Weakless Recensione

Weakless

La scena indie è solita ospitare esperienze videoludiche che mettono in primo piano valori differenti dal classico intrattenimento, con lo scopo di proporre tematiche più ricercate; un vero e proprio viaggio col pad tra le mani. Questo non vuol dire che le produzioni tripla A non possano offrire qualcosa di simile, ma di certo non lo fanno all’ordine del giorno. In fondo non tutti possono permettersi di investire fior di milioni per la realizzazione di un gioco di nicchia o comunque non adatto a quella massa che tanto cerca un intrattenimento più veloce ed immediato. Per questo motivo lavori interessanti come Weakless trovano terreno fertile nel panorama indipendente; un palcoscenico dove tutti sperimentano e propongono la propria visione di videogioco, la quale non necessariamente deve rispettare dei trend ben specifici o percorrere sentieri già battuti. Cubeish Games ci regala quindi un’avventura peculiare in cui vestiremo i panni di due bizzarri personaggi, ovvero dei weaveling (creature in legno). Niente di strano, specie se cresciuti con il retrogaming, perciò ad aggiungere un pizzico di brio ci pensa la loro condizione sensoriale ridotta. Andiamo a vedere nel dettaglio Weakless, pubblicato da Punk Notion e già disponile su Xbox One; in arrivo nel corso di quest’anno su Steam.

Weakless

Sarò i tuoi occhi, tu il mio udito

Il mondo dei weaveling è in rovina, sarà dunque compito di Blind e Deaf partire per un viaggio con lo scopo di salvarlo. I nomi non sono scelti a caso, rappresentano infatti anche le capacità sensoriali limitate dei nostri due protagonisti. Blind è cieco ed avrà una visione molto ridotta del mondo di gioco che noi giocatori visualizzeremo in bianco e nero. Deaf non udirà invece suoni e musiche, ma in compenso ci dà modo di intravedere l’ambiente circostante nelle sue reali fattezze e colori, in tutto il suo splendore. La differenza tra i due crea così il vero cuore pulsante di Weakless. Il titolo basa la sua esperienza sulla collaborazione tra le due creature in legno che dovranno aiutarsi a vicenda per superare gli ostacoli e le difficoltà che si protrarranno durante il loro cammino. Blind e Deaf non differiscono solo nella riproduzione audiovisiva dell’opera, bensì anche nelle capacità fisiche e artistiche. Blind è il più grande dei due e può quindi spostare dei blocchi per liberare dei passaggi o sfruttarli per raggiungere ulteriori piattaforme. Quest’ultimo si diletta poi nel suonare gli svariati strumenti in cui potrà imbattersi nel corso dell’avventura. Deaf, essendo invece più piccolo e agile, potrà arrampicarsi su sporgenze specifiche ed utilizzare la sfera sulla sua testa per aprire dei particolari fiori. Egli, differentemente da Blind, sfrutta la sua capacità visiva, disegnando gli scenari evocativi che ammirerà durante il viaggio (e che verranno appuntati in una sorta di diario nel menu). Dal punto di vista tecnico Weakless non è per niente malvagio, peccato che l’esperienza venga di tanto in tanto minata da alcuni cali di frame rate e da qualche bug sporadico, ma nulla che non si possa risolvere con delle patch correttive. Il titolo si fa poi forte di una direzione artistica piacevole e talvolta evocativa, rendendo il viaggio dei due weaveling una gioia visiva. Notevole è anche il cambio di prospettiva nel passare da un personaggio all’altro; abbiamo trovato originale ed azzeccato il modo in cui è stata riproposta ludicamente la cecità di Blind, ma non da meno la sordità di Deaf, sebbene con qualche intoppo sonoro: giusto ovattare e limitare i suoni, ma alcune volte i rumori risultano più disturbanti del solito (niente che comprometta l’immersione, sia chiaro). Dove gli sviluppatori potevano osare un pochino di più è sulla colonna sonora. Le musiche ben si sposano con l’atmosfera ricreata da Weakless, ma si ha quasi come la sensazione che manchi qualcosa. Simpatica risulta invece la scelta di limitare anche i brani di sottofondo quando si impersona Deaf, sebbene alcuni sound disturbanti provengano spesso proprio da questo.

Weakless

La piccola nota dolente di Weakless sovviene proprio dal suo gameplay, o meglio dall’offerta ludica che propone. Il concept alla base dell’esperienza è decisamente solido, capace di catturare sin da subito l’interesse del videogiocatore che si imbatte in questo breve, ma intenso, viaggio (forse un po’ meno intenso del potenziale espresso). La “scarsa” durata in sé per sé non è infatti un reale problema; sosteniamo infatti che sia necessario veicolare un messaggio ed offrire un’esperienza di gioco nei modi e nelle tempistiche più opportune ai fini della fruizione. Inutile realizzare un prodotto eccessivamente lungo, né tantomeno chiudere il sipario quando poteva esserci ancora molto da raccontare. Tutto questo in Weakless non succede, per cui quello che lascia un po’ di amaro in bocca è la mancanza di una reale progressione della sfida. Il titolo punta tutto sul puzzle solving con qualche arrampicata comunque scriptata e purtroppo non va mai oltre, proponendo spesso e volentieri soluzioni troppo semplici e poco accattivanti. L’immersione rimane sempre validissima, ma i rompicapi devono anche essere capaci di creare stimoli durante la risoluzione: che sia con trovate semplici intrise di originalità ed estro creativo o con una difficoltà crescente e sempre più tonificante poco importa. Ciò che conta è dunque l’appagamento globale, elemento imprescindibile che manca in Weakless, se non per alcuni guizzi sporadici che dimostrano ancor di più il potenziale inespresso dell’opera. Il gioco si risolve sempre con soluzioni un po’ troppo scontate o comunque senza alcuna spruzzata di genialità. The Legend of Zelda potrebbe infatti insegnare: la serie Nintendo non ha mai avuto puzzle complessi e dannatamente articolati o cervellotici (a quello ci pensa Alundra), tuttavia è la genialità (quasi sempre) impressa ed espressa che li rende memorabili, risultando così più che piacevoli durante la loro risoluzione. Ed è proprio questo aspetto a mancare in Weakless, non tanto una curva di difficoltà crescente mano a mano che si prosegue nell’avventura (e che sarebbe stata quantomeno gradita, in questo caso specifico). Non fosse per i cambi di prospettiva, l’immersione del viaggio e alcune trovate poetiche, Weakless avrebbe di sicuro avuto un voto più basso di quello che troverete alla fine di questa recensione. Il team di sviluppo è riuscito comunque a rendere l’avventura pur sempre piacevole da vivere nel complesso, lasciando dentro belle sensazioni scaturite dai due weaveling e le loro capacità sensoriali ridotte; e questo è di sicuro un pregio. Non è purtroppo previsto il multiplayer cooperativo, il quale avrebbe potuto offrire all’esperienza un qualcosina in più, sebbene non imputabile come un difetto o una mancanza condannabile, bensì più una scelta mirata a favore molto probabilmente di un’esperienza single player concentrata sull’immersione del cambio di prospettiva tra cecità e sordità.

Weakless è innanzitutto un viaggio, un’avventura peculiare caratterizzata dalle difficoltà sensoriali dei due protagonisti, Blind e Deaf. Un titolo che sa essere evocativo in più circostanze, ma che purtroppo brilla meno nella sua componente ludica. Il concept alla base è solido e funzionale, soprattutto per i cambi di prospettiva, ma a parte per qualche raro guizzo non offre mai rompicapi e situazioni di gioco realmente stimolanti. Nel complesso rimane pur sempre un’esperienza interessante che ci ricorda come anche attraverso il videogioco possano essere affrontate tematiche di una certa importanza, offrendo una visione più ampia di alcune delle difficoltà di tutti i giorni tramite il bel mezzo che è l’interazione.

Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni, Ismaele scrive per il settore dal 2010 e da allora non si è più fermato. Nutre amore profondo per Nintendo ed i suoi brand, in particolare per quello di The Legend of Zelda. Col tempo, però, ha conosciuto e scoperto tante nuove produzioni, sia odierne che del passato, affinando i suoi gusti e la sua cultura videoludica. Nel tempo perso, ambisce a diventare un game designer ed un compositore-musicista, ma restano sogni chiusi nel cassetto... almeno per ora!