Surgeon Simulator 2 Recensione: meno Simulator, più divertimento

Surgeon Simulator 2

Era il non così tanto lontano 2013 e un titolo, sviluppato da pochissime mani, stava affacciandosi sulla scena videoludica di quegli anni. Tale titolo, per quanto piccolo, irruppe con prepotenza, fino a divenire centro e raccolta di materiale per famosi youtubers ed oltre. Surgeon Simulator si fece spazio tra i “big” del momento, portando un’idea appartenente all’ondata di “Simulator” che in quel periodo stava esplodendo, talmente era carica di giochi, opere e titoli vari che riportavano tale etichetta in modo, chi più chi meno, inappropriato. Bossa Studios si rifà viva con il suo seguito, ben sette anni dopo. Passare da una produzione durata solo 50 giorni per renderlo commerciale, ad una di sette anni, è un bel salto e, tale salto, viene convogliato in tutto quello che Surgeon Simulator 2 ha da dirci.

La nuova produzione del team dà un taglio netto al passato, mantenendo solo (nome a parte) la meccanica fulcro del suo predecessore e muovendosi da tutt’altra parte e non senza allontanarsi ancor più dalla famosa etichetta “Simulator”. Cerchiamo di far luce sull’ultima fatica di Bossa Studios proseguendo pure nella recensione.

Surgeon Simulator 2: nuovo chirurgo in arrivo

Tagliare, cucire, rompere ossa, segare e andare di bisturi non sono le uniche cose che ci sarà possibile fare in Surgeon Simulator 2. Il titolo, diversamente dal suo predecessore, offre ai giocatori una discreta mole di contenuti, la quale può ancora crescere grazie a determinati fattori che snoccioleremo pian piano. Prima di sbrogliare tutto il discorso, ci tengo a fare una premessa.
Questo secondo capitolo, si distacca dal precedente per un preciso punto di vista che, per quanto possa sembrare banale, ha secondo quello che è il mio punto di vista, fatto da vera e propria bilancia nel prodotto finale. Quello a cui mi riferisco è una profonda meccanica di gameplay presente nel primo titolo, dove al giocatore veniva data la possibilità di muovere dito per dito del nostro alter ego per avere più precisione con gli strumenti. Nel suo successore, invece, Bossa Studios ha deciso di semplificare quella meccanica facendo muovere le dita tutte assieme, avendo così solo due stati possibili per la mano che sarà, a seconda della pressione dei tasti, aperta o chiusa.

Perché tutta questa importanza per un dettaglio di questo tipo, vi starete chiedendo. Bene, sappiate che, come già detto nell’introduzione, Surgeon Simulator 2 riprende (nome a parte) ben poco da quello che era il suo “papà”. Ovviamente ci sono gli interventi, ma la base del titolo è profondamente cambiata. Ora il team britannico ha incluso un’intera avventura di undici livelli con un paio in più che fanno da tutorial. Il gioco non chiede solo l’operazione ma, anzi, il giocatore si troverà spesso a dover risolvere grattacapi, puzzle vari basati sulla fisica e, nel mentre, portare a termine l’operazione dei poveri Bob, senza dimenticarci infine, della modalità cooperativa fino a quattro giocatori.
Ora che sento di aver perlomeno gettato le basi per un testo più concreto, passiamo (per davvero stavolta) alle varie componenti di questa produzione.

Direi che il punto centrale tra le novità proposte da Bossa Studios, sia proprio l’avventura. Tale opzione può risultare strana in un gioco di questo tipo. Come crei la storia di un chirurgo piuttosto avvincente, tanto da farti continuare? Gli elementi sono molteplici. Sicuramente, il fattore più immediato è il salto che dal “simulatore” che voleva essere il primo, si è arrivati a qualcosa di molto più caricaturale, il che, se ci pensate per bene, è ciò che i maggiori youtuber fecero ai tempi con appunto il primo capitolo. Era già di per sé piuttosto “poco simulativo”, per così dire. Con ogni certezza vi è stato il pensiero di una certa minuzia nel voler riprodurre quella che poteva essere l’esperienza di precisione di un medico chirurgo ma, il contorno, prendeva sicuramente una piega diversa (un intestino crasso avvolto al collo del paziente non è il massimo della simulazione, tantomeno della serietà). Il team ha felicemente optato per il mantenimento di questa vena – sia perché il gioco si proponeva naturalmente ad un’etichettatura di questo genere o sia perché la community lo ha concettualmente rimodellato con tali sembianze – facendo sì di ribaltare completamente quello che era il concept iniziale della produzione.

La storia è in realtà piuttosto semplice, non vi è quale grande concetto dietro essa, ma questo ce lo si poteva già aspettare. Ciò a cui hanno puntato sono le prove da fare nei vari livelli, tra trapianti, apertura di porte e così via, accompagnate sempre da varie voci negli altoparlanti del luogo in cui ci troviamo (un ospedale senza nome e apparentemente abbandonato) che danno indicazioni e, contemporaneamente, ci spiegano cosa fare, perché siamo lì e così via. Per riassumervi le sensazioni che ho subito avuto sin dai primi tre minuti del titolo, senza esagerare, mi basta citare un titolo da cui credo, Bossa Studios abbia preso tanta, ma tanta ispirazione.

Portal vi dice qualcosa? Riferendomi solo al primo capitolo, l’aria che si respira nel titolo targato Valve, è la stessa che ritroviamo, anni dopo, in Surgeon Simulator 2. La voce che costantemente ci parla, mentre noi risolviamo puzzle e operazioni chirurgiche su quelli che sembrano pazienti tutti uguali tra loro, chiamati Bob, rimandano palesemente a Portal, senza dimenticare lo humor, anch’esso preso e riproposto nel secondo capitolo dello studio britannico. Oltre la sensazione, cosa c’è? Il gameplay, comunque, è un po’ più sfaccettato di quel che sembra.

Taglia e cuci, apri e salta. Ma non da solo!

Il gameplay è, sotto sotto, rimasto invariato. Gli interventi chirurgici sono all’ordine del giorno ma, questi, sono contornati da delle prove che fanno parte del mondo dei puzzle-game. Diciamo che le due cose, ora come ora, sono complementari. Si arriva ad un punto, si opera e si va avanti. Il tutto però è fatto in modo da tornare sul corpo di Bob e finire l’operazione. Mi spiego: si inizia arrivando nella sala, il che può già richiedere qualche piccolo ragionamento in termini di puzzle, si inizia ad operare e, in ogni livello, qualche organo sarà richiesto per l’apertura delle porte per proseguire nel livello e nell’operazione stessa. Non credete che i livelli proposti siano troppo differenti da loro, il fulcro è sempre l’operazione, alla fin fine.

Il poter girare per i livelli è una cosa nuova per la serie, così come vedere e controllare il nostro braccio perennemente teso in avanti. Tale braccio sarà il mezzo per fare tutto ciò che ci propone il gameplay di Surgeon Simulator 2. Click sinistro si apre e chiude la mano; click destro si ruota e tenendo premuto lo Shift, si muove l’intero braccio. Questi i comandi principali e, per quanto possano sembrare basilari, vi assicuro che può essere frustrante inizialmente ma, poco dopo, starete ridendo da soli per quanto il nostro personaggio, chirurgo alle prime armi, non sia affatto preciso e si metta a lanciare gli strumenti del mestiere contro i pazienti. Strumenti come bisturi, sega, siringhe di sangue e per le emorragie saranno all’ordine del giorno per il chirurgo in erba, al quale converrà usare i giusti strumenti per il taglio di una gamba o per l’apertura della cassa toracica.

L’intero titolo è poi accompagnato da una fisica piuttosto precisa e che riguarda qualunque oggetto vediate a schermo. Immaginate di dover lanciare cuori o polmoni per andare avanti nel livello. Bene, immaginate ora un mondo come questo ma con altri tre amici. Il titolo dà la possibilità di portare a termine l’avventura in quattro giocatori e, a dirla tutta, credo possa essere una delle esperienze più esilaranti dell’anno. Data la modalità cooperativa (sia con amici che in matchmaking), Bossa Studios ha ben pensato di creare dei personaggi, quattro per la precisione. Uno più stravagante dell’altro e con le proprie storie, essi possono essere personalizzati con accessori e vestiti che sarà possibile sbloccare completando i livelli della storia man mano che si procede in essa e si completano obiettivi secondari, come finire il livello in meno di un tempo prestabilito o non far perdere una quantità ‘x’ di sangue al paziente Bob.

I personaggi, i loro movimenti e tutto ciò che fanno, rendono l’atmosfera ancora più esilarante. Al giocatore stesso sembrerà che il proprio avatar sia fatto di gomma, incastrandosi per via del braccio teso nei pertugi da cui sarà costretto a passare. La durata totale della “storia” proposta dal team britannico risulta essere piuttosto povera, però. Basteranno infatti dalle 6 alle 8 ore di gioco, forse poco più, per completarla. La rigiocabilità risponde solo all’eventuale raccolta di tutti gli oggetti cosmetici delle sfide descritte poco sopra.

Contenuti, contenuti per tutti!

Surgeon Simulator 2 non si ferma mica all’avventura in 4 giocatori. Il titolo infatti, propone ben altro oltre a quanto detto finora. Una volta terminata la storia la prima volta, una delle voci che ci ha tenuto compagnia durante essa ci avvisa che è possibile continuare ad operare ma, in che modo? Bossa Studios ha voluto rendere la community davvero partecipe e creatrice delle proprie esperienze. Lo streaming da parte di personaggi famosi nell’internet, per questo secondo titolo, non sarebbe bastato e non avrebbe portato il giusto rispetto ad una community già folta dal primo capitolo.

Lo studio di sviluppo del Regno Unito ha difatti costruito un apposito editor di livelli, il quale permette, non con molta facilità ma nemmeno con uno studio frustrante, di creare livelli ad hoc. Tali livelli (i quali possono o meno comprendere una o più operazioni chirurgiche) possono poi essere condivisi con tutta la comunità di giocatori e portati in auge come miglior livello della community o premiati dagli sviluppatori stessi. L’editor permette davvero di fare moltissimo, con molti strumenti a disposizione per dare vita ai propri livelli.

Ovviamente, i livelli che vengono poi costruiti e fatti provare al resto della comunità giocante, possono avere restrizioni sul numero dei giocatori o, al contrario, essere completamente sprovvisti di regole e giocabili da una o quattro persone. Come detto poco sopra, non è detto che il livello chieda, alla fine, un’operazione. Infatti, proprio come nella storia principale, i Content Creator possono tranquillamente decidere di tralasciare il povero Bob e i suoi problemi di salute per concentrarsi sul level design e sfruttare altri elementi come ascensori, leve, porte di vario genere, valvole e altro ancora. Insomma, sotto questo aspetto, la rigiocabilità e portata a livelli sicuramente più ampi, sempre però se, almeno secondo il modesto parere del sottoscritto, si giochi con una cerchia di amici, dato che a lungo andare, l’intero concept potrebbe diventare monotono se giocato completamente in solitaria. Ovviamente il matchmaking offre l’opportunità di trovare altre persone sul momento, ma niente dà più soddisfazione di lanciare un cuore ad un amico, farglielo prendere al volo mentre un altro ti passa la siringa per il sangue all’ultimo secondo, prima che il livello fallisca. E sappiate che ci vuole una certa maestria nel fare quanto appena descritto.

Bossa Studios ha portato la buona idea di ben sette anni fa e l’ha ulteriormente migliorata con Surgeon Simulator 2. Tra uno humor che passa per vie non solo di dialogo, ma anche di atmosfera, ed un gameplay che strizza l’occhiolino al primo capitolo unito ad altre produzioni dato il suo level design, l’opera può regalare diverse ore di puro divertimento e forse anche più, dando la possibilità di creare e giocare ad un ritmo elevato. La cooperativa è un’ottima aggiunta visto l’esilarante design dei personaggi misto alle meccaniche e alla fisica che fanno da fondamenta all’intera produzione. Il tutto è accompagnato da uno stile grafico cartoon per i personaggi e ben realizzato in fatto di illuminazione per i livelli ma, tutto sommato, non spicca di certo per le qualità tecniche. Surgeon Simulator 2 accompagnerà, ne sono certo, la scena videoludica per qualche anno, relegato però ad una nicchia che, tra poco tempo, sarà ben salda e probabilmente nell’attesa che Bossa Studios rilasci, una tantum, nuovi contenuti su cui poter mettere le mani.

All'età di sei anni, Fabio ha potuto mettere le mani su quella che sarebbe diventata, in estremamente poco tempo, la sua passione più grande: il videogioco. Dalla prima Playstation, vagando tra le terre simil-burtoniane di MediEvil fino a Crash Bandicoot e Tombi arriva, nel suo percorso di videogiocatore, a farsi appassionare da una moltitudine di generi e a crescere con loro, facendoli diventare parte integrante della sua vita e riconoscendo nel videogame una nuova forma di pura arte, oltre che di intrattenimento. Da quel momento, i suoi interessi mettono radici anche altrove, arrivando alla Settima Arte e alla musica, il gioco di ruolo e la lettura e tutto ciò che permette di sentire e immaginare mondi che ci sembrano, o sono effettivamente, lontani dalle nostre realtà.