Crash Bandicoot N. Sane Trilogy – Recensione

La Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è tra noi… Dunque, lasciateci sognare. Noi, nati negli anni ’80, che a metà degli anni ’90 siamo stati ammaliati dai colori della prima PlayStation, sappiamo farlo. Noi, che con un controller alla mano ci sentivamo più felici, ignorando risoluzioni e frame rate, accontentandoci di inserire un disco in quell’incredibile scatoletta grigia, iniziando, appunto, a sognare.

Cosa ci interessava dell’eterna guerra tra mascotte, in fin dei conti? Chi lo desiderava, poteva farsi ammaliare dal fascino di Super Mario. Chi lo desiderava, poteva perdersi nella polvere sollevata dal velocissimo Sonic, alla costante caccia di un gettone dorato in più da collezionare. Ma chi a metà degli anni ’90 aveva in casa una PlayStation, non era interessato né a funghi, né a gettoni d’oro. L’ossessione erano i Frutti Wumpa. L’ossessione aveva un nome ben preciso: Crash Bandicoot!

Crash Bandicoot N. Sane Trilogy

LA NASCITA DI UN MITO

Apparso per la prima volta il 31 agosto del 1996 in Stati Uniti e Canada, Crash Bandicoot fece il suo esordio in territorio Europeo il 2 novembre 1996. Primo capitolo della gloriosa trilogia firmata Naughty Dog, in esclusiva per la prima PlayStation, la serie si arricchì successivamente con il secondo (Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back) ed il terzo episodio (Crash Bandicoot 3: Warped). Dal 5 dicembre 1997 (volendo escludere Crash Team Racing, in quanto spin-off), i videogiocatori di tutto il mondo attendevano il vero ritorno di Crash Bandicoot sulla scena, dopo i tristi episodi che hanno visto il marsupiale precipitare verso un baratro senza fondo, dove nemmeno Aku Aku poteva nulla. Capirete quindi l’entusiasmo, quando durante l’E3 2016, Sony annunciò la trilogia originale rimasterizzata.

In realtà, con la Crash Bandicoot N. Sane Trilogy siamo innanzi ad un Remake. Una rimasterizzazione di una trilogia apparsa a metà degli anni ’90 non era possibile, semplicemente. Non siamo di fronte ad una grafica presa e abbellita, stiracchiata fino ai limiti estremi della decenza, per riuscire a riempire i giganteschi schermi super tecnologici che oggi possediamo. No, un Remake consiste nel ricostruire da zero tutto. Protagonisti, livelli, gameplay, sonoro. Capirete dunque quanto fosse delicata la missione della Software House Vicarious Visions, incaricata di riportare alla gloria la prima, vera icona della prima PlayStation.

CHI SONO I VICARIOUS VISIONS?

Fondata dai fratelli Karthnik a Guha Bala, nel 1994, Vicarious Visions ha sviluppato, negli anni, titoli come Synnergist (1996), Dark Angel (1997) e Terminus, che nel 1999 vinse due premi all’Indipendent Games Festival. Con il passare degli anni, la Software House si è specializzata in conversioni, come quella di Tony Hawk’s Skateboarding (Game Boy Advance), diversi titoli di Spider-Man per Nintendo DS, DOOM 3 ed altri titoli per Xbox. Per la fortuna di tutti (e a breve capirete perché), nel 2005 la società viene acquisita da Activision (l’attuale detentrice dei diritti di Crash Bandicoot). C’è una cosa che i ragazzi di Vicarious Visions hanno sempre tenuto a sottolineare, sin dal primo giorno in cui la N. Sane Trilogy è stata mostrata al mondo: si tratta di un progetto fatto per chi ama la serie, da chi ha giocato e amato Crash a metà degli anni ’90. Da videogiocatori a videogiocatori.

La Software House, per la fortuna di tutti noi che nel 1996 ci siamo imbattuti per la prima volta in Crash Bandicoot, ha capito quanto delicata fosse la situazione: si trattava di riportare in gloria un’icona caduta in disgrazia. Non potete, dunque, neanche immaginare il sorriso stampato sul volto, in questo momento, del sottoscritto, nel poter gridare al mondo che,sì: la missione è incredibilmente compiuta!

Crash Bandicoot N. Sane Trilogy

DA VIDEOGIOCATORI, PER VIDEOGIOCATORI!

Nella Crash Bandicoot N. Sane Trilogy ritroviamo, con nostra infinita gioia, l’intera trilogia targata Naughty Dog, e Vicarious Visions non ha risparmiato su nulla. Nessun dettaglio è lasciato al caso e, sin dall’inizio, il titolo offre continuamente una scusa al giocatore per versare una lacrima di felicità. Partiamo dall’inizio, dunque: il titolo è completamente localizzato in italiano (audio, menù, indicazioni a schermo). Non c’è stato verso di strappare questa informazione ad Activision, prima di poter mettere le mani sulla versione finale della N. Sane Trilogy, ma poco importa: ora lo sappiamo e possiamo garantirvelo! A partire dalla simpatica introduzione realizzata per l’occasione, ogni singola parola proferita nella raccolta suonerà meravigliosamente nella nostra lingua anche se, purtroppo, i doppiatori non sono gli stessi della trilogia originale. Aku Aku è forse il personaggio che ne esce da peggio da questa situazione, con un timbro di voce troppo “pesante”, rispetto a quanto eravamo abituati a sentire. Gli effetti audio, invece, sono tutti estremamente fedeli.  Tirato il primo sospiro di sollievo, dalla schermata iniziale possiamo con semplicità passare da un titolo all’altro dove l’unica nota stonata è al momento rappresentata dai caricamenti, dalla durata un po’ eccessiva (nulla che una piccola patch non possa risolvere).

Non potevamo che iniziare dal primo Crash Bandicoot, che attraverso una meravigliosa introduzione (che ormai tutti conosciamo, ma che non abbiamo mai potuto ascoltare in italiano fino ad oggi), ci dà ufficialmente il benvenuto negli anni ’90! Quale meraviglia, quale splendore! La Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è prima di tutto una meraviglia per gli occhi: abituati come siamo agli sterminati mondi di The Witcher, Horizon; Zero Dawn e tanti altri titoli Tripla A, quasi non ci par vero di vedere così pochi elementi a schermo, ma così meravigliosamente grandi, definiti, colorati… Vivi! Ogni singolo pixel rende realtà il sogno dei giocatori che hanno amato la serie e che, fino ad ora, avevano sperato in un ritorno del peramele più famoso del pianeta. I rinnovati effetti di illuminazione donano una nuova profondità visiva ai livelli ricreati, che scorrono via fluidi, nello splendore dell’alta definizione, e siamo sicuri che sapranno ammaliare sia i giocatori di vecchia data (ai quali il sottoscritto appartiene, sigh…) che quelli più giovani.

Se l’impatto visivo dell’intera trilogia non fatica a farsi amare, per quel che concerne il puro gameplay vi è un solo ed unico difetto: i binari. Per gli amanti della serie non vi sarà difficoltà alcuna nell’accettare una tale struttura di gioco che, fosse stata modificata, non avrebbe dato motivo di esistere al progetto stesso. Il problema risiede nel far capire questo modo di intendere i videogames ai giocatori più giovani. Abituati a vagare per ore in titoli open-world ricchi di storie da raccontare, chi spiega la magia di Crash Bandicoot ai ragazzini di oggi, dove una coloratissima volpe (eh, provate a farglielo capire, oggi…) è impegnata a distruggere casse, raccogliere frutti Wumpa ed evitare nemici di ogni sorta, il tutto rigorosamente su binari? Noi che abbiamo completato ogni singolo capitolo della trilogia (anche oltre il 100% nel caso di Warped), sappiamo cosa ci attende, quindi, da bravi, facciamolo capire anche a chi, dopo i primi passi, potrebbe sentirsi chiuso in… una cassa!

Che a dirla tutta, basteranno pochi minuti, il tempo di abbattere ogni certezza del videogiocatore moderno, innalzando barriere, fissando binari e realizzando ostacoli, disseminando frutta colorata in giro per il mondo, distruggendo tutto, cassa dopo cassa, boss dopo boss, alla costante ricerca del cattivo più “scemo” (detto con affetto!) dell’intera serie, il Dr. Neo Cortex, al quale basterebbe spostare una sola piattaforma per mandare in frantumi i sogni di vendetta del nostro eroe ma, per fortuna, è un’idea che non è mai stata presa in considerazione, né da lui, né da tutti gli altri storici boss della trilogia: da Tiny Tiger a Ripper Roo, passando per Pinistripe ed il mitico Papu Papu. A difenderci, l’immancabile maschera Voodoo Aku Aku, che raccolta 3 volte all’interno di un livello, donerà pochi secondi di imbattibilità (a patto di non precipitare in un burrone, e succederà molte più volte di quanto possiate immaginare!). Lo sappiamo, vi torna alla mente il suono della voce “tribale” della maschera e vi chiedete cosa diavolo dica (da circa 20 anni):Il suono che Aku Aku emette è un borbottio – in inglese ‘gibberish’ – e non è mai stato realizzato con l’intento di voler significare qualcosa, queste le parole del primo dipendente della storia di Naughty Dog, Dave Baggett. Fatevene quindi una ragione, di fatto, Aku Aku non dice assolutamente nulla!

Crash Bandicoot N. Sane Trilogy

CORRI, SALTA, WUMP!

Torniamo però alla N. Sane Trilogy, analizzando l’aspetto più importante di tutti: la giocabilità! Come si gioca Crash Bandicoot, oggi, a vent’anni (e milioni di pixel) di distanza? Bene, sedetevi, tranquillizzatevi: Vicarious Visions ha dimostrato, anche sotto questo aspetto, di avere a lavoro un team di esperti, sicuramente, ma prima di tutto di veri videogiocatori, di persone che, come noi, hanno passato centinaia di ore della loro vita a caccia dell’ennesima gemma, cercando di abbattere il cartello con il volto di un alieno, schiacciando quasi a malincuore Polar al pavimento per 10 vite extra. I ragazzi di Vicarious Visions, prima di ogni cosa, dimostrano con questa incredibile trilogia di amare davvero la serie originale realizzata da Naughty Dog. Dunque, ogni cosa è al suo posto: la velocità di Crash, la gestione dei salti, i rapporti di distanza tra una piattaforma e l’altra, la reazione di Crash all’atterraggio dopo un salto, dove, piegandosi sulle gambe, viene richiesto al giocatore un tempismo perfetto prima di calcolare il salto successivo. Perché Crash Bandicoot non è Sonic (e non vuole essere un insulto per l’icona Sega): in Crash ogni salto va studiato, ponderato, per interi ed interminabili secondi, per poi precipitare, puntualmente, con la voglia di ricominciare, sempre, perché non esisterà mai per un videogiocatore il Game Over definitivo. Inoltre, siamo rimasti stupiti della facilità con la quale si può passare dalla levetta analogica sinistra al pad direzionale (le freccette, per intenderci) mantenendo il pieno controllo dei movimenti e dei salti di Crash. Sotto questo punto di vista, il lavoro di Vicarious Visions è praticamente perfetto. 

Nella Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è tutto lì, dove l’avevamo lasciato 20 anni fa: piante carnivore, livelli bonus, gemme, segreti… Nella meraviglia grafica dell’alta definizione, nulla è stato spostato, se non in meglio: vi sono, infatti, alcuni piccoli dettagli sui quali Vicarious Visions ha lavorato con estrema perizia (ed immenso ed indiscutibile amore per la serie). Ad esempio, sapevate che nel primo Crash Bandicoot non era possibile salvare dopo ogni singolo livello? Ogni 3 livelli completati si aveva la possibilità di accedere da un livello bonus, e solo completando quel particolare mondo nascosto, con una sola chance, si aveva diritto ad effettuare un salvataggio (o ad ottenere una password… Ah, le password!). Così, o distruggendo tutte le casse del singolo livello, ottenendo una gemma bianca. Oggi questo è cambiato, perché fin dal primo capitolo del primo episodio, nella N. Sane Trilogy sarà possibile effettuare un salvataggio manuale (oltre a quello automatico) dopo ogni singolo livello terminato. A differenza di quanto visto negli anni ’90, inoltre, qui sarà possibile selezionare a piacimento Crash o Coco in (quasi) ogni livello di gioco. Un ulteriore punto a favore, in questo caso pensato per un pubblico femminile. Detto già dei caricamenti, che andrebbero sistemati, segnaliamo qualche sporadico calo di frame rate che, fortunatamente, non influisce in maniera troppo fastidiosa sul gameplay. 

Cosa volete che importi, dinnanzi a tale splendore, che le “Remastered” e i “Remake” siano visti sotto una cattiva luce da una parte della community, che accusa il settore videoludico di mancanza di originalità? I videogiochi son fatti per sognare, e la Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è questo: un sogno ad occhi aperti, un “miracolo”, una visione. Vicarious Visions ha affermato che in base alla risposta del pubblico, in termini di vendite, deciderà se continuare con la serie, con capitoli nuovi di zecca e – perché no?! – con un ennesimo Remake: quello di Crash Team Racing, che è nell’aria da anni. Se i risultati sono di questo livello, non temiamo nulla.

Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è senza ombra di dubbio un tributo fantastico ad un’icona leggendaria del marchio PlayStation degli anni ’90. Un prodotto che nemmeno nel più fantastico dei sogni avremmo osato immaginare. Nemmeno noi, che negli anni ’90 eravamo in grado di dar forma ai sogni con un controller tra le mani, una scatoletta grigia connessa alla TV ed una “Volpe”, che volpe non era, che volpe non è, ma non frega niente a nessuno. Bentornati negli anni ’90. “START”.