È durata come la neve al sole la collaborazione annunciata lo scorso martedì da Riot Games, produttore del celeberrimo League of Legends (e che ha recentemente lanciato il portale LoLEsport), con l’avvenieristica città di Neom, in Arabia Saudita. La società californiana aveva infatti scelto la futuristica città, fortemente voluta dal principe saudita Mohammad bin Salman, come main partner della Summer Season attualmente in corso della League of Legends European Championship.
Una scelta però che ha fruttato a Riot una inarrestabile ondata di critiche online da parte di membri della community, dei commentatori e persino degli impiegati, che non si trovavano d’accordo con la decisione dell’azienda per via del noto coinvolgimento dell’Arabia Saudita nella vicenda dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, e per il bassissimo rispetto dei diritti umani dimostrato dalla nazione islamica, soprattutto nei confronti della comunità LGBTQ. In molti hanno anche voluto ricordare che il territorio sul quale sta sorgendo Neom è stato strappato con la forza alla tribù Howaitat, che è stata deportata. Altri ancora non hanno mancato di sottolineare l’ipocrisia mostrata da Riot Games nel firmare un accordo con una città saudita avendo come avatar Twitter un’immagine a tema LGBTQ-pride.
La violenza delle proteste (con il designer del gameplay, Mark Yetter, arrivato a twittare il proprio disappunto) ha infine convinto Riot Games a cancellare questa controversa collaborazione. Il direttore degli eSports per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa, Alberto Guerrero, ha rilasciato poi una dichiarazione (riportata sul sito di Riot):
“Come compagnia e come lega, sappiamo che è importante riconoscere quando si fanno degli errori e lavorare velocemente per correggerli. Dopo più approfondite riflessioni, pur rimanendo saldamente legati a tutti i nostri giocatori e fan in giro per il mondo, compresi quelli che vivono in Arabia Saudita e in Medio Oriente, la LEC ha messo fine alla sua partnership con Neom, con effetto immediato. Nello sforzo di espandere il nostro ecosistema eSports, ci siamo mossi troppo velocemente nel cementare questa collaborazione e abbiamo causato delle spaccature nella stessa comunità che vogliamo far crescere. Anche se in questa situazione abbiamo mancato alle nostre stesse aspettative, siamo impegnati a riesaminare la nostra struttura interna per fare in modo che questo non accada mai più”
Un accordo simile a quello di Riot era stato firmato anche da Blast Premier, una società che si occupa di organizzare eventi di eSports, che è stata investita dalle stesse polemiche. E del resto i rapporti economici dei giganti del settore videoludico con l’Arabia Saudita non sono certo nuovi: sempre Riot Games aveva tenuto un torneo nello stato islamico nel 2019, con un ricavato di 2 milioni di dollari.
Neom, la cui controversa costruzione è stata annunciata da Mohammad bin Salman nel 2017, è un progetto di città innovativa, che dovrebbe integrare tutte le migliori tecnologie smart city e diventare il principale centro turistico dell’Arabia Saudita, grazie anche alla posizione strategica, vicina al Mar Rosso, e al confine con Egitto, Israele e Giordania. Un investimento da oltre 500 miliardi di dollari, che prevede anche la costruzione di una comunità di eSports dinamica e innovativa, e l’intenzione di porsi come hub regionale degli eSports. Un progetto che proseguirà senza Riot Games.