Amabili resti

E così anche il nuovo film di Peter Jackson è ambientato in una “terra di mezzo”, solo che questa volta non si tratta del mitico panorama della saga dell’Anello, ma del limbo in cui si aggira…

Regia: Peter Jackson
Cast: Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon
Distribuzione: Universal
Voto: 75

E così anche il nuovo film di Peter Jackson è ambientato in una “terra di mezzo”, solo che questa volta non si tratta del mitico panorama della saga dell’Anello, ma del limbo in cui si aggira disperato lo spirito di Susie ammazzata a 14 anni da un maniaco. Tratta dal romanzo omonimo di Alice Sebold, la storia, ambientata nel 1973, racconta il destino crudele della dolce ragazzina, della sua affettuosa famiglia, del suo assassino. Sapremo tutto dalla voce fuori campo di Susie stessa, che ci narra lo svolgersi dei fatti. Dopo la sua morte, non passerà “oltre” ma resterà impigliata in quello spazio dantesco dove si aggirano le anime che non hanno trovato pace, che sono ancora troppo legate agli affetti lasciati, alla disperazione per il proprio destino infelice e al desiderio di vendetta contro chi si è macchiato di tanta colpa. Mentre sulla terra la famiglia di Susie, padre, madre e una sorellina, scivola verso un baratro autodistruttivo a causa del dolore, Susie vaga in un magico luogo fatato, sterminati panorami dai surreali colori e dalla combinazione di elementi reali e fantastici, degni di un quadro di Dalì, dove immense lande si stendono a perdita d’occhio unendo cielo e terra in un unico abbraccio, cieli e mari, praterie verdissime e fiori e alberi dai colori squillanti, reinventando città e panorami urbani nei quali fingere di andare a far festa come se niente fosse successo, come se si fosse ancora vivi, mentre il non-tempo scorre senza passare.

Ma questo non-luogo nel quale Susie vaga, in compagnia di un’altra ragazzina dalla misteriosa provenienza, è sì un luogo onirico, ma è profondamente influenzato dai suoi stati d’animo. Balenano ricorrenti incubi, che fanno rivivere a Susie la sua triste fine, portandola ad assistere da vicinissimo all’evoluzione delle esistenze di coloro che ha lasciato, mentre passano inesorabili gli anni: i disperati e vani tentativi del padre, per scoprire il colpevole; le inutili indagini della Polizia, pur condotte da un volonteroso poliziotto; la resa della madre, che se ne va, lasciando una famiglia che ormai non è più tale in mano alla madre, un’eccentrica “casalinga disperata”; il ragazzo di cui aveva appena scoperto di essere innamorata, senza riuscire però a dargli il primo bacio della sua vita; una ragazza sensitiva, che è rimasta impigliata nel suo destino; e soprattutto Mr Harvey, il vicino assassino che sta cominciando a tessere la sua rete intorno ad un’altra vittima.

Strappata ai suoi sogni d’amore, ai suoi progetti per il futuro, con la giovanissima vita troncata anzitempo, Susie assiste impotente perché non può comunicare col mondo, non sposta oggetti, non lascia messaggi. Come potrà essere fermato il mostro, come potrà la famiglia avere giustizia, come potrà lei stessa trovare la sua pace? Non si deve fare affidamento alla giustizia umana e, anche se nessuno ci restituirà la persona amata e forse non avremo la vendetta desiderata, tutti dovremo distaccarci, chi è morto dai vivi e chi è vivo dal ricordo dei morti, e accettare ciò che il destino ci ha riservato. Chi vive si evolve mentre chi muore deve svanire. Poiché nulla sembra avvenire a caso, pur nella crudeltà di una sorte ingiusta, chi se ne andrà lascerà però dei resti di sé, quegli “amabili resti” (perfetta traduzione dell’originale Lovely Bones), che non sono solo le povere spoglie mortali di Susie, ma quella rete di affetti e rapporti che manterrà connesse le persone che le volevano bene. L’unica vita eterna è costituita dalle tracce di noi che lasciamo in chi ci conosce. Amplificato dalle note della splendida colonna sonora di Brian Eno, nella quale ad un certo punto fa irruzione con grande impatto emotivo la bellissima Song to the Siren, nella versione dei This Mortal Coil, Amabili resti è un film angosciante (per questo perfettamente riuscito), un dramma famigliare, un thriller horror efficace come pochi nella assoluta mancanza di dettagli truculenti, con uno dei serial killer più inquietanti della storia, l’invisibile e anonimo vicino, costruttore di poetiche case di bambola, interpretato da un eccezionale Stanley Tucci. Alcuni momenti sono di toccante intensità nel raffigurare la paura più grande per un genitore, la perdita di un figlio, nel trasmettere il dolore di chi sopravvive, di chi è costretto a sopravvivere senza potersi dare pace, ma anche la rabbia dolorosa di chi muore anzitempo (ma chi mai, rendendosene conto, muore volentieri?).

Luminosa e rilucente nell’innocenza dei suoi azzurrissimi occhi è Saoirse Ronan, la protagonista. I due genitori sono la dolente Rachel Weisz e Mark Wahlberg, il disperatissimo padre, colui che con l’intensità del suo amore riuscirà a mantenere un contatto quasi spirituale (perché non si tratta di una ghost story né di un manifesto New Age) con la sua bambina. Susan Sarandon interpreta la nonna, madre della mamma di Susie, donna sullo stile della Anne Bancroft de Il laureato, whisky e sigaretta sempre in mano, del tutto incapace nei lavori domestici, all’apparenza superficiale e frivola, ma profondamente legata ai nipoti, colei che riuscirà a tenere insieme un nucleo andato in frantumi. Michael Imperioli, il Christopher Moltisanti de I Soprano, è il poliziotto comprensivo e umano, che diventerà quasi parte della famiglia. Splendidi effetti visivi di Michael Pangrazio, per ricreare i paesaggi ultraterreni. Da sconsigliare forse a genitori troppo apprensivi, ma da far vedere ai propri ragazzini per insegnar loro che un lupo nel bosco si può sempre incontrate e che gli orchi, purtroppo, non esistono solo nelle favole.