Age Of Empires: Definitive Edition – Recensione

Ci sono alcuni titoli che definire storici è quasi riduttivo, di sicuro ridondante: è una verità assoluta, un dogma che può solo essere accettato. Tra questi, pioniere nel suo neonato genere, spicca sicuramente Age Of Empires. Capace di irretire milioni di fan, il gioco strategico degli ormai defunti Ensemble Studios ha nel tempo vestito molti abiti: da pioniere a metro di paragone con produzioni come WarCraft o Civilization a, negli ultimi tempi, persino quelli di meme.

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Caratterizzato da meccaniche inedite per l’epoca e un comparto tecnico che sempre rapportato ai tempi era più che pregevole, il primo capitolo di questo franchise ha stabilito degli standard a cui i giochi di stampo strategico rispondono ancora adesso a distanza di venti anni.

Insomma, un prodotto che anche solo in virtù della propria storicità andrebbe trattato con i guanti di velluto e quasi alla stregua di un ritrovamento archeologico. Queste sono le premesse per le quali mi aspettavo, come tutti i fan del gioco del resto, un ritorno in grande stile di quello che è un po’ il simbolo di una generazione di PC gamer. Ebbene, mai come in questo caso mi sembra d’uopo affermare: mi sbagliavo. Giuro, tanto è lo scorno dell’essermene reso conto che vorrei poterlo urlare attraverso le ere!

Age Of empires Definitive Edition

Non è una questione di mero comparto tecnico, non c’è nulla di così sbagliato nel lavoro di Forgotten Empires, (che è riuscita ad ottenere buoni risultati su quel fronte) anzi! Age Of Empires: Definitive Edition è però la definizione di come la nostalgia possa corrompere le aspettative e i ricordi possano, più si che no, tradire. Vero, parliamo della riedizione di un titolo che, comunque, ha visto la luce vent’anni fa. Epoche diverse, evoluzione diversa del genere. Obiezione accolta, ma sono tutti fattori di cui ho tenuto conto, fidatevi. Purtroppo anche cambiando l’ordine dei fattori non muta il risultato e, in questo caso, il risultato è un titolo che non ha alcun appeal al giorno d’oggi e che fonda la sua ragion d’essere solo ed esclusivamente sulla nostalgia dei giocatori.

Come già accennato, nulla da eccepire (non troppo, almeno) sul fronte tecnico: il gioco gira bene, stabile, con solo dei piccoli tentennamenti di quando in quando. Ad esempio è fastidiosamente notabile un certo effetto tearing mentre si effettua lo scroll della minimappa tattica di gioco, così come mi è capitato di assistere a piccoli difetti minori come un lieve aliasing. Nulla di irrisolvibile con una patch, quindi nulla di cui preoccuparsi poi troppo. Le texture, a primo impatto molto buone, tendono a svelare qualche magagna se si avvicina lo zoom, risultando a volte pixellose e confuse. L’ottimo lavoro sulle animazioni, che ora appaiono decisamente più fluide rispetto al titolo originale, e il generale revamp grafico del gioco hanno sicuramente giovato ai nostri occhi. Stesso discorso per il sonoro, che risulta davvero di ottima fattura: nitido, ben direzionato e definito; sentire il rumore di un colpo d’ascia vibrato da uno dei nostri prodi guerrieri sarà un vero piacere.

Age Of empires Definitive Edition

Ecco però che, a fronte della bontà del lavoro di restauro della “confezione”, quando si arriva al contenuto cominciano i problemi e i pruriti. Si, perchè laddove nel 1997 la formula di gioco di Age Of Empires era fresca, innovativa, capace di incollare alla scrivania per ore ogni conquistatore digitale, questo suo ritorno non riesce a offrire lo stesso coinvolgimento ma, al contrario, mette sotto un riflettore tutti i limiti del gioco. Limiti che, duole dirlo, si appalesano brutalmente sin dalla prima partita.

Sebbene a colpo d’occhio tutto sembri preso e riproposto praticamente in copia carbone dal 1997, ad un occhio un po’ più smaliziato alcuni piccoli aggiustamenti del gameplay non sfuggono: l’aggiunta di una funzione di automining, assente nella release originale, e un nuovo sistema di mappatura (ma tranquilli, in Forgotten Empires non hanno buttato nulla del lavoro di Ensemble Studios: sarà quindi possibile passare al sistema originale attraverso le opzioni del gioco) sono i più evidenti. Cioè, sono praticamente gli unici, se vogliamo dirla tutta. Ecco quindi che, come già vi ho evidenziato, alla prima partita nascono i problemi.

Negare che dal 1997 il modo di approcciarsi ad un RTS, ma anche il genere stesso dalle meccaniche di base a tutto quello che ne consegue, si sia evoluto è impossibile. Purtroppo Age Of Empires: Definitive Edition non riesce ad andare oltre i tempi di cui è figlio e le meccaniche di cui è, se non padre putativo insieme a Dune II, almeno zio o cugino di primo grado. Tutto, dallo scroll invertito della mappa, alle hotkey assegnate di default alle varie azioni del gioco, al modello di controllo grida anni ’90 e lo grida forte, con la rumorosità di un Boeing 737 al decollo. Peccato che corra l’Anno Domini 2018, e che l’era delle intelligenze artificiali passive sia ormai un ricordo. E questo, forse, è il peggior difetto che ci possa essere nel gioco.

Affrontare l’intelligenza artificiale di Age Of Empires: Definitive Edition (fino a livello difficile perlomeno) richiede lo stesso grado di impegno necessario per prepararsi un caffè; praticamente zero. Gli avversari controllati dalla CPU tenderanno ad essere sempre o quasi passivi, producendosi in pochi e sporadici exploit barbarici molto dilazionati nel tempo. Ad esempio, nella campagna tutorial, mi è capitato di dover difendere il mio villaggio, la culla della civiltà Egizia, dagli assalti nemici. Fin qui nulla da eccepire, guerreggiare è una parte vitale del gameplay di Age Of Empires: Definitive Edition, così come sono importanti l’arte diplomatica e la competenza economica. Peccato che i miei assalitori avessero mal interpretato la missione e, dopo un comico attacco portato da un numero esiguo di unità, abbiano pensato bene di accamparsi e nascondersi in giro per la mappa di gioco. Aldilà della comicità, questo fa riflettere. E non fa assolutamente ben sperare per il futuro del titolo.

Age Of empires Definitive Edition

Cosa offre allora Age Of Empires: Definitive Edition oggi, a vent’anni spaccati dalla release originale? Ai nostalgici offre sicuramente un tuffo nel mare dei ricordi, da attraversare era dopo era e rivivere quasi gelosamente. L’attaccamento alla nostalgia a tutti i costi, l’arma a doppio taglio che ha ferito così duramente il titolo, intacca anche il giocatore. Ai neofiti, purtroppo, non offre nulla. Estrapolato dal suo contesto originale, proposto a chi non ha conosciuto e in parte almeno vissuto l’opera di Ensemble Studios, il gioco sembrerà scialbo, insipido, un minestrone di meccaniche trite e ritrite che non riesce ad essere al passo con i tempi.

Un buon comparto tecnico non riesce a ridare lustro al gioco, e questo è purtroppo un vero peccato. Veder svilito, ridotto a macchietta se messo a paragone con IP più recenti, un caposaldo del genere RTS fa male. Fa male perchè sarebbe bastato davvero poco, pochi piccoli aggiustamenti, per portare in una nuova era il titolo di Ensemble. Con buona pace di Microsoft e Forgotten Empires, non ci siamo. Age Of Empires: Definitive Edition, a vent’anni dal lancio dell’originale, ci ricorda come mai i defunti debbano a volte rimanere tali e non essere resuscitati ma, al massimo, venerati in un mausoleo.

Gamer dal 1990, complice un NES è diventato un essere mitologico, metà uomo metà pad. Nato per partenogenesi dal dio Chaos, si narra che nel suo pizzetto viva un troll viola del tutto simile a Trevor Phillips. Tra una sessione di gaming e l'altra è riuscito a procreare e la stirpe, sorprendentemente, è umana. Sincero, arrabbiato e politicamente scorretto, ama Halo alla follia, tanto da chiamare la figlia Cortana.