Giraffe and Annika Recensione: tanto ritmo, ma tante incertezze

Giraffe and Annika

Giraffe and Annika non è un gioco facile da inquadrare. Sembra di vivere dentro ad un gioco di ruolo, che però non ha quasi nessun elemento portante dei giochi di ruolo. Perché poi non è un GDR, è un action platform con elementi da rythm-game, ma pad in mano, si ha come la sensazione di voler stare dentro ad un bel mondo colorato in cui menare le mani con incantesimi e colpi di daga, ma Annika, la nostra protagonista, è una ragazza pacifica, che preferisce nascondersi dagli attacchi nemici e usare la sua bacchetta magica andando a ritmo con il tempo per sconfiggere i cattivi. Il lavoro low budget del team giapponese Atelier Mimina ha dei punti a favore, ma anche diverse pecche, ed è in arrivo su PlayStation 4, Nintendo SwitchXbox One, dopo essere già passato su Steam a febbraio. Noi abbiamo testato la versione PS4.

Giraffe and Annika

Giraffe and Annika: lettere da Spica

Ma partiamo dalla storia, che viene raccontata attraverso delle vignette; questi intermezzi disegnati a mano sono gradevoli e lo stile funziona molto bene. I dialoghi sono molto semplici nella forma e nei contenuti, dando al gioco un tono più comico che serioso, per quanto di sfondo ci siano dei flashback che fanno pensare ad un qualcosa di più profondo. Tutto inizia infatti con una donna che deve abbandonare la sua piccola Annika, la quale si risveglia, senza memoria, sull’isola di Spica con delle orecchie e una coda. La nostra protagonista è infatti una Felycan, così come lo è l’altro personaggio che dà il titolo al gioco, Giraffe, di cui però lei non si ricorda chi sia. Lui le farà sapere che gli serve ritrovare tre frammenti di stella sparsi per l’isola, in tre diversi dungeon. Ed è così che inizia l’avventura in Giraffe and Annika. Dove lo stesso Giraffe vi farà un po’ da guida turistica, piazzandosi prontamente nei diversi luoghi in cui dovrete andare.

Il primo impatto visivo però non è dei migliori. Si vede fin da subito che non è un titolo tripla A e ok, solo che si ha proprio l’idea del prodotto “amatoriale”, di qualcosa in cui si capisce che c’è uno sforzo ed un lavoro dietro, ma dove, sapendo come sono fatti gli altri giochi, non lo si può che piazzare diversi gradini sotto la cima. Poi, come capita sempre, l’occhio si adatta, e a poco a poco, un po’ come quando si è in una stanza buia, ci si inizia ad abituare alla sensazione. Solo che è il livello tecnico globale del gioco a traballare: tra fantasmi nemici che finiscono fuori dai binari e cadono in acqua, comandi legnosi in determinati frangenti e il finire in punti in cui bisogna per forza morire per tornare a giocare, si percepisce una certa fragilità di fondo, come se il tutto fosse poco stabile, dando quell’impressione di un titolo con carenze strutturali, per questo “amatoriale”, come detto prima.

Giraffe and Annika

L’acqua è l’elemento più pericoloso

Però vediamo come funziona Giraffe and Annika. Come abbiamo detto prima, il titolo in questione è un action-platform, con sezioni da rythm-game: voi controllerete la protagonista Annika all’interno di Spica, e andrete in giro per quest’isola colorata alla ricerca dei tre frammenti sopra citati. In sostanza il gioco si divide in tre sezioni: una esplorativa nell’isola, una nei dungeon in cui saranno presenti anche dei nemici, e le boss-fight a fine dungeon, che sono dei veri e propri stage da rythm game. Nell’isola potrete parlare con gli abitanti, fare delle quest per andare avanti nel gioco, trovare dei disegni di gatti sparsi qua e la nella mappa e raccogliere oggetti da mettere nel proprio inventario. Qui ci sarà anche il ciclo giorno notte (troverete un orologio che vi farà avere l’orario sempre visibile nell’interfaccia) ed alcune missioni si potranno svolgere solo in determinati momenti della giornata. Certo, le quest non saranno tante, anche perché è il gioco stesso a risultare molto breve. Se siete abbastanza bravi potrete finirlo in appena quattro ore, ma in media potrebbero servirne 5-6. Io, che sono un caso a parte, ho impiegato un po’ più di tempo, ma essenzialmente, la durata è esigua. Sicuramente la ricerca delle immagini dei gatti sparse per l’isola potranno alzare il tempo di gioco generale.

So che sembra brutto sottolineare tanti punti negativi, ma purtroppo questa è il compito che ci tocca. Il fatto è che, personalmente, ho apprezzato la spensieratezza e il taglio bambinesco che si è voluto dare al titolo, ma bisogna anche parlare di ciò che è concreto e i vari feedback che si ricevono giocando. Infatti, un’altra situazione iniziale che mi ha lasciato un poco spiazzato, è la resistenza in acqua e il fatto che la vita di Annika sia legata allo stare in acqua, nel senso: siete su un’isola, e ovviamente ci saranno tanti momenti in cui cadrete in acqua. Una volta fatto il tuffo, però, non avrete una diversa barra che vi segnerà l’ossigeno, e sarà la vita stessa della protagonista a diminuire. Quindi una volta risaliti, vi dovrete curare per far tornare la vita piena. Fortunatamente sparsi nel mondo ci sono tanti posti in cui rigenerarla automaticamente, però ci saranno delle situazioni (e ci saranno, fidatevi) in cui odierete ogni specchio d’acqua presente sull’isola, anche perché il tutto si lega ad una legnosità e difficoltà generale nel risalire in superficie.

Giraffe and Annika

Bacchette magiche a tempo contro Lily

Acqua esclusa, nei dungeon, come detto, troverete anche dei nemici, dei fastidiosi fantasmini che vi lanceranno delle bolle, da non sottovalutare mai. Anche perché la combo bolla + caduta in acqua potrebbe risultare il più delle volte letale. E con letale voglio dire odio sia per l’acqua che per i fantasmi. A fine dungeon, ci saranno le Boss Fight in cui, in un modo o nell’altro, ve la vedrete sempre contro Lily, maga che sembra avere qualche motivo per dare fastidio alla nostra povera protagonista. E qui c’è la fase da rythm-game: Annika sfoggerà una bacchetta magica, che servirà per colpire, a tempo, delle palline che le lanceranno i diversi boss, correndo a destra o a sinistra dello schermo. Per le palline verdi bisognerà semplicemente spingere il tasto x, per quelle bianche invece bisognerà mantenere premuto il tasto per un certo tempo. Ammettendo la mia poca preparazione, sono riuscito ad andare avanti solo selezionando la difficoltà facile (ci sono anche normale e difficile). Le boss-fight saranno 5, e potranno essere rigiocate in ogni momento dopo aver vinto la prima volta, per migliorare il proprio punteggio. Per quanto, come detto all’inizio, si potrebbe sentire la voglia di un reale combattimento, questa sezione mi ha divertito. Una volta finite le prime tre boss-fight guadagnerete i frammenti di stella, ognuno dei quali vi daranno un’abilità: il-salto (si, all’inizio non si può saltare), maggiore resistenza in acqua (fondamentale per quello detto sopra) e lo scatto.

Giunti alla fine della recensione, ammetto di aver sottolineato più punti negativi che positivi per il gioco di Atelier Mimina e del game designer Atsushi Saito. Personalmente però la spensieratezza che pervade Giraffe e Annika mi ha fatto passare delle ore piacevoli nell’isola di Spica, accompagnato dall’ottima musica in sottofondo (che a tratti mi ricordava Eternal Sonata); da elogiare il lavoro fatto da Tomzuin H (del quale si possono trovare ottimi live su YouTube), in cui si capisce l’importanza data alla musica all’interno del gioco. E infatti mi spiace dover comunque dare più peso ad alcuni evidenti problemi, che purtroppo però devono essere segnalati, rispetto ad una gradevolezza di fondo che il titolo può dare.

In conclusione, Giraffe and Annika, purtroppo, non è un gioco da catalogare come “ottimo prodotto”: ha dei buoni spunti ed una spensieratezza di fondo che però vanno a scontrarsi con diversi problemi tecnici su cui non si può sorvolare. La breve durata ed alcuni problemi con i comandi non facilitano la situazione per poter consigliare a pieno il gioco di Atelier Mimina. Ed è un peccato, perché l’isola di Spica sarebbe un bel posto in cui passare una vacanza.