Wolfenstein Youngblood, MachineGames ha imparato molto da Arkane Studios durante lo sviluppo

Wolfenstein Youngblood MachineGames Bethesda E3 2019

Nel corso della QuakeCon Europe 2019, svoltasi a Londra, si sono tenuti anche diversi panel di approfondimento sui videogiochi pubblicati da Bethesda durante quest’anno e non solo, coinvolgendo i principali studi che da anni ormai hanno stretto una collaborazione più o meno solida con il publisher. Uno fra questi ĆØ MachineGames, che nel corso di una discussione dal titolo “MachineGames & The Sisterhood of Wolfenstein – Making Wolfenstein Co-op” ha svelato alcuni dettagli alla base dello sviluppo di Wolfenstein Youngblood.

Wolfenstein Youngblood, i legami fra MachineGames e Arkane Studios durante lo sviluppo del gioco erano molto stretti

Ospiti al panel erano Andreas Ɩjerfors eĀ Alissa HƤgglund di Machine Games, oltre ai colleghi francesi Dinga Bakaba e Daniel Todd di Arkane Studios, che ha contribuito allo sviluppo, in particolare alla concettualizzazione e alla stesura del level design, costruito mettendo la loro esperienza al servizio di un videogioco cooperativo come Youngblood. Proprio l’esperienza di Arkane ĆØ stata cruciale per definire la filosofia alla base del gioco, “aprendo” la progressione e facendo sƬ che il giocatore non fosse spinto a focalizzarsi su un solo approccio. I level designer dei due studi, secondo Todd, hanno collaborato a stretto contatto: i primi si sono concentrati sugli ambienti più claustrofobici, i secondi sugli scenari più aperti e sulle zone di collegamento fra le varie aree, in un rapporto di mutuo scambio dove MachineGames ha potuto imparare parecchio da Arkane Studios, migliorando e rifinendo a sua volta le proprie parti di livello.

Wolfenstein Youngblood

Ɩjerfors ha poi parlato anche dell’IA, che non ĆØ progettata per essere “salvifica e risolutrice” (nel senso che se noi tiriamo troppo la corda e ci spingiamo troppo avanti, anche nostra sorella probabilmente morirĆ ) ed ĆØ strettamente connessa al level design, con la possibilitĆ  di effettuare – anche con l’intelligenza artificiale – tattiche di flanking, in cui noi aggiriamo il nemico e la nostra compagna lo tiene occupato frontalmente. Tutti insieme, poi, gli sviluppatori si sono divertiti a inserire dei piccoli “easter egg” nel gioco: sapevate, ad esempio, che da qualche parte in Youngblood esiste un riferimento a una sorta di internet primordiale? O che in una stanza con un juke box il team stesso si ĆØ inserito nel gioco, come per le cartoline collezionabili in Wolfenstein II?

Mentre scoprite anche voi questi segreti, se non l’avete ancora fatto a questo link potete leggere la nostra recensione di Wolfenstein Youngblood, a cura di Silvio Mazzitelli.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.