Presentato per la prima volta al pubblico in occasione dello Shoshinkai Expo del 1995, ma prodotto soltanto a partire 1°dicembre del 1999, il 64 Disk Drive (o Dynamic Drive) era un lettore adibito al supporto di particolari dischi magnetici da affiancare al software prodotto su N64 in formato cartuccia. Distribuito in solo territorio nipponico, l’add-on si dimostrò ben presto incapace di costituire un effettivo upgrade tecnico per la console madre e venne ritirato dal mercato dopo 14 mesi di intangibile attività. Lungo questo esiguo arco di tempo, Nintendo stimò di aver venduto appena 15.000 unità complessive, riconoscendo l’intera operazione come uno dei più grandi flop della sua storia hardware.
Il 64DD andava disposto sotto l’N64 al quale veniva collegato tramite un esclusivo plug dedicato. Nintendo aveva utilizzato la medesima soluzione anche in passato con add-on come il Famicom Disk-System e il Satellaview, rispettivamente dedicati alle versioni nipponiche di NES e SNES. Analogamente a quanto accaduto per il 64DD, anche queste periferiche si rivelarono dei flop assoluti.
I dischi magnetici del 64DD vantavano una capienza massima di appena 64MB contro gli oltre 600 garantiti dai più comuni CD. Preferiti questi ultimi in virtù dei costi di produzione più contenuti e una versatilità teoricamente maggiore, essi avrebbero tuttavia finito per compromettere la credibilità del progetto agli occhi degli sviluppatori Third Party, i quali preferirono rinunciare ad ogni impegno a tema, piuttosto che confrontarsi con un supporto così esclusivo.
Grazie all’ausilio di un modem interno, il 64DD offriva la possibilità di accedere a RANDnet, una rete locale creata per l’occasione da Nintendo e Recruit, azienda specializzata nel ramo delle telecomunicazioni informatiche. Navigando su RANDnet, l’utente avrebbe potuto scaricare ogni sorta di aggiornamento legato ai titoli compatibili, inclusi ulteriori contenuti esclusivi da salvare su disco magnetico. Per quanto promettente, questo sistema non incontrò il favore del pubblico dell’epoca e venne presto disattivato.
Inizialmente, la lista di esclusive destinate al 64DD comprendeva oltre 60 titoli, tra cui Super Mario RPG 2, l’RPG inedito Project Cairo, Pikachu 64, Diablo e Zelda Gaiden, che sarebbe successivamente diventato Legend of Zelda: Majora’s Mask (2000). I ritardi accumulati nella fase di produzione portarono però ad un progressivo e fatale taglio delle IP; basti pensare che, al momento del suo ritiro dal mercato, il catalogo software del sistema constava di sole nove unità.
Tra i nove titoli pubblicati in formato 64DD figuravano un expansion kit di F-Zero 64 e prodotti di rilevanza relativa tra cui Kyojin no Doshin the Giant (1999), la mini-serie educational Mario Artist (1999-2000) e Sim City 64 (2000). L’ultimo videogame prodotto in questo formato fu Mario Artist: Polygon Studio, terza iterazione del curioso editor a tema distribuito il 29 agosto del 2000.
Alcune delle IP che non arrivarono mai a vedere la luce sul 64DD vennero riadattate e distribuite in seguito su piattaforme quali Game Cube e Nintendo DS: tra queste figuravano gli embrionali codici di Animal Crossing e Nintendogs, ma anche il format base dell’editor impiegato successivamente dal Wii come generatore di Mii Characters.