Chuck E. Cheese’s, intrattenimento, pizza e videogiochi

Chuck E. Cheese’s è un marchio di culto per gli Stati Uniti, una catena di pizzerie che ormai è entrata nella cultura statunitense a tutti gli effetti.  la sua formula è semplice “Pizza, arcade games, kiddie rides and birthday parties!” Ma perchè parliamo di una catena di ristoranti sulle pagine di RetroVillage, vi sarete chiesti? Il fondatore di Chuck E. Cheese’s è Nolan Bushnell in persona, che il 17 maggio 1977, dopo aver ceduto Atari alla multinazionale dell’intrattenimento Warner Bros ha deciso di fondare una serie di locali dedicati alla Pizza, ai videogiochi ed al divertimento, che viene aperta al pubblico esattamente quarantacinque anni fa, in data 30 giugno 1977. Grazie a queste catene moltissimi utenti hanno avuto, negli anni settanta, il primo contatto col mondo dei videogiochi.

La mascotte della catena di ristorazione Chucky negli U.S.A. è famoso quanto Mickey Mouse della Disney o Super Mario di Nintendo

 

Chuck E. Cheese’s, pizza e videogiochi finalmente insieme!

Chuck E. Cheese’s conta oggi oltre seicento locali in tutti gli Stati Uniti, ma il marchio non è purtroppo mai stato importato in Europa, a differenza di altre catene di ristorazione come McDonald’s o Dunkin’ Donuts, la leggendaria catena di negozi di ciambelle fondata nel 1950 da William Rosenberg e spesso citata indirettamente dai Simpson, grazie alla golosità di Homer Simpson. Ma per quale motivo il fondatore di ATARI, il leggendario Nolan Bushnell, considerato il padre dell’industria videoludica, come diciamo in questa pagina, ha deciso di buttarsi in un’altra attività, mescolando intrattenimento videoludico e ristorazione per famiglie? Il motivo è molto semplice, all’inizio all’interno della società ATARI  si respirava un’aria di libertà mai vista altrove, dove i vari artisti digitali, programmatori, grafici, musicisti e tutti gli altri, venivano davvero trattati come artisti, e non come meri impiegati di una fabbrica di giochi elettronici. Chiunque poteva arrivare a mezzogiorno in ufficio, e magari andare via a notte fonda, programmare in poltrona o seduto per terra, seguendo i propri orari e le proprie inclinazioni. Giovani menti come quella di Steve Jobs, rifiutato da molte altre aziende perché “troppo strano”, vengono incentivate a creare liberamente. Come ci ricorda Haward Scott Warshaw nel documentario ATARI GAME OVER, che trovate su YouTube, gli studi ATARI erano, sotto la gestione di Nolan Bushnell, delle vere e proprie comunità hippie, dove era tutto possibile, anche fumare erba, del resto erano i favolosi anni settanta, un periodo in cui si esplorava la potenzialità della mente legata al consumo di LSD e tematiche simili. Alla società non importava se il gioco vendesse un milione di copie o poche migliaia, il successivo sarebbe andato meglio, perché l’industria è decisamente in crescita. Per poter creare una console a cartucce da lanciare sul mercato, però, nel 1976, Nolan Bushnell è costretto a ricorrere ai fondi di Warner Corporation, che subentra subdolamente nella gestione della società originale, prendendone pian piano il controllo. La mentalità libertaria e visionaria di Nolan Bushnell si va a scontrare presto con quella di burocrati dediti alla sola economia e menti poco sognatrici come quelle di Ray Kassar, fino al punto che il fondatore stesso della società viene allontanato dalla sua creatura. Un momento drammatico per ATARI, che porterà presto alla grande crisi del settore, per colpa di produzioni sempre meno ispirate e di dubbia qualità. Persino una delle menti più geniali all’interno di ATARI decide di mollare tutto per fondare una propria società, stiamo parlando di David Crane ed Activision, prima software house indipendente della storia. A quel punto, nel 1977, proprio mentre Warner Bros lancia sul mercato il primo sistema a cartucce intercambiabili, ATARI VIDEO COMPUTER SYSTEM, ideato da Nolan Bushnell, quest’ultimo è fuori dalla società e decide di fondare una catena di ristorazione chiamata Chuck E. Cheese’s  Pizza Time Theatre dove si può mangiare con tutta la famiglia, e contemporaneamente giocare con tutti i videogiochi arcade del momento, una mossa geniale, visto l’enorme interesse verso il settore da parte del pubblico statunitense all’epoca. Il 1977 è uno degli anni chiave per l’industria videoludica, decisamente.

Nolan Bushnell, fondatore di Atari, ha deciso di creare nel 1977 Chuck E. Cheese, ancora oggi un marchio leggendario della ristorazione Made In U.S.A.

 

La storia della catena di ristorazione Chuck E. Cheese’s

Dopo aver fondato ATARI INC. cinque anni prima, dunque, dal 1972 al 1977 ecco che Nolan Bushnell si ritrova fuori dalla sua stessa creatura, che, nonostante questo, è andata sempre avanti, tra alti e bassi, diventando comunque un vero e proprio punto di riferimento del settore, come abbiamo detto nello speciale per i cinquanta anni della casa statunitense, che trovate in questa pagina. Con molti fondi personali a disposizione derivati dal successo di ATARI, vengono acquistati i locali di ristorazione Pizza Time, inglobati nella nuova società di ristorazione ed intrattenimento Chuck E. Cheese’s  Pizza Time Theatre, che ne mantiene il ricordo nel nome. La catena non offre in realtà solamente postazioni arcade, ma anche audiomatroni e robot da intrattenimento, altra grande passione di Nolan Bushnell, ed aree gioco composte da vasche con le palline e castelli gonfiabili dove poter giocare per i bambini in età prescolare, ancora troppo piccoli per i videogiochi. Oltre a questo vengono ideati alcuni personaggi per intrattenere il pubblico, sullo stile di quelli Disney all’interno dei parchi giochi Disneyland. Chuck E. Cheese è il più celebre, che diventa anche mascotte iconica della catena di ristorazione, ma ce ne sono molti altri, come Helen Henny, Munch The Monster,Jasper T Jowls e  Pasqually The Chef,  ancora presenti fino ad oggi, ed altri storici ormai andati in pensione, come Pizzacam, Dolli Dimples, Billy Bob, Crusty The Cat, King, e Munch Jr, ricordati con affetto dal pubblico statunitense. Lo spot televisivo con la sigla musicale della catena è rimasto per anni nella cultura statunitense.

La catena, ironia della sorte, subisce gli effetti della Grande Crisi Del Settore del 1983 ed il Videogame Crash causato, tra gli altri fattori, dal fallimento del gioco E.T. The Extra-Terrestrial e dall’allontanamento degli utenti americani dal settore, porta alla bancarotta della catena di ristorazione, che viene assorbita da una società concorrente, ovvero Showbiz Pizza Place, che era stata inaugurata il tre marzo del 1980 come imitazione dell’idea di Nolan Bushnell, proponendo personaggi propri come Rolfe The Wolfe, Dook The Dog, Mitzi Bear, Beach Bear, Fatz Monkey Banana Maniac, Billy Bob e Looney Bird. Inizialmente i due marchi vengono tenuti separati per tutti gli anni ottanta, ma ben presto il nome Chuck E. Cheese’s Pizza, più forte commercialmente, prevale ed unifica le due catene nel 1991. Da allora fino ad oggi la catena è diventato un punto di riferimento per tutto il pubblico degli Stati Uniti, ed un ricordo importante per chi ama il marchio ATARI ed in generale i videogiochi. Proprio uno di questi ha deciso di usare gli ambienti iconici del Chuck E. Cheese’s come setting per la propria serie, ovvero la divertente saga horror Five Nights at Freddy’s, ideata da Scott Cawthon nel 2014 per PC Windows. Di seguito potete vedere il primo leggendario spot televisivo della pizzeria Chuck E. Cheese’s passato in TV quarantacinque anni fa esatti.

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.