Taiko No Tatsujin Rhythm Adventure Pack: rullo di tamburi!

Taiko No Tatsujin Rhythm Adventure Pack

In questo periodo dell’anno, pensando in particolare ai momenti di festa che saranno caratterizzati da notevoli ristrettezze, è bene dunque mettersi alla ricerca di qualche titolo videoludico che possa tenerci compagnia con spensieratezza e leggerezza. Non c’è migliore terapia che la musica, l’ingrediente fondamentale per spezzare la noia. Proprio in virtù di questi elementi, non c’è momento migliore per provare non uno, ma ben due titoli grazie all’uscita per la prima volta in Occidente della serie TAIKO NO TATSUJIN, mai pubblicati prima d’ora al di fuori del Giappone. Parliamo proprio di Taiko No Tatsujin Rhythm Adventure Packrhythm-game che BANDAI NAMCO ci offre dal 3 dicembre su Nintendo Switch e che ci ha davvero riempito con tanta allegria, unendo la prima e la seconda avventura, finora uscite singolarmente e in due momenti diversi. I giochi offrono due diverse avventure GDR che hanno messo alla prova le nostre abilità di musicisti, a suon di tamburi per ritmare oltre 130 canzoni e affrontare più di 250 tra nemici e boss. Scopriamo nel corso della nostra recensione com’è andato il nostro viaggio!

Taiko No Tatsujin Rhythm Adventure Pack: a ritmo di musica!

Vi anticipiamo fin da ora che, purtroppo, la nostra prova è stata effettuata senza l’uso dello speciale controller a forma di tamburo TAIKO NO TATSUJIN per Nintendo Switch (che potete invece recuperare a questo link), quindi tutte le nostre performance sono state effettuate con il solo uso dei tasti sul pad. Vi informiamo inoltre che i controller a forma di tamburo acquistati in precedenza per Nintendo Switch, saranno compatibili per giocare a questa versione. Dopo queste doverose specifiche, andiamo dunque con ordine e cominciamo la nostra avventura a partire dal primo titolo disponibile nel pack, Taiko no Tatsujin: Rhythm Adventure 1. In questo primo gioco, affrontiamo un’avventura attraverso i confini del tempo e dello spazio, vestendo i panni di Don-chan, meglio noto come Don, un simpatico personaggio a forma di tamburo dai colori tenui che dovrà salvare la storia da alcuni loschi nemici, il cui obiettivo è proprio quello di distruggerla. Per fare questo, abbiamo a disposizione due diverse modalità di gioco, selezionabili da un menu ricco di colori e accompagnato da una colonna sonora frenetica sin dagli esordi. Le due modalità si suddividono in Taiko Mode, che ci consente di scegliere tra tantissimi brani da suonare alla difficoltà che meglio ci conviene, e la Story Mode. Quest’ultima, come suggerisce il nome, controlliamo Don nelle varie fasi della narrazione, affrontando nemici e boss in una delle tre classiche difficoltà previste (Facile, Normale, Difficile), selezionabile all’inizio del percorso. Questa modalità comincia proprio con il Taiko Festival, la celebrazione tanto attesa da Don e Katsu, il fratello; durante il percorso in Storia, a differenza della Taiko Mode, possiamo anche osservare come si struttura il comparto narrativo, chiaramente assente nella seconda modalità. I dialoghi sono infatti composti da frasi piuttosto brevi e chiare, dal linguaggio fresco e ironico che conduce per mano il giocatore nella storia, ma con qualche giro di parole di troppo. Durante la Story Mode, dovremo inoltre allearci con Ticky l’orologio e Tocky il coniglio, il primo dei quali viene rapito da tale Professor Timedyne per navigare nel tempo a proprio piacimento.

La prima avventura non si scorda mai…

E’ proprio questo avvenimento a far scattare l’azione e a dare vita alla nostra avventura. Cominciamo così a macinare una battaglia dopo l’altra, con la pecca di non essere precedute da alcun tutorial: per capire infatti come dobbiamo agire per colpire il nostro tamburo, dobbiamo premunirci di istruzioni adatte in un momento antecedente l’avvio alla Story Mode. Una scelta non del tutto azzeccata, ma non è l’unica a non averci convinti. Ad esempio, per quanto sia una chiara soluzione per rendere più difficile il gioco nelle sequenze di azione, compaiono sulla striscia dedicata alle note e al ritmo da seguire delle figure in movimento che nascondono i simboli delle note in arrivo, spesso coprendo quasi completamente la sequenza e dunque dobbiamo essere davvero attenti ai tasti da premere sul nostro pad. Come se non bastasse, anche la modalità più facile a disposizione delle tre vanta in realtà un livello di attenzione e difficoltà abbastanza alto, ma non eccessivo. I brani inoltre sono di una durata piuttosto esigua, per quanto siano però distribuiti durante il gioco con una certa frequenza. In questa avventura misteriosa nello spazio e nel tempo, non saremo sempre soli però: potremo affrontare gli avversari in una serie di battaglie ritmiche con un massimo di 4 contro 4, esplorando le più importanti fasi della storia: dal tempo delle Guerre Cinesi alla scoperta delle più lontane culture del mondo, in un viaggio decisamente gradevole e interessante.

…ma nemmeno la seconda!

Addentriamoci allora anche nella seconda avventura disponibile, Taiko no Tatsujin: Rhythm Adventure 2, dove ci siamo uniti questa volta a Tia e Popo Kaka per affrontare una storia diversa, ma uguale. Le differenze con il primo titolo sono davvero poche, come abbiamo avuto modo di osservare a partire dalla storia su cui si basano le IP. Ci imbarchiamo stavolta in una missione per recuperare la collana rubata del dente del leone da parte della società di stregoneria Hexaglia, un’organizzazione malvagia che l’ha sottratta per cancellare la storia, ancora una volta. In questo secondo gioco, dobbiamo nuovamente affrontare una serie di nemici in scontri basati sulle nostre performance, per un massimo stavolta di 8 contro 8. Abbiamo potuto creare squadre con più specialità per affrontare al meglio le numerose sfide a cui siamo stati sottoposti. Se in questo secondo titolo si fanno un pochino più complesse, e forse più stimolanti, le battaglie nelle quali siamo stati coinvolti, il resto della struttura e dello stesso comparto grafico e sonoro non hanno ricevuto un upgrade sostanziale o modifiche notevoli. Il gusto nipponico che abbiamo ritrovato in questo secondo titolo, ci ha accompagnato anche nel primo, così come le dinamiche di gioco sono sì uguali, ma anche il modo in cui ci sono state presentate non varia quasi per nulla. Le stesse modalità e opzioni disponibili non variano: di nuovo, possiamo affrontare questo titolo sia in Taiko Mode, sia in Story Mode, senza una terza variante, e anche in questa seconda IP abbiamo a disposizione lo Stamp Book per registrare i nostri progressi, oltre alle varie possibilità di personalizzazione del nostro eroe Don.

Trova le differenze

Cambiano dunque alcuni comprimari (ma non troppi), ma la sostanza è la stessa: giocare a Taiko no Tatsujin: Rhythm Adventure 2 è come aver ripreso lo stesso calco della prima avventura, in tutto e per tutto, e averlo trasposto in un secondo titolo. Non cambia nemmeno la modalità di introduzione alla storia, le impostazioni grafiche dei dialoghi e delle mappe di mondo; insomma, dobbiamo davvero giocare a “trova le differenze” per poter notare qualcosa di sostanziale. Una continuità questa, che può sicuramente fare bene a coloro che riescono a giocare ai due titoli in momenti temporali distanti (ed è il nostro consiglio, se davvero volete godere al meglio dell’offerta promossa dal pack in questione), al fine di recuperare le fila del discorso e ritrovare le caratteristiche principali di gioco. In totale, entrambi i giochi includono più di 250 nemici e 130 brani con cui i giocatori potranno affinare le proprie abilità con i tamburi, suonando tutti i brani previsti nella libreria, che contiene oltre 130 canzoni, comprese 6 novità quali “Pretender” di Official Hige Dandism e “Gurenge” da Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba. Una delle poche, pochissime distinzioni con Adventure 1.

In buona sostanza, Taiko No Tatsujin Rhythm Adventure Pack è un’offerta imperdibile per gli amanti dei rhythm-game con alcune caratteristiche GDR, ottimo da giocare su Nintendo Switch anche sfidandosi con altri giocatori (ma ancora meglio se con il controller a tamburello, a nostro parere spassionato). Vi avvertiamo però: non abbiamo a che fare con due titoli davvero sorprendenti, né particolarmente originali. Anche da un punto di vista della lavorazione del comparto grafico, ritroviamo i tratti distintivi caratteristici della tradizione nipponica, ma le sequenze dialogiche sono risultate piuttosto statiche, così come il format predefinito che caratterizza entrambi i giochi. Un buon passatempo sicuramente, divertente per gli amanti del genere, ma senza particolari exploit e performance indimenticabili. Un titolo non destinato a segnare in maniera decisiva la storia della produzione Bandai Namco, insomma.

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.