Final Fantasy è una serie che ha plasmato il mio gusto in fatto di videogiochi. Ai tempi del liceo (ma già un po’ alle medie), i GDR giapponesi sono stati il mio più grande passatempo negli intervalli di tempo tra gli esercizi di matematica e le pagine di storia da studiare, che stavano ad attendermi – per ore – sulla scrivania. Nel 2000, qualche anno prima di mettere le mani su una PlayStation 2, pregai mia madre di andarmi a comprare un gioco chiamato Final Fantasy IX, scalpitante com’ero dopo essermi immerso per mesi nell’ottavo capitolo: mi sono innamorato perdutamente dell’avventura di Gidan, Garnet e Vivi, capolavoro assoluto per quei tempi; e oggi sono davvero contento di poterci rigiocare su Xbox One (e su PC grazie alla funzionalità Play Anywhere!). Vediamo un po’ gli aspetti che più ci interessano della versione per console Microsoft.
Inutile girarci intorno: gli anni sulle spalle, Final Fantasy IX li sente tutti. A prima vista è un gioco chiaramente datato, anche se la versione Xbox One ha smussato i poligoni e ritoccato i ritratti dei personaggi nel menu principale. Il design di alcuni fondali regge ancora (sebbene siano rimasti in bassa risoluzione) e non ci si può lamentare delle scene di intermezzo, piuttosto nitide. Il sistema Active Time Battle a turni funziona ancora alla grande, anche se è un po’ lento. Ogni personaggio del proprio party può attaccare una volta riempito l’apposito misuratore, così come i nemici, e la manualità rimane un elemento indispensabile per evitare di perdere un attacco o due. Ma come ho detto l’indicatore ATB non è Speedy Gonzales, quindi non è un problema scegliere l’azione nella lista di comandi (in ogni caso, nel menu c’è sempre la “modalità attesa” che trasforma il combattimento in uno scontro con sistema a turni classico). La seconda barra, quella sottostante al misuratore ATB, si riempie di un pezzettino per ogni attacco sferrato o per ogni colpo incassato: raggiunto il massimo dell’indicatore si sprigiona la Trance, una condizione temporanea che trasforma un personaggio in una versione più potente di se stesso.
Fuori dal battle system, il gameplay è tipico del gioco di ruolo classico: esplorazione, puzzle semplici e scambi di battute rapide con personaggi non giocanti (attraverso i vecchi balloon, ché il doppiaggio ancora non c’era ai tempi; di fatto è il capitolo X il primo a contenere le voci dei personaggi). Alcune missioni secondarie si snodano solo in un secondo momento, la trama è piuttosto lineare: infatti Final Fantasy IX, come molti altri della serie, dà al giocatore idea di avere molta più libertà di quanto l’abbia realmente. L’esplorazione di mappe e il farming forsennato dei personaggi sono le attività dei giochi di ruolo che ho sempre preferito (e che mi hanno portato via decine di ore), ma la storia di Final Fantasy IX è ipnotica e invoglia l’utente a giocare ancora e ancora. Tra l’altro riporta la serie alle sue radici fantasy, ma senza dimenticare le quanto appreso nel capitolo VII e VIII. Ha una storia d’amore meno idilliaca e più credibile rispetto a quella tra Squall e Rinoa, e a parte Quina, che non riesco proprio a digerire, ha davvero dei personaggi fantastici. Una meccanica di narrazione che si distingue ancora dopo tutto questo tempo è quella che riguarda gli “eventi in tempo reale“: si tratta di filmati in-game che di solito racchiudono siparietti e disavventure di altri membri del party o di personaggi minori. Ci sono alcuni di questi eventi che il giocatore è costretto a vedere, altri che può anche perdersi. Guardarne uno potrebbe dare all’utente qualche informazione in più sul contesto o sul posto in cui si trova, oppure rivelargli uno scrigno lasciato indietro.
Per coloro che amano approfondire il gioco in ogni sua sfaccettatura, il mini-game Tetra Master rimane intatto ed efficace. Su Xbox One, gli sviluppatori si sono persino presi persino la libertà di aggiungere l’icona di una carta sopra le teste di ogni NPC sfidabile, cosicché i giocatori non debbano premere alla cieca il tasto dedicato davanti a ogni personaggio. La musiche della serie Square amplificano il coinvolgimento e rendono indimenticabili alcuni momenti clou dei giochi: basti pensare a To Zanarkand nel capitolo X, un brano profondo e capace di emozionare, sullo sfondo della storia d’amore tra i due protagonisti; in Final Fantasy IX ho ancora la pelle d’oca ascoltando il tema musicale di Kuja, sebbene non trovi il personaggio stesso particolarmente minaccioso.
Ricapitolando, non basta un semplice remaster per svecchiare il titolo, ma il gameplay regge ancora e la storia fa il suo (una delle migliori della serie). Final Fantasy IX vale sicuramente la pena di essere acquistato dai fan più nostalgici, sebbene il prezzo di 20,99 euro potrebbe far desistere più di qualcuno. È sempre una piacevole sorpresa vedere come un RPG, nonostante la pelle grinza e le rughe, riesca ad appagare il giocatore 20 anni dopo il suo debutto ed è una gioia averlo facilmente accessibile su una console moderna. Ci tengo a precisare che il mio giudizio numerico non è relativo al gioco in sé, opera intramontabile, ma alla qualità della conversione.