Nell’ultimo anno e mezzo circa sono state lanciate moltissime operazioni sul mercato dei videogames che hanno difatti modificato l’assetto di tantissime società. Pensiamo, ad esempio, a quella più eclatante, finalizzatasi dopo alcuni mesi di trattativa seria (gran parte di essa in piena la pandemia, tra l’altro): stiamo parlando di Blizzard-Activision, tra i principali attori di questa industria.
Una serie di movimenti e di cambiamenti di licenze che hanno confermato come questo sia un settore che non ha minimamente sentito dell’influenza negativa della crisi dovuta alla pandemia, ma anzi si è rafforzato enormemente. Stiamo parlando di movimenti di quasi 86 miliardi di dollari nel giro di pochi mesi.
Pandemia: alcuni settori ne hanno giovato
Lo possiamo scrivere a chiare lettere: sembra strano dirlo, ma alcuni settori hanno giovato della pandemia, o quantomeno ne sono usciti particolarmente rafforzati. Tra questi, come detto, quello dei videogames. L’industria è riuscita a venir fuori dalla crisi post-Covid con un potenziale economico nettamente superiore a quello dell’era pre pandemia: la spesa dei videogiochi ha raggiunto oltre i 180 miliardi di dollari nel 2021. La metà di essi, circa, per i giochi da smartphone.
Per questo motivo, in molti hanno notato delle similitudini tra l’industria dei videogames e quella del gioco d’azzardo. Sì, perché i anche i siti casinò aams e i casinò non aams hanno aumentato enormemente i loro introiti e il numero dei loro utenti negli ultimi tempi. D’altronde, basta pensare al fatto che moltissime persone sono state difatti obbligate a rimanere a casa a lungo, dedicandosi maggiormente ai loro hobby e divertimenti.
Verso un nuovo modello
Videogames e giochi digitali sono, come si sa, tra le principali forme di intrattenimento. Gli esperti del settore prevedono che l’industria stia vivendo un momento di transizione e che potrebbe vedersi notevolmente rivoluzionato nel corso dei prossimi anni: si punterà, probabilmente, ad un modello “abbonamento”, stile piattaforme streaming. D’altronde è un po’ quello che ha fatto già Microsoft con il Game Pass (che ora vanta circa 25 milioni di abbonati). Un abbonamento che consente l’accesso illimitato a centinaia e centinaia di giochi. Anche Sony, pare, sia in procinto di muoversi verso questa modalità di fruizione.
La strategia delle case di produzione è quella di acquisire delle software house non di grandi dimensioni e poi, pian piano, inglobare quelle di maggiori entità. Esempio lampante è quello di Bethesda, acquistata nel 2021 da Microsoft per oltre 7 miliardi di dollari. In questo modo, le grandi corporation cominciano ad acquisire una certa dimestichezza e poi, pian piano, arrivano ad attirare l’attenzione di tutti i giocatori.
La volontà chiara è quella di seguire il modello Amazon, per esempio, cercando di radunare milioni di persone che condividono le stesse passioni, spendendo denaro. Entra, in certi sensi, anche in gioco il concetto di metaverso e di cloud. Basti pensare che anche Amazon e Google abbiano provato, con insuccesso, a dedicarsi al mondo dei videogames per capire il potenziale che effettivamente ci sia dietro a questo mondo.