X-Men Le Origini: Wolverine

A Wolverine limano gli artigli su PSP.

Praticamente in contemporanea con l’uscita cinematografica, Wolverine arriva con i suoi artigli di adamantio su tutte le console, pronto a scatenare la sua furia. La versione di cui parleremo in queste pagine è quella PSP, sviluppata non dai Raven, bensì dai ben meno noti Grifonite, responsabili anche dell’edizione per Nintendo DS.

Che ovviamente la trasposizione portatile non possa competere per sua natura con le console da casa è un dato di fatto: su 360 e PS3 il gioco era mosso dall’Unreal Engine 3.0, non proprio un campione di leggerezza e di certo impossibile da replicare su un hardware “easy” come quello presente all’interno del portatile Sony. Nessuno ovviamente si aspettava un miracolo, intendiamoci: generalmente i tie-in vengono prodotti per accontentare il più vasto numero di piattaforme possibili e di certo non si bada molto alla qualità, puntando tutto sul nome e sulla fama della pellicola.
Ma se tutto sommato Wolverine faceva la sua porca figura su quelle che una volta erano considerate le console next-gen, non ci si può certo strappare i capelli davanti allo schermino della PSP. Diciamo che l’impressione che se ne ricava fin da subito è di un titolo realizzato da un team di certo non molto avvezzo al divertimento portatile, tanto è vero che si notano fin da subito problematiche piuttosto elementari: al di là delle texture non proprio memorabili e delle animazioni decisamente poco fluide, infastidisce tantissimo la palette molto scura adottata: anche con il livello di luminosità al massimo, è davvero difficile riuscire a vedere bene l’ambientazione e a essere cattivi si ha l’impressione che l’abbiano fatto apposta per nasconderla il più possibile.

Altri difetti tecnici comprendono le immancabili compenetrazioni dei poligoni, poligoni il cui numero oltretutto appare molto risicato (siamo a livello di PlayStation 1), con dei personaggi quasi tutti uguali a livello visivo. Non dico tanto, ma un minimo sforzo per differenziarli potevano pure farlo!

HO GLI ARTIGLI NELLE MANI!
La giocabilità poteva anche funzionare, intendiamoci: il plot è interessante e anche se la pellicola originale non ha proprio entusiasmato i fan dell’X-Men più amato di sempre, ci si poteva tirare fuori qualcosa di buono. Si tratta pur sempre di un classico button smasher, genere che racchiude quella tipologia di giochi dove bisogna pigiare come degli ossessi combinazioni di tasti per eliminare tutti i nemici nelle vicinanze: suona male, ma in realtà alcuni dei titoli più amati di questi ultimi anni sono degli esempi illuminanti. E stiamo parlando di Ninja Gaiden, Devil May Cry e God of War, mica Let’s Play il Salumiere.

È un vero peccato che Wolverine assomigli molto più a quest’ultimo titolo che non agli altri: il tentativo di voler inserire combo e cose simili naufraga miseramente per via della pochezza delle mosse eseguibili e della noia micidiale che permane come un’aurea di mestizia su tutta la produzione. In questo senso i combattimenti con i boss o sub-boss sono l’apice del tedio, il trionfo dell’inedia, l’apoteosi del fastidio. La loro lunghissima barra di energia scende alla velocità di una lumaca stanca, decine di artigliate li devono ghermire prima di vederli capitolare e alla fine tocca fare sempre la stessa combo per potersene liberare in tempi umani. Insomma, non proprio l’ideale per una partita breve su un sistema portatile.

Delle mosse finali è rimasta l’ombra e sinceramente vista la stessa animazione cento volte di fila, è difficile non pensare quanta poca cura sia stata riposta nei combattimenti. Un particolare non da poco se consideriamo che tutto il gioco è basato proprio sugli scontri fisici… Wolverine, purtroppo per lui, è nato vecchio: tecnicamente fallace, non riesce neppure a cadere in piedi sotto il profilo della giocabilità, risultando ripetitivo e inconcludente. Insomma, al povero Logan gli hanno proprio tagliato gli artigli, manco fosse un gattino…