PONG 50. Un anniversario incredibile eppure oggi finalmente arrivato. PONG è di fatto una leggenda lunga mezzo secolo, che non solo è il simbolo dell’industria stessa, ma di fatto anche il titolo più iconico dell’intero universo Retrogaming. Il leggendario PONG, come sappiamo, non è certo il primo titolo mai prodotto, anzi, è una sorta di punto di arrivo rispetto ai primi esperimenti del settore, come Tennis For Two che, nel 1958, faceva vedere un oscilloscopio in maniera inimmaginabile, sdoganando l’idea che con l’elettronica si potesse anche giocare, o Spacewar! di Steve Russell, classe 1961, che scomoda un costosissimo ed ingombrantissimo mainframe universitario DEC PDP-1 per dimostrarci che con i computer si possono creare VIDEO GAME, parola per altro ideata proprio da Steve Russell. Dal gioco su mainframe è derivato poco tempo dopo, all’interno del mondo universitario, un suo clone a monete, intitolato STAR TREK, senza alcuna licenza, ovviamente, che voleva raccogliere fondi per restaurare i dormitori del campus. Da questo clone nasce, da una idea di Nolan Bushnell, il cabinato arcade COMPUTER SPACE, rilasciato dieci anni dopo, nel 1971, che purtroppo riscuote poco successo sul mercato, nonostante avesse anche implementato, per la prima volta, il concetto di punteggio sullo schermo. Il titolo viene distribuito dalla società Nutting Associated, che si accolla i costi di produzione. Alla ricerca di una idea nuova, ecco che Nolan si imbatte nel Magnavox Odyssey, presentato in una fiera di settore, e resta colpito da Table Tennis, una simulazione di Ping Pong casalinga dalla fisica non proprio realistica. L’idea di base, però, è fantastica, tutti conoscono le regole dello sport ed il gameplay è parecchio intuitivo, prestandosi anche a molteplici partite, proprio per migliorare il punteggio.

PONG 50, la nascita cinquanta anni fa
Mutuando completamente il gameplay da Table Tennis, ecco che Nolan Bushnell e Ted Dabney realizzano il concetto base di PONG, con l’idea di distribuire personalmente il cabinato stavolta, senza intermediari. Per fare questo fondano ATARI nel 1972, che è stata recentemente celebrata da una raccolta storica commovente per i suoi cinquanta anni, che trovate in questa pagina. Il titolo viene realizzato fisicamente dal primo dipendente della nuova società appena nata, un ingegnere elettronico californiano fresco di laurea a cui Nolan racconta, mentendo spudoratamente, di aver già ricevuto ingenti fondi per la produzione ed una distribuzione capillare del gioco, una volta ultimato, grazie ad un non specificato istituto di credito. Cosa, ovviamente, del tutto inventata. Allan Alcorn riesce a condensare tutto in un singolo chip, con tanto di primordiali effetti sonori ed una fisica della pallina incredibilmente realistica, come nello sport dal vivo, con tanto di sponde e mosse strategiche. Un incredibile passo avanti rispetto alla pallina dalle movenze lente ed imprecise di Table Tennis. Infervorato dall’idea che il progetto sarebbe stato distribuito in grande stile, grazie alla innocente bugia motivazionale della società, in soli due mesi riesce a completare il progetto iniziale, consegnandolo entro lo strategico periodo natalizio, in cui viene collocata la finestra di lancio dello stesso. Anni prima che l’industria videoludica nascesse, è bene ricordarlo. PONG viene lanciato ufficialmente il 29 novembre 1972, suscitando immediatamente l’interesse di tutti i gestori dei locali pubblici del Nord America. Un nuovo prodotto, un nuovo concetto, una nuova compagnia, recita lo strillo della pubblicità ufficiale, del resto, impossibile resistergli.

PONG avrebbe cambiato il mondo per sempre. Superando il cocente insuccesso della precedente opera, il pur oggi iconico COMPUTER SPACE, quasi ignorato dal mercato, il cabinato viene venduto in oltre ottomila unità, e piazzato praticamente ovunque nel territorio statunitense, locali di intrattenimento di ogni tipo, dove si vedono quasi esclusivamente cabinati meccanici od elettromeccanici, e soprattutto gli onnipresenti Flipper di produttori come Gottlieb e Williams, che grazie all’invenzione di Steve Kordek, di cui parliamo qui, hanno letteralmente monopolizzato il mercato delle sale giochi, specie nel periodo dagli anni quaranta agli anni settanta. Nolan Bushnell gioca decisamente al raddoppio, poiché il cabinato viene venduto ai gestori al prezzo di mille dollari, mentre il suo costo di produzione è di circa la metà. PONG, solo dalle vendite del cabinato, incassa l’incredibile cifra di otto milioni di dollari in poco meno di un anno, e quella cifra diventa il capitale sociale su cui si baserà, negli anni a venire, ATARI stessa, perlomeno fino alla disastrosa gestione Warner, i cui effetti, come sappiamo, saranno devastanti. Con la rivalutazione di oggi, come scopriamo dal portale OPPO, la cifra sarebbe di ben centoventotto milioni di dollari attuali, una cifra da capogiro, soprattutto considerando che si tratta quasi di un prodotto cosiddetto di generazione zero, ovvero di una industria che praticamente ancora non esiste all’epoca.

ATARI alla conquista del salotto, nasce HOME PONG
PONG diventa il cabinato più giocato di sempre negli Stati Uniti, con milioni e milioni di monetine da un quarto di dollaro che finiscono nelle sue voraci fessure insert coin(s). PONG sarà oscurato solo sette anni dopo dall’enorme successo di Space Invaders di Tomohiro Nishikado, che come sappiamo farà letteralmente sparire le monete da cento yen in circolazione in Giappone. Ma, visto che l’idea iniziale era comunque nata da un gioco ideato per le case, ovvero Table Tennis del Magnavox Odyssey, perché non provare a realizzare una console casalinga che facesse girare PONG? L’idea di Harold Lee, impiegato di ATARI è davvero buona, e potenzialmente potrebbe avere un successo maggiore proprio rispetto all’unico concorrente appena citato, che pure è dotato di ben ventidue titoli implementati, ma primordiali, basati sugli overlay da attaccare al televisore e tre sole luci sullo schermo. Nel 1974 negli studi della Grande A si sviluppa il sistema, coinvolgendo ancora una volta Al Alcorn, ed ecco che, alla fine dello stesso anno arriva il risultato finale HOME PONG, versione console del titolo da sala, con un unico gioco proposto, e senza possibilità di eseguire altri titoli, perlomeno nella prima versione. Nei primi mesi del 1975 la macchina ottiene un ottimo successo, vendendo oltre centocinquantamila unità in pochissimo tempo, anche grazie all’accordo per la distribuzione capillare nei grandi magazzini SEARS, molto diffusi negli Stati Uniti. Ovviamente la console è disponibile, al lancio, nel solo territorio statunitense, mentre il resto del mondo guarda i servizi televisivi in cui si vede la moda americana del momento, la PONG MANIA. Per rispondere alle fortissime richieste del mercato internazionale ecco nascere quindi prima decine, poi centinaia e poi oltre duemila versioni alternative di HOME PONG in ogni stato del mondo. Inizia una vera e propria Guerra Commerciale dei Cloni di PONG, che di fatto vede il mercato invaso da macchine simili eppure ognuna con un proprio fascino, che, partendo dai cloni semplici ed evolvendo poi nei PONG PROGRAMMABILI, che utilizzano cartucce (non ROM), daranno il via a tutti i sistemi da gioco successivi, come quelli che possiamo vedere sul sito specializzato Videogame Console Library a questo LINK. La conterranea COLECO produce il Coleco Telstar, e se in Gran Bretagna abbiamo il celebre Binatone TV Master ideato dai fratelli Partap e Gulu Lalvani, fondatori della società, ecco che in Italia arriva invece Zanussi Ping-O-Tronic ed in Francia il geniale LAEL TV-G, che comunica con la TV grazie ad una antenna, senza fili, anticipando di trenta anni il concetto della comunicazione wireless. In Giappone la moda di PONG viene lanciata da Nintendo grazie alla sua innovativa linea Nintendo Color TV Game, primo esemplare di sistema per videogiochi prodotto dalla casa nipponica che trovate qui. Nintendo, in particolare, ha l’interessante primato di aver prodotto il primo clone di PONG a colori, chiamato Light Tennis. Da allora ad oggi, grazie a PONG il settore non si sarebbe mai fermato.
Grazie a PONG ed alla coeva fondazione di ATARI di fatto è nata una vera e propria industria videoludica, che dagli anni settanta ad oggi è cresciuta, si è evoluta ed è diventata il veicolo non solo per giochi basati sul mero intrattenimento, ma anche per vere e proprie opere d’arte digitali sempre più complesse. Tanti auguri, PONG 50 anni di storia e cultura. La leggenda di PONG è letteralmente senza tempo, ed esso è diventato non solo simbolo del settore stesso, ma come vediamo nel video in calce all’articolo anche una icona pop a tutto tondo, celebrato spesso dai media e reinventato in nuove forme.