Elemental Recensione: La semplicità dei sentimenti

ELEMENTAL

Nota per chi scrive, ma anche per chi sta per leggere tutto quello che seguirà: cerchiamo di non mettere a confronto Elemental con altri film Disney e Pixar. So che è difficile, per molteplici motivazioni: le aspettative che i lavori precedenti del celebre studo di animazione hanno creato in tutti noi, le somiglianze cromatiche e mentali che il nostro cervello riesce automaticamente a creare con gli stessi, le situazioni che determinate caratteristiche portano alla mente. Elemental merita di essere visto per quello che è, senza dover gestire accostamenti che, nella mente di chi lo ha creato, non sono mai stati presi nemmeno in considerazione. E lo dico con tutta la determinazione di una persona che di questo film aveva anche un po’ paura, proprio per tutta questa serie di pensieri e paragoni istintivi e che, alla fine delle due ore scarse di film, è stata felicissima di aver provato delle emozioni, semplici ma positive.

ELEMENTALCome acqua e fuoco

Come molte delle storie nate in Pixar, quella di Elemental ha più livelli di lettura, ma quello più superficiale e che manda avanti l’intera narrazione, racconta il rapporto tra Ember, una ragazza di fuoco, e Wade, che invece è un acquatico. I due non potrebbero essere più diversi, esteticamente, morfologicamente e caratterialmente e a metterli sulla stessa strada è solo il caso. Ember è ironica e divertente, ma dal temperamento complesso, che la porta a perdere spesso la pazienza. È molto legata alla sua famiglia, trasferitasi a Element City quando lei era solo una bambina, ed è determinata a dimostrare loro il suo valore, imparando il più possibile sull’attività di famiglia. Certo, gestire un negozio con i suoi relativi clienti non sembra essere una impresa facile per una ragazza che si infiamma facilmente. Wade, al contrario, riesce a farsi scivolare addosso le preoccupazioni inutili, è empatico, un grande osservatore e ascoltatore e non ha paura di mostrare le sue emozioni. Anche lui ha un rapporto molto stretto con la sua famiglia, composta da individui che, come lui, traboccano di sentimenti che non vedono l’ora di condividere. Come Ember è testarda e orgogliosa, Wade è un tenerone, un personaggio trasparente (in tutti i sensi) che non nasconde nulla. La classica storia degli opposti che si attraggono insomma, di due personaggi che prima si odiano e poi impareranno a conoscersi e ad amarsi: una semplicità narrativa che permette però al regista di lavorare su molteplici altri concetti, nascondendo, nemmeno troppo velatamente, ogni altro conflitto personale e necessità di accettazione e crescita immancabili in un lavoro Disney e Pixar.

Non è solo una storia d’amore

Come accade per quasi ogni opera d’arte, è lo spettatore a decidere cosa assimilare da quello che sta vedendo e i film d’animazione non sono da meno, ormai lo sappiamo tutti. Ogni cosa può essere vista con una prospettiva diversa, anche quando sembra palese il suo scopo. Prendiamo ad esempio il personaggio di Wade: ha un modo di affrontare la vita opposto a quello di Ember, è acqua, incapace di nascondere ogni suo pensiero ed emozione, senza mai giudicarla. È un luogo sicuro. Ma non solo: “È un personaggio specchio, sfruttiamo molto la sua riflessività. Da molti punti di vista, Wade è stato creato per aiutare Ember a vedere se stessa. Il suo scopo non è insegnarle qualcosa o guidarla, è semplicemente uno specchio che le permette di vedere una nuova versione di se stessa”. E questo mi sembra un concetto che ben spiega tutte le dinamiche di Elemental, così semplice, schietto e apparentemente senza troppi fronzoli narrativi, ma pur sempre in grado di parlare di tante cose, senza barriere e articolati costrutti mentali. Lo stesso rapporto tra Ember e i suoi genitori, tanto forte quanto pieno di negazioni, impegni e costrizioni, non racconta di una famiglia che ti impone il proprio volere, ma di quanto, a volte, siamo noi stessi a dirci di no e limitarci nelle scelte. Tutto ciò che è estremamente esteriorizzato, tutte quelle diversità che ben si scontrano sullo schermo, rappresentano qualcosa di inevitabilmente interno ai personaggi. Ed è così che una storia candida come Elemental diventa qualcosa di estremamente profondo e toccante.

Straordinariamente complesso

Tutto molto semplice… tranne tecnicamente. Se avete anche solo un minimo di conoscenza del mondo dell’animazione, vedendo questo lavoro vi troverete costantemente a chiedervi: ma come hanno fatto? Usare i quattro elementi come personaggi, tutto molto bello, ma come si creano acqua, fuoco e aria senza farli sembrare qualcosa di irreale e pupazzoso? Come trattare degli esseri poligonali, che devono essere in grado di avere movimenti ed emozioni umane pur essendo dei veri e propri effetti visivi? Ember è Fuoco, non è una ragazza circondata da fiamme, così come Wade è Acqua, non un recipiente che contiene un liquido e, per questo, non possono avere una struttura scheletrica. Devono apparire in costante movimento, privi di materia ma abbastanza realistici da poter risultare credibili e collegarsi alle emozioni dello spettatore. A me, onestamente, viene il mal di testa solo a cercare una soluzione tecnica a tutto ciò e anche per gli animatori Pixar non è stato proprio semplice: “Per i personaggi fatti di acqua, fuoco e aria, Peter Sohn ci ha messo di fronte a una grade sfida. Non voleva che sembrassero dotati di uno scheletro. Solitamente i nostri strumenti servono a costruire personaggi in carne e ossa. I personaggi di fuoco e i personaggi di acqua non hanno le ginocchia e i gomiti in posizioni fisse come gli esseri umani. Quando Wade cammina, il suo piede può apparire e scomparire: tutta la sua gamba può sparire, formare un blob e riapparire. È stato molto complesso privare i nostri personaggi di una struttura fissa per mettere loro di muoversi in modo più dinamico”. Guardare Elemental lascia lo spettatore a bocca aperta: tutto è in contrasto continuo e costante movimento, pur non essendo fotorealistico non appare nemmeno irreale e giocattoloso e ogni elemento si incastra alla perfezione all’interno di un contesto stupendamente complesso. I personaggi sono vivi, così come la città all’interno di cui si muovono, provocando spostamenti, riflessioni di luce, ombre e scintille come solo degli elementi possono fare.

Element City

A proposito di una storia semplice che in realtà cerca di raccontare molto di più, la stessa Element City può essere considerata parte narrante del film. È un pezzo di storia, è un indizio antropologico, è la spiegazione dei dissidi tra i personaggi, dei loro rapporti sociali, del perché proprio acqua e fuoco siano così agli antipodi. L’idea di base è quella di costruire un ambiente equilibrato e pieno di speranza, che punta a formare relazioni tra tutti gli elementi. L’acqua può aiutare la terra a far crescere i materiali che poi alimenteranno il fuoco, così come l’aria gli fornisce ossigeno. Ma Element City, con la sua architettura, descrive anche la gerarchia di questo mondo: “La prima comunità ad arrivare fu l’Acqua, che quindi rappresenta l’infrastruttura di base della città. Il gruppo successivo è stato la Terra: la città è costruita su una denta in cui Terra e Acqua si incontrano. Poi è arrivata l’Aria e infine il Fuoco. Element City rappresenta un ostacolo per Ember, dato che la sua infrastruttura basata sull’acqua è difficile da navigare per gli elementi di Fuoco, ma le svela anche un mondo inesplorato pieno di bellezza e opportunità”.

 

Probabilmente potremmo stare ore qui a parlare di tutte le cose che, se ci si sofferma abbastanza per notarle, può raccontare Elemental e credo sia questo il suo pregio più grande: non presentarsi come un film dalle grandi pretese, che si impone come baluardo di un racconto mai fatto prima, ed essere cosciente della forza della semplicità e della potenza dei sentimenti più familiari e universali. Si percepisce che, quella raccontata dal regista Peter Sohn, è una storia personale, ispirata a qualcosa che lui stesso, coreano sposato con una donna per metà americana e per metà italiana, ha vissuto sulla sua pelle. Elemental parla di amore, di amicizia, di pregiudizi, accettazione delle proprie diversità e di quelle degli altri, di speranza, importanza della coesistenza tra ambienti, immigrazione. Elemental parla di tutto quello che avrete il coraggio e la sensibilità di percepire e, proprio come Wade, non vi giudicherà se non riuscirete a capire tutto subito, distratti da una potenza visiva disarmante, dove ogni colore litiga stupendamente con il suo vicino, dove il contrasto tra colori caldi e freddi non è mai sembrato più naturale.

Voto: 8.5