Maria Maddalena – Recensione

Maria Maddalena è stata una delle figure più interessanti e studiate presenti all’interno della Bibbia. Nella narrativa e saggistica moderna, la sua persona è stata ampiamente trattata – anche nella cinematografia – tuttavia con spirito accusatori verso di lei, come ne La Passione Di Cristo di Mel Gibson, nella quale viene delineata come peccatrice. Maria Maddalena, il film del 2018 distribuito da Universal Pictures, si prefigge quindi l’obiettivo di far riscattare questa donna, identificata intorno al 1500 come prostituta, eppure la pellicola sarebbe dovuta essere distribuita da The Weinstein Company, il cui fondatore è stato imputato di abusi sessuali. Ciò ha messo a rischio l’uscita di Maria Maddalena, al quale sono stati trovati altri distributori. In uscita il 15 marzo, la pellicola è diretta da Garth Davis (Lion) e vede protagonista Rooney Mara (Her – Carol), affiancata da Joaquin Phoenix (Her – You Were Never Really Here) che interpreta la figura di Cristo. La coppia si è già trovata a lavorare insieme nel film Lei di Spike Jonze e pare che si siano avvicinati anche nella sfera privata durante le riprese dell’ultimo film.

Un punto di vista differente

Maria Maddalena racconta la storia degli ultimi momenti di vita di Gesù, già ampiamente trattati in una miriade di pellicole, tutte legate dal punto di vista di, appunto, Maria di Magdala: una donna forte e che è riuscita a sfidare la società e la propria famiglia per seguire degli ideali. Lei avrebbe dovuto infatti sposare un uomo da lì a poco, ma contro il suo volere. In una lenta introduzione, scopriamo il suo ruolo nel nucleo famigliare e nel paese in cui abita, fin quando sente voci riguardanti un Messia. Credendo di essere imperfetta e inadatta, si spinge a lasciare tutto alle spalle (a caro prezzo) per seguire un uomo che sostiene di essere il figlio di Dio. Insieme agli apostoli, comincia un viaggio che terminerà a Gerusalemme e con la Risurrezione; Maddalena sarà la prima a testimoniare l’evento.

Un ruolo da eroina

Maria Maddalena si prefissa come un film imponente che, almeno in parte, cerca di ispirarsi ad un’opera mastodontica come La Passione di Cristo. La pellicola ha un ritmo lento e lo si percepisce fin troppo. Sembra non accadere quasi nulla fino all’arrivo a Gerusalemme. Sfortunatamente, prima di arrivare alla tanto agognata meta, le varie tappe non fanno che mostrare azioni che tendono a ripetersi fra di loro, attirandoci unicamente nei momenti in cui Gesù torna a compiere i suoi miracoli. Maria Maddalena viene raffigurata come un’eroina fin troppo santificata, essendo l’unica in grado di apporre sostegno morale a Cristo quando deve curare i feriti e affrontare la giustizia dei Romani. Assistiamo a una sceneggiatura che vuol spingere sulla forza della donna, ma che ci si allontana dato l’eccessivo distaccamento con i testi sacri. Nell’interpretazione della protagonista, Rooney Mara risulta una bambola di porcellana, che trasmette poche emozioni e non ha il carisma giusto per rappresentare la forza di una donna potente e che vuole riscattarsi. A rubarle la scena entra in gioco Joaquin Phoenix, il quale risulterebbe invece incredibile anche nel recitare un libro di ricette, che mette in scena un Gesù umano, empatico e in grado di toccare il cuore dello spettatore, anche ai meno religiosi.

Un tecnicismo impacchettato coi fiocchi

Sul piano tecnico la pellicola risulta strabiliante. Sicuramente sarò di parte (data la mia provenienza), la maggior parte delle riprese sono avvenute in Sicilia e nel Sud Italia e gli ambienti risultato magnifici. Grazie a un uso perfetto della fotografia, le sensazioni trasmesse dalla scenografia e dagli sfondi ci riportano indietro nel tempo e risultano fedeli a ciò che si poteva assistere all’epoca: grandi pianure inaridite, mari di un azzurro cristallino e paesi diroccati hanno consentito di creare una palette cromatica variegata ma sempre coerente, donando incredulità allo spettatore. L’utilizzo della computer grafica è stata distribuita parsimoniosamente tra le varie scene, creando ambienti credibili e mai apparentemente artificiali. Jóhann Jóhannsson, compositore delle musiche di Sicario e Arrival, ha inoltre realizzato un lavoro incredibile, presentando armonie delicate e suggestive, nonostante sia stato conosciuto per l’utilizzo di musica orchestrale ed elettronica. Il suo decesso, avvenuto un mese fa, non fa che rafforzare il valore di una delle sue ultime composizioni.

Un’opera per tutti

Maria Maddalena presenta una storia già vista, tuttavia fa forza sul ruolo della donna, affrontando temi come il sessismo, il proprio credo, i demoni interiori, il razzismo e la discriminazione. Garth Davis ci ha visto giusto quando ha deciso di creare questa pellicola, essendo il suo intento quello di realizzare un’opera sia per i credenti sia per i miscredenti. Il regista è riuscito a portare sullo schermo un pensiero che risulta tutt’oggi attuale e che dovremmo porci più spesso come riflessione nelle nostre vite ordinarie e composte da continue routine. A reggere l’opera, un comparto tecnico spaventoso, che viene però minato da un ritmo lento del film ed una storia fin troppo concentrata sulla figura di Maria Maddalena come donna eroica e capace di essere sostegno di Cristo. Poi aggiungiamo un’attrice poco carismatica, che purtroppo (o per fortuna) viene spazzata via da un Joaquin Phoenix mastodontico (elemento a favore della pellicola). Non aspettatevi il sequel della Passione di Cristo, ma un film solenne con un animo femminile.