Nel grande mare dell’industria degli anime, Toei Animation è il nome più in vista e l’azienda più riconoscibile e famosa, anche a livello globale. Una fama enorme, dovuta soprattutto a serie riconoscibili ed entrate ormai a far parte della cultura pop mondiale, come Sailor Moon e Dragonball, che sono ovviamente i franchise di punta dell’azienda.
Recentemente intervistato da Variety, Katsuhiro Takagi, il presidente di Toei Animation, ha affrontato quello che, a suo dire, è uno di più grandi problemi dell’industria, e cioè il rapporto tra gli anime di qualità e la grande quantità di show disponibili sul mercato. La tesi di Takagi è che la sproporzione, che sarebbe in parte stata generata dalla diffusione dello streaming, sia impressionante:
“Credo che il numero delle ‘hit’ sia piccolo, comparato al numero di lavori disponibili. Come si può ottenere un profitto adesso da lavori d’animazione costosi da produrre?”
Un problema, quello proposto dal presidente di Toei, che è reso ancora più attuale dalla pandemia da Covid-19 che ha costretto gli studi d’animazione, soprattutto quelli più grandi come Toei, a ripensare completamente la distribuzione dei loro anime. L’esplosione dello streaming al di fuori del Giappone ha infatti portato al boom quantitativo degli adattamenti, che si sono moltiplicati a dismisura, spesso sacrificando la qualità delle opere per poter risparmiare sui costi di produzione. In Giappone però le serie televisive e le sale cinematografiche continuano a rappresentare una parte fondamentale degli introiti delle serie animate.
Anche se per uno studio della dimensione di Toei Animation il problema può essere ammortizzato grazie ai revival e alle nuove licenze per i franchise più famosi, che rimangono una fonte di guadagno praticamente inestinguibile. Per gli studi più piccoli però, e assolutamente necessario riuscire a realizzare una vera e propria “hit”, come dimostra il caso di Ufotable e del suo Demon Slayer (il cui film, Mugen Train, sta per arrivare su Amazon Prime Video).
Si tratta di un problema che, per il momento, non ha ancora una soluzione. La sproporzione tra la quantità di show e gli anime di qualità che vengono prodotti continuerà a costituire uno dei tanti problemi di un’industria in continua ascesa, ma con tante ombre e scheletri nell’armadio.