Recensione – Trials Fusion

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Comincio questa recensione di Trials Fusion con una premessa doverosa a proposito della serie: sono un fanboy. Sia chiaro che cercherò in queste righe di mantere tutto quel distacco doveroso che la mia posizione di redattore impone; sappiate tuttavia che a me i giochi Trials hanno sempre acchiappato un sacco, e vai a sapere perché. Forse per quel concept semplice semplice, che potrebbe essere compreso nel giro di un paio di tentativi anche da mia nonna; o forse, anche, per la capacità di essere addictive come pochi altri titoli nel pianeta videogiochi (“ancora una e poi smetto, lo giuro”); o forse, infine, perché saltellare e piroettare su due ruote è divertente e basta, come ci ha insegnato tempo addietro la polverosa BMX di California Games.

Trials Fusion non fa altro che riprendere il concetto dei predecessori e amplificarlo all’ennesima potenza. Nel paniere c’è la solita pletora di prove e di circuiti sempre più assurdi, in un mondo treddì da bere correndo su un piano bidimensionale. Un grilletto si occupa di dare gas, mentre l’altro di gestire il freno, quelle poche volte in cui serve per davvero. La levetta analogica sinistra, infine, viene usata per bilanciare il peso del nostro centauro, così che possa prodursi in piroette, impennate ed endo, tentando per quanto possibile di arrivare in fondo al tracciato senza rompersi le ossa.

Volavolavola l'Ape Mayaaaa...
Volavolavola l’Ape Mayaaaa…

Detta così – ma solo a chi non ha mai provato uno qualsiasi degli episodi della serie – può sembrare una cosa facile e banalotta, ma vi posso assicurare che fin da subito Trials Fusion mette alla prova la pazienza anche dei videogiocatori più abili e smaliziati. Portare a casa il risultato pieno (la medaglia d’oro e le tre, difficili, sfide secondarie) è roba da gente con gli attributi, ma è necessario che almeno ci si provi, visto che i punti esperienza così accumulati possono servire a sbloccare moto e cose accessorie. Esiste anche un premio in denaro per ogni evento: i soldi vanno poi spesi in un negozio di facezie assortite, che per lo più offre vestiario sempre più assurdo per il nostro alter ego digitale.

La vera novità introdotta da Trials Fusion è rappresentata dalle evoluzioni. Agendo in modo appropriato (e con l’opportuno tempismo) sulla levetta analogica destra, il pilota si esibisce in figure acrobatiche diverse, che possono essere concatenate e combinate con le piroette, per ottenere punteggi sempre più alti. Se in alcuni eventi si tratta semplicemente di attivare un’acrobazia nel punto giusto per sbloccare una delle sfide secondarie, in altri tracciati viene espressamente chiesto al videogiocatore di raggiungere un determinato punteggio, piuttosto che di inanellare evoluzioni su evoluzioni per tenere alta la barra dell’adrenalina e percorrere il maggior numero possibile di metri.

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Gli scenari al tramonto sono tra i più belli del gioco.

A spingere l’acceleratore sulla longevità ci pensa anche un potente editor, che permette a chiunque di mettere in piedi un evento in pochi passaggi, anche se per produrre creazioni un po’ corpose e che abbiano un senso ci vuole parecchio lavoro di testing e rifinitura. Peccato solo per l’assenza del multiplayer online, visto che – almeno per il momento – le sfide tra amici sono limitate al locale, fino a quattro giocatori. Su PC, poi, Trials Fusion si appoggia a uPlay, il simpatico servizio di Ubisoft che tenta di fare lo Steam senza averne capacità e carisma. Per fortuna, Trials Fusion può essere tranquillamente lanciato anche senza la presenza di una connessione internet attiva, ma in quel caso scordatevi di poter accedere alle classifiche mondiali e di sincronizzare automaticamente i salvataggi via cloud.

Due parole finali sul comparto tecnico. Trials Fusion è davvero bello da vedere e riesce a essere sufficientemente pulito da permettere di avere sempre la massima comprensione di quello che succede a schermo. Questo grazie anche a una telecamera che segue in modo convincente le evoluzioni del nostro centauro: certamente, l’assenza di una terza dimensione che dia profondità al piano dell’azione agevola non poco il suo lavoro, ma in passato mi è capitato di vedere altri titoli 2,5D pasticciare non poco con la visuale, cosa che qui non accade praticamente mai. Ah… per la prima volta nella serie, Trials viene pubblicato anche su una console di Sony, ovvero PS4; viene tuttavia da chiedersi per quale motivo ignorare tutto il popolo sonaro che è un possesso solo di una PS3. Cari sviluppatori, avete fatto trenta, perché non vi siete spinti fino al trentuno?