Migrare verso un nuovo mondo: è questa l’essenza di Monster Hunter World. I cacciatori si spostano verso un’altra terra seguendo la migrazione dei draghi anziani, e cercando di capire cosa li spinga alla traversata oceanica. Ed è fantastico l’approdo al continente sconosciuto, poiché ci spinge più che mai all’esplorazione: lande sconfinate e dall’aspetto bizzarro ci invitano all’avventura, facendo appello al nostro amore per la scoperta. Nonostante sia tutto nuovo ed esotico, è anche tutto familiare ed in qualche modo rassicurante. Le prime ore in Monster Hunter World mi hanno fatto sentire come se fossi tornata alla mia città natale dopo un decennio vissuto altrove: ci sono stati cambiamenti anche notevoli, ma nel complesso la struttura è la stessa ed anche le sensazioni che si provano. Questo perfetto equilibrio tra innovazione e tradizione rende il titolo un vero e proprio regalo, confezionato appositamente per chi ama la serie e freme dalla voglia di tornare a caccia.
Astera è il centro nevralgico dell’esplorazione del nuovo mondo: da questa cittadina partono le missioni dei cacciatori, ed è qui che si fa ricerca sulla biologia e fisiologia dei mostri. Nonostante anche i titoli precedenti parlassero di indagini riguardo la natura delle nostre prede, in Monster Hunter World questo aspetto assume un ruolo centrale, poiché tutto sembra focalizzato all’analisi ed alla comprensione dei nostri nemici. Noi in primis possiamo collaborare alla ricerca, raccogliendo tracce e uccidendo le bestie, guadagnando così punti conoscenza e migliorando le guide sui mostri: salendo di livello possiamo localizzarli più facilmente, ma anche scoprire le loro debolezze elementali o le risorse che possiamo ricavarne. La caccia così si tramuta in un’investigazione, complice anche la presenza degli insetti guida che ci consentono di rilevare le impronte e i resti lasciati dalle prede. Ho trovato questo aspetto davvero gradevole, oltre che assolutamente necessario: le zone di caccia sono così grandi ed intricate che avere una pista da seguire è praticamente obbligatorio. Foreste di rampicanti, ruscelli gorgoglianti ed enormi alberi ci accolgono nella prima zona, che già brulica di fauna endemica e di flora variopinta e lussureggiante. Piccoli animaletti ci camminano tra le gambe mentre ci spostiamo, ed ovunque ci sono insetti da raccogliere o erbe medicinali che possono esserci utili. Posso dire con grande onestà che la pura e semplice esplorazione è talmente ben realizzata da essere soddisfacente di per sé, e potrebbe catturare ore della mia attenzione.
Ma ovviamente Monster Hunter World è ben altro: mostri grandi e piccoli ben presto incrociano il nostro cammino, e sono magnificamente realizzati. Nelle prime ore di gioco ho combattuto unicamente prede nuove, escludendo il buon vecchio Barroth, ed ho apprezzato particolarmente i design dei mostri, che sono ben caratterizzati e al contempo fedeli allo stile classico della saga. Il Kulu-Ya-Ku ad esempio è il tipico wyvern volante: veloce e fastidioso, saltella qua e là e tenta di attaccarci utilizzando dei massi che tiene tra le zampe. Di ben altra pasta è il Tobi Kadachi, wyvern zannuto dall’incredibile fascino (ne ho fatto una splendida armatura) che abita la foresta e sfrutta la sua coda per infidi attacchi elettrici. Qualunque sia la vostra preda del momento, noterete un filo conduttore che le lega tra loro: i mostri sono decisamente più intelligenti di quelli a cui eravamo abituati. Fuggono molto di più, ci ignorano se non sono particolarmente aggressivi e vogliono evitare lo scontro, e lottano furiosamente tra di loro. Questa evoluzione nel loro comportamento modifica completamente il gameplay, poiché ci costringe a spostarci molto di più per raggiungere i nostri nemici, o per scappare da Rathalos infuriati che ci inseguono per un’intera mappa. Le missioni possono essere particolarmente ostiche a causa delle lotte fratricide: non è esattamente una passeggiata sopravvivere quando due (o più) mostri combattono fra di loro in ambienti ristretti.
Il secondo aspetto fondamentale di ogni Monster Hunter, forse persino più delle battaglie, è il crafting: non c’è nulla di più soddisfacente di tornare alla base carichi di materiali pregiati, da utilizzare per fortificare le nostre armature o per creare nuovi possenti spadoni. In World il sistema è migliorato e reso più accessibile, ma non si fa alcuno sconto sulla difficoltà. Possiamo visualizzare tutto l’albero dei futuri potenziamenti delle nostre armi, ed abbiamo la possibilità di aggiungere armature ad una lista dei desideri, facendo sì che il gioco ci avvisi non appena abbiamo trovato tutti i materiali necessari. Escludendo queste aggiunte, talmente utili e logiche da farmi domandare perché non ci abbiano pensato prima, i drammi rimangono i soliti: alcuni drop sono ovviamente più rari di altri, e ciò ci costringe a sperare nella buona sorte durante le cacce, e ad impegnarci nel rompere determinate parti dei mostri per ottenerle. Per fortuna la guida dei mostri sa dirci quali ricompense possiamo aspettarci in base ai nostri attacchi, ed anche questo aiuto è sensato e sarebbe stato gradito fin dall’inizio. Creare le nostre armature, peraltro bellissime sin dalle prime a disposizione, ci permette di personalizzare il nostro cacciatore come preferiamo, dopo aver già passato almeno mezz’ora buona a deciderne l’aspetto all’inizio del gioco: ci sono talmente tante scelte per connotati e dettagli da far contenti proprio tutti.
Le mie prime 15 ore nel nuovo mondo, sono letteralmente volate. Sono bastate solamente ad ambientarmi un minimo, ad esplorare la prima zona e compiere i primi passi nella seconda ed a creare un’armatura un po’ più resistente della carta pesta. Capita davvero di rado che un titolo mi catturi a tal punto da non farmi notare il tempo che passa, ma i Monster Hunter ci sono sempre riusciti, e World ci è riuscito più di tutti gli altri. I notevoli miglioramenti apportati al gameplay ci semplificano la vita, ma non rendendo più facili i combattimenti, bensì risolvendo alcuni problemi e seccature dei titoli precedenti a cui oramai eravamo abituati. Ad esempio, Monster Hunter World ci consente di mangiare all’accampamento, in caso ci si fosse dimenticati di passare a mensa per potenziarsi, e di organizzare la nostra borsa oggetti in vari punti della città. Per di più, il gioco unisce definitivamente modalità online ed offline, consentendoci di passare in qualsiasi momento dalle missioni in single player a quelle con gli amici, aprendo la nostra sessione di gioco o chiedendo direttamente aiuto. Sono tutti piccoli dettagli che migliorano l’esperienza e la rendono più godibile, ma non intaccano in alcun modo il livello di sfida: è troppo presto per comprendere se sia rimasto immutato, poiché da sempre sono i mostri più avanti nel gioco il vero pericolo, ma già ho notato come la difficoltà sembri sovrapponibile ai titoli precedenti. Ciò che cambia è unicamente l’accessibilità, resa elevata anche dalla presenza di numerosi tutorial con spiegazioni anche video, decisamente utili in un titolo corposo e complesso come Monster Hunter.
Prima di recarmi ad esplorare la prossima zona ed affrontare l’ignoto, che sarà certamente pieno di pericoli ed emozioni, ho voluto fermarmi qualche minuto per fare il punto della situazione e cercare di trasmettere le sensazioni provate finora: Monster Hunter World mi convince ogni minuto di più. È possibile che proseguendo nel gioco qualcosa possa deludermi o colpirmi negativamente, ma per ora punto tutti i miei Zenny sul fatto che questo titolo si sviluppi con un magnifico crescendo, che culminerà con qualche sfrenata caccia a un drago anziano da ricordarsi a lungo nel tempo.