Riverdale, il teen drama che mancava alla TV

Si sa che la tv, medium di riferimento per i giovani, deve soddisfare i gusti di una società in continua evoluzione. L’arrivo di Riverdale, serie tv americana in onda da gennaio sul network della CW e prontamente rinnovata per una seconda stagione, segna il punto di arrivo di una lunga sperimentazione, un momento in cui finalmente il teen drama guarda al suo stesso futuro senza però dimenticare quanto è stato fatto in passato. Il genere, amato sia dai giovani sia dagli adulti, rispetta le regole del mercato televisivo ma, soprattutto, ha rivolto sempre e comunque uno sguardo alla società di oggi, celebrando vizi e virtù della nostra contemporaneità. Non è un percorso facile da intraprendere, e tante serie tv non hanno avuto il successo sperato perché povere di sentimenti e senza quel ‘quid’ che permettesse al plot di fare il salto di qualità. A questo bisogno di rinnovamento provvede Greg Berlanti, abile romanziere televisivo che riesce a dare il giusto smalto a Riverdale e, finalmente, far brillare un genere usurato e caduto da tempo in un’empasse senza fine.

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Ispirata ai fumetti di Archie Comics, Riverdale non ha  totalizzato ascolti stratosferici, ma il suo successo è stato decretato (di nuovo) dal pubblico del web. Il merito è di un’atmosfera che ricorda – seppur alla lontana – il mito di Twin Peaks, di una perfetta caratterizzazione dei personaggi ed anche di una trama molto coinvolgente. Riverdale convince fin dal suo primo episodio perché riesce ad imboccare la ‘retta’ via, senza perdersi in giri di parole e senza che nessuna delle sue caratteristiche prenda il sopravvento sulle altre. La cittadina che regala il nome alla serie viene sconvolta da un terribile omicidio. Il ragazzo più popolare della scuola, Jason Blossom, viene ucciso in circostanze alquanto misteriose. Questo avvenimento apre un vaso di Pandora fatto di segreti, misteri, rancori e autentiche faide familiari. Al centro della vicenda c’è un gruppo molto affiatato di ragazzi che, fra compiti a casa e primi batticuori, cercano di far luce sul mistero della morte di Jason. C’è la bionda e sbarazzina Betty, il bello del gruppo Archie con il sogno di diventare un cantautore, Veronica la ragazza di New York, Kevin il ragazzo che ostenta a tutti i costi la propria diversità e Jughead il miglior amico di Archie ed aspirante scrittore.  Anche se da questa breve descrizione balza all’occhio la latente convenzionalità della narrazione, Riverdale vince proprio per questa particolarità: gioca con i suoi stessi clichè realizzando un teen drama old fashion che rispecchia le abitudini dei giovani d’oggi.

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In un panorama televisivo asettico e con poche novità degne di nota, per i ragazzi che si approcciano all’universo televisivo moderno è quasi necessaria una serie come Riverdale perché, fra trovate bizzarre e battute graffianti, lo show ha la capacità di rappresentare i dubbi e le incertezze che attanagliano i giovani. Traspare infatti una generazione che crede ancora nei sogni ma è osteggiata dai genitori, ma soprattutto si intravede una generazione schiava dei social, che ha la voglia di apparire e che vuole crescere troppo in fretta. Queste caratteristiche tornano ad essere preponderanti dopo che, per un lungo periodo, l’attenzione si è focalizzata sul lato cool e scanzonato della situazione. È pur vero che la componente mystery è preponderante, ma in realtà è una componente aggiuntiva, una particolarità che permette al plot di pennellare le caratteristiche dei singoli personaggi facendo trasparire luci ed ombre. Una sorta di ritorno alle origini dopo che il teen drama aveva sperimentato altri generi senza però portare innovazione. Esempi come Gossip Girl, Pretty Little Liars, The Carrie Diaries  e The Vampire Diaries, fanno capire come la maggior parte delle volte, i giovani sono stati rappresentati nella maniera sbagliata, andando a fotografare una realtà troppo distante da quella in cui vivono. Riverdale invece pur rimanendo un prodotto di finzione, è saldamente ancorato ai gusti ed alle abitudini della società contemporanea, non stravolge i meccanismi, non esagera negli epiteti, ma si focalizza solo ed esclusivamente sulla quotidianità di una cittadina, facendo leva su i dubbi, i segreti ed i misteri di una generazione senza punti di riferimento. Ed anche se in tutto ciò emergono i meccanismi tipici della soap-opera, Riverdale è comunque un prodotto degno di nota, la serie che mancava nel panorama sperimentale della CW e, soprattutto, è la serie tv che finalmente ha reso giustizia al genere teen. Per ora lo show è inedito in Italia ma, sicuramente presto o tardi, anche il Bel Paese potrà assaporare e gustare il guilty pleasure di ultima generazione.