Atelier Ryza – Ever Darkness & The Secret Hideout | Un franchise senza fine, quello dell’Atelier più famoso del videoludico e che porta sulle nostre console la bella Ryza e i suoi amici, i quali fanno capolino con un ennesimo capitolo della storia ambientata in luoghi esotici e magici. Atelier Ryza – Ever Darkness & The Secret Hideout è il ventunesimo titolo del franchise, nuovo di zecca e lanciato il 29 ottobre sempre da Koei Tecmo per farci approdare in una nuova dimensione dove lo stile grafico nipponico dei manga e degli anime si respira in ogni pixel dello schermo. Un’avventura leggera di genere RPG che riesce a innestarsi bene nella lunga carrellata di titoli sfornati finora, riscuotendo un notevole successo soprattutto in Giappone ed eclissando il record del precedente Atelier Meruru. Vale quindi la pena di scoprire quali siano i motivi del successo di questo titolo e capire se anche in Occidente godrà delle stesse luci della ribalta.
Ciurma, all’arrembaggio!
Conosciamo dunque Ryza, Tao e Lent in partenza per una nuova avventura del suo atelier verso un’isola diversa da Kurken Island, ossia quella dove vivono loro stessi. Vengono subito bloccati da Mio Stout, madre della protagonista, ma subito prendiamo le redini del comando su Ryza e con cui la guidiamo verso Kurken Port, esplorando un open world fantastico, accompagnati da una musica di sottofondo da sogno. Pochi istanti e incappiamo nella nostra presunta antagonista, Agatha Harmon, e i suoi scagnozzi, un pretesto per lasciarci esplorare l’isola e trovare una barca delle cui capacità non possiamo che dubitare. Ma l’obiettivo della ragazzina è chiaro: andare oltre le montagne del nord e raggiungere la Torre Scintillante a ovest, una zona off-limits da tutti temuta. Qui faranno la conoscenza di Klaudia Valentz, figlia di un mercante in zona per affari e damigella tratta in salvo da un “temibile” essere della foresta grazie al nostro trio di eroi. Prima faremo la conoscenza di Pixie Forest, come prima tappa dell’avventura in seguito allo sbarco su un’isola diversa da quella che ospita casa nostra, per poi spingerci fino alle rovine di Klint Kingdom e spostare il punto nevralgico della storia in una casa sull’albero degna dei sogni di qualsiasi ragazzino. Ryza, infatti, scoprirà l’alchimia e tutta la magia che ne consegue, motivo per cui la sua strada in questa direzione sarà lunga e a tratti non spiegata in maniera del tutto chiara al giocatore.
Un’immagine del gruppo dei protagonisti principali del gioco
Intrappolati nella rete degli stereotipi
Cominciamo così questa storia suddivisa in capitoli e con personaggi abbastanza stereotipici, motivo per cui le personalità sono altrettanto facili da indovinare e conoscere: Lenk è il tipico bellimbusto che necessità dell’approvazione degli altri per farsi accettare e dimostrare le sue capacità e la sua prestanza fisica. Ryza è la bambolina tutta occhioni e fisico perfetto, con l’abito appositamente disegnato per fare sì che le calze si sollevino e lascino indugiare l’occhio del giocatore su alcuni dettagli fisici; Tao è il timoroso piccoletto di turno, nascosto dietro un paio di occhialoni e una frangia bionda. Oltre a questo aspetto potenzialmente non sempre gradito, soprattutto per chi è in cerca di un titolo che riesca a uscire dai rigidi stilemi della narrativa nipponica, dobbiamo aggiungere il fatto che non ci sia una vera e propria azione adrenalinica. Per quanto possiamo sperare che questa si sblocchi prima o poi, il ritmo è davvero scandito lentamente e con fatica. Tale sensazione di intrappolamento in una gabbia invisibile è anche dettata dalla limitatezza dei movimenti: non dobbiamo immaginarci balzi, capriole ovunque e acrobazie, anzi. Ryza potrà sì saltare, ma superando solo ostacoli davvero minimi: anche le radici possenti di un albero saranno da costeggiare e non potremo saltare oltre queste, motivo per cui anche l’interazione con l’ambiente sarà una grande assente, non potendo nemmeno nuotare nei fiumi o aggrapparci a sporgenze.
Anche in battaglia, l’animazione e la grafica tipica degli anime non potrà mancare
All’attacco!
Osservando il gioco invece da un punto di vista della scansione ritmica tra gameplay e filmati, l’azione è troppo spesso interrotta da dialoghi e sequenze sceniche, soprattutto agli inizi della storia. Questi risultano essere parecchio lunghi e ridondanti sia nello scambio di informazioni, sia nell’esternazione dei pensieri di ciascun personaggio, i quali si ripetono continuamente. Certo, i dialoghi sono skippabili, ma senza questi perderemmo gran parte delle informazioni e della trama. Non tutto è perduto, però: il vero fulcro del gameplay che riesce a ridonare un tono e a risvegliarci dal torpore è dato dal combattimento a turni classico, dove possiamo usare un attacco normale per guadagnare utili Action Points da riutilizzare per acquisire Skills. I punti guadagnati vengono condivisi da tutti gli alleati, a prescindere da chi abbia sfoderato mosse fisiche. Gli AP permettono anche di aumentare il nostro Tactics Level, con un certo numero di benefici in battaglia, come un doppio attacco fisico e permettendo anche un minore consumo di AP. Bisognerà fare un po’ di pratica in battaglia, ma le modalità non sono poi così difficili da apprendere e da familiarizzare.
La foresta nasconde parecchi segreti e incontri importanti
Il riposo del guerriero
Riposte le armi, potremo avere un po’ di requie all’ombra di grandi fiori nella foresta, quando saremo troppo lontani dall’atelier, poiché il loro profumo terrà lontano qualsiasi mostro e ci consentirà di recuperare le energie alla loro ombra. In questo modo l’alternanza giorno-notte avverrà in maniera naturale e senza dover pensare ad alcun combattimento. A proposito di mostri e nemici, questi sono sempre parecchio diversi ma mai davvero brutti e paurosi: noteremo una certa somiglianza con i Pokémon, ma qui non saranno praticamente mai nostri amici e non potremo catturarli, purtroppo. Questi animali e tutto il resto del gioco godono di una particolare cura per la grafica, con tanti dettagli anche nel design dei personaggi, eccezion fatta per qualche movimento indeciso e impreciso. A riprova di questo, possiamo dire che il menu è davvero impostato molto bene: si rivela intuitivo e con tutte le informazioni necessarie subito disponibili. Tra queste spuntano alcune opzioni utili, come la possibilità di rivedere tutta la sequenza dialogica, grazie alla selezione dell’event log, per recuperare informazioni e rivedere le linee di dialogo, anche selezionando un riquadro solo e riascoltare la voce del personaggio (originale in giapponese e senza alcuna ombra di doppiaggio localizzato).
Atelier Ryza – Ever Darkness & The Secret Hideout è in definitiva un gioco davvero godibile per chi è in cerca di una storia rientrante a pieno titolo nella categoria dei JRPG, per linee narrative e per stile grafico e musicale nella colonna sonora. Purtroppo, l’opera pecca di veri e propri stimoli per l’utente, dovuti a una trama che non brilla né per colpi di scena e né per l’originalità. Innegabile il punto che Koei Tecmo porta a casa per il lavoro svolto da un punto di vista visivo e tecnico, ma dovesse esserci un prossimo Atelier, vorremmo vedere qualcosa di veramente innovativo e slegato dalle classiche logiche e dagli stilemi di un genere sì imperituro, ma che comincia a far sentire il peso delle reticenze della tradizione.