L’uscita da Evangelion 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, salutata con un incredibile successo al botteghino, è stata il capitolo finale di una delle saghe più iconiche e riconoscibili della storia anime. Una serie irripetibile che ha il suo creatore in Hideaki Anno, che proprio alla vicenda di Shinji Ikari e della NERV è legatissimo, avendovi riversato tutte le sue fragilità, le sue debolezze e le sue paure.
In sostanza si può dire che Neon Genesis Evangelion sia lo specchio di Hideaki Anno, che sia stato anche il modo in cui il regista è riuscito a guardarsi dentro e a fronteggiare i suoi mostri e i suoi fantasmi interiori. E forse proprio per questo, dopo il finale controverso della serie originale e il film The End of Evangelion, Anno ha voluto rileggere la sua storia, darle una nuova interpretazione, ideando la tetralogia Rebuild of Evangelion che proprio con quest’ultimo film si è conclusa.
EVA è sicuramente un’opera controversa, a tratti difficile da cogliere nei suoi significati, e in passato ha attirato anche alcuni commenti negativi da parte di qualche hater. Commenti che hanno colpito Anno al punto di fargli meditare il suicidio. Proprio questo infatti è stato uno degli aspetti toccati dal regista nel recente Professional: The Way of Work, il documentario del canale televisivo giapponese NHK realizzato durante i suoi quattro anni di lavoro a Evangelion 3.0+1.0.
Il programma ha svelato tutte le difficoltà celate dietro alla release di un titolo come questo, dallo stop per Covid alle modifiche allo script che ne hanno ritardato l’uscita, e quanto il successo di quest’ultima pellicola sia costato ad Anno e allo studio d’animazione Khara, anche in termini di energie mentali. Le parole del regista sono chiarissime:
“Con questo io ho chiuso con EVA”
In un altro punto del documentario Anno ha spiegato come, circa vent’anni fa, quando la serie originale di Neon Genesis Evangelion veniva trasmessa in tv, si sia imbattuto in un thread online nel quale alcuni “fan” discutevano dei vari metodi per ucciderlo. Un episodio che ha avuto un grosso impatto sul regista. Anno ha combattuto per anni contro la depressione, parlando anche apertamente di questo argomento che, nella cultura giapponese era considerato un tabù. Le frasi di quel gruppo di haters lo hanno veramente scosso:
“Per quello che mi riguarda, io cerco di lavorare duramente per la società e per le persone che amano gli anime, ma c’era questo thread su come uccidere Hideaki Anno. Continuavano a scrivere tutti i modi migliori per uccidermi, come potessi essere ucciso in questo o quel modo. Quando l’ho visto, ho smesso di interessarmi a qualsiasi cosa, anche agli anime. Ne avevo avuto abbastanza. Una volta ho pensato di buttarmi sotto un’auto. Un’altra volta ho meditato di buttarmi dal tetto della compagnia”
Alla domanda su che cosa lo abbia fermato dal mettere in atto un simile gesto, Anno ha risposto:
“Perché sembrava qualcosa di doloroso. Morire mi sta bene, davvero, ma non mi piace l’idea di dover soffrire prima della morte”
Una testimonianza potente e terribile, che spiega anche perché, a questo punto, Hideaki Anno abbia affermato di non provare nessun tipo di affetto o di legame nei confronti di Neon Genesis Evangelion. Una testimonianza che fa riflettere su quanto le parole possano ferire fare del male e sulla necessità di combattere sempre questo tipo di episodi e le manifestazioni d’odio in rete.