Tecnicamente parlando, Grand Theft Auto 6 non è mai stato ufficialmente messo in mostra né dagli sviluppatori di Rockstar Games, né dalla loro azienda madre, Take-Two Interactive, tuttavia una serie di sfortunati eventi ha permesso per vie traverse al mondo di assistere a una preview illegittima che ha scandagliato i dietro le quinte del portentoso work in progress. Volente o nolente, una simile fuga di informazioni ha fornito al pubblico dei gamer una mole di dati con cui iniziare a definire i contorni di una figura videoludica in divenire, cosa che a sua volta ha concesso massimo sfogo a una mole incalcolabile di speculazioni e speranze.
In questo articolo cercheremo di definire le nostre personali previsioni su Grand Theft Auto 6, parleremo del genere di evoluzioni inattese che vorremmo vedere introdotte, ma anche dei dettagli che speriamo gli sviluppatori possano decidere di lasciar cadere nel vuoto. Prima di iniziare a esporre le nostre idee, è comunque importante avanzare una premessa etico-contenutistica.
Le leak di Grand Theft Auto 6
Il tema di quanto sia opportuno esplorare dei leak illegali è sempre motivo di aperta diatriba. In alcuni casi riteniamo che il trattare le indiscrezioni sia assolutamente doveroso – soprattutto quando espongono atteggiamenti predatori da parte degli editori o malcostumi di varia natura che si celano nei torbidi organigrammi aziendali –, tuttavia in altre situazioni il contesto è decisamente più ambiguo e sfumato. Per quanto riguarda Grand Theft Auto 6, non possiamo condonare o supportare un atto che ha materialmente messo in difficoltà le persone che lavorano al progetto, una manovra che è decisamente più vicina al sabotaggio che a una critica sociale, tuttavia non possiamo neppure far finta che i dettagli trapelati non siano ormai parte dell’informazione pubblica. Le nostre aspettative sono condizionate da quanto ormai sappiamo, quindi se preferite affrontare il ciclo di vita del titolo seguendo i ritmi dettati da Rockstar Games vi consigliamo di smettere di leggere, poiché le prossime righe potrebbero contenere spoiler. Detto questo, cominciamo.
Una coppia di ladri con molte possibilità
Esiste una combinazione di parole che riecheggia sul Web da che si è verificata la sostanziale fuga d’informazioni: “Bonny e Clyde”. Per chi non fosse avvezzo alla storia di Bonnie Parker e Clyde Barrow o non conoscesse il film Gangster Story che ha calcificato la loro storia nell’immaginario globale, basti sapere che la coppia di amanti ha fatto la storia del crimine statunitense degli anni Trenta. Come capita ancora oggi, la stampa sensazionalista ha decorato la loro figura riportando narrazioni iperboliche delle loro gesta, con il risultato che la coppia ha trasceso la propria mortalità per diventare il simbolo per eccellenza del criminale romantico che si oppone a un sistema decadente e corrotto (bisogna ricordare infatti che i due sono entrati in azione nel periodo immediatamente successivo alla Grande Depressione, quando la sfiducia nei confronti del sistema finanziario e istituzionale degli USA era ai massimi livelli).
Nel caso di Rockstar, i “Bonny e Clyde” della situazione sono Lucia e Jason, una coppia composta da una donna latina e un uomo caucasico, due rapinatori di diner che compiono atti illegali di varia natura. Nonostante il riferimento dichiarato, è facile intuire che i due non si limiteranno ad attingere alla storia della delinquenza a stelle e strisce, ma che i loro profili saranno tratteggiati anche tenendo conto a tutta una serie di influenze pop che da lì hanno origine, primi tra tutti i Mickey e Mallory di Assassini Nati e gli “Zucchino” e “Coniglietta” visti di sfuggita in Pulp Fiction. Ambo i film appena citati sono nati con la diretta influenza di Quentin Tarantino, personaggio la cui cifra autoriale ben si presterebbe al mondo gangster di Grand Theft Auto 6 e il cui stile certamente calza con le nostre previsioni sul futuro del brand.
Bentornati a Vice City
Una delle notizie che hanno acceso la community di fan è quella che vede questo dinamico duo infestare con i propri crimini le strade di Vice City, città che scimmiotta apertamente la metropoli di Miami e che è stata troppo brevemente esplorata dall’omonimo capitolo della saga. Il clima di Vice City è unico, estremamente diverso dalle atmosfere della Los Santos visto in Grand Theft Auto 5, ma anche di quelle della Liberty City esplorata l’ultima volta in Grand Theft Auto 4. Le strade di Vice City sono fatte di cocktail tropicali con l’ombrellino, sgargianti camicie hawaiane, locali al neon e decadenza di ogni forma e fattura. Se la Vice City del passato faceva riferimento a un mondo anni ’80, era chiaramente ispirata dal lungometraggio Scarface, quella in divenire sarà però vicina alla contemporaneità, quindi c’è da aspettarsi una realtà digitale maggiormente frastagliata, in cui le opulente feste in yatch saranno affiancate da locali chiusi a causa della povertà e dell’inflazione.
Da quello che si evince dalle leak, la mappa di gioco dovrebbe estendersi ben oltre al centro urbano. Anzi, Grand Theft Auto 6 promette di essere il titolo geograficamente più esteso mai toccato da Rockstar Games, offrendo agli utenti una mappa esplorabile grande due volte e mezzo quella messa a disposizione dal suo già titanico predecessore. In pratica, il gioco dovrebbe ricreare in piccolo l’intera area floridense che circonda Miami, comprendendo al suo interno le paludi Everglade – qui chiamate Grassriver – e, verosimilmente, i celeberrimi parchi di divertimento brandizzati. Nello specifico, la presenza di una non meglio definita area chiamata “Fairyland” ci lascia intendere la possibilità che sia introdotta una parodia abbastanza trasparente di Disneyworld.
Sempre tenendo in considerazione le indiscrezioni, non possiamo evitare di notare che alcuni personaggi discutano della morte di Jay Norris, dirigente dell’azienda fittizia Life Invader che è stato eliminato in occasione delle vicende di Grand Theft Auto 5. Questo scambio di battute ci conferma che Grand Theft Auto 6 segua l’esempio del suo immediato predecessore, assestandosi in coda all’arco cronologico del “soft reboot” avviato con il quarto capitolo della saga. Questa posizione di vantaggio ci permette di confidare che, come capitato in occasioni passate, i vecchi protagonisti del brand facciano in un modo o nell’altra delle comparsate strategiche nella nuova avventura o che, perlomeno, il loro operato possa riverberare in maniera evidente e incisiva. Inutile sottolineare che saremmo ben felici di rivedere Trevor Philips, soprattutto qualora gli sviluppatori ci permetteranno di esplorare i suoi traumi d’abbandono seminando terrore tra i visitatori di un luna park che si fregia di una mascotte a forma di topo.
Un grande erede di Red Dead Redemption
I vari Grand Theft Auto sono stati in grado di raccontare storie ben definite e cinematografiche, tuttavia proprio questa necessità registica ha limitato non poco le possibilità d’interazione narrativa a disposizione dei giocatori. Un simile approccio su binari è stato scalfito parzialmente da Grand Theft Auto 5, ma ancor più da Red Dead Redemption 2, titolo western in cui Rockstar ha integrato molteplici opzioni di dialogo utili a rendere più personale l’esperienza videoludica.
Tutto indica che questa strategia delle scelte multiple possa dunque essere riproposta anche da Grand Theft Auto 6, tuttavia l’ombra di Red Dead Redemption 2 potrebbe estendersi ben oltre a questo unico stratagemma, finendo con il toccare molti elementi del gameplay. La build del gioco attualmente in via di sviluppo può subire ancora variazioni profonde, tuttavia i leak mostrano una ruota delle armi che è per portata e dimensioni molto più simile al titolo western che ai vari Grand Theft Auto, inoltre va dunque segnalata la possibilità di ammanettare le persone, trasportare in spalla corpi, pescare, nonché la meccanica per cui il protagonista maschile si vede crescere la barba con il passaggio del tempo, tutti elementi direttamente carpiti dal titolo Ottocentesco.
Un mondo vecchio, ma con opportunità nuove
Rockstar Games ha ormai ben definito la formula essenziale a cui vuole far aderire i suoi Grand Theft Auto, quindi non ci aspettiamo che questa sesta iterazione possa improvvisamente puntare su di una variazione tonale stravolgente. A fare la differenza saranno piuttosto tutta una serie di piccoli miglioramenti, minuscole e meticolose attenzioni che andranno ad addensare l’immersività delle vicende narrate. Red Dead Redemption 2 era diventato celebre per aver incluso nella sua programmazione il fatto che i testicoli dei cavalli si restringessero se sottoposti a un clima freddo, da Grand Theft Auto 6 ci attendiamo una cura tanto dedicata, se non addirittura maniacale.
Si vocifera che Rockstar stia lavorando a un miglioramento generale delle intelligenze artificiali, cosa che sarebbe sicuramente gradita, ma anche a una fisica migliorata dei vestiti che sia in grado di tenere in considerazione gli strati di indumenti che si sovrappongono gli uni sugli altri. In fase di test ci sarebbe anche una componente “ruolistica” per cui sono stati integrati dei valori di cibo, sudore, stanchezza e sete, tratti che potrebbero rappresentare una nota di colore, purché non sfocino in una perversione degna del genere survival. Non vorremmo mai che, in occasione di una sparatoria, uno dei protagonisti decida di non usare le proprie armi perché troppo occupato a mangiare un hamburger. Così, giusto per dire. Non stiamo assolutamente accusando Big Smoke di Grand Theft Auto: San Andreas. No, non ce la siamo legata al dito.
Come nota di colore possiamo aggiungere dunque che, a differenza della Vice City dei giochi passati, quella futura dovrebbe arricchirsi del celebre Metromover, il sistema di trasporto pubblico via monorotaia presente effettivamente nella città di Miami. Per quanto riguarda i mezzi privati, non possiamo che riporre le nostre speranze in un’illazione che ultimamente si sta diffondendo a macchia d’olio, ovvero che in Grand Theft Auto 6 Rockstar Games voglia puntare ulteriormente sulla “customizzazione” delle autovetture. Considerando che a partire dall’anno Duemila lo studio ha dedicato dieci anni della sua carriera alla saga di corse clandestine Midnight Club, le possibilità sono pressoché infinite.
Le nostre speranze per Grand Theft Auto 6
I leak che sono defluite sull’ampia baia del world wide web hanno esposto tutta una serie di clip e immagini che hanno stimolato l’appetito dei fan, tuttavia è evidente che questi contenuti facciano parte di un qualcosa che è ancora in cantiere, per quanto promettente. Abbiamo per ora a che fare con un’idea del prodotto che è assolutamente parziale e illegittima, quindi non ci sorprenderebbe scoprire che molti degli elementi al momento in fase di test finiranno con l’essere abbandonati strada facendo. Tra i dettagli che più ci preoccupano c’è sicuramente la già citata possibile introduzione di una componente GDR che potrebbe alterare il ritmo ludico dei singoli utenti. Dinamiche di questo tipo erano già state proposte in occasione di Grand Theft Auto: San Andreas, titolo in cui era letteralmente necessario compiere esercizio fisico e nutrirsi in maniera equilibrata per garantire le massime prestazioni dell’avatar controllato. Una simile impostazione non aveva aggiunto molto all’esperienza di gioco, anzi si è avvicinata all’essere moderatamente frustrante, quindi una sua riscoperta dovrebbe tener testa a tutte le criticità che quel primo atto esplorativo ha rivelato.
Rimanendo sui richiami al passato, ma muovendoci nella sfera delle speranze improbabili, non possiamo che ripensare alle possibilità offerte dai titoli precedenti alla popolarizzazione del brand. Nello specifico ci torna alla mente Grand Theft Auto 2, episodio che concedeva molto peso a una meccanica di “lealtà” in perenne evoluzione che veniva sfruttata per alterare le missioni e i comportamenti delle varie gang, cucendo gli equilibri politici della città addosso alle scelte del gamer di turno. Tenendo conto di quanto sia ormai cinematografica la saga, ci viene difficile credere che una simile versatilità si replicabile, tuttavia si può ancora sperare nella possibilità di incappare in bivi determinati dalle scelte di gioco, cosa che peraltro andrebbe ad aumentare considerevolmente la rigiocabilità dell’avventura principale.
Viste simili premesse, è ancora più improbabile che Rockstar Games riesca a imbastire una modalità co-op in cui due giocatori possono vestire i panni della coppia protagonista per vivere un’avventura in stile It Takes Two, ma in salsa psicotico-criminale. Un titolo integralmente cooperativo sembra fuori questione: non solo sarebbe faticoso da sviluppare, ma se ben integrato potrebbe persino distogliere l’attenzione del pubblico da orizzonti che invece interessano non poco al distributore. Gli sviluppatori e Take-Two Interactive hanno infatti ottenuto attraverso GTA Online un gigantesco profitto finanziario, quindi è quasi certo che Rockstar Games cercherà di replicare la formula così come ha peraltro già cercato di fare – fallendo – anche con Red Dead Online.
Quale che sia il destino del titolo, siamo certi che con le dovute attenzioni e con gli opportuni tempi di sviluppo il futuro episodio di Grand Theft Auto saprà regalarci sorprese più che positive. Difficile negare che Rockstar Games si sia fatta prendere troppo dall’avidità quando ha messo in commercio il deludentissimo e difettato Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition e che la monetizzazione di GTA Online abbia acuito le divergenze dei gamer in favore delle cosiddette “whales”. Queste défaillance dettate dall’avidità rappresentano importanti campanelli d’allarme, tuttavia confidiamo che le molte lamentele sollevatesi da parte del pubblico siano servite da monito nei confronti di eventuali nuovi passi falsi. L’intera credibilità dello studio si regge ora sulla riuscita di Grand Theft Auto 6 ed è difficile credere che gli sviluppatori siano pronti a rischiare di perdere la fiducia dei fan pur di tentare di salassarne le carte di credito.