Che il post-apocalittico sia una delle dimensioni narrative e figurative preferita dalle software house è ormai acclarata realtà. La serie di Fallout ha dimostrato come, per creare una lore non troppo scontata e sfilacciata si possa proporre un passato alternativo con i cui ricordi supportare il “non-scritto” tipico degli RPG vasti e pieni di azioni possibili, almeno sulla carta. Se poi vogliamo proprio dirla tutta l’immagine del futuro presente negli anni ’70 è sicuramente migliore dell’idea che possiamo avere oggi con i viaggi spaziali fermi e la robotica che arranca per trovare fondi. Encased, realizzato dai russi Dask Crystal Games, si presenta o meglio viene presentato come un RPG strategico a turni, in realtà, un po’ a causa degli scontri sbilanciatissimi un po’ grazie alla modalità stealth che vi permetterà di abbrancare quasi tutti gli oggetti utili del gioco passerete intere aree senza sparare un colpo, in quanto alla strategia all’interno degli scontri è veramente di basso livello.
Encased: più che cosmopolita pansovietico
L’idea narrativa di Encased di per sé non è affatto male, sul nostro caro pianeta natale è comparsa un “Dome” ovvero un’enorme cupola sotto la quale esiste un vero e proprio mondo sconosciuto in cui le potenze della terra si sono tuffate per trovare nuove risorse e le potentissime e misteriose reliquie. Il cosmopolitismo promesso è davvero presente nel gioco dove troviamo personaggi con nomi Armeni, Pakistani o Malesi, peccato che non vada oltre questo e perfino i ritratti siano più o meno casuali per non parlare dei dialoghi dove Cinesi e Tedeschi hanno lo stesso identico approccio.
Encased inizia in una sorta di area accoglienza che metterà subito in chiaro alcuni punti, il primo è un discreto caos grafico che molte volte vi farà perdere la bussola e la mappa non potrà aiutarvi per nulla in quanto già completa la prima volta che la aprite. Questo impedisce una serena esplorazione, vi sembrerà sempre di aver lasciato qualcosa indietro, niente di importante per carità, perché se vi manca una chiave, una tessera magnetica oppure ogni altro lasciapassare è molto probabile che il gioco non vi faccia proseguire alla faccia della tanto attesa libertà guadagnata sul terreno degli RPG proprio dal Fallout che abbiamo già citato. In realtà un po’ di libertà potrete averla davvero ma solo dopo aver giocato un bel po’ ed avere sbloccato diverse location sulla mappa generale ma anche qui molte non saranno accessibili direttamente poiché bloccate con un pretesto od un altro il che, sebbene ci preservi dal perdere una quantità di tempo inimmaginabile nelle side quest, molte delle quali ridicole, è alquanto frustrante. Sempre navigando sulla mappa ci potrebbe capitare di incontrare degli imprevisti che a volte sono dei dungeon (molto standard in verità) ma che altre sono delle immagini con dialoghi che rappresentano personaggi, oggetti da raccogliere o altre situazioni, una feature talmente brutta che sarebbe stato meglio evitare di metterla anche perché come ciliegina sulla torta in questi eventi si può anche morire e l’autosave non è settato per funzionare in uscita dalle location.

Non un capolavoro, però…
Eppure lo sforzo di riempire all’inverosimile questo Encased con evidente insufficienza di mezzi è profuso anche oltre l’accettabile, nei momenti migliori mi ha ricordato Arcanum che però è uscito 20 anni fa ed ha le stesse identiche meccaniche se non qualcosa in più e bisogna essere gentili per dire qualcosa. Un titolo che insomma va preso per quel che è, ovvero un esplorativo con qualche enigma da risolvere in base alle caratteristiche del personaggio, quando è possibile, perché alcune senza un determinato livello di forza o di abilità tecnologiche non possono essere portate a compimento. Il consiglio è di non accanirsi troppo a trovare una soluzione alternativa che spesso non esiste ma di avanzare di livello entrando in profondità nel gioco anche perché i punti esperienza che danno determinate quest possono essere tranquillamente recuperati cucinando o medicandoci.
Un vero parallelo con Fallout 2 c’è nel recupero dei membri aggiuntivi del party, veramente rari ma estremamente utili, abbattono notevolmente la difficoltà dei combattimenti dove i nemici sono praticamente sempre soverchianti di numero e dove le armi più potenti si scaricano dopo un paio di colpi. Anche in Encased il rapporto con i nostri alleati sarà regolato da una barra di gradimento che salirà o scenderà secondo le nostre azioni, chi è più portato alla giustizia sarà disgustato vedendoci rubare mentre invece il criminale di mestiere ne sarà soddisfatto. Le armi e gli indumenti recuperabili disegnano una natura “raw” del gioco per cui le risorse per farne gli upgrade sono poche e rare, poco male visto che, tranne che con gli umani, gli scontri è molto meglio evitarli cosa che per altro si riesce a fare facilmente dopo aver ottenuto il peark “Ghost” che aggiunge tre secondi per muoversi nell’area rossa della visuale del nemico prima di essere identificati.
Piattaforme: PS4, Xbox One, Nintendo switch, PC
Sviluppatore: Dark Crystal Games
Publisher: Prime Matter, Black Tower Entertainment, Koch Media
In conclusione non siamo davanti a qualcosa che riscrivere il genere e nemmeno davanti all’inflazionatissimo “piccola perla” (che però si riferisce quasi sempre a titoli trascurabili oppure sponsorizzati dal mainstream). Se si è appassionati di RPG sicuramente si troverà qualcosa di interessante in questo titolo anche se la sensazione di essere davanti ad una versione del Todis di Fallout 2 incrociato con alcune features di Fallout 4 non passa davvero mai. I dialoghi sono, eccetto qualche gustosa eccezione, banali e poco approfonditi, la traduzione inglese, per altro è amatoriale in più punti, una versione italiana convincerebbe gli amanti sfegatati del genere a passare almeno un po’ di tempo su questo titolo che alla fine è anche una discreto tentativo di fare un “gioco di genere” che però non decolla nemmeno dopo quaranta ore di gioco sprofondando nel citazionismo, nel “visto e rivisto” e nell’inutile gigantismo delle mappe da cui i piccoli sviluppatori sembrano proprio non voler uscire.