Figli di un dio minore: 7 curiosi casi di omonimia videolduica

Videro la luce in un passato piuttosto lontano, vantavano titoli intriganti e, di certo, i rispettivi autori nutrirono per essi le medesime ambizioni che ogni game designer è solito coltivare al momento di pubblicare il proprio lavoro. Per un diabolico disegno del destino questi videogame non riscossero tuttavia il successo auspicato e, come beffa da sommarsi al danno, avrebbero dovuto sopportare il futuro boom mediatico registrato da una nuova stirpe di classici che ne portava… lo stesso nome!


# 7

DEAD OR ALIVE  1987 ALTERNATIVE SOFTWARE LTD. – C64 / AMSTRAD CPC / SPECTRUM ZX / BBC MICRO

Il primo caso che vi sottoponiamo fa riferimento all’omonimia vigente tra il più noto Dead or Alive della Tecmo e questo grazioso 3rd person shooter d’ambientazione Western prodotto e distribuito dalla Alternative Software su tutti i principali Personal Computer della della sfera 8Bit.

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Se il Dead or Alive dai pixellosi cowboy non godette di grande fortuna, il suo autore Richard Stevenson beneficiò di una sorte migliore: nel corso degli anni a venire il suo nome sarebbe infatti figurato tra gli sviluppatori di titoli di forte richiamo come il celebre platform Zool (1992) e Jungle Strike (1993).

Caratterizzato da un comparto grafico semplice, ma tutto sommato efficace, il gioco vedeva il suo protagonista spaziare in libertà pressoché totale all’interno di schermate fisse con lo scopo di liberare diversi scenari a tema dai banditi che li affollavano. A complicare le cose, la necessità di limitare i propri spostamenti all’essenziale per non finire vittima della sete (!) e imprevisti di varia natura, come ad esempio la possibilità di essere travolti da cavalli al galoppo!

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Gli scenari di gioco riprendevano tutti i cliché dell’immaginario Western: si andava in tal senso dalla classica rapina in banca al regolamento di conti nei pressi del Saloon…

Tra tutte le versioni rilasciate sul mercato, quella per C64 si distingueva senz’altro per una qualità globale maggiore: nell’edizione Spectrum ZX il nastro del gioco avrebbe tuttavia ospitato anche uno space-shooter di scorta con cui trastullarsi tra una sparatoria e l’altra!


# 6

MAFIA 1986 IGELSOFT – C64

La nostra caccia all’omonimo prosegue con quest’ambizioso RPG realizzato dai tedeschi della Igelsoft nel 1986 su C64. Ambientato in quel di Chicago all’inizio degli anni ’20, Mafia ci avrebbe visto indossare il completo gessato di un giovane “picciotto” di belle speranze, eventualmente destinato a diventare il Padrino della storica metropoli statunitense.

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La mappa di Chicago con ivi contrassegnati tutti i luoghi di interesse accessibili. All’inizio del gioco, l’utente si sarebbe visto affidare un’alter ego dalle capacita fisiche ed intellettuali determinate casualmente.

Caratterizzato da un’equilibrata struttura a turni, Mafia abbinava una robusta componente statistica ad un’intelaiatura strategica altrettanto solida, la quale sarebbe andata declinandosi nella certosina pratica di tutte le principali forme di racket accessibili e l’accorta gestione delle risorse economiche o fisiche a disposizione del protagonista.

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Vagando per le strade di Chicago avremmo potuto fare visita a diversi esercizi commerciali o magari a preziosi collaboratori, come ad esempio “Bluten-Eddie” il nostro falsario di fiducia.

Chiaramente impossibilitato a reggere il confronto tecnico col suo omonimo – ci riferiamo, ovviamente, al più celebrato Mafia della Illusion Softworks (2002) – il progetto non riscosse purtroppo il successo che avrebbe meritato. Considerate le esigue risorse impiegate, il risultato ottenuto era difatti notevole!


#5

UNREAL 1990 UBI SOFT – AMIGA

Il fascinoso Unreal sviluppato da Ordilogic Software per una UBI Soft ancora lontana dal divenire quel colosso multimilionario che è al giorno d’oggi, non aveva chiaramente nulla a che vedere con la celebre serie di FPS prodotto da GT Interactive ed Epic Megagames tra il 1998 e il 2007.

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Le sezioni a tradizionale scorrimento orizzontale erano caratterizzate da scenari ampiamente interattivi, il cui coefficiente di dettaglio si attestava ben al di sopra degli standard dell’epoca.

Molto più vicino alle atmosfere che avevano fatto di Shadow of the Beast un classico senza tempo, questo action-platform dal marcato retrogusto fantasy viveva infatti degli equilibri di un gameplay equamente diviso tra classiche sezioni action a scorrimento orizzontale e ardite sequenze di volo in back-visual.

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Realizzate sfruttando validi effetti di scaling, le sequenze di volo rievocavano per molti versi l’impatto scenico di un classico di foggia Arcade come Space Harrier.

Graficamente accattivante, con evocativi paesaggi ancestrali a far da sfondo alle imprese del suo barbarico protagonista e gli arditi giochi prospettici a conferire adeguata spettacolarità alle sue incursioni a dorso di drago, Unreal godette di recensioni piuttosto incoraggianti. Proprio quando in molti cominciavano ad ipotizzare un’eventuale serializzazione del brand, la Ordilogic Software avrebbe però chiuso i battenti trascinando purtroppo nel baratro l’intero progetto.


# 4

BURNOUT : CHAMPIONSHIP DRAG RACING 1998 BETHESDA SOFTWORKS – PC

Il termine Burnout è stato impiegato più volte in ambito videoludico. Prima di trasformarsi nel moniker di una tra le serie racing più amate di tutti i tempi, esso venne ad esempio sfruttato nel 1995 dalla Shen Technologies che battezzò come Super Burnout un arcade motociclistico destinato all’Atari Jaguar e quindi dai ragazzi della Scorpius Software che, l’anno successivo, avrebbero intitolato Burnout un modesto”destruction derby” futuristico per Amiga 500.

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Il modello di guida proposto da questo Burnout rimarcava un approccio molto più simulativo di quello adottato dal più noto classico ideato da Akklaim e portato in auge dalla Electronic Arts.

Visto il blasone dell’azienda coinvolta, la nostra attenzione non può in ogni caso che concentrarsi sul più “recente” Burnout: Championship Drag Race con cui la Bethesda Sofworks cercò di ritagliarsi uno spazio nel campo dei simulatori di guida espressamente dedicati alla fascia PC.

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Come ogni simulatore degno di questo nome, Burnout: Championship Drag Racing metteva a disposizione dell’utente una vasta gamma di strumenti con cui personalizzare le prestazioni del proprio veicolo.

Come suggerito dal sottotitolo, il gioco avrebbe trovato il proprio fulcro di riferimento nei soli veicoli di classe Dragster, puntando idealmente a proporsi come il più completo simulatore di guida mai dedicato a questa singolare branca dell’automobilismo… Una scelta fin troppo coraggiosa, vista la relativa vastità del bacino d’utenza di riferimento…


# 3

WIPE-OUT 1990 GONZO GAMES – AMIGA / ATARI ST

Analogamente a quanto avvenuto per Burnout, i casi di omonimia legati al moniker di Wipeout sono stati diversi: il termine in questione è stato difatti usato a più riprese come titolo di videogame di generi stavolta diversi tra loro. All’antidiluviano Wipeout del 1972 che figurava tra sei giochi preinstallati a disposizione del Magnavox Odyssey, sarebbe ad esempio seguito l’omonimo dice-game realizzato da Sheila Doglowich nel 1979 per Commodore PET e persino un quiz game prodotto da ShareData Inc. su C64 nel 1989.

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Nei piani degli sviluppatori, la visuale a spalle, con conseguente prospettiva frontale, avrebbe favorito una briosa sensazione di velocità: in assenza di elementi di scena atti ad enfatizzare questo dettaglio, l’intuizione sarebbe tuttavia rimasta allo stato teorico.

Giungendo ad epoche più recenti, approdiamo infine al cospetto di questo anonimo hover-skate game firmato dalla Gonzo Games nel 1990: poco più che una rilettura futuribile delle gare su Skateboard dal gameplay lacunoso e il comparto tecnico tanto appariscente quanto inefficace. Curiosamente, questo titolo può vantare un impatto mediatico superiore agli altri esponenti di questo approfondimento, anche se per i motivi sbagliati…

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Wipe-Out ruotava intorno ad una curiosa competizione interplanetaria, nell’ambito della quale skater di specie diversa avrebbero corso l’uno contro l’altro in accese sfide ad eliminazione diretta.

A suscitare clamore non furono difatti le vendite registrate ai botteghini, bensì le risibili valutazioni che esso rimediò sui principali organi di stampa specializzata dell’epoca: tanto per capirci, la versione anglosassone di The Games Machine gli avrebbe riservato un sonoro 26%, mentre il teutonico Amiga Joker se ne sarebbe uscito con un micidiale 18%.


#2

STAR FOX 1983 MYTHICON – ATARI 2600

Sviluppato da Bruce de Graaf e Bill Bryner in un’epoca in cui la Nintendo che avrebbe successivamente realizzato uno Star Fox ben più noto si apprestava a invadere il Giappone col primo modello di Famicom, quest’omonimo space-shooter della Atari riprendeva il concept del leggendario Defender, sostituendone tuttavia le futuribili evoluzioni grafiche con un deserto di pixel molto meno intrigante.

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Analogamente a Defender, Star Fox vantava carattere infinito. La partita sarebbe dunque terminata solo ed esclusivamente in seguito alla distruzione della navicella protagonista, senza alcuna soluzione di continuità narrativa.

Per quanto il modulo di gioco di riferimento potesse risultare efficace e lo stesso impianto tecnico di supporto apparire se non altro adeguato ai parametri qualitativi di un sistema quale l’Atari 2600, il gioco non riuscì purtroppo a ritagliarsi alcuno spazio nell’allora nascente settore dei titoli di genere, finendo pertanto per sparire dai radar in tempi straordinariamente brevi…

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Lo scopo del gioco consisteva nel planare sulla superficie di un pianeta ricoperto da una fitta atmosfera nel tentativo di recuperare i cristalli disseminati sul rispettivo suolo. A difesa dei preziosi, flottiglie di ostili decisamente agguerrite!

Non a caso, la major di Kyoto avrebbe ritenuto assolutamente superfluo sondare il terreno del copyright attraverso i suoi legali prima di affibbiare lo stesso monicker alle straordinarie avventure galattiche di Fox McCloud e compagni!


# 1

FABLE 1996 TELSTAR ELECTRONIC STUDIOS / SIRTECH –  PC

Stupisce constatare, in oltre 40 anni di storia del gaming, gli unici videogame ad aver utilizzato il termine Fable come titolo siano stati soltanto il blasonatissimo capostipite della serie Action-Rpg firmata da Peter Molyneux tra  e questo gradevole adventure destinato ai più piccini…

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La trama principale seguiva le vicissitudini del giovane Quickthorpe, indomito avventuriero determinato ad esplorare le terre al di fuori del suo villaggio per rinvenire indizi preziosi sul destino del mistico popolo dei Mecubarz.

Di fronte all’evidenza difficile tuttavia controbattere: fatta pertanto eccezione per progetti più recenti che usavano il termine in contesti più articolati (come ad esempio Age of Fable o Fabled Lands, rispettivamente risalenti al 2006 e al 2009) il tutto si riduce ad un confronto diretto alquanto impari.

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Concettualmente parlando, il gioco si allineava alle più classiche dinamiche Punta & Clicca, abbinando sezioni esplorative con enigmistica annessa a sequenze più dialogali.

Benché gli annali sentenzino impunemente la repentina scomparsa del titolo targato Telstar Electronic Studio da qualsiasi radar mediatico, va in ogni caso riconosciuto ai suoi autori l’onore delle armi. Se inquadrato come titolo prevalentemente rivolto ai più giovani, il Fable di cui stiamo parlando si rivelava senz’altro valido e più che ben convenzionato…


… E NON FINISCE QUI?

Con ogni probabilità, il futuro ci riserverà altri casi di omonimia piuttosto interessanti e di certo faremo in modo di analizzarli a dovere. Nel frattempo, ci ripromettiamo di continuare la ricerca di esemplari analoghi rovistando nei nostri sconfinati archivi storici!