Underworld Ascendant Recensione, una gemma allo stato grezzo

Underworld Ascendant

Occorre fare un preambolo su un gioco come Underworld Ascendant. Fino a che punto siamo disposti a credere nella bontà di un’opera, quantunque essa si presenti con gravi problemi tecnici? Siamo disposti a vedere il potenziale di design anche in un diamante allo stato grezzo? Questo, è ciò a cui tenteremo di dare una risposta in queste righe.

Underworld Ascendant è il figlio delle visioni di Warren Spector, uno dei più grandi game designer della storia del videogioco, che con il suo motto “‘playstyle matters” ha ridefinito il modo in cui concepiamo la libertà all’interno dei videogiochi. Spector è l’uomo dietro Deus Ex, ma anche dietro l’abbozzato Disney Epic Mickey, ed entrambi i giochi hanno moltissimi punti di contatto con Underworld Ascendant. Nel caso di Disney Epic Mickey, e di Underworld Ascendant, nella fattispecie, parliamo di giochi con grandissime ambizioni, che tuttavia non sono state supportate da un’adeguata rifinitura, rifinitura che forse sarebbe stata garantita dalla collaborazione con uno studio più grande.

Tuttavia, in Underworld Ascendant possiamo vedere il frutto della poetica di Warren Spector, poetica basata sulla possibilità per il giocatore di plasmare gli avvenimenti del gioco, con la minima ingerenza da parte del designer. Un’ottica che viene riflessa anche nelle possibilità di creazione del personaggio, che può essere definito attraverso un esaustivo editor che tuttavia non pone limitazioni per quanto riguarda le classi. Anche in questo caso, vediamo in azione il motto “playstyle matters” di Spector, che preferisce non incasellare il giocatore in categorie predefinite, ma lo lascia piuttosto libero di conferire il carattere che più gli aggrada, attraverso le scelte e le azioni che compie.

Le ali della libertà

Uno degli aspetti che ho apprezzato maggiormente del gioco è la sua capacità di muoversi in scioltezza tra tradizione e innovazione, con un occhio sempre puntato sul passato del gaming e un altro che invece guarda a meccaniche dirompenti. Del resto, Ultima, di cui Underworld Ascendant rappresenta l’erede spirituale, è sempre stato un gioco avanti con i tempi, e l’essenza rivoluzionaria del capolavoro di Richard Garriott rivive ancora a distanza di decenni.

Almeno sulla superficie, Underworld Ascendant si presenta quindi come un GdR fantasy in prima persona. In virtù di questa sua natura, il giocatore si ritroverà immerso in dungeon tentacolari, traboccanti di insidie di ogni tipo, dove però ci sarà anche spazio per elementari enigmi ambientali. La direzione artistica pesca a piene mani da un immaginario fantasy abbastanza classico: se cercate il vezzo grafico siete dalle parti sbagliate, perché Underworld Ascendant è un esponente duro e puro della vecchia scuola, che non punta quindi a stupirvi con la cosmetica, ma piuttosto si affida alla forza della meccanica e della libertà di gioco.

Allo stesso tempo, passando sopra qualche problema di ottimizzazione e glitch grafici chi dice che Underworld Ascendant è un gioco brutto da vedere dovrebbe seriamente rivedere i suoi parametri di giudizio. Underworld Ascendant, e questo è un discorso che vale per ogni sua componente, è un gioco con un forte carattere che punta alla sostanza, piuttosto che alla forma. Se comunque qualche errore grafico vi rovinasse proprio la giornata, i designer hanno più volte ribadito come il gioco sarà adeguatamente supportato nei mesi a partire dalla release, e la cosa non dovrebbe stupire visto che è quello che succede con la maggior parte delle produzioni. Quanti altri Destiny 2 o No Man’s Sky dovremo giocare prima di capire che, oggigiorno, la release è solo l’inizio di un percorso che porta alla realizzazione completa del prodotto?

C’è vita nel sottosuolo

Underworld Ascendant

Anche la storia si presenta di stampo piuttosto classico: in poche parole voi siete l’ascendant, e con l’aiuto di una strana entità, chiamata Cabirus, dovrete impedire al malvagio Typhon di liberarsi dall’abisso stigio in cui è segregato. Scopo del gioco sarà quello di trovare sette chiavi e prepararvi in vista dello scontro finale; nel mentre, tre tipologie di fazioni vi forniranno man mano delle missioni, che andranno gradualmente a migliorare l’arsenale a vostra disposizione. Se riuscirete poi a far in modo che le fazioni si alleino tra di loro, otterrete diversi vantaggi in termini di oggetti acquistabili al mercato dell’hub. Il meccanismo delle fazioni funziona in grande scioltezza e permette di aggiungere profondità alle azioni che compiete, dando loro un senso e collocandole in uno schema narrativo più ampio.

Esiste un perfetto equilibrio tra le tre fazioni che potete corteggiare, e le vostre scelte si rispecchiano direttamente sullo stile di gioco, riprendendo quella filosofia agnostica che fece la fortuna di Ultima. Underworld Ascendant non vi imbocca mai con il cucchiaino, ma preferisce che siate voi a scontrarvi con il suo impianto di design, e questo garantisce attimi di occasionale bellezza nonché situazioni di gameplay emergente che vi fulmineranno come l'”Eureka” di Archimede. Il nostro consiglio è di passare oltre alle asperità che rendono il prodotto rozzo, inseguendo invece una grandezza che è sepolta sotto la cenere.

La bacheca presenta fino a cinque missioni per volta, di cui una principale e una secondaria che volendo si possono affrontare in contemporanea agli altri incarichi attivi, purché non si debbano svolgere nella stesso dungeon della main quest. Una volta selezionato il proprio obiettivo si aprirà il portale che vi trasporterà nel livello designato. Accettando le missioni da una bacheca, attiverete una sorta di breccia che vi teletrasporterà in determinate aree da esplorare, per un totale di sette dungeon, i quali cambieranno leggermente aspetto ad ogni vostra visita; inoltre otterrete di volta in volta magie che possono sbloccare zone altrimenti inaccessibili.

L’eredità di Lord British

Underworld Ascendant

Inoltre più riuscirete a essere furbi, adoperando a vostro vantaggio l’ambiente di gioco, più punteggio finale otterrete, con ulteriori riconoscimenti, combinando così stili di gioco differenti. L’arsenale che avrete a disposizione è composto da spade, asce e altre armi, che purtroppo si usureranno ad ogni utilizzo, frecce, bacchette incantate, cibi dagli strani effetti, rune magiche ed armature. Per sopravvivere nei vari livelli potrete inoltre utilizzare molte delle cose che vi circondano a vostro vantaggio: trappole di vario tipo sparse un po’ ovunque, pozioni esplosive, barili e barili esplosivi, suppellettili varie. In questo senso, Underworld Ascendant è una lettera d’amore al vecchio Ultima e ai dungeon crawler, che rifugge la pulizia stilistica in nome di un’esperienza votata al puro gameplay. Siamo di fronte al classico gioco che richiede una buona dose di fiducia per essere apprezzato, ma che una volta compreso come tutte le meccaniche dialoghino tra di loro è capace di generare pura assuefazione.

Un recap finale, inoltre, vi ricorderà i risultati ottenuti. Posizionando il seme dell’Arbusto Argentato nelle zone terrose potrete posizionare dei checkpoint, mentre sarà possibile salvare soltanto nell’Hub, una semplice città in cui potrete commerciare, distribuire i punti nello Skill Tree e selezionare nuove missioni. A seconda dei punti spesi potrete diventare Guerrieri, Ladri o Maghi più abili, ma questo non muta le possibilità del vostro personaggio, che sostanzialmente può fare tutto. Potrete inoltre cambiare il colore della pelle e la voce. Nonostante il gioco incoraggi costantemente a un approccio tendente allo stealth, vi è sempre la possibilità di affrontare i nemici a viso aperto combinando fra di loro diverse rune, così da poter ottenere/scoprire incantesimi nuovi e più potenti. Sempre a proposito della magie, va detto che il mana si ricarica toccando minuscole entità invisibili sparse in giro per le mappe: a questo proposito, però, il gioco vi verrà incontro fornendovi alcune abilità grazie alle quali sarà più facile individuare queste fonti di energia.

Ignorare i problemi, tuttavia, non ci porterà da nessuna parte. Innegabile che Underworld Ascendant è un gioco che, prima di essere lanciato sul mercato, avrebbe avuto bisogno di un processo di Quality Assurance molto più profondo e metodico. Allo stesso tempo, bisogna dare a Cesare a quel che è di Cesare, e non lasciarci ingannare dalla mancanza di una carrozzeria scintillante: spingiamoci, piuttosto, a guardare cosa si nasconde sotto il cofano, dove si annidano idee grandiose, ambiziose e un’esperienza di carattere.

Underworld Ascendant potrà anche essere accusato di essere un gioco non finito, ma nessuno potrà mai tacciarlo di non avere una forte identità. L’obiettivo degli sviluppatori era di ricreare un’esperienza fedele ai classici di Garriott, sperimentando con le meccaniche e proponendo qualcosa di diverso. In un mare magnum di videogiochi fatti con lo stampino, Underworld Ascendant si presenta come un purosangue azzoppato, che non può correre come potrebbe a causa della sua menomazione, ma che se solo ne avesse la possibilità, supererebbe tutti gli altri concorrenti in un battito di ciglia. 

Classe 88, ex-redattore delle riviste PS Mania e Game Republic. Son nel settore della stampa specializzata dal 2011, mi piacciono i gdr, i survival horror e tutti quei titoli fortemente narrativi.