Avatar Frontiers of Pandora Recensione: io ti vedo, Ubisoft!

Avatar: Frontiers of Pandora

L’industria videoludica ha da sempre vantato di un’offerta estremamente variegata, che può contare su prodotti completamente originali e tie-in che sanciscono l’unione con il mondo del cinema e dell’animazione. Sebbene il passato di quest’ultimi non sia mai stato il periodo più brillante per l’industria, in tempi recenti si è arrivati a una interpretazione più matura delle licenze di grandi produzioni cinematografiche, come ad esempio Star Wars Jedi a cura di Respawn Entertainment ed Electronic Arts o Hogwarts Legacy di Warner Bros. Questa volta è il turno di Ubisoft, che grazie alle sapienti mani di Massive Entertainment è riuscita a dare vita a un nuovo titolo videoludico dedicato al campione d’incassi Avatar di James Cameron, con Avatar Frontiers of Pandora. Parliamo di una licenza importante che segna il ritorno dei Na’vi su console e PC, attraverso una storia originale ambientata sul maestoso pianeta di Pandora, con le vicende incentrate sulla minaccia dell’RDA, sulla falsariga dei due film già rilasciati. Noi abbiamo esplorato a fondo il pianeta di Pandora, con tutte le sue meraviglie e insidie, e questa è la nostra recensione completa.

Avatar: Frontiers of Pandora

Avatar Frontiers of Pandora: lotta per la sopravvivenza

La storia di Avatar Frontiers of Pandora ci mette nei panni di un Na’vi originario di Pandora e cresciuto dagli umani, prelevato in giovane età dall’RDA e inserito in un programma educativo che sostituirà la sua natura d’origine facendo posto a quella umana. Le conseguenze delle azioni di Jake Sully, il protagonista del film, porteranno il protagonista a uno stato di sonno criogenico lungo 15 anni, per poi essere tratto in salvo e dunque libero dal giogo degli umani. L’impianto narrativo dunque, sfrutta furbescamente la storia del primo film di James Cameron per creare una storia inedita ma familiare in cui immergersi e che ci vedrà protagonisti in una lotta contro l’RDA e le proprie azioni ai danni del pianeta e della propria fauna e flora.

Ci verrà richiesto di dare una forma al nostro avatar, attraverso un editor minimale ma efficace, in piena sintonia con l’estetica e le forme dei film, e una volta terminato saremo pronti per accedere al vasto mondo aperto di Pandora, un pianeta fatto di storie e tribù con cui ci interfacceremo tra una quest e l’altra, clan dalle ideologie e usanze diverse. L’impressione iniziale che il titolo in questione ha restituito fin dalle sue prime apparizioni, è stata quella di essere una copia carbone di Far Cry sotto diversa estetica. Possiamo confermare che l’influenza della longeva serie di Ubisoft è presente, ma parliamo di un feeling di gameplay diverso e più tridimensionale e rapido, non risultando in un banale copia e incolla. L’ispirazione tratta dalla serie di Far Cry è stata fondamentale per l’approccio di Massive alla produzione del titolo, il quale restituisce al pubblico un mondo aperto credibile, di ampio respiro e pieno di cose da fare, fedele ai prodotti cinematografici di riferimento.

Avatar: Frontiers of Pandora

Avatar Frontiers of Pandora è un action con visuale in prima persona, forte di elementi da sparatutto e dinamiche che interessano il crafting e la raccolta di risorse. L’assortimento di equipaggiamento e relative modifiche, consumabili, e l’accumulo di punti abilità da spendere in rami di talento dedicati, dettano la progressione nelle quest che avranno un grado di difficoltà crescente sancito da un valore numerico, e questo stesso numero ha il compito di indicare lo stato attuale del nostro alter ego in termini di forza, per dare un’idea al giocatore se egli sia pronto per gli incarichi a venire. Ecco dunque che esplorare diventa quanto mai importante, ed è proprio il fulcro del titolo di Massive. Pandora si dimostra la vera protagonista del gioco, imponente e dannatamente bella da ammirare sia a terra che via aria per mezzo degli Ikran, grazie alla sua biodiversità e cura nella costruzione. L’assenza di indicatori invasivi rafforza il concetto di esplorazione totale voluto dal team svedese autore di The Division, che vuole che il giocatore aguzzi la vista e i sensi per trovare il prossimo obiettivo nel mondo di gioco, grazie a stimoli visivi intelligentemente elaborati, potendo sfruttare una vista caratteristica che mette in evidenza i vari punti di interesse presenti davanti a noi.

Il primo impatto con il titolo può essere straniante, per tutta una serie di menù e funzionalità, ma una volta dedicatogli un po’ di tempo e appreso il funzionamento del crafting e dei comandi, con le relative interfacce, diventa davvero interessante immergersi nel mondo di Pandora, prendendosi anche delle meritate pause esplorative tra una missione e l’altra, dove saranno approfondite diverse questioni legate alle tribù e più personali e intime sul rapporto tra i Na’vi e Pandora. Non manca anche differenziazione di approccio, dato che potremo scegliere come risolvere diverse situazioni conflittuali, scegliendo tra stealth, al quale il titolo si presta particolarmente, e scontri a viso aperto, che ci son parsi meno interessanti anche se ugualmente efficaci. Non mancano anche piccoli puzzle e sezioni investigative in cui riflettere diventa fondamentale per risolvere delle situazioni di logica semplice.

Avatar: Frontiers of Pandora

L’arsenale che potremo imbracciare si presenta piuttosto vario, ma è abbastanza chiaro come il titolo voglia spronare maggiormente all’utilizzo di strumenti rudimentali che caratterizzano le tribù che popolano Pandora e di cui facciamo parte. Non mancano le armi da fuoco automatiche e semiautomatiche, ma la differenza viene fatta da archi e fionde sfruttando i punti deboli nemici, per risolvere gli scontri più facilmente e con più soddisfazione. Nel complesso parliamo di un sistema di gioco frenetico e focalizzato molto sull’ambiente, poiché anche alcune piante possono diventare uno strumento per arrecare danno e capovolgere gli scontri in nostro favore. Non manca la spettacolarità delle varie scene, che siano esse di combattimento o cut-scene, esattamente come vorrebbe il filone cinematografico di Cameron, ottimamente riprodotte e sintomo di una stretta collaborazione con la produzione dei film. Il ciclo giorno/notte e il meteo dinamico, oltre a rendere il tutto il più realistico possibile, influiscono direttamente sulla raccolta di alcune risorse, che traggono benefici dalle condizioni del clima al momento della raccolta, migliorando la qualità degli effetti, meccanica che aggiunge maggiore stratificazione alla personalizzazione del gameplay.

Insomma, ci troviamo dinanzi a un titolo stratificato, fedele e avvincente, che dal punto di vista ludico funziona molto bene pur non innovando nulla, ma assolvendo perfettamente al suo compito, ovvero restituire un’esperienza videoludica il più vicina possibile alla visione filmica del franchise, e in tal senso, l’obiettivo può dirsi ampiamente centrato, sebbene dal punto di vista narrativo manchi un po’ di coraggio e un ritmo più consistente, ma quando si ha un mondo aperto così brillante ed evocativo è difficile non farsi rapire da tutto il resto. Non manca infine la possibilità di giocare in modalità cooperativa in compagnia di qualcuno, aggiunta davvero apprezzata che ben si presta all’impianto di gioco. Non abbiamo invece gradito l’introduzione di microtransazioni di natura estetica acquistabili con valuta reale, laddove continuiamo a ritenerle superflue in un titolo single player e acquistabile a prezzo pieno.

Avatar: Frontiers of Pandora

Erede dei Due Mondi

Avatar Frontiers of Pandora, dal punto di vista tecnico, ci ha sorpreso ampiamente. Quello che stupisce in prima battuta è la cura nella realizzazione del mondo di Pandora, plasmato per restituire un level design credibile e funzionale, con una naturalezza sbalorditiva. I vari biomi risultano verosimili e con un proprio impatto estetico e di gameplay, soprattutto in materia di caccia. L’immaginario di Avatar con i suoi scorci naturali e rigogliosi è stato riprodotto a menadito grazie ad una direzione artistica fenomenale, così come le creature che popolano Pandora e i suoi invasori, e il tutto si presenta convincente in ogni momento, senza alcun inciampo tecnico o grafico, almeno su una macchina dalle prestazioni elevate.

La nostra prova è stata svolta su un PC di fascia alta, che ha soddisfatto completamente gli esosi requisiti, restituendo una versione di gioco ben costruita e che non ha dato alcun tipo di problema di stabilità o fluidità, fruito in una risoluzione di 1440p a 120 fps. Dal punto di vista sonoro, le musiche evocative e orchestrate vicine alla controparte cinematografica hanno restituito un piacevole effetto, risultando un grande punto di valore, mentre è un peccato constatare l’assenza del doppiaggio in italiano, elemento da sempre presente nella maggior parte dei giochi Ubisoft. Resta comunque un ottimo doppiaggio in inglese e una localizzazione dei testi in lingua nostrana di buon livello. Non mancano all’appello una serie di opzioni dedicate all’accessibilità per permettere una fruizione di qualità a qualsiasi livello, andando a toccare diversi aspetti del titolo.

Piattaforme: PlayStation 5, Xbox Series X/S, PC

Sviluppatore: Massive Entertainment

Publisher: Ubisoft

Avatar Frontiers of Pandora emerge con gran forza in un periodo dove forse gli occhi del pubblico sono puntati altrove, ma questo non preclude all’opera licenziata di Massive Entertainment e Ubisoft di dire la propria portando sul mercato un ottimo videogioco dedicato ai Na’vi che mancava da qualche tempo. La spettacolare direzione artistica traina fortemente l’opera in ogni suo frangente, che grazie alla fedeltà rispetto ai film restituisce un tie-in tra i più convincenti sul mercato. Il poco coraggio nel mettere in scena una trama più originale e profonda è tuttavia un leggero freno a ciò che avrebbe potuto essere un’avventura su Pandora del tutto priva di influenze narrative, ma che in ogni caso fa la sua parte senza infamia né lode. Il gameplay funziona, e l’ispirazione alla serie Far Cry non può che aver giovato ad una produzione imponente che ha comunque molto del suo, destinata a far sognare quasi esclusivamente i fan della filmografia impostata da James Cameron, che ne sapranno apprezzare ogni sfaccettatura.

Mirko è un appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni. Ama alla follia i platform 3D e i GDR, ma è un giocatore a tutto tondo. Grazie a una PlayStation e a un Mega Drive, il mondo per lui si è fatto dinamico fin da subito grazie a un irriverente marsupiale arancione e a un velocissimo porcospino blu. Cresciuto credendo che il cuore sia la propria chiave guida, ritiene che il videogioco sia la quintessenza dell’intrattenimento e materia dall’alto potenziale costruttivo.