Creatura rara nel mondo dei videogiochi, R-Type è stato l’elemento determinante, in un periodo di secca, per la rifioritura del genere sparatutto, nello specifico di quelli a scorrimento laterale. Siamo nel 1987, anno in cui Irem Corporation (oggi conosciuta ai più come Granzella), sfornò quello che divenne uno dei più influenti videogiochi coin-op di un’epoca in cui si pensava che gli shoot ’em up avessero raggiunto il massimo grado di splendore. In un micro-settore del gaming iniziato con opere storiche come Space Invaders e arricchito da molte altre, come dal Gradius di Konami, R-Type era una perla rara. Un’importanza, quella data allo sparatutto sci-fi, che derivava soprattutto dalla cura maniacale dei livelli sotto il profilo estetico; da varie introduzioni rivoluzionarie in termini di gameplay, come quella del raggio (detto “Beam”) generato dalla pressione prolungata di un pulsante; e da una struttura dei livelli tanto eccentrica quanto capace di rendere l’intera esperienza altamente godibile, tanto da permettere a Irem Corporation di estendere il titolo e di farne un brand che, ad oggi, è giunto al settimo capitolo (senza contare gli spin-off, anche di generi videoludici differenti), che prende il nome di R-Type Final 3 Evolved, gioco uscito recentemente in esclusiva su PlayStation 5 e che abbiamo testato con attenzione.
L’opera ultima di Granzella, come si può intendere dal titolo della stessa, vuole essere un manifesto di evoluzione e di cambiamento: insomma, R-Type Final 3 Evolved vuole dare un punto di svolta alla serie. Una serie, per giunta, già nota ai più per aver portato nel mondo del gaming tutta una serie di novità. Se siete fan di vecchia data, allora ricorderete senz’altro che l’opera di Irem riuscì a sorprendere i giocatori, i quali, per poter avanzare di livello in livello, dovevano necessariamente fare ricorso alla strategia. Non bastavano più i riflessi fulminei o i colpi di fortuna occasionali. La chiave per la vittoria era diventata la ragione, lo studio mnemonico dei livelli e l’elasticità mentale. Tutti questi cambiamenti erano dovuti alla presenza del “Force”, un modulo addizionale che, oltre ad aggiungere potenza di fuoco al velivolo, poteva essere posizionato di fronte alla navicella, agganciato sul retro della stessa o, ancora, poteva essere lasciato fluttuare al suo fianco, il tutto a discrezione del giocatore. La presenza di questo pod, quindi, imponeva al giocatore di riflettere su quale posizione risultasse maggiormente efficiente in quel dato momento di gameplay.
R-Type Final 3 Evolved: le nuove introduzioni
E quindi, vi chiederete voi, in che cosa consiste la volontà di evoluzione tanto decantata dal team di sviluppo e dal designer Kazuma Kujo? Ebbene, con questa recensione, proveremo a fornire una risposta basata sul nostro tempo passato a sparare contro gli alieni dell’impero Bydo. R-Type Final 3 Evolved, al momento di apertura del software, richiama le attenzioni del giocatore e gli spiattella in faccia gran parte delle nuove introduzioni apportate. Dal menu principale, infatti, sarà possibile accedere a tre diverse sezioni, oltre a quelle inerenti alla campagna principale e al codex. Tra di esse, spiccano senza dubbio il Museo, l’Hangar e lo Shop. Al completamento di ciascun livello della modalità campagna, i giocatori ottengono un dato numero di risorse, raccolte grazie all’annientamento di nemici alieni. Le risorse in questione permettono di accedere a navicelle spaziali sempre più efficienti, presenti nella sezione Museo: una vera e propria raccolta a cielo aperto di velivoli, esplorabile anche con visuale in prima persona, dalla prospettiva del pilota. Una volta sbloccate le navicelle, queste potranno essere equipaggiate nell’Hangar, per poi essere alla mercé dei giocatori che, Dualsense alla mano, avranno il potere di modificarne l’estetica, cambiandone il colore o applicandovi alcuni simpatici sticker.
Colori e sticker aggiuntivi saranno acquistabili, sempre tramite le risorse trovate lungo la rotta, presso lo Shop del gioco. In suddetto negozio si potrà accedere anche a modifiche estetiche relative al pilota: sono presenti nuovi outfit, nuovi caschi e pose in cui mettersi per poter fare un figurone nel caso si volesse scattare una foto. Queste tre sezioni sono tutte ben contestualizzate e concettualmente utili a rendere ancor più personale l’avventura spaziale. Tre idee buone, se non fosse che la loro realizzazione lasci parecchio a desiderare. Purtroppo, la sensazione che ho provato durante l’esplorazione di questi menu ricade un po’ nell’incompletezza e nella scarsità delle opzioni di personalizzazione. Un po’ come se Granzella avesse pianificato il gioco in ogni minimo dettaglio e poi, a pochi mesi dall’uscita, si fosse accorta della mancanza di uno store in-game.
Un deja-vu necessario?
Accortomi di essere sprovvisto di risorse per gli acquisti, decido di uscire dallo Shop e di recarmi a quello che sarebbe stato il cuore dell’esperienza ludica: l’essenza di R-Type all’ennesima potenza. Ed ecco che mi si presenta dinnanzi un bivio. Affrontare la campagna di R-Type Final 2 o quella di R-Type Final 3 Evolved? Perché, mi sono chiesto, dovrei ripercorrere gli stage del secondo capito della serie Final in un apertamente dichiarato “terzo capitolo”? Che cosa cambierà rispetto ai livelli che abbiamo già giocato nel 2021? La risposta purtroppo, è un sonoro “assolutamente nulla”. Della campagna di Final 2 non è stata apportata alcuna modifica, né di struttura dei livelli né a livello grafico. Mi sono ritrovato, dunque, a dover affrontare nuovamente i sette livelli già presenti nel capitolo di due anni fa. Per carità, lo si fa con piacere. R-Type è sempre R-Type. È un gioco che diverte, per quanto sa essere complesso, peccato solo che non sia stata modificata in alcun modo la sua campagna. Riesce, però, ad occupare la mente, a far divertire e a far impegnare il giocatore che non vuole sconti. Già, perché alcune fasi del gioco sanno essere veramente ardue. A meno che non si abbia un buon livello di dimestichezza con certe meccaniche, è bene anche selezionare un grado di difficoltà adatto all’abilità del giocatore, pena la costante frustrazione e l’azzeramento del fattore divertimento per i meno esperti.
Di default, si può scegliere fra cinque diversi livelli di difficoltà (anche il livello più semplice riuscirà comunque a mettere in difficoltà chiunque): addestramento, bambino, normale, Bydo ed R-Typer. Ciascun grado differisce dall’altro per due aspetti: cambia (lievemente) la quantità di nemici a schermo e cambia la mole di gettoni a disposizione del giocatore. A ogni morte, infatti, il giocatore inserisce un gettone virtuale, che gli permette di respawnare all’ultimo check-point raggiunto. Al termine dei gettoni, questi dovrà ricominciare da capo. Nella modalità “addestramento”, inoltre, a ogni game over, si avrà a disposizione fin da subito il primo livello del Force. Completato il gioco a difficoltà R-Typer, sarà possibile accedere ai livelli estremi “R-Typer 2” e “R-Typer 3”.
R-Type Final 3 Evolved: “Non dire gatto…”
Passiamo ora, invece, a parlare dei livelli inediti. Affrontare la campagna di R-Type Final 3 Evolved è stato divertente. Così come lo è stato affrontare la campagna del Final 2, nonché quella del gioco del 1987 e del suo sequel del 1989 (questi ultimi giocati in separata sede, ovviamente, in quanto non compresi nel pacchetto Final Evolved). R-Type è sempre coinvolgente e adrenalinico. Presenta, come al suo solito, una struttura dei livelli capace di farsi definire retrò ma per nulla bypassata. Non ci si sente mai sereni durante un livello. Ciascuna orda di terribili Bydo che si fa spazio su schermo è imprevedibile. Il giocatore di R-Type lo sa: “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Anche quando sembra tutto apparentemente tranquillo, non si può mai sapere se da sotto non possa comparire un mostro extraterrestre alla Giger o una serie di meteoriti pronti ad abbatterci o, perché no, entrambi. Completare la campagna però, al netto di qualche attimo di scoraggiamento (preparatevi alle numerosissime morti!), conferisce un buon grado di appagamento. Arrivare alla fine di ciascun livello per scoprire con quale boss fight ci si dovrà misurare, è sempre soddisfacente. E, neanche a dirlo, le battaglie con i nemici di fine livello sono sempre uniche e ben congeniate. Forse, dei sette livelli del terzo capitolo, gli ultimi sono quelli meno esaltanti a livello di boss fight. Le ambientazioni, però, sanno sempre fare centro. A fare da sfondo ad R-Type è sempre stato quel giusto mix fra setting sci-fi ed elementi di materia organica, che conferisce sempre una sensazione di disgusto, ma in senso buono.
Se andiamo a ricercare il pelo nell’uovo, però, mi sento di prendere una posizione piuttosto netta nei confronti della resa grafica. L’Unreal Engine 5, motore grafico con cui è stato interamente realizzato il prodotto, non risulta il mezzo più efficace per rendere il titolo degno dei suoi predecessori. Per certi versi, la visuale in due dimensioni e ad 8-bit aveva il suo fascino e rendeva certamente più memorabile ciò che faceva da sfondo alle battaglie aree. Non è questione di essere dei puristi della grafica retrò. È questione di essere sfavorevole alla resa eccessivamente plastica dei modelli e delle creature che si incontrano durante l’avventura. I mostri devono essere organici, devono far pensare al giocatore al putridume. Ciò, malauguratamente, non accade mai.
Piattaforme: PlayStation 5
Sviluppatore: Granzella Inc.
Publisher: NIS America
A conti fatti, R-Type Final 3 Evolved, è un buon prodotto. Nulla di più, nulla di meno. Riesce a divertire senza portare in campo l’evoluzione di cui si è tanto chiacchierato. Cerca di omaggiare la serie cercando di non snaturare mai il titolo. Facendo ciò, però, traspare una mancanza di coraggio che non ha saputo far spiccare il volo all’opera, tanto da farla apparire agli occhi dei più una semplice espansione di Final 2, piuttosto che un vero e proprio terzo capitolo.