Last Train Home

Last Train Home Recensione: un drammatico viaggio nella storia

Last Train Home è una vera sorpresa, un titolo complesso, solido ed appassionante che unisce in maniera sapiente due diverse anime del panorama strategico internazionale, offrendo un gameplay mai banale e davvero ben realizzato, in un panorama, oltretutto, abbastanza inflazionato come quello dei cosiddetti WWI Games, ovvero i titoli ambientati durante La Grande Guerra. Certo, non come i giochi che si svolgono durante il successivo conflitto, ovvero la Seconda Guerra Mondiale, quello si, parecchio affollato. Ma sappiamo che il primo pugno bellico è stato, rispetto al successivo, molto più ragionato e meno plateale, fatto di una miriade di piccolissimi momenti frazionati ed altamente chirurgici. Piccoli drammi personali per grandi uomini senza nome. Ebbene, questa splendida opera proveniente dalla fredda Repubblica Ceca è riuscita a rendere perfettamente lo spirito dell’epoca, offrendo una simulazione di rara poesia conflittuale. Indossiamo quindi la nostra giubba grigio verde a tre bottoni, ed uniamoci alla Legione Cecoslovacca, è tempo di difendere la patria, o morire nel tentativo di farlo.

Last Train Home

Ludendo Docere, Historia Est

Last Train Home viene distribuito da THQ Nordic, un nome di culto  che non ha certo bisogno di presentazioni, il publisher austriaco con sede a Vienna, che trovate in questa pagina, unisce due anime precise, similmente al gioco di cui parliamo in questa pagina, ovvero la THQ statunitense storica, attiva fin dal 1990, e lo sviluppatore svedese Nordic Games, che, pur ancora giovane, poiché fondato solo nel 2011, ha acquisito il primo nel 2016, fondendo i due gruppi ed aprendo una nuova sede proprio in Austria. Il colosso nordeuropeo ha legato infatti il suo nome a saghe come Gothic, Risen, Destroy All Humans, Broken Sword dei Revolution Software, Titan Quest, Warhammer 40000, Darksiders, de Blob, The Lengend of Kay, Lock’s Quest, Black Mirror, Neighbours from Hell, senza dimenticare la divertentissima saga videoludica di Scooby Doo, e molti altri titoli.  Lo sviluppo di  Last Train Home è invece della compagnia ceca Ashborne Games, che trovate qui, studio interno con base a Brno, una città che ha visto morire quasi un terzo della propria popolazione di oltre cinquantamila anime, proprio durante la Prima Guerra Mondiale, in cui questo tragico evento è ancora parecchio sentito, e che ha voluto fortemente realizzare un titolo dedicato proprio alla storia della ex Cecoslovacchia. L’ironia (che coglieranno in pochi), è quella che la Cecoslovacchia ha storicamente lottato a lungo per essere indipendente proprio dall’Austria, ed ora i due stati, una volta rivali, sono uniti insieme nel segno del videogame.

Last Train Home, anticipiamolo subito, ha tutte le carte in regola per ritagliarsi un posto speciale tra gli amanti della strategia di qualità per Personal Computer. La formula espositiva scelta dal team di sviluppo è la classica Ludendo Docere, ovvero la possibilità di insegnare, in questo caso la storia, facendo al contempo divertire. Non da tutti, bisogna riconoscerlo. Il momento storico esatto narrato dall’opera si va a collocare chirurgicamente nel penultimo anno del conflitto stesso, e più precisamente durante la celebre Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917, una delle ultime e cruente fasi della Rivoluzione Russa, proprio quando ormai, nel resto del globo, si cominciava ad abbassare le armi, pronti per la pace. Per contro, alcune Legioni Cecoslovacche vengono invece inviate nel territorio russo per dare supporto all’esercito sovietico. Last Train Home racconta con dovizia di particolari il viaggio di una di queste legioni verso la freddissima città di Vladivostok, nell’estremo territorio siberiano in prossimità del confine tra la Cina e la Corea del Nord, non proprio la location più ospitale e tranquilla del mondo. Prima di giocare col complesso titolo, consigliamo decisamente un forte ripasso degli eventi storici, perlomeno degli equilibri politico militari tra Cecoslovacchia e Russia, oltre che, in generale, sulla Prima Guerra Mondiale. Un viaggio a bordo di un treno sulla Ferrovia Trans-Siberiana straziante, drammatico, fatto con pochi mezzi, tra neve, ghiaccio e stivali rotti, mentre, oltretutto, nel resto del mondo ormai stava per vincere la pace. Storie di uomini, d’armi, di coraggio e disperazione, di vite in bilico, stroncate nel nome di interessi nazionalisti sempre troppo infimi rispetto alla morte del singolo. La guerra non è un gioco, pare ripeterci in ogni momento Last Train Home, pur essendo esso stesso, ironicamente, un gioco di guerra. 

Last Train Home

Last Train Home: la dicotomia tra le due anime interconnesse del gameplay

Fase “gestionale” del viaggio in treno, e combattimento in tempo reale sul campo con le unità prescelte. In questa semplice frase potremmo avere già l’intero gioco. Con un corposo “tutorial” totalmente testuale richiamabile in ogni momento che spiega le complesse meccaniche di base del titolo. La prima, graficamente, pare quella del classico STF (Simulatore di Traffico Ferroviario) ma la cosa non deve trarre in inganno, pochissimo del viaggio in treno è realmente gestibile  dal giocatore, tra cui ci sono praticamente solo velocità ed arresto, in location del resto predeterminate. Un ruolo molto importante lo svolgono i guasti meccanici, che appaiono in maniera randomica e, apparentemente, senza una precisa logica, quindi poco prevedibili. Questi obbligano a fermare il treno, perdendo prezioso tempo per ripararlo, oltre a consumare risorse, e a dover scegliere al meglio l’unità più adatta alla riparazione, secondo le competenze personali, facendola però riposare e sostituire se il lavoro diventa troppo oneroso. A nostro carico, oltre che la manutenzione di locomotiva e vagoni, c’è quello del morale dei viaggiatori, che, vista la situazione, non è sempre alle stelle, ed i loro bisogni, dalla fame al riposo.

Il cuore di questa fase, di fatto è la sopravvivenza, stando attenti ad ostacoli ambientali e nemici in agguato che potrebbero voler assaltare il treno sui cui si sta spostando la nostra legione. Il treno si muove su una mappa con visuale molto ampia, è quindi facile tenere tutto sotto controllo, perlomeno nei livelli iniziali. Le location ambientali sono fondamentali per le risorse, nei boschetti si trova la legna, nei laghi l’acqua per lavarsi e le erbe mediche, nelle cittadine la maggior parte delle risorse complesse, ottenibili dai membri del team attraverso una semplice interazione testuale con i PNG, ed ogni location può dare buoni o cattivi frutti, in alcuni posti, ad esempio, ci potrebbero essere spie che ci mettono fuori strada o ci fanno finire in agguati e tranelli. Le risorse non sono solo consumabili, ma anche accumulabili e stipabili in appositi magazzini a bordo dei vagoni. Dopo aver ottenuto le prime vittorie l’equipaggio del treno si rilassa e pian piano inizia a delinearsi anche una interessante narrazione personale, in cui scopriamo di più della vita, delle paure e dei desideri dei passeggeri. Dietro ogni legione ci sono uomini, dietro gli uomini i loro sogni. Importante ribadire che siamo proprio noi a scegliere i “mestieri” della forza lavoro, ogni soldato, infatti può svolgere i diversi compiti  a bordo del treno, ma le affinità personali di base, da valutare con cura, fanno capire quale possa essere l’uomo giusto al posto giusto.

Last Train Home

La seconda fase, sia graficamente che concettualmente, ricorda un grande classico della strategia per Personal Computer di qualche anno fa, ovvero l’indimenticabile Commandos, opera del 1998 di Pyro Studios, edito da Eidos Interactive, esattamente venticinque anni fa, in un’epoca in cui i giochi PC avevano ancora le loro belle confezioni fisiche. Si compone una vera e propria squadra con membri selezionati e si parte alla conquista dello stage sulla mappa, corrispondente ad una delle location del viaggio in treno. I soldati seguono le nostre indicazioni via mouse e possiamo anche seguirli meglio con la telecamera tramite la tastiera. Una impostazione classica ed efficace. Ogni unità delle tre (o più a seconda della missione) selezionabili per team, ha abilità peculiari, i soldati armati di mitragliatrice sono imbattibili nel corpo a corpo, cecchini e lanciatori di granate primeggiano negli attacchi a distanza e così via, senza dimenticare i medici, fondamentali per curare tutti gli altri. Per ogni stage c’è una miglior configurazione del party, ed il bello è proprio capirlo, esplorando la struttura delle missioni e dei territori, che nascondono sempre risorse extra, a volte rinforzi, altre situazioni imprevedibili, che possono coinvolgere anche innocenti civili, aumentando di parecchio la varietà ludica. il gioco ha una impostazione molto realistica, ed infatti si basa sul classico “one shot, one kill“, ovvero che anche un sol colpo andato perfettamente a segno può eliminare una unità, nostra o nemica.

Questo spinge i giocatori a prestare la massima attenzione alle azioni condotte, ogni scelta superficiale può costare la morte sul campo, anche per personaggi che magari sono sopravvissuti per diversi stage diventando dei veterani con notevole EXP guadagnata. Ovviamente una volta morto, un personaggio muore per sempre, come accade in moltissimi titoli, del resto, ma la cui morte fa male, dopo essersi affezionati ad esso. Avete presente quando moriva il personaggio in gioco in Zombi U, eccezionale Survival Horror in prima persona del 2012 di Ubisoft per Wii U? Veniva quasi da piangere, ecco, la sensazione è quella.

Last Train Home

Romanticismo bellico, complessità gestionale e realizzazione tecnica

Last Train Home, ideato dal game designer Karel Kališ, ha uno spirito romantico e sognatore, tipico dei periodi di guerra, dove i suoi passeggeri, soldati che rischiano la vita ogni giorno e che nel viaggio in treno di base verso un paese straniero, eppur amico, in difficoltà, ripongono sogni e speranze. Un eroico viaggio sulla Ferrovia Trans-Siberiana, forse senza speranze e senza futuro. Similmente del resto all’omonimo brano musicale cult del musicista Pat Metheny del 1987 che potete vedere qui, e che, con ogni probabilità, ha ispirato il titolo del gioco.  Ma allo stesso tempo ha uno spirito antitetico di complessità estrema, altra importante dicotomia, in un’opera fatta di elementi apparentemente contradditori, speculari eppure complementari. Il gioco presenta una pletora di menù e sotto menù spesso complessi, a volte persino ostici, così preso dalla smania gestionale di avere ogni cosa sotto controllo, anche la più elementare. Risorse di ogni tipo. Di cui visioniamo ogni caratteristica, tra queste spiccano quelle più basiche per la sopravvivenza, come le già citate erbe mediche, il legno o l’acqua, ma anche ogni altro ben di Dio. Le scorte monetarie, con cui procurarsi altri beni nelle città, armi e munizioni, scambiabili per cibo alla bisogna, oppure lana, cotone e tessuti con cui rammendare le uniformi, ed il carburante, utile per alimentare le cucine, la meccanica del treno. Le risorse consumabili possono essere razionate, certo, ma l’umore di bordo potrebbe scendere, oppure utilizzate al massimo, col rischio di trovarsi all’improvviso senza, in territorio ostile e povero delle stesse. A noi la scelta, formiche o cicale in un panorama funestato dalla guerra.

Lo schermo di gioco è davvero pienissimo di icone, menù e decine di parametri da tenere sotto controllo, spesso anche poco chiari, perlomeno nelle prime ore di gioco, con sotto menù infiniti che possono persino generare confusione. Per contro il level design è davvero pulito e sobrio, oltre che gradevole da guardare, mai troppo complesso ed invece immediatamente intuitivo, che fa comprendere fin dalle prime battute il tipo di missione che andremo a svolgere. La varietà non è magari eccelsa, ma questo compensa l’estrema follia degli indicatori e dei mille menù in cui perdersi. La grafica di base di Last Train Home è buona ed estremamente ben realizzata, il tutto si basa sull’ormai rodato motore grafico Unreal Engine 4, con tocchi di classe sparsi ovunque ed una varietà di piccoli e deliziosi particolari ambientali. Evocativi scenari di neve sui binari, ponti di corda e legno sospesi sopra fiumi minacciosi e natura incontaminata, setting e location spesso mozzafiato. La deliziosa grafica isometrica ci riporta ai grandi fasti dei giochi anni novanta, a cui chiaramente il titolo strizza l’occhio con fierezza, ma il tutto è visualizzabile sia dal lontano, per un colpo d’occhio sia da vicino, tramite zoom e rotazioni di ogni tipo, per non perdere alcun particolare.  Da notare la partecipazione di celebri attori cecoslovacchi nei filmati di gioco, tra cui spicca Karel Dobrý nei panni del Capitano Frantisek Langer, personaggio realmente esistito, ovviamente. Un gioco complesso ma dall’animo semplice, che si perde nella narrazione romantica, alternata a fasi di combattimento in tempo reale e momenti gestionali molto intriganti. Perché un’opera videoludica serve anche questo, ricordare grandi uomini che hanno fatto la differenza.

Piattaforma: PC

Sviluppatore: Ashborne Games

Publisher: THQ Nordic

Last Train Home  racconta l’eroico e disperato viaggio di una delle Legioni Cecoslovacche per raggiungere la città russa di  Vladivostok a bordo di un treno durante la Rivoluzione d’ottobre, nel penultimo anno della Prima Guerra Mondiale, nel 1917. Un momento storico in cui sopravvivenza, combattimento e gestione di risorse e persone si mescolano a sogni e speranze di uomini d’altri tempi, che l’opera videoludica vuole raccontarci in un modo del tutto particolare. THQ Nordic ed Ashborne Games confezionano un gioco strategico gestionale con elementi survival ed RTS davvero notevole, in rigoroso single player, che ha tutte le carte in regola per diventare un piccolo grande classico. L’appuntamento con la morte sulla Ferrovia Trans-Siberiana è dietro l’angolo, eroici soldati, ma forse la perfetta gestione delle risorse potrebbe regalarci un ultimo giorno di vita in più, per sognare ancora, l’ultima volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.