Una premessa semplicissima: il reboot dello storico Ninja Gaiden è stato il mio gioco preferito sulla prima Xbox e mi ha fatto ritagliare un posticino nel cuore per il talento di Tomonobu Itagaki. Un tipo apparentemente eccentrico, ma che sa il fatto suo quando si tratta di arcade frenetici, con o senza lottatrici dagli attributi sballonzolanti. Poco importa del suo addio a Tecmo e della successiva creazione di Valhalla Game Studios assieme a Satoshi Kanematsu: il talento sempre quello resta, quindi le speranze per Devil’s Third c’erano tutte. Ecco, usiamo i tempi a modo, perché le suddette speranze cominciano a scricchiolare pericolosamente dopo il periodo che ho passato in compagnia del gioco e del suo tatuatissimo antieroe. Per la cronaca, mi riferisco a Ivan detto Il Terribile, prigioniero a Guantanamo con qualche secolo di troppo da scontare, liberato di tanto in tanto dallo Zio Sam in caso di situazioni disperate che richiedono soluzioni drastiche, come stavolta.
SKYFALL
Quelle che brillano in cielo non sono stelle cadenti, ma detriti di satelliti che hanno innescato una reazione a catena e fatto piombare il mondo in un medioevo tecnologico gentilmente offerto dagli S.O.D., un gruppo paramilitare a cui è legato il passato del protagonista. Ivan, dicevamo, un uomo violentissimo e abile tanto con le armi da fuoco quanto nel corpo a corpo, come i trailer di Devil’s Third ci hanno mostrato negli scorsi mesi. C’era il potenziale per acclamarlo come alternativa “ruvida” all’assassinio silenzioso di Ryu Hayabusa, un nuovo protagonista che alterna katana e mutilazioni a raffiche di M-60, ma finora la realtà è stata un filo diversa. L’impressione riscontrata al momento è che il debutto di Valhalla Game Studio non sarà memorabile o, per lo meno, rischia di non esserlo per motivi non particolarmente lusinghieri. Sarà colpa della stessa genesi del titolo, inizialmente sviluppato per la scorsa generazione di console da THQ, sarà per l’Unreal Engine 3 che oramai comincia a mostrare gli anni nonostante le revisioni, ma proprio non ci siamo.[quotedx]I livelli sono lineari, non offrono possibilità alcuna di esplorazione e sono costellati da pareti invisibili[/quotedx]Texture che caricano in ritardo e sensibili problemi di fluidità sono all’ordine del giorno, ma francamente rappresentano davvero l’ultimo problema di un gioco che porta con sé le speranze per la nuova partenza di Itagaki-san. Devil’s Third, diciamolo francamente, è un titolo mediocre, almeno da quello che ho potuto provare finora. Un po’ in tutto, un risultato complessivo spiazzante, considerando il pedigree che si porta dietro. I livelli sono lineari, non offrono possibilità alcuna di esplorazione e sono costellati da pareti invisibili, anacronistiche quanto fastidiose nel 2015, mentre lo stesso Ivan è un po’ un’incognita. Bravo quanto vuoi a fare il bullo negli intermezzi, da solo o assieme al gruppo di marine che si porta dietro, salvo mancare di personalità e carisma quando il gioco si fa duro. Non ha moveset elaborati da padroneggiare, le combinazioni corpo a corpo sono estremamente basilari e, alla fine, che si imbracci un martellone o un machete la differenza è irrisoria e assai poco percettibile.
RINSE AND REPEAT
Va detto quantomeno che il feeling restituito dalle armi da fuoco è soddisfacente: in vita mia non sono mai stato colpito da un fucile di precisione, né programmo di aggiungere l’esperienza al mio curriculum in tempi brevi, ma sono certo che il risultato sia differente dalla fontana di sangue sperimentata nel gioco, con arti che volano ovunque manco fosse passato Kenshiro da quelle parti. Ed è giusto che siano divertenti da usare e trasmettano l’impressione di fare male, perché Devil’s Third è principalmente uno sparatutto in terza persona, inutile girarci attorno. Si passa da un checkpoint all’altro, ci si mette al sicuro dietro qualche riparo e si vomitano proiettili, il tutto fino allo scontro con il boss di turno. Il corpo a corpo è un’opzione gustosa, considerati anche i colpi finali con cui Ivan taglia in due l’avversario, lo mutila o gli spacca la testa contro il muro di turno (non senza una buona dose di compenetrazione poligonale in quest’ultimo caso), ma per la maggior parte del tempo si combatte a distanza e al riparo.
Non ho ancora completato la campagna principale ma finora Devil’s Third ha dato l’impressione di essere un gioco estremamente piatto, scontato e fin troppo occidentale, senza i guizzi d’ingegno che ti aspetti dalla scuola del sol levante. A tal proposito, è seccante il fatto che un’esclusiva per Wii U non sfrutti minimamente lo schermo del GamePad, limitandosi ad alternare l’azione dallo schermo del televisore a quello del controller senza aggiunte sfiziose. È anche vero che il gioco non è solo questo, dato che vanta anche una componente multigiocatore sulla quale non posso sbottonarmi al momento. Rimane quindi la speranza che il titolo possa risultare maggiore della somma delle sue parti, ma per un verdetto definitivo devo darvi appuntamento alla recensione tra qualche settimana, quando tireremo anche le somme dell’intera esperienza in singolo. Solo non aspettatevi la seconda venuta di Ninja Gaiden, potreste rimanere drammaticamente scottati.