Ni no Kuni Remastered Recensione

Ni no Kuni Remastered

Ni no Kuni Remastered Recensione | Ah, il caro vecchio Ni no Kuni. Affascinante la sua storia: originariamente uscito per Nintendo DS nel 2010, il titolo nato dalla collaborazione di due grandi colossi come Level-5 e il leggendario Studio Ghibli – famoso soprattutto per le opere di animazione del maestro Hayao Miyazaki – rimase ancorato in patria nipponica sulla console portatile della grande N. Dopotutto, trattavasi di una produzione fortemente giapponese nello spirito e anche nell’essenza, per cui è stato un vero miracolo che il publisher abbia voluto rischiare con un rifacimento totale per PlayStation 3, proponendolo anche nel mercato occidentale. Il risultato fu un vero successo e Ni no Kuni: La minaccia della Strega Cinerea vanta ad oggi un sequel e ha ricevuto l’apprezzamento di pubblico e critica, tant’è che siamo qui a parlarne ancora oggi grazie alla remastered della versione approdata sull’ammiraglia Sony nel 2011 in madre patria e nel 2013 in Occidente. La minaccia della Strega Cinerea non è solo una riproposizione con i dovuti accorgimenti del caso per essere riadattata su home console, bensì un’espansione di quello che era l’originale Ni no Kuni su Nintendo DS, aggiungendo un nuovo corposo arco narrativo. In realtà non è tutto oro quel che luccica, perché nonostante il lavoro per PS3 sia per certi versi encomiabile, il grosso segmento di trama aggiuntivo si rivela un po’ allunga brodo; non tanto in termini di storia e racconto (dove vengono approfonditi diversi aspetti di rilevante importanza), quanto di pura struttura ludica. I filmati anime realizzati dallo Studio Ghibli sono inoltre soltanto quelli dell’originale, poiché di punto in bianco nel rifacimento spariscono (mancanti pure nella fase finale, inconcepibile per una produzione di tal calibro). Feeling e interazione della versione portatile Nintendo hanno inoltre una marcia in più: gli incantesimi che il protagonista dell’avventura può lanciare contro i nemici o per superare un rompicapo vanno letteralmente disegnati sul touch screen seguendo i simboli riportati sull’Abbecedabra), emulando il movimento della bacchetta magica. Azione, questa, che di fatto garantisce un feedback molto soddisfacente. Ciò detto, oggi non siamo qui per un confronto tra originale DS e rifacimento-espansione, ma qualora dovesse essere di vostro interesse potremmo provvedere a realizzarlo, un giorno. Andiamo ora a vedere invece come si comporta la remastered di Ni no Kuni.

Ni no Kuni Remastered

Fasi iniziali a Motorville

Ni no Kuni Remastered: uno spettacolo audiovisivo su PlayStation 4

Tralasciando alcune sbavature che permeano l’opera Level-5 e Studio Ghibli, uno dei più grossi nei di Ni no Kuni apparteneva proprio al suo comparto tecnico. La risoluzione a 720p e i 30fps non rendevano giustizia alla bontà e allo stile della produzione nipponica. In realtà il frame rate in molti altri J-RPG non è poi così fondamentale, ma considerando l’aspetto estetico e artistico di Ni no Kuni che lo relegano quasi a cartone animato in movimento, la fluidità diventa di vitale importanza. Ecco quindi che entra in gioco un aspetto della remastered che rende il titolo di gran lunga più accattivante e godibile sia da vedere, ma anche da giocare. Grazie alla risoluzione di 1080p e ai 60fps granitici (alcuni lievi cali capitano, ma sono proprio rarissimi) il gioco acquisisce valore aggiunto. Muoversi, esplorare, combattere; tutto diventa più galvanizzante in quanto adesso è resa giustizia alle animazioni degli splendidi personaggi Ghibli. Vivere Ni no Kuni è adesso indubbiamente più piacevole, per cui l’operazione di rimasterizzazione mai come questa volta sentiamo di appoggiarla appieno, siccome il titolo, pur essendo lo stesso identico prodotto che abbiamo giocato nel 2013, vanta ora maggior lustro e prestigio. Davvero difficile spiegarvelo a parole, ma sappiate che questi semplici accorgimenti sono da soli capaci di farvi apprezzare (o riapprezzare) ancor di più l’opera. Segnaliamo inoltre che su PlayStation 4 Pro è possibile optare per i 4K sacrificando il frame rate che resta fissato sui 30, oppure avere la massima fluidità però con una risoluzione di 1440p (e per il discorso fatto prima sulla fluidità, ci sentiamo di consigliarvi quest’ultimo settaggio, sebbene possa essere spettacolare in ultra HD). Se volete invece vivere l’esperienza definitiva di Ni no Kuni nel suo massimo splendore, allora dovrete buttarvi sulla versione PC che ai settaggi massimi garantisce 4K e 60fps.

Ni no Kuni Remastered

Al cospetto della Vecchia Quercia

Due piani esistenziali per un’unica grande avventura

Ni no Kuni Remastered ci narra le gesta dell’aspirante mago Oliver che a seguito di alcuni spiacevoli avvenimenti si ritroverà a rompere il sortilegio su Shizuku* (da noi tradotto orribilmente come Lucciconio), il pupazzo regalatogli dalla madre che prenderà vita grazie alle sue lacrime, accompagnandolo nell’avventura per fermare il malvagio Shadar e riportare la pace e l’equilibrio tra i due mondi. A differenza della versione DS non ritroveremo solo il genio del male, ma anche la spietata strega Cinerea e alcuni approfondimenti per arricchire il comparto narrativo dell’opera. I ritmi dell’avventura sono purtroppo altalenanti, in quanto Ni no Kuni alterna momenti poetici, bellissimi e umoristici ad altri più noiosi e inutilmente allunga brodo, soprattutto relegati al filone della stregaccia. Non manca comunque lo stile tipico di Level-5 intriso dall’inconfondibile tocco Ghibli, caratterizzando il racconto con chiari rimandi alla cultura giapponese e a tematiche ben più profonde e intricate nonostante l’aspetto generale fanciullesco e da fiaba di cui la produzione si fa carico, sebbene ci si potesse aspettare un po’ di più da questi due grandi studio. A dare risalto al titolo ci pensa una direzione artistica straordinaria che con i miglioramenti prima accennati rende tutto ancor più bello. I filmati dello storico studio giapponese sono poi pura gioia per gli occhi, animati divinamente proprio come i loro meravigliosi lungometraggi. La sensazione di ritrovarsi dinanzi ad un cartone animato vero e proprio dello Studio Ghibli si avverte potente. Peccato che dopo un’inizio scoppiettante gli splendidi filmati comincino mano a mano a scarseggiare finché non diventeranno solo un lontano ricordo. Se la direzione artistica mantiene uno stile e una caratterizzazione di gran prestigio, rendendo Ni no Kuni unico e inconfondibile, non possiamo dire lo stesso per il level design di ambientazioni e dungeon che accusano un po’ di ripetitività a lungo andare con scelte non sempre avvincenti, a differenza della world map che al contrario sprona molto più all’esplorazione e in essa potremo trovare tantissimi segreti e quant’altro. Ad accompagnare il viaggio di Oliver e dei suoi amici ci saranno note intrise di un certo spessore: la colonna sonora è infatti realizzata dal celebre Joe Hisaishi, il grandioso compositore di Studio Ghibli. Il suo lavoro risulta tutto sommato eccelso anche se durante il cammino ci sarà qualche brano di minor enfasi o impatto, ma in linea di massima l’atmosfera tipicamente “Ghibliana” è garantita. La particolarità di Ni no Kuni è da vedersi comunque nel suo battle system e nella gestione degli incantesimi attraverso il magico libro Abbecedabra. Esso ha ormai perso buona parte delle pagine che lo componevano e quindi starà a noi ritrovarle per avere accesso a sortilegi e magie utili per affrontare determinati nemici o risolvere alcune situazioni per proseguire nell’avventura (ricordandoci in parte un po’ Golden Sun). Chiaramente non basterà ricomporre il libro, ma munirsi pure di bacchette magiche via via sempre più potenti. L’Abbecedabra si rivela uno degli aspetti più curati e riusciti dell’intera produzione. Non ritroviamo solo i vari incantesimi, ma anche novelle, racconti, spiegazioni, mappe, descrizioni e un alfabeto creato apposta per il gioco, talvolta persino utile per dei rompicapi ad hoc. Venendo invece al battle system, sappiate che Ni no Kuni propone una sorta di ibrido tra combattimenti a turni e dinamici. Il tutto funziona molto bene, peccato che l’IA dei propri compagni risulti un po’ deficitaria e alcune battaglie risultano un pochino snervanti, soprattutto verso le battute finali, costringendo a grindare più del necessario. Altro elemento caratteristico è la gestione e l’utilizzo dei famigli, veri e propri aiutanti mostriciattoli che potremo schierare in battaglia, sfruttandoli strategicamente. Di queste bestioline ne ritroveremo parecchie e tutte avranno parametri e caratteristiche da sfruttare e alternare a seconda dei nemici dinanzi al proprio cospetto. Sarà anche necessario viziare i nostri famigli dandogli da mangiare dolciumi per potenziarli, mentre salendo di livello sbloccano nuove abilità. Ricordatevi che l’energia vitale dei personaggi è condivisa con i famigli, quindi i loro danni faranno abbassare l’indicatore PS (Punti Salute) dei protagonisti. Non è possibile tenerli a lungo in battaglia poiché essi hanno una sorta di barra della resistenza; sarà fondamentale alternarli con gli altri e con il personaggio stesso. Un’altra introduzione piuttosto singolare di Ni no Kuni riguarda il sistema dei cuorinfranti, ossia personalità afflitte da mancanza di entusiasmo, amore e quant’altro e per i quali diventa necessario trovare persone che abbiano un eccesso del sentimento che ci occorre così da poterlo prendere in minima parte con la magia e donarlo a chi ne ha bisogno. Peccato che alla lunga, così come per le subquest, si avverta un po’ di ridondanza generale a causa di situazioni analoghe ripetute piuttosto frequentemente. Possiamo dire che sia proprio questa una delle gravi lacune di Ni no Kuni, ovvero offrire tante idee e spunti meravigliosi senza però mai andare ad approfondirli davvero o esasperando dove non opportuno. Alti e bassi, insomma, ma nel complesso il viaggio si rivelerà appassionante e coinvolgente, sebbene con qualche momento di noia e poco coraggio di osare che avrebbero potuto rendere Ni no Kuni il tanto decantato capolavoro che non è.

Ni no Kuni Remastered

Oliver e Shizuku

Nota a fine recensione*

Sebbene possa essere molto interessante un intero approfondimento sull’adattamento di Ni no Kuni, questo necessiterebbe di parecchio tempo e per la mole di lavoro richiesto non sarebbe nemmeno propriamente adatto in sede di recensione. Però un piccolo appunto su Shizuku e sul perché riteniamo la scelta di tradurlo Lucciconio e il dialetto romano sbagliati andava fatta. Innanzitutto, non rispecchia fedeltà all’etimologia del nome: Shizuku significa letteralmente ‘gocciolina’, ma richiama anche il lacrimare-piangere (non per altro Oliver lo risveglia proprio grazie alle sue lacrime), pertanto ribattezzarlo Lucciconio solo perché ha la lanternina sul naso non ha proprio senso. Molto meglio e più azzeccato l’adattamento inglese, Drippy, che è una sorta di vezzeggiativo della parola ‘drip‘ che significa appunto ‘gocciolare’. Considerando che tutti i protagonisti abbiano dei nomi più occidentali che non giapponesi, non sarebbe stato poi tanto un problema adattarlo pure in italiano come Drippy (o, perché no, lasciarlo Shizuku), poiché il nome adottato non riflette comunque il significato e la profondità di cui si avvale. Riguardo invece la scelta del dialetto romano, riteniamo sia sbagliata non tanto la sua implementazione quanto l’eccessiva esasperazione. Era impossibile mantenere i rimandi alla cultura madre, in quanto Shizuku parla un dialetto di Osaka e ci sono una marea di riferimenti che per forza di cose sono andati persi e riadattati con dei rimandi al nostro folklore. Tuttavia, egli non parla completamente in dialetto, quindi già solo per questo c’è un errore di fondo e bastava giusto fargli dire alcune esclamazioni in romano e poco altro. Invece chi ha lavorato all’adattamento si è sforzato a riscrivere tutti i suoi dialoghi in romanaccio e per quanto possa essere ammirabile il lavoro svolto, cozza in termini di fruibilità poiché soprattutto nelle cutscene non è facile seguire i sottotitoli senza difficoltà. Pur essendo probabilmente il dialetto più comprensibile del nostro paese, un conto è ascoltarlo, tutt’altro è leggerlo. Spesso non si riesce a stargli dietro e tante volte è evidente che quanto detto da Shizuku sia di sicuro lontano da ciò che dice in originale. Sul resto, non ci possiamo lamentare più di tanto, poiché è comunque impossibile mantenere la fedeltà totale siccome parliamo di due culture assai diverse; nel complesso è stato fatto un notevole lavoro reinterpretativo piuttosto che di sola traduzione, laddove era impossibile mantenere alcuni significati originali. Con Shizuku c’è stata purtroppo una caduta di stile. Gran peccato.

Ni no Kuni Remastered è lo stesso gioco che abbiamo avuto modo di amare o odiare sei anni fa. Sebbene porting, rimasterizzazioni e remake siano ormai all’ordine del giorno in questa generazione, ci sentiamo vivamente di appoggiare l’operazione di Bandai Namco perché era proprio ciò di cui l’opera nata dalla collaborazione Studio Ghibli e Level-5 aveva bisogno. Certo, permangono alcuni dei problemi che rendono la qualità dell’esperienza altalenante, ma si tratta comunque di un classico J-RPG intriso di tutti quegli aspetti tipici del folklore nipponico che possono tanto affascinare noi che apparteniamo ad un’altra cultura. Grazie a questa remastered acquisisce nuova linfa vitale e diventa molto più piacevole e godibile, quasi facendo chiudere un po’ di più un occhio sui suoi difetti. Peccato solo che il lavoro di localizzazione non riesca a dar giustizia a tutti i valori intrinsechi della produzione non mantenendo al 100% fedeltà (ma molte scelte alternative per nostra cultura e fruibilità sono azzeccatissime), sebbene comunque non si possa parlare di cattivo adattamento (se non per la scelta del nome Lucciconio per il personaggio di Shizuku e il dialetto romano dei suoi dialoghi troppo invadente e inutile). Ni no Kuni Remastered è insomma un’ottima occasione sia per coloro che si sono persi quest’opera a suo tempo, ma anche e soprattutto per chi vuole viverla sotto una nuova luce; perché nonostante tutto ne vale davvero la pena.

Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni, Ismaele scrive per il settore dal 2010 e da allora non si è più fermato. Nutre amore profondo per Nintendo ed i suoi brand, in particolare per quello di The Legend of Zelda. Col tempo, però, ha conosciuto e scoperto tante nuove produzioni, sia odierne che del passato, affinando i suoi gusti e la sua cultura videoludica. Nel tempo perso, ambisce a diventare un game designer ed un compositore-musicista, ma restano sogni chiusi nel cassetto... almeno per ora!