Durante il Gamerome 2018, andato in scena la scorsa settimana, abbiamo avuto modo di testare un titolo in sviluppo da cinque ragazzi, e studenti, che tra Treviso e Milano hanno dato vita ad un progetto nato in università e trasformatosi in realtà concreta da mostrare in giro. Loro si chiamano High Stone Games e il gioco è Virulent Addiction, shooter twin-sticks in due dimensioni che gli è valso il primo premio al New Game Designer 2018. Vittoria questa che gli ha portato un posto, e tanta visibilità, al Milan Games Week. Noi invece, al Gamerome, ci siamo fatti un paio di partite con Giorgio Borghetto, game designer e addetto alle pubbliche relazioni. Vediamo come è andata la prova.
Ribaltare la morale
Iniziamo con il dire che con il titolo è ancora in una forma acerba, un’alpha che dovrà avere ancora diversi accorgimenti. L’ossatura del titolo, però, la si capisce fin da subito, e il primo impatto visivo risulta gradevole. L’estetica dei virus protagonisti e dei globuli bianchi nemici funziona bene per il tipo di gioco che è Virulent Addiction. E quindi, cos’è il progetto di High Stone Games? Come detto prima, è uno shooter twin sticks in due dimensioni: il giocatore impersona dei virus che hanno il compito di infettare un corpo ospite e attaccare le cellule coinvolte nella risposta immunitaria. Per quanto, idealmente, far esplodere leucociti non è cosa buona e giusta, l’idea base dei ragazzi è quella di ribaltare la morale, giocare nei panni dei cattivi, non avere eroi che salvano principesse.
Il titolo trova la sua forma migliore nel multiplayer locale. Inizialmente il progetto era nato come gioco per dispositivi mobile, ma il porting su PC ha dato solo benefici, sia a livello qualitativo che di comodità. Con Borghetto, in due contro globuli bianchi e pilloline, abbiamo avuto qualche problemino ad andare avanti, in quanto, come ci è stato detto, la difficoltà era settata per una partita a quattro. Non siamo riusciti quindi a vedere fasi più avanzate e fare punteggi di cui vantarsi, però siamo entrati pienamente nello spirito di chi si vuol divertire con gli amici facendo una partita in tutto (più o meno) relax.
Ricombinazione dei virus!
Dei quattro teneri virus da scegliere (Nervoso, Digestivo, Respiratorio e Skeleto) non ci sono al momento differenze, se non estetiche, ma i ragazzi ci hanno detto che è loro intenzione mettere più avanti abilità particolari per differenziarli. Al momento infatti ognuno parte con la stessa pistola base, e può raccogliere armi migliori andando avanti. Sparsi qua e là per la mappa ci sono dei cuoricini che rigenerano parte della vita. Meccanica interessante è quella della ricombinazione dei virus: durante una partita, infatti, due giocatori potranno fondersi tra di loro diventando estremamente potenti; una vera minaccia per le povere cellule, in questo caso dobbiamo dirlo, nemiche. Nella modalità modalità un giocatore muoverà il virus e l’altro sparerà. A fine partita, un punteggio ci mostrerà chi è stato il più (e anche il meno) bravo.
Questi cinque studenti della Statale di Milano stanno dando vita ad un titolo divertente, immediato e pure tostarello. Un titolo che già ha ricevuto delle risposte positive, ma che ovviamente dovrà crescere in parallelo con l’esperienza del team. Il combinare lo studio con il sogno risulta difficile, ma questi ragazzi proveranno ad unire la loro passione con la perseveranza, per dare un paio di gambe e far camminare il loro Virulent Addiction.