Valorant Provato Closed Beta: scopriamo il nuovo FPS di Riot Games

Valorant

C’era una volta Riot, già celebre per LoL, League of Legends: un Moba ed Esport affermato che ha fatto del bilanciamento un’arte, e ha dato una ragione di vita a molti Coreani. Scherzi a parte, un giorno Riot ha pensato di volersi sedere proprio su quella poltrona laggiù, quella con la grossa B cucita sullo schienale. La B di Blizzard. Risale a fine marzo la notizia che la casa di sviluppo fosse concentrata, ormai da diverso tempo, su un gioco di carte ambientato nell’universo di LoL, chiamato Legends of Runeterra; e, fulcro di questo articolo, su uno sparatutto a eroi e abilità ultracompetitivo con evidenti mire da Esport: Valorant

Chi non abbia vissuto sotto a un sasso negli ultimi due anni sicuramente conoscerà Overwatch. E poi c’è chi, come me, avrebbe preferito averci vissuto davvero sotto un sasso, bello grosso per giunta; per non dover soffrire alla vista dello scempio che è stato fatto del competitivo di quello che è nato come l’Esport in grado di cambiare tutto. E che invece, alla fine, ha cambiato tutto di sé stesso inseguendo un sogno impossibile: essere competitivo… senza esserlo. Piacere a tutti in pratica, belli e brutti, con e senza “le mani”. Ma è qui che entra in gioco Riot e il suo sfrenato desiderio di accasarsi su quella sedia così comoda proprio vicino al caminetto. Riot che quel sogno lo ha capito impossibile da subito, e non ha perso tempo gingillandosi tra le sue spire. Che ha fatto le sue ricerche, i suoi studi su cosa significhi “essere competitivi”, ma competitivi davvero, non “per gioco”. Che ha ibridato, ma se glielo dite poi si offendono, il meglio di Overwatch con il meglio di CounterStrike Go (CSGO); uno sparatutto che più competitivo di così, si muore. 

Valorant Provato Closed Beta

Per questo, siccome parliamo di Esport, siccome Valorant è e sarà un Esport capace di far parlare di sé e spostare diversi aghi nei suoi pagliai, dal momento che (e poi arrivo al punto) abbiamo provato la closed Beta di Valorant, ci è venuta un’idea pazzesca. Cosa succede quando una forza inarrestabile incontra un oggetto inamovibile? Quando un giocatore di Overwatch immerso nelle sue skin colorate, nei suoi effetti speciali e svolazzi, nel roleplay del suo eroe preferito, ammantato di un competitivo “easy to learn hard to master”, si scontra con un giocatore di CSGO, le sue smoke bomb, i suoi spray pattern (no, non intendiamo gli spray estetici), e il suo approccio “hard to learn, super hard to master”?

Io sono Lorenzo, e sono un Ex (sigh) giocatore più che assiduo di Overwatch. Support Main per giunta, il peggio del peggio eh? Mentre Giulio, nascosto da qualche parte tra point A e B, è un giocatore di CSGO. E di LoL (nessuno è perfetto pare). E siamo qui per rispondere non con uno, ma con ben due articoli: una Parte 1 e Parte 2 di un unico grande Provato di Valorant. Parti pensate per essere molto diverse tra loro, nel tentativo di comunicare al meglio ogni sfaccettatura del prossimo Esport di Riot. Perciò sedetevi comodi, la partita sta per iniziare. Ma state lontani da quella famosa poltrona, per carità: lo scontro che la coinvolgerà sarà a dir poco… scottante!

Valorant Provato Closed Beta: la persona dietro al personaggio

Intendiamoci: quando mi definisco ex giocatore di Overwatch è perché dalla release della beta dello sparatutto Blizzard, fino a circa 3 mesi fa, non è passato giorno, probabilmente, senza che giocassi almeno una partita a Overwatch. Avevo tutto: una squadra fissa, allenamenti settimanali, facevamo persino qualche torneo ufficiale, quelli della Open Division Blizzard. Come fosse iniziata non lo ricordo nemmeno troppo bene, ma ho chiarissima l’immagine della prima cosa che vidi di Overwatch: un trailer “alla Blizzard” dove gli eroi più iconici si alternavano mostrandosi al massimo della loro forma, e che mi dà ancora la pelle d’oca al solo ripensarci. Uno in particolare, Mercy, mi colpì immediatamente. La sua personalità gentile, dovuta a un passato tragico e a un futuro incerto. La sua forza di volontà, il suo accento, le sue movenze delicate, e il suo ruolo: support healer puro, una luce nell’oscurità della sconfitta che poteva ribaltare la situazione con un click. Mi innamorai di lei, insomma, prima come “persona”, e solo dopo come “personaggio”. 

Valorant Provato Closed Beta

La differenza è notevole, e Riot pare averlo capito, inserendo in Valorant un sistema a eroi del tutto simile a quello di Overwatch. Non ci sono, quindi, solo Dps, Support e Specialisti sconosciuti e anonimi. C’è Omen, un guerriero capace di teletrasportarsi con un cappuccio e una voce cupa e sinistra; c’è Sage, una giovane con poteri paranormali in grado di riportare in vita un compagno caduto; c’è Brimstone, un soldato non proprio di primo pelo che sfrutta un lanciagranate come abilità secondarie, e via così. Come dicevo, “persone” con una storia alle spalle che si riflette nel loro aspetto esteriore, la loro Skin se preferite, e nella voce che li ha doppiati. Solo in ultimo, nelle loro abilità secondarie, ciò che li rende, quindi, personaggi giocabili. A dire il vero, a parte una qualità eccezionale nella caratterizzazione dell’estetica e del doppiaggio di ogni personaggio, si sa poco altro dei nove agenti di Valorant, lato lore per lo meno. Ma il modo in cui sono state trattate le abilità secondarie, tre per ciascuno più la ultimate, merita un discorso a parte più approfondito. 

Valorant Provato Closed Beta: questione di personalità

Confrontandomi con Giulio, che vi parlerà più approfonditamente dei risvolti tecnici delle abilità nella Parte 2 di questo Provato, l’impressione che abbiamo avuto è stata la stessa: le abilità dei personaggi di Valorant che abbiamo avuto modo di provare nella Beta sono, per la maggior parte, una rivisitazione graficamente più accattivante delle armi secondarie di CSGO. Tutta la struttura ludica e di gunplay in generale è, di fatto, un twist fantasy più pirotecnico di quello giocabile nello sparatutto Esportivo per eccellenza. Per capirci: se su CSGO siamo soldati senza nome, tutti identici e anonimi, armati di AK47, Smoke Bomb e Granate, vestiti di tutto punto in un giubbotto antiproiettile, in Valorant possiamo scegliere se essere Phoenix, Sova o Viper, se vogliamo giocare DPS, o magari Cypher o Sage se preferiamo il ruolo da support. Nomi, persone diverse, personalità distinte. In ogni round, come su CSGO, verremo dotati di valuta in game che ci consentirà di acquistare scudi leggeri o pesanti per difenderci, e un’arma fra la Sheriff, lo Stinger, o il Guardian, se abbiamo risparmiato qualcosa nel round prima. Che sono, a ben vederle e se non le avete dotate di skin, armi reali, ma di nuovo dotate di un nome più esotico di quello vero, più riconoscibile una volta appreso in game. Valorant si costruisce un universo a sè di nomenclature ed effetti grafici, unico e perciò distinguibile anche in mezzo ad una folla. Come Overwatch, direte voi. Sì, ma… anche meno.

Valorant Provato Closed Beta

Volutamente, è evidente, Valorant non esagera mai nella spettacolarizzazione di effetti grafici, esplosioni, giochi di luce. Rispetto a Overwatch ricerca un look accattivante, ma non ridondante, un equilibrio che non risulti esagerato nella transizione da CSGO, ma che consenta a giocatori più occasionali e ai futuri fan (perché mi sbilancio nel dire che ce ne saranno) di seguire le partite e capire al volo chi stia giocando cosa, in che ruolo, e come, cioè bene o male. Il grandissimo limite di accessibilità che CSGO ha sempre avuto, e che lo ha limitato a una cerchia, pur ampia, di appassionati, sta tutto nella mancanza di personalità. Che diventa riconoscibilità sia per chi gioca, e capisce subito a seconda del personaggio cosa aspettarsi da lui, sia per chi guarda giocare. Ed essere riconoscibili e distinguersi, nel mondo dei videogiochi come in quello reale, è tutto.

L’Esport non è per tutti

Sfruttando il sistema ad eroi, Riot sta quindi mandando messaggi distinti ai professionisti e ai semplici fan del personaggio o “del bel gioco”. Se ti piacciono i personaggi, vederli in azione al massimo del potenziale, ma non sei intenzionato ad allenarti, a diventare un Esportivo, se ogni round comincia con una X rossa sul tuo personaggio, giocare a Valorant non fa per te. Ma ehi, perché non segui quel torneo? Perché non guardi su Twitch quello streamer che stompa avversario su avversario con 5 headshot di fila? Di sicuro, ti divertirai molto di più che a perdere partite non facendo nulla di utile. Di più, che guardando una grigia partita di CSGO. Capirai cosa succede più facilmente che seguendo un match di Overwatch, complice il ridotto numero di giocatori (5 VS 5), le mappe più piccole e chiare e un’art direction pulita, semplice. Se invece sei un pro player, se hai voglia di diventarlo, in Valorant avrai a tua disposizione tutto il tecnicismo di CSGO, ma confezionato in una carta regalo più colorata, scoppiettante e varia

Se sei un giocatore di Overwatch, infine, sei a un bivio. Pillola blu, come la tempesta di Blizzard. E domattina ti sveglierai, non ricordando nulla di quanto hai visto. Tutto resterà come prima, e ti divertirai a scoprire come Jeff Kaplan sbilancerà un altro po’ il tuo personaggio preferito. Pillola rossa, come il pugno di Riot, come la V di Valorant. Scoprirai quanto è impegnativo giocare ad un vero FPS competitivo, e quanto Overwatch, anche se scenografico e curato graficamente ben più di Valorant, non lo sia mai stato. E forse nemmeno voglia esserlo davvero.

Valorant Provato Closed Beta

Lo dicevo in apertura: Blizzard ha un sogno, creare lo sparatutto Esport perfetto per i professionisti, ma anche divertente da giocare anche per chi professionista non lo sarà mai. Che significa scaldare l’acqua, per prepararsi un tè freddo. Necessità opposte, che in Overwatch sono divenute inconciliabili, mentre gli sviluppatori si accorgevano che ciò che veniva bilanciato per i professionisti diventava sbilanciato per i neofiti, e viceversa. Valorant e Riot, invece, sanno bene che l’Esport non è per tutti. Che puoi giocare a calcetto con gli amici una volta a settimana, ma non sarai mai chiamato a giocare in nazionale. Perché lo sport è lo stesso, ma richiede motivazioni diverse, e segue, in un certo senso, regole diverse. 

Dove stai sparando?

Sarà l’articolo di Giulio Di Gravio, la “Parte 2”, a concentrarsi sugli aspetti tecnici e le implicazioni del gameplay.  Ma posso dirvi che, alla prima accensione della Closed Beta di  Valorant, da Overwatch Player non centravo un colpo. Tentavo di tutto, flickshot con fucili da cecchino con e senza mirino, pistole, mitragliatori, ma quasi sempre, già nella schermata tutorial, andavo a vuoto. Possibile, mi chiedevo, che ci sia qualcosa di sbagliato nel gioco? O sono forse io che non mi ricordo più come si fa? Allora ho riacceso Overwatch e, come per magia, centri perfetti. Headshot precisi che atterravano avversari, tutto nella norma. 

Poi ho capito, e mi sono ricordato delle mie due partite su CSGO con degli amici abitudinari del gioco. Termini come Spray Pattern e compensazione del rinculo sono rimbalzati nella mia mente tutti insieme, come un headshot. Perché no, a differenza dell’average FPS, che può benissimo essere anche Call of Duty o Battlefield eh, in Valorant, come in CSGO, per colpire dovete saper sparare. Non mirare.

Dovete studiare nell’efficacissima sezione di allenamento come ogni arma abbia solo il primissimo proiettile direzionato esattamente dove state mirando, mentre tutti gli altri seguono un “disegno”, un pattern (spray pattern) diverso da arma ad arma. Come una pennellata: immaginate di avere un pennello che, una volta appoggiato sulla tela disegna da solo all’interno di un cerchio immaginario le forme che vuole. Forme che, però, si ripetono, e che potete studiare per fare poi quello che volete, prevedendo le forme che il pennello ha deciso a monte per voi. Sembra complicato, e in effetti lo è. Ma il mirino, che potete e dovete personalizzare in tutto e per tutto, è il vostro alleato nella comprensione dello spray pattern. Solo che ci vuole impegno e studio, allenamento, per ricordarli tutti!

Sono ben lontano dall’affermare (forse per via di una punta di orgoglio da giocatore di OW residua in me) che in Overwatch, per non dire Call of Duty, per non dire Battlefield, per non dire Splatoon o Fortnite, toh, non serva abilità, e che solo i giocatori di CSGO, Giulio, o i futuri player di Valorant, sempre Giulio a quanto pare, siano forti, skillati, e con le mani d’oro assicurate per 1 milione di euro l’una. Ma a differenza di Overwatch, Valorant ha le idee chiare, una missione precisa, un target definito. Sa quel che richiede ai giocatori, e i giocatori lo capiscono al volo una volta messi di fronte alla prima sparatoria. Non viene dato loro un pallone da calcio, dicendo che possono colpirlo anche con la mano sinistra, ma solo se la mano destra è legata alla schiena, e che devono tirare a canestro con i piedi, e a porta con le mani. Valorant ti colpisce in pieno con la sua tecnicità estrema, la sua precisione nel level design delle mappe, per dirne una; prive di elementi distruttibili, fronzoli distrattori. Valorant, per quanto abbiamo provato nella Closed Beta, non è affatto il figlio di Overwatch e CSGO. Al massimo, il figlio di CSGO tirato su da Overwatch come fosse suo, mentre CSGO era occupato in missione. 

Il futuro di Valorant e dell’Esport

Riot avrà quella poltrona, costi quel che costi. Si siederà compita mentre tutti la osservano vittoriosa, realizzatrice della prossima big hit degli sparatutto competitivi: Valorant. Un videogioco che non vuole essere giocabile da tutti, ma fruibile da tutti. E c’è tutta la differenza del mondo. Alla luce di quanto ho scritto, capite bene che un confronto fra Valorant e Overwatch comincia e si esaurisce nel descrivere l’art direction più ricercata di Valorant rispetto agli sparatutto considerati tecnici ed Esportivi, un sistema a eroi e abilità che maschera, ma non snatura, la struttura ludica tipica di CSGO; dove non ci sono cortine di fumo ma muri di fiamme, dove non avrai radar rivelatori ma frecce traccianti che puoi far rimbalzare sui muri per scoutare (individuare) gli avversari dietro gli angoli; e dove non importa solo chi spara prima, ma chi spara meglio. 

Che direzione prenderà Valorant dalla release in poi? Lecito sarebbe aspettarsi più eroi, più skin, qualche contenuto multimediale che approfondisca le lore dei personaggi quel tanto che basta per far dire ai giocatori di Overwatch, e a quelli di Overwatch 2 “ok, impariamo a giocare”, o anche solo “andiamo a vedere questo streamer di Valorant”. Il che sarebbe comunque una grande vittoria. Nell’equazione sarà da considerare cosa farà Blizzard in risposta a Riot, e quindi cosa farà Riot in ri-risposta a Blizzard. Di sicuro, c’è che fra i due litiganti il terzo gode: “Ama i tuoi concorrenti. Sono gli unici che ti rendono tanto bravo quanto puoi esserlo.” dice Harvey B. Mackay. Dovrebbe essere un famoso uomo d’affari americano, non saprei: ho cercato su Google “citazioni sulla concorrenza” e questa mi è parsa calzante. Ma comunque: che siate giocatori di Overwatch o di CSGO, che vogliate o meno passare a Valorant, incuriositi dal mio articolo o da quello di Giulio, avete, abbiamo, di fronte un luminoso futuro. Un futuro più Esportivo. 

Non dimenticate che domani potrete leggere l’articolo: Valorant Provato Closed Beta: analisi tecnica. Per scoprire, direttamente dalla testa di un giocatore di CSGO, ogni minimo tecnicismo e possibilità offerta a chi deciderà di addentrarsi con più professionalità in Valorant!

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.