Dynasty Wars: la Guerra dei Tre Regni secondo Capcom

1989 – Da non intendere come antesignano della più celebre saga di Dynasty Warriors (Koei), Dinasty Wars era uno spettacolare hack ‘n slash a scorrimento orizzontale che Capcom distribuì in sala giochi a partire dall’autunno del 1989.

Il character design dei protagonisti e, più in generale, lo stile caratterizzante il comparto grafico del gioco rispecchiava pressoché fedelmente il tratto del mangaka Hiroshi Motomiya.

Liberamente ispirato al manga Tenchi Wo Kurau (1983/84, Hiroshi Motomiya), il titolo celebrava la leggendaria Guerra dei Tre Regni: un’epoca di grande rilievo storico, in cui la Cina fu terreno di una sanguinosa faida tra clan determinati a riunirne tutte le regioni sotto un unico vessillo.

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Strutturalmente parlando, il gioco anticipava molte soluzioni che Capcom avrebbe riproposto in seguito con titoli di maggior successo quali Knights of the Round (1991), D&D: Tower of Doom (1993) e D&D: Shadow Over Mystara (1996).

Caratterizzato da sprite possenti e ben animati, ma anche da scenari particolarmente evocativi, il gioco si distingueva dalla maggior parte dei suoi contemporanei per il particolare ruolo rivestito al suo interno dalle cavalcature: piuttosto che riproporre il classico cliché dell’eroe appiedato, esso prevedeva infatti che questi affrontasse la battaglia in sella al suo destriero, andando così a beneficiare dei vantaggi di cui erano soliti disporre i veri signori della guerra.

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Ispirati a personaggi realmente esistiti, i 4 protagonisti selezionabili disponevano di abilità, attacchi speciali e risorse sensibilmente diverse l’uno dall’altro. Il gioco prevedeva anche la possibilità di affrontare la storia in Multiplayer.

Onde esaltare le singolari capacità a disposizione dei 4 condottieri selezionabili in apertura, gli sviluppatori arricchirono un gameplay già abbastanza additivo mediante l’integrazione di preziose sfumature tattiche, la più importante delle quali costituita dalla possibilità di regolare l’intensità dei propri attacchi mediante la continuata pressione dei tasto fire: in questo caso, il personaggio controllato avrebbe potuto infliggere danni molto maggiori agli avversari e avere ragione di boss quanto mai agguerriti.

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Le immancabili Boss Battle di fine livello venivano preceduti da gradevoli cut-scenes dialogali.

Molto apprezzato in ambito Arcade, Dinasty Wars venne prontamente convertito su tutti i principali personal computer dell’epoca con risultati francamente deludenti. Per godere di un’esperienza di gioco simile all’originale, i fan dovettero in tal senso attendere il 1994, anno in cui il mitico Turbografx della NEC salutò l’avvento dell’unico porting destinato al mercato console.

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Un’immagine tratta da Warriors of Fate (1992), sequel diretto di Dinasty Wars.

Quanto ai fan della serie, il franchise sarebbe ritornato in sala nel 1992 con lo spettacolare sequel intitolato Warriors of Fate (Tenchi Wo Kurau II: Sekiheki no Tatakai, in giapponese) che, essendo stavolta incentrato anche sul combattimento a piedi, avrebbe presentato legami concettuali ancor più marcati con classici affini quali D&D: Tower of Doom (1993) e D&D: Shadow Over Mystara (1996).

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.