130 anni di Nintendo, un glorioso traguardo che cade proprio in questi giorni. L’azienda giapponese, infatti, non ha cominciato, come molti pensano, nei primi anni ottanta, come diverse altre società videoludiche, ma affonda le sue radici… ben due secoli fa! Tutto ha inizio con la fondazione, risalente al lontano 1889, di una piccola società che ha lo scopo di produrre carte da gioco per il territorio giapponese, spostando quello che oggi si chiamerebbe “core business” solo in seguito verso il settore dei videogiochi, con una evoluzione lenta e graduale che ha portato la casa di Kyoto fino al punto in cui è adesso. Sulle pagine di GamesVillage ne ripercorriamo insieme la storia.
La primissima sede di Nintendo in una foto d’epoca, quando era una piccola casa produttrice delle celebri carte da gioco giapponesi Hanafuda.
130 anni di Nintendo: il periodo di Nintendo Playing Card Co. (1889-1962)
Il 23 settembre 1889 Fusajiro Yamauchi, un imprenditore giapponese, decide di fondare Nintendo Koppai, una piccola azienda per la produzione di carte da gioco Hanafuda, un formato tipico giapponese di piccolissime carte tascabili, che viene utilizzato in molti giochi tradizionali, ancora oggi, tra cui spicca il celebre Koi-Koi. Questo gioco esplode letteralmente nel territorio giapponese durante il cosiddetto Periodo Meiji, ovvero sotto il regno dell’Imperatore Illuminato Mutsuhito, durato quaranta anni e terminato nel 1912. Nel 1907 Nintendo stringe un conveniente accordo con la Japan Tobacco & Salt Corporation in merito alla vendita delle Carte Hanufuda nei negozi di sigarette giapponesi, cosa che la farà conoscere in tutto lo stato. Le 48 carte tipiche del mazzo raffigurano infatti diversi simboli che vanno accoppiati. L’origine del formato è tuttora controversa, poiché si discutono varie tesi, ma quella storicamente più accreditata vede il motivo della piccolezza delle carte non tanto nell’adattarsi alle minute mani nipponiche, di fatto poco più piccole nella realtà di quelle occidentali, quanto nel fatto che il mazzo originale, arrivato in Giappone tramite una nave da carico spagnola nel cinquecento, fosse stato più e più volte ritagliato dai marinai per evitare che venissero riconosciute le carte dai troppi segni di usura presenti. Ricordiamo, infatti, che all’epoca le carte da gioco erano realmente in carta, e solo in seguito, nei secoli, verranno plastificate. Peraltro è stata proprio Nintendo la prima azienda giapponese ad usare la plastificazione delle carte, destinate alle grandi aziende ed ai casinò. Proprio ad una macchina da taglio per la produzione industriale di queste carte presiedeva un giovane Gunpei Yokoi, noto come Il Mago Dei Giocattoli, inventore autodidatta che avrebbe ricoperto in Nintendo un ruolo fondamentale. Durante la grande crisi commerciale degli Stati Uniti, nel 1929 il fondatore Fusajiro Yamauchi decide di andare in pensione e lascia l’attività di famiglia al figlio Sekiryo, che sceglie di allargare il giro d’affari, iniziando a produrre nuove tipologie di giochi di carte, anche straniere, con un ottimo successo commerciale, al punto che quello che era quasi solo un piccolo negozietto familiare diventa una vera produzione industriale su larga scala. La morte del nuovo dirigente vede in seguito salire alla guida dell’azienda il leggendario Hiroshi Yamauchi, nipote del fondatore originario, che, nel 1953, prende le redini della nuova società Nintendo Playing Card Co. Ltd. così chiamata due anni prima, ed ormai vero leader del settore. Il gran successo delle carte da gioco porta Nintendo, nel 1954, a realizzare persino un calendario dedicato al mondo delle carte, ispirato graficamente dalle illustrazioni storiche delle Hanafuda. Risale invece al 1959 un importantissimo accordo di Nintendo con l’azienda statunitense The Walt Disney Company per la raffigurazione di personaggi quali Topolino, Minnie, Paperino e Daisy Duck sulle carte Hanafuda, fattore fondamentale per far conoscere in Occidente il mondo disneyano. Nintendo stringerà in seguito anche un accordo con King Feature’s Syndicate per acquisire i diritti di Popeye, noto da noi come Braccio di Ferro, per produrre le sue Trump Card personalizzate, che inizialmente erano date in regalo in esclusiva con le confezioni di ramen precotti da casa in territorio giapponese. Il sempre più crescente successo porta l’azienda ad essere quotata nella borsa giapponese nel 1962, con l’entrata in gioco di diversi nuovi investitori che portano un enorme aumento di capitali.
Le celebri carte Hanafuda, tuttora prodotte in Giappone da Nintendo, hanno spesso delle varianti con raffigurati anche i personaggi dei videogiochi, nonostante siano nati nei decenni successivi, con Super Mario e Donkey Kong in prima fila!
130 anni di Nintendo, l’era dei giocattoli e dei giochi da tavolo (1963-1976)
Nintendo era dunque nata come un piccolo e modesto negozietto a gestione familiare di carte da gioco ed in circa settanta anni di attività si è trasformata ormai una vera e propria potenza economica del settore carte da gioco, con forniture miliardarie per casinò, circoli privati e club giapponesi per il gioco. L’arrivo di nuovi fondi da investire spinge il geniale Hiroshi Yamauchi a tentare diverse nuove strade, anche bizzarre, come vedremo in seguito, ma pian piano il presidente della casa di Kyoto deve fare i conti con una triste realtà, ovvero il fatto che col passare del tempo le carte da gioco stavano iniziando ad essere in declino. Bisogna spostarsi verso settori nuovi, e pian piano, dopo diversi tentativi si scopre che la naturale evoluzione del card game altro non è che l’enorme universo dei giochi da tavolo e dei giocattoli in generale. Nei primi anni sessanta si iniziano a produrre giochi di diverse tipologie, a volte sfruttando anche i personaggi Disney ed altre licenze famose provenienti da fumetti e tv. Ricordiamo Disney Baseball Board del 1965 e Nintendo Ultraman Board Game del 1966, anche se il successo maggiore, nel settore giocattoli, deriva dal Nintendo Ultra Hand, ideato da Gunpei Yokoi nello stesso anno. Risale al 1969 uno dei più bizzarri ed iconici prodotti della Nintendo Pre-Mario, ovvero il celebre Nintendo Love Tester, un misuratore di affinità di coppia e virilità maschile che ha fatto impazzire il Sol Levante. Ispirandosi al mondo LEGO la prolifica Nintendo crea una alternativa del tutto giapponese, con la serie N&B Blocks, nel biennio 1970-1971 produce diverse pistole giocattolo di precisione ottica, persino un passeggino per bambini, Nintendo Mamaberica, ed una stampante fotocopiatrice, la Nintendo Copilas, prodotta dal 1971 al 1979 per il mercato informatico, oggi contesa dai collezionisti. Nel 1976, infine, arriva Nintendo Duck Hunt, si proprio un omonimo del celebre videogioco, che consiste in un tiro all’anatra meccanico. Per saperne di più dei giochi da tavolo e dei giocattoli prodotti da Nintendo vi rimandiamo al celebre blog specializzato Before Mario che trovate a questo LINK.
Nel 1969 arriva Nintendo Love Tester, uno dei primi prodotti elettronici della casa giapponese, oggi considerato iconico del periodo pre-ludico della Nintendo.
Non solo giochi, i bizzarri anni della sperimentazione estrema (1963-1968)
Come abbiamo detto Nintendo inizialmente era una modesta casa di produzione di carte da gioco in carta, per passare presto all’innovativa plastica, ed in seguito grazie ad intuizione geniali, come quella di raffigurare gli eroi infantili dell’immaginario statunitense e proporli al pubblico giapponese, ha saputo imporsi come leader del mercato, specializzandosi pian piano nel settore di giocattoli, carte da gioco e giochi da tavolo.La casa di Kyoto ha soprattutto sempre saputo rinnovare se stessa, non solo seguendo le tendenze di mercato, ma spesso creandole, con una genialità imprenditoriale raramente vista in altre aziende. Solo marchi come Apple o Sony possono essere considerati al suo pari per le loro innovazioni. Nintendo però nasconde anche un passato oscuro e bizzarro, che comprende iniziative commerciali parecchio diverse dal consueto. Non solo il ruolo determinante nella legalizzazione del gioco d’azzardo in Giappone, che è partito proprio dalla diffusione di massa delle Carte Hanafuda, ma anche altre strane iniziative. Ebbene si, il nome Nintendo è stato legato, negli anni sessanta, anche ad una scandalosa catena di alberghi ad ore dove gli alti dirigenti giapponesi andavano spesso a rilassarsi con le loro segretarie. I celebri Nintendo Love Hotel. In queste particolari locande, gestite spesso in modo del tutto automatico, si sceglie tra le opzioni “ad ore” e “notte intera”, denominate stay e rest, e si paga tramite carta di credito ad uno sportello, con privacy totale, garantita dall’assenza di personale umano, registrazione documenti o telecamere. Questa tipologia di alberghi è tuttora molto diffusa nei quartieri a luci rosse di tutto il continente asiatico, con arredamento provocante e spesso anche in stile dungeon BDSM. E che dire della compagnia di taxi Nintendo Daiya, ideata dallo stesso Hiroshi Yamauchi, che aveva notato come, in quegli anni, a Kyoto fosse difficile trovare un taxi nelle ore meno di punta, offrendo un servizio H 24 ed andando a coprire un bisogno cittadino, e persino del canale televisivo di intrattenimento? Certo non meno bizzarri della Nintendo Food Company, che si occupava della vendita di piatti precotti a base di riso istantaneo, molto simili a quelli che si trovano nei supermarket orientali ancora oggi. Decisamente Nintendo nel quinquennio tra il 1963 ed il 1968 ha tentato davvero tutte le strade! Ma presto tutti i progetti alternativi vengono abbandonati. Alcuni per difficoltà di gestione, altri per i costi troppo alti, anche se così diversi tra loro gli alberghi dell’amore, i taxi, il canale TV ed il riso istantaneo avevano tutti avuto, nei rispettivi settori, un discreto successo. Ma il destino aveva già deciso che Nintendo si gettasse nel mondo dei giocattoli (ed in seguito dei videogiochi). Del resto il significato dei tre ideogrammi che compongono il nome stesso della casa può essere liberamente tradotto come Nelle Mani Del Destino.
Punto di riferimento per i dirigenti giapponesi e le loro segretarie, o semplicemente per chi volesse un luogo di passione ed intimità di coppia, i Nintendo Love Hotel sono il capitolo più oscuro della storia ultracentenaria della gloriosa casa di Kyoto.
130 anni di Nintendo, il debutto nel mondo dei videogiochi e l’arrivo del Nintendo Color TV Game (1970-1980)
Da un’idea, come sempre, di Gunpei Yokoi, Nintendo nel nuovo decennio comincia a distribuire sistemi meccanici basati su fucili e pistole ottiche, i Nintendo Bean Gun. L’enorme successo sul mercato giapponese delle pistole ottiche giocattolo, nel 1971, frutta a Nintendo un contratto di collaborazione eccellente, con la statunitense Magnavox, allora debuttante nel settore videogiochi, che chiede nello stesso anno a Nintendo di produrre il fucile ufficiale per la console Magnavox Odyssey. Questo, storicamente, è il primo passo di Nintendo nel settore dei videogiochi, seguito, tre anni dopo, dai diritti di distribuzione in Giappone della console stessa. L’idea iniziale delle pistole ottiche si evolve nel frattempo parallelamente nelle sale giochi, nel 1973, con i celebri Nintendo Laser Clay Shooting System dei grandi cabinati meccanici in cui scorreva un vero e proprio mini film su pellicola basato su tiro a segno, che utilizzano il medesimo fucile ottico derivato dal Nintendo Bean Gun. L’intuizione di creare dei veri e propri cabinati da sala dallo chassis evocativo è dello stesso presidente di Nintendo. Ma l’eroico e visionario Hiroshi Yamauchi decide di fare decisamente di più e, grazie ad un accordo strategico con Mitsubishi che realizza i circuiti elettronici, riesce a produrre, a partire dal 1977, una propria console basata su ATARI PONG, ovvero il Nintendo Color TV Game 6, sistema non programmabile, ovvero senza cartucce intercambiabili, che contiene al suo interno il gioco Light Tennis, un semplice clone di PONG a colori. Il sistema vende quasi un milione di unità e si diffonde con successo nel paese del sol levante. La macchina ha delle nuove versioni, Nintendo Color TV Game 15, con quindici varianti di PONG, Color TV Game Block Kuzushi, ovvero un clone di Breakout di ATARI, e lo sportivo Color TV Game Racing 112. La linea di console termina nel 1980 con Nintendo Computer TV Game Othello, sistema casalingo che porta nelle case la versione elettronica del celebre gioco da tavolo, già prodotto due anni prima in versione arcade da Nintendo per i lussuosi casinò nipponici. Per saperne di più sulla famiglia Color TV Game vi rimandiamo a questo LINK. Molto interessante, a livello storico, l’arrivo nella società di un giovane Shigeru Miyamoto, che si occupa del design dello chassis della serie. Dal 1979 arrivano infine i primi cabinati con titoli inediti di Nintendo, Sheriff e Radar Scope, primi titoli disegnati da Shigeru Miyamoto e Genyo Takeda, Monkey Magic, Bomb Bee-N, Space Fever e SF-Hisplitter. Anche se gli ultimi due, ammettiamolo, hanno una vaga somiglianza con Space Invaders di TAITO e possono essere considerati suoi cloni. Nello stesso anno il lato oscuro di Nintendo mette sul mercato un bizzarro aspirapolvere radiocomandato chiamato Nintendo Chiritorie ed inventato sempre dal geniale Gunpei Yokoi.
Il primo modello di Nintendo Color TV Game propone sei varianti di Light Tennis, il successivo Block Kuzushi porta invece nelle case giapponesi uno splendido clone del grande successi di ATARI, ovvero BreakOut.
130 anni di Nintendo, la consacrazione, dai Game & Watch al successo di Donkey Kong e Super Mario (1980-1983)
Nintendo esplode letteralmente nel mondo dei videogiochi a partire dagli anni ottanta, poichè il successo della famiglia Nintendo Color TV Game è, per ovvie ragioni, confinato in patria. Sono anni del resto, in cui ogni stato produce la sua personale interpretazione di PONG e l’originalità è qualcosa di raro ed impalpabile. L’intuizione geniale, come al solito, arriva da un nome noto, Gunpei Yokoi, che durante un viaggio in treno per recarsi al lavoro nota come i passeggeri giochino spesso con le piccole calcolatrici elettroniche tascabili, prodotte da Sharp ed altri produttori giapponesi, e si domanda se non si possa creare un vero e proprio videogame portatile, magari basato su quella emergente e soprattutto economica tecnologia LCD delle calcolatrici. Dopo qualche tentennamento Hiroshi Yamauchi accetta di produrre questo nuovo bizzarro esperimento, forte anche del buon successo commerciale nel Sol Levante della linea Color TV Game. Di fatto il mercato delle console portatili non esisteva, o quasi, e serviva qualcosa che lo facesse diventare una valida alternativa ai settori arcade e casalingo. In verità già grossi nomi del settore avevano provato la strada del gaming tascabile, tra cui ATARI e Mattel che avevano rilasciato alcuni modelli basati su tecnologie TFT o LCD, come ATARI Touch Me del 1978, sistema tascabile basato sul SIMON precedentemente visto in versione arcade nel 1972, Mattel Auto Race, che nel 1976 aveva dato il via al mercato portatile, e diversi altri sistemi di produttori specializzati, tra cui ricordiamo l’iconico UFO Master Blaster prodotto da Bambino Corporation nel 1979. Nel 1980,però, il debutto della linea Game & Watch diventa un momento storico fondamentale della intera storia dei videogiochi, con un successo senza precedenti e linee sempre più evolute, basate a volte su chassis simili ai cabinati, come Nintendo Game & Watch Mario’s Cement Factory (ML-102) Tabletop del 1983, poco dopo rilasciato anche in versione New Wide Screen, o l’iconica linea con doppio schermo, ispiratrice, oltre venti anni dopo del Nintendo DS. Nella prima serie, prodotta fino al 1991, esistono in tutto 59 modelli ufficiali, oltre ad un modello speciale da collezione. ma dopo la dismissione del sistema, sono nate numerose riedizioni prodotte anche in tempi recenti sotto licenza. Lo stratosferico successo ha spinto diversi produttori giapponesi, e non solo, a creare diversi modelli basati sulla tecnologia LCD, tra i quali spicca CASIO con oltre 150 modelli prodotti sul mercato, inclusi orologi con videogame incorporato. Per saperne di più sui Game & Watch, ma in generale sul mondo dei primi portatili degli anni settanta e ottanta vi rimandiamo al portale HandHeld Museum. Contemporaneamente Nintendo ottiene un grande successo grazie ad alcuni cabinati arcade da lei distribuiti in sala, tra i quali spicca Donkey Kong del 1980, ottenuto grazie ad un redesign di Radar Scope, che aveva avuto scarsa attrattiva in sala, di cui Nintendo ricicla gli chassis e la circuiteria, affidando il gameplay ad un ancora poco noto Shigeru Miyamoto. In questo titolo nasce ufficialmente un personaggio di culto, oggi simbolo stesso della casa di Kyoto ovvero Jumpman, che assumerà il nuovo nome di Super Mario, nel gioco arcade Donkey Kong Jr dell’anno successivo, omaggiando scherzosamente il proprietario del palazzo in affitto dove si trovava la sede di Nintendo of America, fondata nel 1980 come succursale della società principale giapponese, ovvero Mario Segale. Anche se il nome Mario appariva in realtà già nei manualetti di utilizzo del primo cabinato. Solo nel 1983 l’idraulico italiano ottiene un proprio gioco indipendente, assieme al fratello Luigi, uno sprite identico, ma colorato di verde, ovvero Mario Bros. L’anno prima però Nintendo non dimentica il suo primo amore, ovvero Braccio di Ferro, e rilascia il cabinato Popeye, con un gioco platform a schermata fissa disegnato da Shigeru Miyamoto e Genyo Takeda. L’enorme successo dei nuovi personaggi in sala giochi spinge Nintendo ad inserirli nella linea Game & Watch, ed ecco che nascono titoli con Super Mario e Donkey Kong, oltre allo stesso Popeye, mai dimenticato, e spicca persino un personaggio iconico legato a questa fortunata serie di portatili non programmabili, ovvero Mr. Game & Watch. Oggi tornato nella serie Super Smash Bros. Per il mercato casalingo spicca invece il poco noto Nintendo Computer Mah-jong Yakuman un sistema non programmabile per giocare a Mah-jong datato 1982, erede della serie Color TV Game.
La collezione completa dei Game & Watch in tutto il suo splendore! Esistono in tutto 59 modelli ufficiali della prima stampa, oltre uno speciale. Il tutto senza contare le numerose riedizioni prodotte anche in tempi recenti sotto licenza.
La conquista definitiva del mercato casalingo, l’arrivo di Famicom e Nintendo Entertainment System (1983-1988)
Proprio nel momento in cui Nintendo sta riscuotendo il maggior successo sui due fronti principali, ovvero il mercato arcade, in cui si sono imposti Donkey Kong, Mario Bros e Popeye, e quello portatile in cui i Game & Watch, nonostante una concorrenza agguerrita, stanno diventando di fatto lo standard, ecco che Hiroshi Yamauchi decide di chiudere il cerchio, ed andare alla conquista del mercato casalingo, con l’ideazione di una nuova console programmabile a cartucce, dove potranno girare sia versioni home dei titoli da sala più noti, Nintendo e non, ma anche titoli disegnati apposta per quel sistema. Ricordandosi forse della Nintendo Copilas, il cui nome significa Copy Machine Laser, Nintendo utilizza ancora una volta una crasi per dare il nome alla sua prima console a cartucce, ovvero il Famicom, derivato dalle parole Family Computer. Questo sistema per dare i nomi tornerà, un decennio dopo per la celebre serie dei Pocket Monsters, per gli amici Pokémon. Il “grande inganno” utilizzato da ATARI che aveva chiamato la sua prima console a cartucce Atari Video Computer System, viene perpetrato da Nintendo, che chiama Computer una macchina per il solo gioco, come del resto i precedenti sistemi non programmabili per giocare ad Othello eMah-jong. La nuova console Nintendo ha dalla sua, oltre che un buon hardware che permette conversioni ottimali da arcade, anche personaggi in esclusiva che, da soli, la fanno vendere come il pane. Non solo PAC-MAN, arcade cult del 1980 ideato da Toru Iwatani o Donkey Kong stesso, qui in conversioni che sono veri e propri arcade perfect, ma titoli inediti che, oggi, sono considerati pietre miliari dell’intera storia del videogioco. Parliamo della trilogia di Super Mario Bros, nuovi titoli platform dedicati all’idraulico, RPG di culto come i primi tre episodi di Final Fantasy o la serie Dragon Quest, inedita a lungo in occidente, oppure brand come Castlevania o Mega Man. E soprattutto parliamo di The Legend of Zelda, un gioco di ruolo action del 1986 che, ispirandosi alla saga ruolistica di Ultima di Richard Garriott, consacrerà per sempre il mito di Shigeru Miyamoto, ormai uomo chiave di Nintendo. La console assume ancora maggior valore storico nel momento in cui si trasforma nel Nintendo Entertainment System per sbarcare negli Stati Uniti, in cui da poco si era consumata La Grande Crisi dei Videogiochi del 1983, al cui apice c’era il povero E.T. The Extraterrestial, un videogioco nefasto creato da Howard Scott Warshaw per l’ATARI VCS che di fatto aveva dato il via alla devastazione del mercato videoludico. Nintendo in quel momento, grazie ai suoi titoli di qualità elevata, “ricrea letteralmente una industria completamente morta da zero”, come sarà solito dire il noto presidente di Nintendo of America, Howard Lincoln. Il genero di Hiroshi Yamauchi, fondatore della succursale statunitense, Minoru Arakawa, di fatto ha trasformato una semplice console per videogiochi nel simbolo della rinascita per l’intero settore videoludico.
Memore delle sue avventure giovanili in cui esplorava le caverne nei dintorni di Kyoto armato di una semplice fiaccola, Shigeru Miyamoto crea nel 1986 The Legend of Zelda, una serie ancora oggi di punta per le macchine targate Nintendo.
Il centenario della Nintendo e l’arrivo del Game Boy (1989)
Abbiamo parlato qualche mese fa del trentennale del portatile più famoso della storia, il Nintendo Game Boy, in questa pagina, con un anniversario che corrisponde anche con il centenario di fondazione della casa di Kyoto. Nel 1989, infatti, il debutto del primo sistema a cartucce intercambiabili di Nintendo, che altro non era che una sorta di versione tascabile del casalingo Nintendo Entertainment System, arrivava proprio per i cento anni della Nintendo, che, in poco tempo, aveva già completamente conquistato il mercato portatile, grazie al precedente sistema Game & Watch. Eppure quella del Game Boy è una rivoluzione completamente inaspettata perchè, per la prima volta in casa Nintendo, è possibile utilizzare un hardware unico per far girare centinaia di giochi diversi, commercializzati su cartucce ROM vendute separatamente. Il primato, in realtà, appartiene ad un altro sistema in commercio, il celebre MB Microvision, che ben dieci anni prima aveva proposto un sistema tascabile a batterie con giochi intercambiabili, anche se, purtroppo, di scarso successo commerciale. Se volete saperne di più sul Microvision vi rimandiamo a questo LINK. La differenza, lo sappiamo, per il Game Boy, l’hanno fatta i titoli disponibili, con la presenza di un catalogo ricco di centinaia di giochi, divisi tra classici del passato riproposti in nuove versioni, ad esempio QIX, Gauntlet II o Bubble Bobble, grandi hit del NES reinterpretate in chiave portatile, come Super Mario Land, vera e propria visione alternativa di Gunpei Yokoi, ideatore del sistema, della classica trilogia di Super Mario Bros, con tanto di sezioni sparatutto, Metroid II, sequel eccellente del predecessore casalingo, o versioni alternative dei grandi classici quali Final Fantasy Adventure, Castlevania The Adventure o The Legend of Zelda: Link’s Awakening, vero e proprio quarto capitolo della saga ruolistica di Shigeru Miyamoto, assieme alla killer application più forte di tutti i tempi, l’ipnotico ed immersivo rompicapo TETRIS, ideato dal programmatore e matematico sovietico Alexey Pathinov, in una versione che, ancora oggi, è considerata tra le migliori conversioni del titolo classico in assoluto.
Dal 1889 al 1989, in cento anni esatti la Nintendo diventa da piccolo produttore di carte da gioco, prima in carta e poi in plastica, una delle più importanti società commerciali dell’intero Giappone. Eppure, nei trenta anni successivi sarebbero ancora successi diverse importanti avvenimenti per la casa di Kyoto. Una società che ha sempre saputo reinventarsi, in ogni modo, risorgendo ogni volta, come l’Araba Fenice per tenere fede al suo nome, ovvero Nelle Mani del Destino. Nella seconda parte dello speciale parleremo del Super Nintendo, dei Pokémon, di Super Mario 64, quando l’idraulico scoprì la terza dimensione, della coppia GameCube e GBA, e dei tempi moderni, dall’avvento di Satoru Iwata, e la realizzazione di Nintendo DS e Wii, in realtà legati ad una idea dello stesso Hiroshi Yamauchi. Fino ad arrivare ai tempi moderni del Nintendo Switch.
La storia continua nella seconda parte dello speciale storico che trovate in questa pagina.