1991 – E venne un giorno, diverso da tutti gli altri, in cui gli Eroi più potenti della Terra si trovarono uniti contro una minaccia comune! In quel giorno nacquero i Vendicatori, per combattere quei nemici che nessun eroe, da solo, potrebbe mai fronteggiare!

Capitan America è uno dei quei super eroi la cui fama ha da tempo valicato i confini del mondo dei fumetti, tant’è che chiunque dovrebbe essere in grado di abbinare il suo nome all’immagine che lo ritrae puntualmente inguainato nella sua patriottica tutina, scudo alla mano, nell’atto di difendere valori universali quali giustizia e libertà.

In barba a questo dato statistico, non tutti sanno però che egli è stato anche il protagonista di numerosi videogame ispirati alle sue scoppiettanti avventure. Tra i vari esponenti di una serie magari non lineare, ma tanto corposa da vantare i connotati di saga a sé stante, spicca senz’altro per fama il mitico Captain America and the Avengers tramite cui la Data East puntò a celebrare uno degli aspetti più coinvolgenti della carriera del “Cap” quale quello che lo vede leader storico dei Vendicatori.

Realizzato su scheda Jamma sotto l’accorta supervisione di Stan Lee & soci, il gioco giunse nelle sale più frequentate nell’ottobre del 1991 cavalcando la cresta dell’onda mediatica che aveva recentemente trasformato i picchiaduro a scorrimento in uno dei filoni più gettonati dell’intero business.

Beneficiando del supporto di una prodigiosa modalità Multiplayer a 4 giocatori e dell’ausilio di un comparto grafico sì essenziale, ma altrettanto capace di esaltare a dovere il character design dei suoi protagonisti, il gioco palesò sin dal day one la tipica attitudine del Succhia-Gettoni.

Pur essendo sostanzialmente dedicato ai cultori dei fumetti, esso sapeva infatti dare del tu ad ogni tipo di utente, senza che il suo particolare background narrativo ne compromettesse l’appetibilità…

Laddove i seguaci del prode Steve Rogers avrebbero potuto esaltarsi a vestire i panni del proprio beniamino o dei suoi illustri colleghi, i profani avrebbero pertanto trovato un’esperienza di gioco ben collaudata in grado di rievocare classici del calibro di Renegade, Double Dragon e Final Fight.

Oggi come oggi, con tutto quel popò di capolavori a tema sfornati da Capcom e rispettivi concorrenti che ne seguirono l’affermazione, il gioiello della Data East appare ovviamente appesantito dagli anni. Tuttavia, chiudendo un occhio su alcune sbavature tecniche e interpretando la sua ripetitività come un tratto distintivo degli esponenti di genere del tempo che fu, è francamente difficile restare indifferenti al fascino di questo progetto. E questa è senza dubbio una prerogativa ad appannaggio dei soli cult game.