Incontro con Mauro Corbetta ideatore di RetroEdicola Videoludica

Presi come siamo dal turbinio di eventi che caratterizza da sempre l’industria dei videogame finiamo spesso col considerare la stampa italiana specializzata nel settore come una corrente editoriale relativamente nuova, se non addirittura sperimentale. Volgendo lo sguardo al passato scopriamo invece che essa vanta ormai una storia trentennale nell’arco della quale testate di straordinario successo, progetti meno fortunati e tante, tantissime firme di spessore hanno condiviso onere e onore di analizzare lo straordinario percorso evolutivo registrato da questo medium.

Logo RetrOEdicola New
Il logo di RetroEdicola: essenziale ed evocativo!

Col passare degli anni e l’avvento delle nuove generazioni il ricordo dei brand che hanno fatto scuola in tal senso ha iniziato purtroppo a sbiadire e, in assenza di appassionati archeologi come Mauro Corbetta, le preziose testimonianze che essi ci hanno lasciato sarebbero probabilmente scivolate per sempre nell’oblio. Grazie all’impagabile impegno profuso da quest’ultimo in oltre vent’anni di accurata ricerca e certosina catalogazione, i testi, le recensioni, gli editoriali e le copertine di ogni testata rintracciabile sono tornati invece alla luce in quel di RetroEdicola: un portale no profit presso il quale chiunque sia interessato a conoscere e comprendere meglio il processo di sviluppo che ha caratterizzato l’evoluzione dell’editoria specializzata nostrana, potrà consultare le scansioni complete di migliaia di magazine professionali e fanzine amatoriali, inclusi ovviamente marchi classici come Computer+Videogiochi, Zzap!, The Games Machine, Consolemania, Game Power e Game Republic.

Posa per il ritrattino per Oliver Frey
Il buon Mauro con uno dei suoi inseparabili e irresistibili cappelli!

Nel tentativo di rendere adeguato risalto ad un’impresa che vanta connotati francamente epocali e un valore storiografico altrettanto immenso, abbiamo oggi il piacere di ospitare Mr. Corbetta in pixel e frame, per parlare della genesi del suo progetto, del rispettivo futuro e della stessa storia del giornalismo specializzato italiano!


 RV – Come è possibile scoprire leggendo il manifesto di RetroEdicola, il tuo legame con la carta stampata e, più nel dettaglio, la tua passione per la catalogazione e l’archiviazione di materiale giornalistico a tema videogame vantano radici piuttosto antiche. Potresti raccontarci qualcosa di più sulle origini di quella che, nel tempo, è diventata una vera e propria missione?

MC – “L’amore per la cara carta stampata è scritto nel mio DNA: provengo da una famiglia che, in più generazioni, ha avuto a che fare con le riviste. Dal mio Bisnonno che vendeva giornali in quel di Milano a mio Nonno, che ha lavorato per una vita nelle linee di stampa del Corriere della Sera, fino a mio Padre che faceva il cromista. Sono praticamente nato nelle fotolito e, infine, io stesso ho studiato come operatore DTP studiando sia l’impaginazione con spatola e colla, sia la preistorica impaginazione sui primi Mac. Come conseguenza, la prima cosa che noto quando apro una rivista è la realizzazione tecnica e forse è proprio per questo motivo che le prime riviste di videogiochi non mi hanno attirato subito. Erano senz’altro ben fatte, ma ancora molto acerbe. Almeno in principio, i magazine che mi passavano tra le mani erano quelli acquistati da amici e conoscenti. La scintilla che mi ha condotto a RetroEdicola è nata dalla prima rivista che ho amato – e amo tuttora: Computer+Videogiochi, o CVG per gli amici. Siamo nel 1991.

CVG
La sezione dedicata al mitico “Computer + Videogiochi” rappresenta uno dei fiori all’occhiello del progetto RetroEdicola.

Penso che la Jackson con CVG abbia raggiunto la maturità editoriale e completato un percorso partito dalle prime riviste videoludiche che aveva prodotto come Video Giochi e l’incompresa Guida Videogiochi. CVG era una rivista a tutto tondo, che non macinava soltanto tonnellate di recensioni e anteprime di videogiochi, ma si addentrava anche nel mondo del cinema, dei fumetti e dei giochi di ruolo. Furono cinque anni fantastici e coincisero col periodo in cui ho videogiocato di più, con il fidato Mega Drive, il PC Engine e l’Amiga. CVG era la mia guida, la mia bibbia, il mio credo. Purtroppo come accade per tutte le riviste, prima o poi chiudono. Ricordo ancora con una fitta al cuore l’ultimo editoriale di Maurizio Miccoli e la sua promessa – che mantenni io, ma è un’altra storia – che prima o poi, sarebbero tornati.

rev_brochure_jpg
La brochure promozionale di RetroEdicola Videoludica.

Ad un primo sconforto seguirono mesi in cui fagocitai ogni rivista di settore che trovavo nelle edicole, da amici, o persino quelle dimenticate in giro e ciò mi permise di comprendere che ogni magazine aveva un suo perché, un suo “carico” di informazioni, una sua storia. Da qui il desiderio di avere tutte queste informazioni a mia disposizione: un gigantesco database non solo da consultare, ma anche da comparare. Ed è così che nacque l’idea di RetroEdicola.”

RV – A quando risale, precisamente, la nascita del progetto e quali furono le strategie che adottasti per trasformare la semplice intuizione in qualcosa di più concreto?

MC – “RetroEdicola è nata ben 21 anni fa: purtroppo la tecnologia non era esattamente pronta per supportarla a dovere. Per realizzare il database che avevo in testa avevo le conoscenze, ma non c’era proprio la potenza di calcolo necessaria, e la tecnologia di cui c’era bisogno costava ancora troppo. Di conseguenza il primo step è stato la pura e semplice catalogazione. Se pensate che questo sia di per sé impegnativo, con il senno di poi, non è stato comunque sufficiente: ancora oggi girando su Ebay, o aprendo scatoloni di riviste giunte in redazione, trovo delle riviste che non conosco e non ho mai visto! Per trasformare questa idea in qualcosa di condivisibile, è stato poi necessario effettuare diversi esperimenti.

Studio di RetroEdicola 1
L’archivio fisico di RetroEdicola: una miniera di preziosissime testimonianze relative alla storia dell’editoria videoludica specializzata italiana.

Dai tentativi di trascrivere solo gli indici e poi gli editoriali in vari fogli di calcolo e programmi di catalogazione, fino a cercare di scansionare almeno le cover con i rudimentali scanner manuali… Non so neanche io quanto tempo, soldi e speranze ho perso dietro a questo sogno. Il via al progetto vero e proprio risale comunque a circa sei anni fa: ero da qualche tempo tornato in Italia in pianta stabile da un viaggio quinquennale per il mondo (e per accumulare riviste estere), avevo risolto problemi personali e di salute, e trovato una brava donna al mio fianco: come un novello Bruce Wayne cerca la strada per diventare Batman analizzai dapprima quello che c’era nel web. Nella desolazione che trovai di progetti barbari di scansione (atti solo a farsi belli), apprezzai molto Zzap! Italia. Così la presi a modello, una testata sola – ovviamente CVG – per iniziare. Sin da subito però avevo già deciso di non deturpare le scansioni con orribili watermark, e visto il mio pedigree di fotocompositore, sapevo già che qualità serviva per rendere leggibili le scan sia a monitor che in eventuale formato stampato. In breve tempo il progetto “CVG Italia” era partito e attirò subito una buona fetta di pubblico: questo fu un bene perché venni contattato da Andrea Pastore – creatore del progetto “Dizionario dei Videogiochi”. Un altro matto come me, insomma. Da quest’incontro capii che da solo non potevo farcela, e grazie alla sua profonda conoscenza del web e del mondo social – io sono un p’ un lupo solitario – aprimmo in breve tempo su Facebook il primo, e ancora unico, canale dedicato al mondo delle scan delle riviste videoludiche: “Riviste&Videogiochi”.

Screen Riviste Videoludiche
Dalla homepage di RetroEdicola.it è possibile accedere facilmente a sezioni specifiche all’interno delle quali è possibile consultare le scansioni relative ai vari numeri delle riviste archiviate.

Un tempio dove chiunque può collaborare e scambiare i rispettivi lavori, sempre nel rispetto degli autori, della qualità senza compromessi e del reciproco scambio di informazioni. Credo che un altro merito di RetroEdicola sia proprio questo, aver insegnato alla gente che si può fare un lavoro di squadra, anziché ognuno da solo per il sol gusto di farsi bello, ma anche il rispetto per i diritti d’autore, e in ultimo, il rispetto per i propri utenti, donandogli sempre scansioni e lavori con la massima cura e professionalità. Comunque, stiamo divagando, una volta aperto il canale “Riviste&Videogiochi”, e con molte testate attive, il passo successivo, fondamentale, è arrivato dal geniale Giancarlo Oneglio. Potevamo avere tutte le riviste di questo mondo, fatte anche benissimo, ma senza un sito web che le valorizzasse, e soprattutto senza un motore di ricerca che interrogasse a dovere il nostro database (che negli anni si è sviluppato in migliaia di voci), non sarebbe mai servito a niente. Io, scherzosamente, lo chiamo J, perché è per noi fondamentale come Q lo è per James Bond. Ha creato così questo fantastico portale – ancora oggi in continuo sviluppo – e da lì ho coniato logo e nome: “RetroEdicola Videoludica”.

RV – E’ facile desumere che una delle principali problematiche legate ad un progetto come RetroEdicola Videoludica sia costituito dalla reperibilità del materiale da archiviare, soprattutto perché esso non si limita a trattare unicamente le testate più celebri, ma riserva analoga visibilità anche alla sfera delle fanzine amatoriali. A quali canali ti affidati, in genere, per acquisire i testi originali?

MC – “Si può dire che abbia raccolto riviste per una vita: ogni settimana, da vent’anni, ho il mio giro fisso nelle edicole. Un percorso che mi porta in tour da Milano fin nelle sue provincie. Eppure non è stato sufficiente. Ho già sottolineato che ancora oggi, trovo incredibilmente tante, tantissime riviste che non conosco. Attenzione, l’archivio di RetroEdicola, allo stato attuale vanta 8000 e più riviste, quindi una base non certo piccola.  Per non parlare delle fanzine, di tutte quelle pubblicazioni che vengono prima di Video Giochi, che è la prima rivista di genere mai uscita…

01
RetroEdicola vanta anche ricca sezione speciali realizzati ad hoc da Mauro Corbetta assieme a collaboratori d’eccezione!

Il primo step, ed è quello più duro, non consiste tanto nel trovarle, ma nel venire a sapere che esistono. Sembra banale, ma non esiste un archivio o una catalogazione che riporti quanto sia uscito in edicola in tutti questi anni. A poco o nulla è servito comprare il database Isbn o aver fatto ricerche nelle registrazioni in tribunale. Credo veramente che il nostro database sia allo stato attuale la lista più completa che si possa ambire. Comunque, una volta che abbiamo individuato la preda, lo scopo è cercare di capire quale editore l’abbia pubblicata: da lì si cercano i redattori, o qualcuno che ci ha lavorato. Salvo rari casi, le persone che scrivono di videogiochi sono bene o male le stesse di sempre e generalmente si tratta di una rete di amici, che si conoscono da anni. E sì, quasi tutte le riviste che archiviamo provengono direttamente da chi li scriveva.

Studio di RetroEdicola - dettaglio scanner
Il mistico Scanner di RetroEdicola: la storia dell’editoria videoludica italiana passa puntualmente di lì!

Così otteniamo anche la grande possibilità di intervistare chi quelle riviste le ha fatte! Spesso, da ciò saltano fuori altre riviste di cui non sapevamo, o ancora, preziosi documenti originali o anche inediti, che usiamo per realizzare i nostri speciali, o completare numeri che non sono mai effettivamente usciti. I vari canali convenzionali come Ebay, Subito, forum e mercatini di FB invece vengono monitorizzati più volte al giorno, quindi di solito li scartiamo per primi nelle nostre ricerche, anche perché abbiamo persone che non usano il classico motore di ricerca, ma si passano a rastrello tutto il sito: non sapete quanta gente sbagli a taggare gli articoli!”

 RV – Analogamente a molti gamer di vecchia scuola, hai avuto il privilegio di veder sorgere l’alba del giornalismo specializzato e, per estensione, l’opportunità di seguire lo sviluppo di testate storiche come CVG, Zzap!, The Games Machine e K, solo per citare le più note. A quale di esse ti sentivi più legato e, se è lecito chiedere, quali erano le firme che prediligevi?

MC – “Il mio amore per Computer+Videogiochi, penso sia ormai chiaro: in generale prediligo le riviste multiformato, e quelle che trattano anche di argomenti collegati ai videogiochi, solitamente di cinema, fumetti, manga e giochi di ruolo. D’altronde RetroEdicola è strutturata proprio su questo modello, benchè il 90% del lavoro di scan è sulle riviste videoludiche, ci occupiamo anche di riviste di altri generi. Il mio approccio al mondo dei videogiochi è influenzato molto dai Coin-Op: ho dei ricordi bellissimi legati alle sale giochi. Per questo motivo ho sempre amato le recensioni di Maurizio “IUR” Miccoli: lo si può considerare senza ombra di dubbio il massimo esperto di Arcade, nonché un giornalista di altissimo livello.

Con Maurizio - IUR - Miccoli (lui è leggenda)
Mauro Corbetta in compagnia di Maurizio “IUR” Miccoli, uno dei pionieri dell’editoria videoludica italiana.

Pochi sanno ai tempi della misconosciuta rivista Sonic Videogiochi e Fumetti – edita da Mondadori, ma curata dal mitico Studio Vit – il buon Maurizio insegnava a sbarbatelli il lavoro del redattore. Tutto ovviamente top secret, i nomi non comparvero mai sulla rivista. Sono comunque legato bene o male a tutte le pubblicazioni della Jackson/Futura e quando si parla di loro troverete quasi sempre lo zampino di Massimiliano “Mad Max” Anticoli: una bomba di creatività, ha curato decine, se non centinaia di testate. In generale, tutti i “vecchi” redattori per me sono comuqnue degli eroi; alla fine cambiavano le riviste, ma loro restavano… Credo che per me contasse più la loro firma che il nome della rivista stessa. Oggi ho la grande fortuna di averli conosciuti quasi tutti, ma nel mio cuore bambino mi emoziono ancora ogni volta che abbiamo occasione di incontrarci.

Con Bonaventura Di Bello (BDB - ZZAP TGM)
Di leggenda in leggenda. Mauro in compagnia del mitico Bonaventura Di Bello, storico editor della verisone italiana di Zzap!

Della nuova generazione, un po’ perché ormai gioco di meno, un po’ perché le riviste, salvo rare eccezioni, sono state massacrate da tanta superficialità e hanno perso in parte la loro anima scanzonata, sono meno legato. Tuttavia ci sono ancora grandi redattori che tengono alto l’onore della carta stampata… senza fare nomi ho sempre letto da una parte The Games Machine e dall’altra Game Republic, due modi differenti di fare rivista, ma tutte e due sempre scritte con tanta passione e professionalità. E ovviamente stimo tutti i loro redattori.”

 RV – Confrontando una rivista della Golden Age con una delle testate giornalistiche più recenti è facile intuire cosa mancasse ai magazine di un tempo… Più complicato risulta stabilire quali, preziosi aspetti della “vecchia” scuola giornalistica che siano andati invece perduti. Cosa rimpiangi di più, in altre parole, del modo in cui la “vecchia scuola” nostrana si rapportava ai videogame?

MC – “Domanda difficile, stiamo parlando non di generazioni, ma proprio di due epoche diverse. Partendo dal fatto che le prime riviste erano realizzate da pionieri, che stavano creando da zero una corrente editoriale specializzata, diciamo che una volta era, tra virgolette, più facile fare questo lavoro: non esisteva internet, e l’unico modo per capire se il redattore stava dicendo il “vero” era o comprare riviste inglesi o comprarsi il videogioco. Questo dava loro un’aura quasi mistica, e dall’altra parte, tutto era più scanzonato e allegro, ecco questo mi manca.

Con Oliver Frey e Roger Kean (Zzap64! - Tgm e altri)
Oliver Frey e Roger Kean, le due colonne portati dello Zzap! anglosassone posano con Mauro.

Dal lato tecnico le trovavo più leggibili, tralasciando i colori bizzarri che spesso usavano, erano più ordinate, e i grafici non sentivano la necessità di riempire ogni centimetro quadrato di foto o testo. Le riviste next gen, se così vogliamo chiamarle, sono state come dei cavalli da corsa impazziti: pagine super colorate, dove ogni spazio occupato con qualcosa, come per mostrare che il prodotto fosse migliore dei moltissimi concorrenti. Poi ovvio ci sono state quelle fatte bene, ma spesso si traduceva in un caos colorato… Se vogliamo fare un paragone, è come vedere oggi un film dei supereroi: dei giocattoli costosi pieni di luci e suoni, ma spesso senza un’anima e difficili da seguire.

MauroCorbetta
Romanticamente ispirato ai profili dei redattori del mitico Zzap!, il ritratto che Mauro utilizza come avatar è stato realizzato proprio da Oliver Frey, autore degli schizzi originali!

Credo che un equilibrio lo si stia ritrovando negli ultimi anni: un po’ perché il numero di videogiochi è diminuito, ma è tornato un certo ordine, con testi molto curati, anche se questi spesso sono fin troppo seri e filosofici. In generale credo che alla generazione attuale serva più coraggio, bisogna che ritrovino la forza di dire quello che pensano del gioco recensito, senza paura che la gente vada subito a controllare su internet se sia “vero” o meno.”

RV – Con la definitiva esplosione del Web, la stampa cartacea tradizionale e, di rimando, quella con indirizzo specializzato pare essere entrata in una crisi che molti analisti ritengono irreversibile. Come ti poni nei confronti di un ipotetico scenario Web-Only e, a tuo avviso, cosa rischia di perdere il pubblico nel caso in cui quest’ultimo dovesse effettivamente verificarsi?

MC – “E’ molto triste ma sarà così: è stato come per i nostri nonni quando ammazzarono i vinili in favore di musicassette e cd. Ma non è un problema solo delle riviste, è proprio la gente che legge di meno: molti guardano solo le immagini e non vanno oltre le due righe di testo. Che cosa si perde la nuova generazione?  Dire il solo fatto di non leggere di per è già di per sé drammatico. Però soffermiamoci un attimo. Noi “sognavamo” sulle riviste.

13265939_1149535721765426_5714417757425733784_n (1)
Lo staff di RetroEdicola è costantemente in tour lungo lo stivale per presenziare a tutte le più importanti fiere del retogaming ed affini: presso gli stand è puntualmente possibile ritirare la propria copia gratuita del più recente speciale cartaceo realizzato dalla redazione.

Una frase fatta, ma che ha una grande implicazione: tramite il racconto del recensore noi potevamo “vedere” e “sentire” i videogiochi, immaginare il gameplay, prima ancora che effettivamente ci giocassimo. Era un’attività solitaria, chiusi nel nostro mondo… Se ci pensi, aprire una rivista e leggerla, è davvero come entrare nella tana del Bianconiglio. Senza contare l’inconfondibile aroma della carta, la sua fisicità e il fascino stesso del collezionismo. Tutto questo non è semplicemente possibile da trasporre su web. Non si può perché il web è rumore: come si fa a leggere qualcosa con facebook che ti manda notizie, il banner che ti passa davanti, la posta che arriva?

Con Fabio D'Anna
In giro per fiere è inevitabile fare incontri inquietanti: nel caso specifico Mauro si è imbattuto ad esempio nel nostro immarcescibile Super Fabio Bros!

Senza contare che prima ancora che si sia finito di leggere – sempre che si finisca di leggere – si è già su Youtube a cercare un video o qualche foto su Google, e si passa spesso a un nuovo argomento senza terminare la lettura? Purtroppo questo fenomeno è irreversibile: è il caso di dirlo, la tecnologia ci ha portato via qualcosa che prima riuscivamo a fare semplicemente con la nostra fantasia.”

RV – Addentrandoci ancor di più nel mondo del Web scopriamo che, in barba alla dialettica Carta vs Rete, il giornalismo telematico è già impegnato a sua volta in una nuova lotta per la sopravvivenza che lo vede opposto al fenomeno Youtuber. Oltre ad una tua personale valutazione di quest’ultima realtà, sarebbe interessante sapere se ritieni che essa rappresenti un trend passeggero o se vi sia davvero la possibilità che possa soppiantare la logica del website specializzato…

MC –  “Domanda complementare all’altra: però scindiamo le due cose. Come per la riviste di videogiochi, che il nemico “web” ci sta portando via, per il semplice fatto che i social et simili hanno dato la possibilità a tutti, nel bene e sopratutto nel male, di consentire di scrivere alla massa, allo stesso modo la tecnologia video, ha permesso a tutti di farsi la propria trasmissione: niente di nuovo, se pensiamo bene a programmi storici – che potete vedere sempre su RetroEdicola – come Angoli, Computer One, Missione Internet e altri come la più famosa Usa Today e Games Master facevano esattamente questo. Presentavano giochi e rubriche a tema informatico/videoludico. Solo che prima le due realtà erano nettamente separate, al giorno d’oggi, dove la gente, come detto, tende a non leggere più, si affida per apprendere info a video sul tubo.

12985479_1124215627630769_9045178941068160819_n
Non solo Italia: per tutti gli anglofoni, l’archvio di RetroEdicola presenta anche una ricchissima sezione riservata alle riviste straniere.

Che sia giusto o sbagliato non mi esprimo, anche se non approvo, il dramma però resta il fatto, che come avviene per il magazine su web, dove spesso chi scrive non è sempre qualificato (cosa opposta della carta), idem per i video: chi sono queste persone? Sanno quello che stanno dicendo? Peccato che la gente non si ponga mai questa domanda. Non sono in grado di stabilire se si tratti di una moda o meno, sicuramente è una corrente avvantaggiata dalla generazione attuale. Io poi raramente li trovo interessanti, ma sono della vecchia guardia, faccio poco testo.”

 RV – Spostando l’obiettivo sulla nuda critica, una fetta di pubblico e diversi colleghi si battono da tempo per l’eliminazione del voto dalle recensioni. Vi sono poi coloro che lo ritengono un male necessario ed altri che non riescono proprio a immaginarsi una recensione che non termini con un numero. Avendo analizzato innumerevoli proposte editoriali ed altrettanti criteri di valutazione, quale tra queste tre soluzioni ritieni essere la più efficace?

 MC – “Bella domanda: per me una rivista di videogiochi senza voto è una semplice rassegna stampa. Agli albori delle riviste videoludiche, il voto, semplicemente non esisteva. E’ stata Zzap! da un’idea geniale dei cugini inglesi – che iniziarono a votare. Come detto sopra, una volta era più facile, potevi dare il voto a cuor sereno, non c’era modo di verificare. Oggi servono più palle, aver il coraggio di dare un giudizio anche se la gente leggerà solo il voto e cercherà subito info su internet. Ma chi scrive è un professionista, deve infischiarsene di rapportarsi agli altri.
Credo che recensione più voto è una cosa che fa rivista di videogame, ed è l’unica cosa che non toglierei mai.”

1471130_716706768381659_1961483_n
Una curiosa rielaborazione di una delle scene cult de I Predatori dell’Arca Perduta con Mauro Corbetta in missione speciale!

RV – Più nel dettaglio, sei soddisfatto dall’approccio generale adottato dalla stampa contemporanea nella valutazione dei videogame o credi che vi siano parametri cui le recensioni odierne non danno adeguato risalto?

MC – “Una volta c’era chi faceva gare tra voti, grafici, percentuali, simbolini… Oggi le riviste di videogiochi sono più mature: un semplice voto secco basta e avanza. A parte una certa seriosità, a volte eccessiva, trovo le poche riviste superstiti molto adulte. La lotta con il web d’altro canto impone che le recensioni debbano avere quel quid in più: devono esser non solo complete, ma ben scritte. Credo che con la generazione che tende a leggere sempre a leggere di meno, perdano di senso le mega recensioni a più pagine o con troppe foto. Anzi, il connubio ideale, un possibile sviluppo, potrebbe essere una unione dei due media: lasciamo alla cara e vecchia carta la parte “scritta”: che si rimandi al web l’approfondimento foto e video.”

1939735_717508031634866_1248078791_o
Mauro incontra sua Maestà Dino Dini al Museo Vigamus di Roma.

RV – Finora, abbiamo parlato prevalentemente di editoria, ma è presumibile che oltre ad essere un esperto del settore tu sia anche un videogiocatore navigato. Che tipo di titoli prediligeva Mauro Corbetta nei giorni della Golden Age e come si sono evoluti i suoi gusti nel tempo?

MC – “Io ho giocato davvero tanto, ma resto sempre una mezza schiappa: sono di quelli a cui piace leggere le riviste, e guardare l’amico bravo ai comandi, prima ancora di giocare in prima persona. Come detto il mio vero amore erano i Coin-Op. A casa l’equilibrio era inizialmente costituito da Commodore 64 e Mega Drive, e in seguito, Amiga e PC Engine. Prima di questi giocavo spesso a casa di amici sopratutto con l’Atari VCS, ma non ne ero particolarmente attratto, così come passò molto tempo prima che usassi il C64 a scopi ludici. Ho amato anche molto i DOS game, non se ne parla mai, ma hanno molto da dire.

CoinOp_Sq1
Coin-Op e Sale Giochi: il primo grande amore di Mauro Corbetta.

Dal punto di vista dei generi, prediligo più giochi di guida e punta & clicca. Ma devo dire che sono di bocca buona, ho sempre provato un po’ di tutto. Il punto di rottura è avvenuto con l’epoca dei 32bit: ho seguito da vicino Sega, prima con Saturn e poi con Dreamcast, invece non ho mai amato Sony e tutto ciò che fa capo alla Playstation. E’ come se mi avessero portato via il mio mondo. Quando Sega smise di fare console, capii che per me non era più tempo di giocare: pur seguendo sempre il panorama editoriale, gli unici videogiochi che mi son capitati tra le mani sono stati prestiti di amici. Sulla mia scrivania è ancora ferma la XBOX One di mio fratello con una decina di giochi che prima o poi voglio provare. Molto poi, visti gli impegni per RetroEdicola – che mi porta via sette ora la giorno… forse quando mio figlio sarà più grande sarà l’occasione buona.”

RVSiamo tutti concordi nel riconoscere che i videogame contemporanei vantino uno spessore tecnico e concettuale straordinario se rapportato ai classici della Golden Age, eppure si ha spesso l’impressione che, al di là di ogni prodigio, continui a mancare qualcosa. Un qualcosa che i titoli dei tempi andati sembravano invece possedere. Alcuni fanno riferimento alla “perduta innocenza” di un settore che ha oramai sacrificato da tempo anima e creatività sull’altare dei profitti industriali; altri ritengono invece che si tratti invece del semplice “complesso del retrogamer”, trappola emotiva i cui finisce per cascare chi rimpiange, in realtà, il sé stesso di un tempo. A tuo parere, dove si nasconde la verità?

 MC – “I termini Retrogamer o Retrogaming semplicemente non esistono: sono parole che usiamo per descrivere tutti i videogiochi “per noi” vecchi. Ovviamente dipende l’età anagrafica che uno ha, e di conseguenza cambiano i giochi ad esso riferiti. Il fatto e che ogni cosa che abbiamo fatto da bambini e da adolescenti – tempo più o meno breve, dipende da persona a persona – è bellissimo. Non capiamo quello che viene prima, non comprendiamo quello che viene dopo. Perché in entrambi i casi non è tempo per noi, non sono fatti per noi.
Non mi voglio sbilanciare, a me i giochi moderni, salvo rarissime eccezioni non piacciono: troppa realtà, troppo complessi, troppa poca varietà.  Ma è una bugia dire che una volta non si pensasse al profitto industriale, altrimenti non saremo mai arrivati fino a qua.

consoles
Come sarà il futuro dei videogame? Difficile dirlo: l’unica certezza di Mauro è che non cambierebbe di certo la old gen con la next!

Incredibilmente siamo sempre “noi” a decidere il destino dei videogiochi. Se avessimo scelto di seguire, ad esempio, grafica bitmap e 2D, boicottando PSX e i primi 3D, oggi avremmo ancora i nostri cari e vecchi platform piatti e cubettosi.  Di certo dove stiamo andando non è una bella direzione: lo si avverte nell’aria, basta vedere che i vari store sono pieni di vecchi classici. I gameplay si sono appiattiti e poco diversificati – che è un paradosso per la potenza di calcolo cui disponiamo – e i costi di produzione dei videogame sono astronomici, tanto che anche i big iniziano a cedere e chiudere. Il risultato poi lo vediamo semplicemente mettendo in rapporto due riviste con un lasso temporale anche solo di 10 anni: il numero di giochi è calato vistosamente, e per questo si cerca di farlo durare il più possibile spezzettandoli indegnamente (intendo ad esempio far uscire uno Street Fighter V senza la modalità Arcade). Dove si andrà penso non lo sappia nessuno, di sicuro non si tornerà indietro… Ma come detto, non è tempo per noi, saranno le nuove generazioni, tramite i loro acquisti, a decidere cosa succederà.”

RV – Prima di chiudere, torniamo sul progetto RetroEdicola Videoludica: quali sono le prospettive che hai in mente per il futuro prossimo di questa realtà? Ti sei posto degli obiettivi di crescita e, in caso di risposta affermativa, in che direzione intenderesti espanderla?

 MC – “Il solo obiettivo di scansionare tutte le riviste videoludiche direi che copra più di quanto mi resti da vivere – sembra drammatico, ma è una verità assoluta. L’unico modo che ho per portare avanti questo progetto e tramandarlo degnamente alle prossime generazioni è di creare un’associazione e riempirla di persone che credono in quello che sto facendo.

logo_retrocampus
Il logo ufficiale dell’associazione Retro Campus.

Allo stato attuale siamo parte di RetroCampus – associazione legalmente riconosciuta – dove io sono Vice-Presidente ed è un ottimo punto di partenza, dato che loro hanno l’obbiettivo di preservare tutto quello che è informatica. Di mio voglio aprire nel centro di Bergamo o Milano una “vera” biblioteca di Riviste Videoludiche  dove tutti possano toccare con mano e consultare liberamente questo prezioso lascito. Abbiamo anche in test una totem multimediale sviluppato da noi, Vi.Ki. per la lettura delle riviste tramite joystick (ovviamente, siamo videogiocatori). E’ stata in test per un annetto al Museo Vigamus di Roma ed è andata benissimo: purtroppo non abbiamo collaboratori che ci consentivano di tenerla aggiornata e abbiamo dovuto ritirarla, ma se avessi la possibilità la riattiverei subito. La distanza è un problema, vedremo il nostro Giancarlo cosa si inventerà.

Gli amici del Vigamus (inaugurazione)
Il nostro Metalmark e Mauro al Museo Vigamus di Roma, nel giorno della sua storica innaugurazione.

L’ultimo step è trovare la gente, meglio i giovani interessati, che intendano collaborare: negli ultimi tempi ci siamo espansi e tante persone valide si sono unite. Ma non mi considero un capo: siamo un team affiatato, mi piace semplicemente seguire il flusso delle riviste che vogliamo fare, e che in quel momento ci interessano, e il tutto diventa molto divertente e appagante.Il sito dal canto suo, è in continua evoluzione: stiamo perfezionando sempre di più il database e il motore di ricerca, contiamo nei prossimi anni di diventare il google delle riviste: pensare a un gioco, una news o una foto e poterlo trovare con facilità. Un sogno che inseguo da una vita, che presto diventerà realtà.”