“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”. Isole per isole, dalla Sicilia ci spostiamo al Giappone, andando a recensire un titolo che, al contrario delle nostre aspettative iniziali, risulta spiazzante e molto arduo da valutare. Un’opera, questo nuovo WarioWare Get It Together! (qui la nostra anteprima del gioco), che in effetti ha trasformato tutto per restare fedele a se stessa, e lo ha fatto per una ragione ben precisa, che, dopo una lunga analisi e una stranamente sofferta riflessione, giudichiamo molto intelligente. Del resto, lo sviluppatore, insieme a Nintendo EPD, si chiama Intelligent Systems, a parere di chi scrive il team di maggior talento attualmente in attività su scala mondiale. Ora, però, mandiamo indietro il nastro e vediamo di capire perché si sia arrivati alle conclusioni appena anticipate.
WarioWare Get It Together!: la chiave di volta
Quando, nel 2003, uscì il primo WarioWare su Game Boy Advance, fu un colpo di fulmine. Nintendo, ancora una volta, aveva realizzato qualcosa di impossibile, eppure perfetto, una diavoleria in grado, nell’ordine, di stupirci, deliziarci e incatenarci al piccolo schermo della storica portatile progettata in quel di Kyoto. In poche parole, Nintendo, attraverso uno dei suoi storici team interni, Nintendo R&D1 (il più antico, quello che era stato inizialmente diretto da Gunpei Yokoi), aveva sintetizzato un prodigio alchemico: il punto zero del gameplay. L’opera, infatti, era una sapiente raccolta di un numero impressionante di minigiochi da massimo 5 secondi l’uno, completamente deliranti, per stile, contenuti e, soprattutto, meccaniche di gioco. Un colpo d’occhio, un’indicazione lapidaria su schermo, e poi si tratta di capire ed eseguire, in un pugno di secondi, spesso non più di uno. Incredibile? No, realtà. Da ben 18 anni. Come tutte le trovate geniali della Grande N, WarioWare divenne una serie, ma, come ben sapete, Nintendo solitamente gestisce le sue proprietà intellettuali con grande saggezza e attenzione, quindi evitò accuratamente di impacchettare altrettanti mini-game e bissare il colpo. La casa nipponica optò per una scelta certamente impegnativa: sfruttare specifiche caratteristiche uniche del sistema di elezione, per ridisegnare quella follia a chilometro zero attorno a nuove coordinate, ogni volta. La rotazione della schermo del GBA grazie a un sensore, l’utilizzo dello stilo del DS, o dei Wiimote del Wii. Ogni volta, un’epifania: con WarioWare, Nintendo metteva in qualche modo a nudo il suo hardware, con le sue potenzialità, talora in parte inespresse. Uno spettacolo senza pari.
Giunti nel regno della Switch, dunque, come procedere? Se ci pensate, la sfida era più difficile. Switch, rispetto ai suoi predecessori, non ha caratteristiche uniche adatte nello specifico a cucirci sopra esperienze di gameplay uniche e rivoluzionarie, rispetto al passato. Beninteso, non è una critica, soltanto una ovvia constatazione. Dunque, però, che fare, con quella serie così ribelle che risponde al nome di WarioWare? Dovendo restare fedele al suo DNA, avrebbe dovuto realizzare un capitolo derivativo, meno originale, una sorta di more of the same di gran pregio: legittimo, forse addirittura sacrosanto. Già, ma non sempre Nintendo ama prendere le strade semplici, così la casa che decise di dotare il pad del GameCube di tre dorsali invece di quattro ha optato per quello che si definisce un paradigm shift, tradendo apparentemente la formula classica di WarioWare a beneficio di una giocabilità più articolata e complessa. E sarò sincero: all’inizio potreste storcere il naso, avere uno spontaneo moto di fastidio. Non perché non ci si diverta, con Get It Together!, sia chiaro, ma perché… è dannatamente diverso. Ore dopo, cambierete idea. Seguiteci nel viaggio e fateci spiegare bene tutto.
Uno, nessuno e centomila
WarioWare Get It Together! è costruito attorno a un cast di protagonisti, vostri alter-ego virtuali dotati di caratteristiche proprie, uniche e molto diverse tra loro, che vi costringono ad adattarvi continuamente e in modo subitaneo a un gameplay che sembra non essere mai lo stesso, il tutto sempre confinato nella cornice dei minigiochi lisergici e surreali ai quali la serie ci ha abituati. C’è chi salta continuamente, chi spara in una direzione e chi in un’altra, chi nuota o resta fermo, scagliando una raggio… insomma, avete capito. Si cambia modo di giocare ogni manciata di secondi. Attenzione, però! Il punto di rottura è che, in realtà, ogni singolo minigioco (e ne troverete una moltitudine) è stato pensato e realizzato per essere affrontato con ciascuno dei personaggi, il che implica anche variazioni del minigioco stesso. Capite, ora, qual è il punto?
Stante il fatto che la follia di WarioWare resta invariata, ed è bella da star male grazie a un comparto artistico (parso sia del reparto grafico che sonoro) in stato di grazia, il gioco non è più facile e immediato come un tempo, ma… sì, più complicato. Avete dei personaggi da guidare, e sono tanti. Ognuno fa cose diverse in modo diverso, e ve lo troverete calato nel classico mini-game fucilata da 3 secondi secchi. Una bella sfida, non c’è che dire! Dopo un sincero spiazzamento iniziale, però, cominciate a prendere la mano col gioco, scoprendo che ha tutte le caratteristiche dei migliori WarioWare, e che è dotato di un’estensione di gioco che non è solo finalizzata a caricare quel fattore “longevità” che, francamente, vorremmo non sentir nominare mai più, ma che serve a riequilibrare astri e pianeti della nuova cosmologia wariana. Eh sì, perché quando comincerete, ad esempio, a giocare i singoli mini-game sbloccati, individualmente, avrete da farlo con ciascuno dei personaggi. Ciò vorrà dire tornare alle dinamiche dei vecchi giochi, tutti tesi a ottimizzare la performance, a fissare nuovi record di azioni istantanee. Una soddisfazione unica, che sprizza “Nintendo difference” da ogni coloratissimo pixel!
I segreti di WarioWare
Se c’è una cosa che mi diverte sempre moltissimo, è il sacro terrore di tutti che qualcuno (in questo caso lo scrivente) commetta il crimine di spoiler. Utenti inferociti pronti al linciaggio mediatico e alla minaccia fisica, publisher con plichi di carte che neanche Phoenix Wright, a farci giurare e spergiurare che, no, non vi riveleremo mai che c’è quel tale personaggio, che succede quella tale cosa, che sbloccherete quella tale modalità di gioco. Ogni volta, restando disciplinato e obbediente come un novello Garibaldi, mi domando che danno mai potrebbe cagionare, questo “drammatico” spoiler, quando nove volte su dieci le recensioni di videogiochi sono in realtà dei mega-spoiler di elementi del gioco che, essendo descritti nei dettagli, vanno a rovinare, almeno in parte, il piacere di scoprire ciò che l’opera riserva ai suoi fruitori.
Quindi, amiche e amici carissimi, non temete: non vi svelerò quella svolta di trama proibita perché, in realtà, non vi dirò proprio nulla della trama del gioco. Non serve, non ha senso: potete leggerla ovunque. Quanto alle modalità di gioco, la politica che intendiamo seguire è la stessa: informazioni al minimo, per non incorrere nell’unico vero spoiler, cioè privarvi della soddisfazione di veder sbocciare il gioco. Diciamo che, oltre alla modalità Storia, le aree principali sono Gran Varietà (aspettatevi le solite deliziose chicche da WarioWare, qui), Wariopedia, Personaggi e Coppa Wario (una novità che dà molto pepe alla sfida, con una bella porzione di sadismo). Il compito di chi scrive non è però dettagliarvi oltre il cosa, il quanto e il come delle diverse manifestazioni della struttura del gioco e delle sue meccaniche, ma rassicurarvi sul fatto che tutto sia stato realizzato ad arte e che la carne al fuoco messa dagli sviluppatori sia veramente abbondante. Il multiplayer è molto curato, del resto, e dà grande profondità a un titolo che può prestarsi a essere anche un ottimo party game; l’incrocio sapiente di tantissimi mini-giochi e tanti personaggi diversi da interpretare offre davvero un set di contenuti impressionante, che faranno la gioia dei giocatori più ordinari (non è un insulto) ma anche dei “completisti”, che si destreggeranno con ancor più entusiasmo tra oggetti da sbloccare (Negozio), potenziamento del ranking dei personaggi (Sala Relax) e missioni da svolgere e “flaggare” con zelo. Insomma, il gioco c’è, ed è solido come una roccia. Va solo capito, e vi chiede un po’ di pazienza. Pensate di poterlo accettare? Noi vi consigliamo di sì, perché questo è sempre WarioWare, il vecchio WarioWare, soltanto che è stavolta è un tipo timido, e indossa una maschera. Appena farete amicizia, la toglierà.
Piattaforme: Switch
Sviluppatore: Nintendo EPD/Intelligent Systems
Publisher: Nintendo
WarioWare Get It Together! non è forse il WarioWare che ci saremmo aspettati, ma è certamente quello che meritiamo, e soprattutto che merita una console come la Switch. Gli sviluppatori hanno scelto la via del dolore abbandonando le lusinghe di un più facile “more of the same” (che sarebbero state ampiamente giustificate, stavolta) per cercare di tornare ancora una volta al punto zero del gameplay ma attraverso un innalzamento dell’asticella della complessità, con una forte strizzata d’occhio al multiplayer. Ha in sostanza dovuto cambiare tutto perché tutto rimanesse uguale, e lo ha saputo fare come di rado accade, regalando alla Switch un WarioWare che rende omaggio alle sue caratteristiche ma anche alla sua filosofia, essendo contemporaneamente il perfetto compagno per infinite sedute di gioco in ogni luogo, brevissime o intensive che siano, e contemporaneamente il party game star della serata padrone del mega schermo del salotto. A sorpresa, il gioco parla italiano, e lo fa anche bene. In sincerità, però, a noi piaceva di più una versione universale di puro delirio che non ha idioma, ma questo è un elemento davvero molto soggettivo, irrilevante ai fini di valutare l’ennesimo piccolo trionfo delle scuderie first party di Nintendo. Missione compiuta, dunque. E questa volta non era affatto facile.