C’era un tempo ormai lontano, in cui in radio giravano i R.E.M. e i Nirvana e sembrava impossibile che Trump venisse eletto presidente degli Stati Uniti, nel quale i picchiaduro a scorrimento rientravano nel novero delle divinità dei videogiochi. Uno degli ultimi pionieri del genere, vero e proprio colosso negli anni ‘90, fu Rare, che con Battletoads (uscito nel 1991 su NES) ebbe l’idea di rendere tre batraci (leggasi: rane) protagonisti di un videogioco ad altissimo tasso di umorismo, che mantenne una popolarità considerevole per tutto il decennio e fu portato su ogni piattaforma dell’epoca. Pur senza raggiungere la popolarità delle Tartatughe Ninja, le Teenage Mutant Ninja Turtles del celeberrimo franchise, all’epoca i Battletoads furono tra i personaggi più amati nell’ambito della cultura popolare legata ai videogiochi. Non è difficile comprendere, dunque, un’operazione nostalgica come quella di DLaLa Studio, che punta a consegnare un altro, piccolo tassello alla già nutritissima libreria di Xbox Game Pass.
Il remake di Battletoads segna il ritorno di un grande classico
Dopo essersi brevemente mostrato lo scorso anno e sempre in occasione dell’E3, quest’anno, in preparazione al lancio, il gioco era finalmente presente in fiera, nel Microsoft Theater: noi ne ne abbiamo approfittato per lanciarci in una rapidissima prova volta a saggiare soprattutto il lavoro di adattamento e di rispetto del materiale originario. Di base, è stata mantenuta pressoché la stessa struttura: anche il remake è un picchiaduro a scorrimento cooperativo, per un massimo di tre giocatori, che alterna fasi classiche, in cui menare le mani senza risparmiarsi, a fasi di guida in sella ai veicoli più improbabili e caratterizzate da una difficoltà elevatissima e un retrogusto spiccatamente vintage. Nella prima parte della prova abbiamo fatto i conti con un’anima da picchiaduro dura e pura, scoprendo la bontà del lavoro di adattamento compiuto dal piccolo team inglese, sotto la supervisione di mamma Rare. Anche in versione totalmente rifatta, Battletoads è divertentissimo da giocare: non commettete l’errore, comune a chiunque si approcci a un gioco del genere per meno di cinque minuti, di definirlo un picchiaduro sempliciotto e banale, con due tasti assegnati ai cazzotti e uno alle prese. Il suo scanzonato umorismo e la potenza di pugni e schiaffi possono facilmente illudere, ma nel concreto, tolta quella patina, il gioco possiede un’anima insospettabilmente tecnica, pur non arrivando a pareggiare i massimi picchi o i pilastri del genere.
È possibile, per esempio, eseguire combo complesse e perlopiù basate sul tempismo: premendo i tasti al momento giusto, si possono concatenare un paio di colpi devastanti, utilissimi soprattutto contro i boss, che altrimenti, se si continua a colpirli con gli attacchi base, rischiano di mettere i serissima difficoltà e mandare KO in pochi secondi, obbligando i compagni a una rianimazione non sempre facile. Le combinazioni includono anche la possibilità di far rimbalzare il nemico colpito in direzione di un compagno, che può colpirlo a sua volta, in una sorta di “pallavolo” improvvisata, il che funziona benissimo sia in relazione alla vena umoristica e spiccatamente cartoonesca che permea ogni pixel del gioco sia pensando alle trasformazioni che ogni personaggio può eseguire mettendo in scena una combo: si va da manone giganti per prendere a schiaffi anche il boss più grosso a improbabili trivelle che colpiscono dall’alto, il tutto condito dal solito tono spassionato e quasi canzonatorio che ci si aspetterebbe da Battletoads.
Anche in termini di direzione artistica la produzione ci è sembrata convincente, proponendo uno stile molto più legato all’immaginario dei cartoni animati moderni, pur con qualche nota retrò tipica dell’epoca. Il cambio di registro nel tono generale, tanto criticato da alcuni fra i fan dell’opera originale, ci ha nel complesso convinto, anche perché palesemente pensato per far appassionare nuove leve fra i più giovani, permettendo magari a un papà quarantenne e già appassionato negli anni ’90 di giocare insieme al figlio di dieci anni o meno. Da menzionare, poi, il mantenimento delle sezioni di guida, che spostano la prospettiva su un piano verticale, à la Space Invaders o Crash Bandicoot, per citarne uno più recente, con il giocatore che corre verso ostacoli o burroni (o il contrario, il che non cambia poi molto). In questi casi anche i giocatori più hardcore avranno di che gioire, dal momento che la difficoltà originale non è stata granché toccata. Noi abbiamo potuto provare un livello appositamente modificato per l’E3, riuscendo a stento a superarlo dopo molti tentativi, anche grazie a un interessante escamotage: la possibilità di rientrare in gioco dopo pochi secondi, nel caso in cui i compagni non muoiano tutti. Si tratta di un sistema molto intelligente, perché da un lato mitiga leggermente le fasi più frustranti, dall’altro aggiunge ulteriore tensione e carica di responsabilità i giocatori più abili, “costretti” per qualche secondo a prendersi la squadra sulle spalle per evitare di far ripartire tutti e tre dall’ultimo checkpoint. Una strategia semplice ma efficace per amplificare a dismisura il divertimento collettivo, in pieno spirito anni ’90.
Battletoads segna il ritorno di un classico degli anni ’90 in una nuova veste, che a pelle ci è sembrata fresca e divertente: il gameplay, dal sapore molto classico, si sposa infatti piuttosto bene con la rinnovata presentazione visiva, che si si rifà vagamente allo stile delle serie di Cartoon Network dei primi anni 2000. A farla da padrone, sopra tutto il resto, sono però l’umorismo di Rash, Zitz e Pimple, rimasto pressoché lo stesso e ben contestualizzato ai tempi moderni, e soprattutto l’enorme dose di divertimento scaturita dal micidiale mix fra tutto ciò. Nostalgici e possessori del Game Pass, siete avvisati: ecco un altro titolo da tenere assolutamente d’occhio.