Bayonetta e Vanquish 10th Anniversary Bundle Recensione

Bayonetta e Vanquish

Sembra ieri, eppure sono passati già dieci anni da quando questi due gioiellini approdarono su PlayStation 3 e Xbox 360. Se per Bayonetta il destino è stato comunque tutto sommato fortunato (tanto che attendiamo la sua terza trasposizione in esclusiva Switch), non si può dire lo stesso di Vanquish, un action TPS incredibilmente frenetico e tamarro all’ennesima potenza di cui forse non si è mai parlato abbastanza. SEGA ha quindi deciso di (ri)promuovere i due brand sviluppati da Platinum Games, dando così soprattutto a Vanquish un’opportunità di rivalsa. Ecco arrivare la raccolta Bayonetta e Vanquish 10th Anniversary Bundle, servendo su un piatto d’argento due succose remastered che su Xbox One X raggiungono gli ambiti 4K e 60fps. Noi abbiamo però avuto modo di testare il tutto su una PlayStation 4 standard e il risultato è stato comunque soddisfacente, mantenendo la risoluzione di 1080p e i 60 frame, il che è senza dubbio il fattore più importante e per certi versi determinante di queste rimasterizzazioni. Insieme allo staff di Platinum Games è bene sottolineare la collaborazione di Armature Studio, divisione integrata un tempo in Retro Studios, precisamente formata da una buona parte di dipendenti che lavorarono ai Metroid Prime.

Bayonetta e Vanquish

Parola d’ordine: adrenalina

Sebbene Bayonetta e Vanquish siano due titoli molto diversi, tanto da apparire quasi bizzarra la loro presenza in un bundle assieme (tralasciando la ricorrenza del decimo anniversario), in realtà hanno comunque alcuni punti in comune: il primo è senza dubbio scaturito dal gameplay galvanizzante e soddisfacente, creando quel sano mix di frenesia e adrenalina che come una bomba appaga il videogiocatore grazie al suo boato generante del sano e puro divertimento arcade-oriented, soprattutto per quanto concerne Vanquish. Il secondo è da ricercare proprio nelle meccaniche ludiche e nell’inconfondibile stile Platinum. Bayonetta e Vanquish vantano entrambi il bullet time, un elemento fondamentale che si attiva in maniera differente nei due giochi, ma che a conti fatti si rivela ovviamente utile per il medesimo motivo: rallentare il tempo sfruttando l’azione a proprio vantaggio. Le due opere nate dalle rispettive menti di Hideki Kamiya (Bayonetta) e Shinji Mikami (Vanquish) ebbero ai tempi un compito importantissimo, ovvero riscrivere un po’ le regole dei propri generi di appartenenza. Bayonetta ci è riuscito sicuramente per quel che riguarda l’evoluzione del combat system, sebbene ci siano alcune criticità nello stesso (le analizzeremo meglio dopo) ed esprimendo poco dal punto di vista del contenuto ludico; Vanquish fa altrettanto, elevando all’ennesima potenza il gameplay tipico dei third person shooter, implementando delle caratteristiche così avvincenti che vanno a ridefinire il genere, seppur nessuno abbia mai ripreso quelle basi per farne tesoro in seguito (grave errore). Tra bullet time, sliding-boost ed elementi da beat’em up, l’opera di Mikami è un concentrato di pura esaltazione videoludica che con la giusta dose di tamarragine riesce a creare un connubio perfetto per una ricetta semplicemente gustosa. Controllare Sam Gideon, soldato della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), è immensamente piacevole: eseguire una capriola premendo il grilletto per attivare lo zoom della mira in terza persona rallentando il tempo o scivolando col boost mentre si spara sui nemici a tutta velocità non ha prezzo. Qualcosa che crea un piacere irresistibile e che risulta decisamente difficile da descrivere. Raramente vi sono sezioni di gioco mal calibrate e non gestite al meglio; tutte le altre sono una gioia pad alla mano e caratterizzate da un ritmo frenetico e adrenalinico come poche cose al mondo (in termini videoludici). Il level design è cucito a puntino, permettendo sempre di sfruttare tutte le mirabolanti armi e le abilità di Sam, con una freschezza di gameplay che asfalta ogni Gears of War che si rispetti. Quello che manca a Vanquish, così come a tutti i TPS moderni prima dell’avvento di Gears 5, è una varietà di situazioni di gioco, sebbene non venga creato più nulla come Gungage, oggi (sogno sempre un TPS moderno con elementi vecchio stampo tipici della produzione Konami – NdR). Nel titolo di Mikami si spara dal primo minuto sino alla fine, senza sosta, ma non annoiando mai. Certo, si potrebbe criticare una durata non troppo entusiasmante, ma è anche la stessa che rende l’esperienza piacevole e non ridondante, proprio perché non ci sono dei veri punti morti e la sua brevità non fa accusare affatto la ripetitività delle azioni. L’unico punto debole resta quindi una trama piuttosto stereotipata e poco originale (ma davvero cercate una storia in un prodotto come Vanquish?), eppure la regia e gli scambi tra Sam e il colonnello Burns ripagano a dovere, ottimi sia in italiano che in inglese e giapponese. Chiaro, non ritroveremo la qualità dei dialoghi del maestro Gianluigi Bonelli, ma nella loro semplicità vanno a delineare il rapporto tra i due e rincarare la dose di tamarragine del tutto voluta e ricercata, facendo solo del bene all’esperienza complessiva. Dal punto di vista tecnico la remastered si comporta notevolmente; giocare Vanquish a 60fps è pura goduria, ma ottimo risulta anche il lavoro svolto per ridefinire i vari dettagli che vanno a comporre il titolo: molto meno anti-aliasing e quindi una pulizia visiva di gran lunga più apprezzabile, non minata da fastidiose sfocature. Un piccolo neo va solo da ricercare in alcuni lievi scatti durante le cutscene che non vanno però a rovinare di certo l’esperienza. Meglio qualche calo sporadico durante le scene di intermezzo anziché in-game, dove la remastered non ha quasi mai accusato nulla, mantenendo la sua incredibile fluidità per tutta la campagna. Notevole infine la colonna sonora di Masafumi Takada che enfatizza al meglio l’azione nel gioco con le sue composizioni che variano dall’acid all’elettronica con punte di techno e altri generi. Insomma, se non avete mai giocato Vanquish, non avete più scuse. Qualche dettaglio in più lo potete leggere nella recensione apposita di dieci anni fa che potete trovare qui.

Bayonetta e Vanquish

Remastered fatte a regola d’arte!

Venendo dunque a Bayonetta, possiamo affermare che anche per l’opera di Kamiya il lavoro di rimasterizzazione sia valido ed efficace, seppur non del tutto come Vanquish. In quest’ultimo le migliorie sono più evidenti, ma sia chiaro che anche per la strega di Umbra il risultato è soddisfacente. Quello che convince meno sono i volti che danno ancora quella sensazione di patinato, ma per il resto nulla da dire. Nel titolo diretto da Mikami questi erano inoltre già di base più curati, ma si poteva comunque fare qualcosina in più. Sensazionale invece la fluidità, qui maggiormente marcata, rendendo dunque il gioco ancora più piacevole e appagante. Anche Bayonetta risulta migliorato e non minato più dalle sfocature dell’anti-aliasing, dando nuovo lustro alla meravigliosa direzione artistica della creatura di Kamiya. Se c’è un elemento veramente potente in Bayonetta è il suo immaginario: creature angeliche dallo stile inconfondibile, ambientazioni eccezionali e un look fantastico che donano alla produzione Platinum Games un tocco del tutto singolare. Ottima la colonna sonora che vanta diversi brani memorabili e altrettanti di contorno comunque di notevole fattura. Non da meno la trama, semplice ma efficace e carismatica. Il tutto accompagna un gameplay stylish davvero senza precedenti; un combat system elegante, veloce e che permette davvero qualsiasi cosa, aprendosi a possibilità ludiche infinite e che a distanza di dieci anni fanno ancora la differenza. Quali sono dunque le criticità accennate poc’anzi? Le ambizioni stesse di Bayonetta sono anche il suo limite per un action hack ‘n slash che fa dei tecnicismi la sua forza. Avendo infatti una sfilza di combo davvero numerose, il gioco tende a sfociare nel button mashing; il problema più grave, però, è che molto spesso è possibile ottenere risultati migliori giocando a caso piuttosto che impegnandosi a dovere. La sua velocità talvolta eccessiva inoltre non dà modo al giocatore di comprendere quello che sta succedendo su schermo, senza contare alcune fasi non sempre bilanciate al meglio. Tuttavia di quest’ultimo aspetto parrebbe che nella remastered sia stato corretto un po’ il tiro, risultando un filino meno caotico dell’originale e con un bilanciamento dei danni. Quel tanto che basta per non snaturare il titolo è al contempo perfezionarlo. Purtroppo non lo possiamo confermare con certezza assoluta non avendo più a portata di mano la versione Xbox 360, ma dalla nostra prova è emerso questo (felici di essere smentiti, in caso; la memoria può giocare brutti scherzi). Piccolezze a parte, il combat system di Bayonetta è comunque favoloso, dando al giocatore un senso di completezza come pochi hack ‘n slash riescono a garantire. Non si può invece dire completamente lo stesso del resto: Bayonetta risulta piuttosto lineare e poco vario nelle situazioni di gioco, sebbene ogni tanto ci provi ad ingranare la marcia e quando lo fa ci riesce pure con grande stile. Peccato però che siamo comunque ben lontani dall’offerta e varietà ludica del primo Devil May Cry o di Ninja Gaiden Black, ma questo è un po’ un problema comune di tutti gli action hack ‘n slash moderni, il che è un gran peccato. È come se mancasse sempre qualcosa. Tolto questo, Bayonetta resta comunque un gioco imperdibile per tutti gli appassionati del genere, così come lo è Vanquish per il suo. Anche in questo caso, dettagli in più nella recensione del gioco originale.

In definitiva, Bayonetta e Vanquish 10th Anniversary Bundle è una raccolta da non lasciarsi scappare, sia per coloro che hanno già avuto modo di vivere queste due splendide esperienze, sia per tutti gli altri. Con queste due rimasterizzazioni non ci sono più scuse; è la ghiotta occasione che stavate aspettando. Un’accoppiata sicuramente particolare, ma pur con le rispettive differenze il duo in questione forma un connubio perfetto che va ad offrire due esperienze all’insegna del divertimento e della frenesia più totale, nuda e cruda. SEGA non poteva far scelta più azzeccata. Bayonetta e Vanquish hanno dieci anni alle spalle, ma sapranno divertirvi oggi come allora e in questa veste migliorata sono ancora più gustosi. Un appunto va sicuramente fatto sulla versione da scegliere: essendo Vanquish un TPS si sposa di gran lunga meglio col controller Xbox One (in alternativa il Nacon Revolution PS4), mentre l’altro potrebbe persino risultare più appetibile col Dualshock. Chiaramente tutto sta poi allo stile di chi gioca. Tra i due il più celebre è senz’altro Bayonetta, quindi non possiamo che consigliarvi di riscoprire soprattutto Vanquish; è un qualcosa di pazzesco e che avrebbe meritato senz’altro di più. E chissà che questa remastered non possa essere di buon auspicio per il tanto ambito seguito; sogno bagnato di tutti coloro che hanno amato l’esuberante opera di Shinji Mikami. Noi vogliamo ben sperarci.

Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni, Ismaele scrive per il settore dal 2010 e da allora non si è più fermato. Nutre amore profondo per Nintendo ed i suoi brand, in particolare per quello di The Legend of Zelda. Col tempo, però, ha conosciuto e scoperto tante nuove produzioni, sia odierne che del passato, affinando i suoi gusti e la sua cultura videoludica. Nel tempo perso, ambisce a diventare un game designer ed un compositore-musicista, ma restano sogni chiusi nel cassetto... almeno per ora!