il cui successo ha persino oscurato le rispettive fonti d’ispirazione. Riconosciuta da alcuni alla stregua di un vero e proprio genere a sé stante questa singolare corrente produttiva, con tanto di classici a tema, è stata anche foriera di scandali mediatici di ampio rilievo, alcuni dei quali hanno segnato profondamente la stessa storia dei videogame. Nel tentativo di approfondire gli estremi storici del fenomeno abbiamo provato ad isolare i casi mediatici più rilevanti, ricavandone una Top 5 tutta da gustare!


#1

TABLE TENNIS VS PONG

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Contrariamente a quanto credono in molti Pong non è stato il primo videogame della storia e, in tutta onestà, neanche il primo… “Pong” di cui si sia avuto notizia. A sdoganare il format che avrebbe fatto di Atari un colosso dell’industria videoludica fu il più arcaico Table Tennis prodotto nel maggio del 1972 dalla Magnavox. Commercializzato a soli sei mesi di distanza dal lancio di quest’ultimo, Pong avrebbe ottenuto un successo ben maggiore, che gli storici riconducono al supporto di una campagna promozionale molto più aggressiva ed accattivante. Dal canto suo, la Magnavox non rimase comunque a guardare: a seguito di un acceso contenzioso legale, Atari fu difatti costretta a versarle circa 700.000 $ come indennizzo per lo sfruttamento della proprietà intellettuale.

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La leggenda narra che Nolan Bushnell, signore e padrone della Atari, avesse visto Table Tennis ad una fiera promozionale della Magnavox e se ne fosse innamorato a tal punto da commissionare al fido Allan Alcorn la realizzazione di un codice basato sulle medesime meccaniche.

#2

COMMANDO VS IKARI WARRIORS

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Ikari Warriors viene unanimemente riconosciuto come uno dei capisaldi del game-cloning. Scalzando in scioltezza imitazioni di richiamo minore quali Rambo II (1986) e Jackal (1986), lo shooter prodotto da SNK era difatti la copia più o meno spiccicata del celebre Commando targato Capcom. Dopo aver registrato un successo analogo in versione Coin-Op, Ikari Warriors si guadagnò un numero davvero cospicuo di conversioni home, trasformandosi a sua volta un classico senza tempo. In barba ad ogni previsione, la grande C di Osaka non avrebbe avviato alcuna azione legale a tutela dei propri diritti di immagine: libera di agire pressoché indisturbata la Shin Nihon Kikaku si riservò pertanto l’opportunità di serializzare il brand e realizzarne addirittura una versione alternativa che prese il nome di Guerrilla War (1987).

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La faccenda di Ikari Warriors non si limitò ad un episodio isolato: l’intero catalogo della SNK pullula infatti di cloni più o meno palesi dei classici più gettonati. La straordinaria qualità degli stessi ha tuttavia finito col renderli dei classici amati a loro volta da milioni di gamer in tutto il mondo.

#3

SUPER MARIO BROS VS THE GREAT GIANA SISTERS

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Ideato dal compianto Armin Gessert col preciso scopo di realizzare un platform che potesse stare agli Home Computer dell’epoca come Super Mario Bros. al mitico NES, The Great Giana Sisters riscosse un tale successo da stravolgere per sempre le gerarchie di genere che avevano segnato il catalogo di sistemi come C64 ed Amiga 500. Le evidenti analogie estetiche e concettuali tra i due titoli non sarebbero tuttavia passate inosservate ai vertici Nintendo, i quali costrinsero la Rainbow Arts a ritirare ogni copia del gioco dagli scaffali dei negozi previa minaccia di gravi ripercussioni legali. Il retrofront dell’azienda teutonica non ottenne comunque i risultati ipotizzati dalla casa di Kyoto: grazie al massiccio supporto del mercato clandestino, The Great Giana Sisters riuscì difatti ad entrare in ogni abitazione che ospitasse un Personal Computer.

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Giana e Maria come Mario e Luigi: due sorelle di origine italiana come eroine di un platform caratterizzato da asset e level design inequivocabilmente ispirati al classico di Shigeru Miyamoto. Da notare, peraltro, i grossi funghi piazzati in evidenza nella Title Screen della versione Amiga!

#4

LEGEND OF ZELDA VS GOLDEN AXE WARRIOR

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Se chiedete ad un qualsiasi cultore del Master System cosa invidiasse al NES, la risposta non potrebbe che riguardare Legend of Zelda. Benché Sega fosse generalmente riuscita ad anteporre un degno rivale di genere ad ogni classico realizzato a Kyoto, il catalogo della 8Bit di Osaka rimase sempre orfano di un titolo in grado di eguagliare il classico di Miyamoto. A dirla tutta, la grande S ci aveva provato con fin troppa dedizione a regalare uno Zelda ai suoi seguaci, e Golden Axe Warrior è qui proprio per ricordarcelo. A partire dal concept di base, passando per look del protagonista, colonna sonora e level design, questo action-RPG avrebbe infatti presentato corrispondenze tanto sospette da trasformarsi in uno dei più eloquenti casi di plagio che la storia videoludica ricordi.

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Come rimarcato dal suo stesso titolo, il gioco era legato al famoso franchise di Golden Axe, hack’n slash a scorrimento prodotto sempre da Sega nel 1989. In qualità di spin-off a sfondo RPG, esso ne riprendeva pertanto trama portante e protagonisti principali.

#5

STREET FIGHTER II VS FIGHTER’S HISTORY

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Il successo riscosso da Street Fighter II favorì il lancio di una straordinaria sequela di titoli più o meno ispirati ad esso. Se la maggior parte di questi si limitava a riprenderne la formula base per poi imboccare un proprio sentiero stilistico, alcuni si spinsero tuttavia ben oltre i confini del lecito. E’ il caso di Fighter’s History, le cui assonanze col classico della Capcom si rivelarono tanto evidenti da spingere quest’ultima ad avviare una pronta azione legale volta alla tutela della propria IP. Il contenzioso tra le due aziende si sarebbe protratto per diversi mesi, salvo poi essere archiviato senza conseguenze: come dimostrarono i legali della Data East, la major di Osaka non poteva d’altronde fregiarsi di aver inventato i beat’em up ad incontri, dato che lo stesso capitolo d’esordio della saga di Street Fighter presentava assonanze fin troppo evidento col vecchio Karate Champ sviluppato nel 1984 da Technos Japan proprio per conto di… Data East!

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Il rooster di lottatori a disposizione dell’utente era costituito da nove pittoreschi elementi provenienti da altrettante aree del globo. Alcuni tra questi, come il wrestler Marstorius e il karateka Mizoguchi altro non erano che una goffa reinterpretazione dei più noti Zangief e Ryu.