Lightyear – La vera storia di Buzz è l’ultimo strepitoso film prodotto da Disney e Pixar, una appassionante space opera profonda, divertente ed anche scientificamente molto corretta, che ci racconta le origini di uno dei personaggi più amati della saga di Toy Story, ovvero Buzz. Chi era l’uomo che ha ispirato il leggendario giocattolo protagonista della serie? La pellicola ci offre l’occasione per conoscere meglio la versione umana del personaggio, nella sua più grande avventura da Space Ranger che, paradossalmente, avviene però curiosamente ad inizio e contemporaneamente a fine carriera, per causa di un misterioso evento da risolvere, un paradosso temporale da cui, ovviamente, dipende il destino dell’intero universo. Scopriamolo insieme.
Lightyear – La vera storia di Buzz, dalla saga dei giocattoli all’eroe in carne ed ossa
Lightyear – La vera storia di Buzz è un lungometraggio che di fatto fa iniziare una vera e propria nuova era per le splendide opere d’arte animate prodotte dal blasonato studio californiano Pixar Animation Studios. Si, perché proprio dalle assolate terre della California arrivano queste nuove, eccezionali avventure. Un film che, storicamente, propone tematiche che sarebbero state impossibili negli anni novanta, soprattutto per quanto riguarda il pubblico infantile e che sveleremo tra poco. Ma prima, per la gioia dei filologi del cartone animato, facciamo un deciso passo indietro, ricordando l’importanza della saga principale, di cui questa pellicola rappresenta uno spin-off. Storicamente la società oggi nota come Pixar nasce al di fuori da Disney, nell’orbita di un’altra realtà molto importante, che ai giorni nostri, paradossalmente, è stata anch’essa inglobata da Disney. Stiamo parlando di LucasFilm, ovvero la casa di produzione originale di George Lucas, che oltre alla divisione per i videogiochi, ovvero LucasFilm Games, nel 1979 fonda anche uno studio di animazione e CGI, chiamato LucasFilm Computer Graphics Project il cui scopo iniziale era quello di creare software ed animazione in computer grafica inerente l’universo di Guerre Stellari, un nome ormai desueto per indicare, in Italia, il leggendario franchise di Star Wars. Si deve aspettare il 1986 per vederlo trasformare in studio indipendente, con il nome di Pixar Animation Studios grazie all’acquisto della società da parte della Apple Computer di Steve Jobs. Dopo venti anni di attività lo studio viene infine inglobato da Disney Corporation, diventando uno dei più importanti studi di animazione al mondo. Paradossalmente prima del debutto sul grande schermo, lo studio si occupa di altro, principalmente di hardware e software per la computer grafica. Risale al 1995 infatti il primo film della storia completamente realizzato in computer grafica, ovvero Toy Story – il mondo dei giocattoli, che da il via ad una quadrilogia indimenticabile. Il primo film è diretto dal veterano John Alan Lasseter, un ex animatore ed artista proveniente dalla scuderia Disney, presente in Pixar fin dai tempi della fondazione da parte di George Lucas. Arriva nel 1999 il seguito del capostipite, ovvero Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa che ottiene un enorme successo, consacrando i suoi personaggi nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati di animazione. Il film stavolta è diretto a sei mani da John Alan Lasseter, Ash Brannon e Lee Unkrich. Solo quest’ultimo si occupa invece di dirigere il terzo film della saga, Toy Story 3 – La grande fuga datato 2010. Bisogna poi aspettare ben nove anni per vedere sul grande schermo Toy Story 4, per la regia di Josh Cooley. La serie è incentrata su diversi personaggi, ed è una vera e propria opera corale, dove nessuno è realmente più importante degli altri tra i giocattoli protagonisti, cosa che, peraltro, è finalizzata anche a dare il messaggio che la cooperazione è una cosa fondamentale per riuscire in quello che si vuole realizzare, filosofia presente anche nel “quinto” film della saga. Quest’anno, a sorpresa, mentre tutti si aspettavano prima o poi l’uscita di Toy Story 5, lo studio californiano ha stupito tutti, creando un vero e proprio spin-off della serie, a tema fantascientifico, per farci conoscere le origini di Buzz Lightyear, l’uomo leggendario a cui è stato ispirato il noto giocattolo. Sappiamo bene che, nonostante il discorso del protagonismo corale equivalente tra i personaggi, spesso Buzz è stato considerato una sorta di capobanda, quindi quale migliore scelta che raccontare la sua vita? La regia del nuovo film Lightyear – La vera storia di Buzz è curata da Angus MacLane, regista e animatore Pixar di lunga data, che ha al suo attivo ben due Annie Awards, mentre la produzione è affidata a Galyn Susman, già nota per aver prodotto il quarto film, il corto del 2014 Toy Story: Tutto un altro mondo ed il leggendario Toy Story of Terror.
Sono cresciuti quei bambini che da piccoli amavano Toy Story, e questo film è (anche) per loro
Lightyear – La vera storia di Buzz è un film adulto, consapevole di se stesso e figlio dei suoi tempi, meglio rimarcarlo subito. Alcuni dei suoi contenuti sarebbero stati impossibili negli anni novanta, come stavamo dicendo prima. La storia sci-fi dello Space Ranger più famoso del Pianeta Terra è seria, credibile e ben strutturata, e lascia poco “spazio” alla parodia del genere spaziale che ci saremmo aspettati. Non mancano i momenti divertenti, sia chiaro, anche molto efficaci, che vi faranno spesso lanciare in aria i pop corn dal ridere, ma tutto il film è pieno di messaggi importanti, e a volte quasi didascalici, spunti di riflessione importanti, sul senso della vita, sulla possibilità di cambiare il passato pagando però un prezzo emozionale, sulla grande importanza delle piccole cose, anche una semplicissima penna può fare la differenza. La storia è scritta davvero bene, credibile e piena di esattezze scientifiche inserite in maniera molto precisa nella trama. Dimenticatevi i termini pseudo spaziali degli anni novanta, la credibilità rigorosa del film è davvero figlia dei nostri tempi. Il romantico ed immortale tema del viaggio nel tempo è sviluppato in maniera superba, con anche i paradossi temporali che derivano dalle linee temporali alternative, sullo stile del Prime Universe Vs Kelvin Universe di Star Trek, per capirci. I personaggi secondari che accompagnano Buzz nella sua avventura più grande alla fine si scopre che non sono affatto secondari, ed ognuno è importante quanto gli altri ed anzi, la forza del team è l’unico modo per risolvere le situazioni, anche quelle apparentemente senza uscita. I tre companion di Buzz non sono dei veri Space Ranger, anzi, provengono da realtà diverse, e pare che una, addirittura, sia in libertà vigilata e abbia da poco levato la cavigliera elettronica. La simpatica galeotta anziana, espertissima di armi, ricorda parecchio la signora Feldman del film cult Scuola di polizia 4 – Cittadini in… guardia del 1987. Un’altra è la nipote di un personaggio celebre della quadrilogia, ovvero Izzy Hawthorne, nipote di Alisha, mentre il terzo, che risulta un po’ imbranato, non voleva nemmeno partecipare alla missione, parole sue. Ma su tutti gli umani, quello che spicca è un gatto. Un gatto robot per l’esattezza, che risponde al nome di SOX ed ha principalmente due ruoli, l’occhio alieno che da un punto di vista esterno sulle follie degli umani, oltre che essere protagonista di alcune delle battute più divertenti del film. Fra l’altro, durante la proiezione stampa è stato regalato un cuscino peluche a sua immagine a tutti i giornalisti presenti in sala. I gadget della Pixar sono di culto dai tempi di A Bug’s Life.
Non chiamatelo solo cartone animato, è un’opera sci-fi con grandi spunti di riflessione per umani e gatti robot
Per chi conosce Buzz solo nella sua versione giocattolo è quasi commovente vederlo in versione giovanile mentre effettua il primo volo di prova della sua iconica astronave, che invece lo porta nel futuro di oltre sessanta anni. Quasi un omaggio alla leggendaria serie TV di fantascienza degli anni settanta Buck Rogers nel XXV secolo. Come fare a tornare indietro? Fino a che punto si possono sacrificare i propri ideali per completare una missione? Salvare se stessi e condannare gli altri conosciuti nel futuro all’oblio o trovare una soluzione alternativa? Questi e tanti altri interrogativi faranno decisamente riflettere il pubblico in un film dai toni incredibilmente adulti per un semplice cartone animato, che poi è in computer grafica, quindi di cartoncini nemmeno l’ombra. E se vi dicessimo che Pixar ha persino inserito un bacio lesbico tra due donne che sono sposate tra loro per spingere avanti le tematiche LGBT+? Una cosa che oggi non fa quasi più notizia, pensiamo al dottore omosessuale di Star Trek Discovery fidanzato con un altro membro dell’equipaggio o alla ragazza non-binaria in coppia con un trill fantasma, naturali evoluzione del bacio interraziale di Star Trek La Serie Classica del 1968 tra il capitano Kirk e Uhura, tra i primi visti in TV, ma qui, ricordiamolo, siamo in un film animato per teenager e famiglie, quindi il messaggio ha ancora di più un significato forte, perché permette di affrontare queste tematiche tra genitori e figli, facendo capire che tutto ciò non ha nulla di strano. Eppure in tre paesi arabi per colpa di questa tematica il film è stato bandito, seguendo lo stesso destino di Doctor Strange nel multiverso della Follia di Sam Raimi, come potete leggere qui. Trovate la pagina ufficiale del film sul sito Disney a questo LINK, e su Disney+ anche un interessante documentario intitolato Oltre l’infinito: Buzz e il viaggio verso Lightyear che approfondisce assieme agli autori tutte le curiosità sul film. Davvero notevole la colonna sonora del film, realizzata dal compositore statunitense di origini italiane Michael Giacchino, che ha vinto un Oscar per un altro film Disney, il divertente Up.
Dopo la proiezione per la stampa si è tenuta anche una interessante conferenza con la presenza dei doppiatori italiani del film con interventi molto particolari in cui si sono analizzati alcuni momenti chiave della pellicola e ricordi di infanzia legati ai cartoni animati. Peraltro il doppiatore di SOX, Ludovico Tersigni, ai tempi del primo Toy Story era un bambino, e lavorare nel film per lui è un grande sogno che si realizza. Le sue passioni giovanili sono sempre a tema felino, con Gli Aristogatti di Disney e Il Gatto con gli stivali. Una clamorosa citazione della concorrenza, come fa notare lo stesso moderatore, poiché quest’ultimo film è della DreamWorks, scatenando la comicità in sala, anche l’attrice e doppiatrice Esther Elisha ha raccontato alcuni aneddoti di gioventù legati al mondo dell’animazione. Un’altra doppiatrice è una vera studiosa di fisica, e non manca di spiegare agli spettatori alcune dinamiche dei fenomeni spaziali come il buco nero.
Lightyear – La vera storia di Buzz è un lungometraggio che di fatto fa iniziare una vera e propria nuova era per le splendide opere d’arte animate prodotte dal blasonato studio californiano Pixar Animation Studios. Quinto film della blasonata saga di Toy Story, di cui costituisce uno spin-off, il titolo ci racconta della prima missione di Buzz che, durante un volo di prova, si trova catapultato oltre sessanta anni nel futuro e dovrà risolvere il problema combattendo dubbi morali e, soprattutto, lavorando di squadra. Una pellicola davvero interessante, dalla trama solida e matura, con una realizzazione tecnica che, come previsto, è sempre allo stato dell’arte dell’animazione in computer grafica, tra le migliori produzioni mai viste. L’appuntamento è al cinema per il 15 giugno, per andare verso l’infinito ed oltre.
VOTO: 8