Ogni volta che si parla di pratiche esoteriche, misticismo e strani rituali, in redazione tutti mi guardano come se fossi il massimo esperto mondiale della stregoneria, specie quella oscura. Come se il vestirmi di nero e ascoltare gruppi dai nomi tanto improbabili quanto illeggibili (ma li avete mai visti i loghi di certe band death metal? Secondo me manco loro sanno cosa c’è scritto davvero) facesse di me il braccio destro di Satana. Che poi a ben vedere, se le cose stessero davvero così non dovrei neanche toccarlo con un bastone un gioco che si chiama Extreme Exorcism, esorcismo estremo, anzi gli dovrei stare lontano almeno 666 metri. Purtroppo ho dei colleghi non proprio aggiornatissimi sull’argomento, quindi per l’ennesima volta ho fatto spallucce e mi sono scaricato questa singolare produzione indie, non foss’altro per il trailer di presentazione, davvero frenetico e trasudante pixel art da tutti i pori.
ESORCISMO IN LOW-RES
Che poi, diciamocelo, ci sarebbe da fare un ragionamento anche in merito alla questione grafica, perché tutti questi bei pixel che ci ricordano i tempi andati (se avete l’età dei datteri come il sottoscritto, chiaro) sono alla prova dei fatti la dimostrazione di come il nostro cervello tenda a sfalsare le memorie passate, specie quelle più remote. Sì perché, a conti fatti, questi megalitici quadrettoni che vorrebbero spacciarci come la base stessa del retrogaming non di rado servono a nascondere gli evidenti limiti stilistici dei grafici coinvolti nella loro realizzazione. Non voglio dire che il 2D sia il male, anzi, personalmente adoro le soluzioni adottate da alcuni giochi; semmai il problema risiede nel modernariato tecnologico, nell’hardware che costituisce gli odierni display. Gli LCD in particolare hanno quella adorabile tendenza a evidenziare ogni singolo dettaglio con una precisione talmente esagerata da risultare finanche artificiosa. All’epoca degli 8 e 16 bit, fra Commodore 64 e Super NES, il mondo del gaming era dominato dagli schermi CRT, che di base riuscivano a nascondere molto bene i limiti tecnici dei computer e delle console. La bassa risoluzione e la costante presenza dell’interlinea, specie nei TV a tubo catodico, contribuivano a formare una sorta di antialiasing naturale, ulteriormente enfatizzato dalle dimensioni generalmente ridotte dei televisori stessi (avere un 32 pollici in casa era roba per pochi). Tutto questo per dire che oggi un Metal Slug su un fantastico LCD 4K con 144Hz di refresh risulta immensamente peggiore rispetto all’originale che girava alla mirabolante risoluzione di 320×224 a 60Hz.
Non meraviglia quindi che Extreme Exorcism ricalchi proprio quella celebre risoluzione, leggermente superiore nel conteggio orizzontale solo per questioni di proporzioni (16:9 vs 4:3). Sì, avete letto bene, il gioco dei Golden Ruby Games è stato disegnato come se fosse un coin-op di venti e passa anni fa, ma non temete, non sarete obbligati a giocarlo in un francobollo, dato che – almeno su PC – sono previsti diverse gradazioni di zoom e anche un’opzione per giocarci a tutto schermo. Questo però ci riporta alla questione esposta poc’anzi, quella cioè di doversi confrontare con una grafica davvero d’altri tempi, con pixel grossi come una casa, tanto più invadenti quanto più “risoluto” sarà il nostro display. Alla fine l’impatto non è malvagio, ma è difficile scrollarsi di dosso l’impressione che un titolo come questo avrebbe fatto una figura infinitamente migliore in ambito portatile, con 3DS e PS Vita in prima fila.
PIXEL POSSEDUTI
Una semplicità visiva che trova il suo corrispettivo anche in altri ambiti, compresa una scarsissima varietà di nemici (in pratica sono solo due), ambientazioni a schermata singola (il trailer è un po’ truffaldino in tal senso) e animazioni al limite del sindacale. Anche il gameplay non è certo roba da strapparsi i capelli, sebbene presenti un concetto base abbastanza intrigante. Il protagonista, selezionabile fra quattro “pippottini”, è un esorcista sui generis, dato che al solito kit fatto di acqua santa e crocefissi preferisce un armamentario piuttosto terra terra, fatto di fucili, mitra, spade, mine, bombe, lanciamissili, etc., con un limite massimo di tre armi alla volta, utilizzabili però contemporaneamente. Messa così potrebbe sembrare quasi una passeggiata di salute, ma ovviamente c’è l’inghippo dovuto al fatto che i fantasmi, round dopo round, utilizzeranno il nostro pattern di movimento e le armi raccolte in precedenza per farci fuori. Fin quando sono due o tre non è poi così difficile liberarsene, ma appena il numero sale è facile ritrovarsi in mezzo a un inferno di fuoco incrociato. Bisogna quindi pensare bene a quali armi raccattare e a come utilizzarle, pena il rischio di ritrovarsi a combattere contro dei nemici di fatto animati dalle nostre stesse tecniche. L’idea è molto interessante, ma purtroppo rimane anche l’unica presente in tutto il gioco, che di fatto può essere portato a termine in poco più di due ore, boss finale compreso. Dopo di che rimane il deathmatch in locale fino a quattro giocatori e le sfide, queste ultime in grado di assicurare qualche ora di gameplay aggiuntivo, trasformandosi di fatto in una delle sezioni meglio riuscite di tutto Extreme Exorcism.