The Last of Us Part II doveva essere più open-world all’inizio

Come molti già sapranno, il processo di creazione di un videogioco non è quasi mai lineare. La maggior parte delle volte, la struttura e l’idea dietro al titolo cambiano parecchie volte durante lo sviluppo, tanto che il risultato finale differisce molto da quello immaginato all’inizio. È anche il caso di The Last of Us Part II, il tanto amato quanto criticato sequel firmato Naughty Dog, che in origine doveva essere molto più open-world di quanto lo è adesso.

Attenzione: la parte sottostante contiene riferimenti alla trama del gioco.

Neil Druckmann, in un intervento presso IGN, ha spiegato che i primi concept di The Last of Us Part II prevedevano di passare la maggior parte del tempo a Jackson, dove Ellie avrebbe creato e interagito con la comunità locale esplorando nel frattempo la città. Le proprie scelte avrebbero influenzato l’arrivo di Abby, la quale avrebbe messo in moto gli eventi e portato Ellie a viaggiare verso Seattle. Il ruolo di quest’ultima, nel titolo completo, è stato ridotto per soddisfare la visione del team di sviluppo. Vi invitiamo a leggere la nostra recensione del tanto discusso sequel per altri approfondimenti sul lavoro di Naughty Dog.

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Il fortuito incontro con una piccola cartuccia usata per Game Boy ha acceso la passione per i videogames in Lorenzo, al tempo ignaro ragazzetto con la passione per la narrazione. Non ci è voluto molto prima dell'entrata nel mondo del modding, seguita a ruota dagli esperimenti su GameMaker, un breve soggiorno su YouTube e infine l'investitura a Dungeon Master. I videogiochi hanno accompagnato Lorenzo durante tutto questo viaggio, sia come momento di relax e divertimento che come fonte di ispirazione. Adesso, la sua ultima tappa lo vede pienamente immerso nella scrittura giornalistica, nel frattempo che continua a coltivare il suo amore per le grandi storie.