Samus ci riprova.
Chi è Samus Aran? Bella domanda. Domanda che tra l’altro per Yoshio Sakamoto, director della saga di Metroid fin dall’alba dei tempi, deve essersi trasformata in un’ossessione, visto che in Other M è proprio la figura della silenziosa cacciatrice di taglie a essere indagata in lungo e in largo. Detto tra noi, comunque, a nessuno è mai importato nulla della vera identità di Samus Aran: per anni l’abbiamo vista solo e soltanto come una fredda, solitaria e impenetrabile cacciatrice di taglie e, tutto sommato, ci è sempre andata bene così. I vari episodi della saga di Metroid li abbiamo giocati per ben altri motivi e non certo per farci raccontare l’epopea romanzata di una ragazzina turbata. Li abbiamo giocati perché da sempre subiamo il fascino dell’esplorazione di mondi “altri”, li abbiamo giocati per perderci e ritrovarci in deliranti labirinti architettonici, li abbiamo giocati per vivere avventure sci-fi scorbutiche e eleganti al tempo stesso.
IL GRIDO DEL PICCOLO
Sakamoto, comunque, ha deciso di sfruttare questo nuovo Metroid per Wii per indagare la figura di Samus e, per farlo, ha messo assieme una sorta di superteam, circondandosi dei tipi di D-Rockets (uno studio giapponese specializzato nella realizzazione di spot pubblicitari in computer grafica: sigh) e dei ragazzacci del Team Ninja, quelli di Ninja Gaiden (serie che è arrivata anche su DS con Dragon Sword, gioco che nemmeno a farlo apposta assomiglia in maniera spaventosa a Other M). Ora, meno si dice del comparto narrativo, ancor prima di come è stato messo su schermo, e meglio è. E non solo per evitare “spoiler”, ma anche e soprattutto per la qualità generale del materiale romanzato. I filmati, che per fortuna sono sistemati quasi tutti solo all’inizio e alla fine dell’avventura, sono terrificanti, roba da occhi al cielo per l’imbarazzo. Sul fatto che i videogiochi non siano fatti per raccontare storie e storielle (almeno non in maniera canonica o, comunque, “hollywoodiana”) si dibatte e si discute ormai da tempo. Other M, sotto questo punto di vista, è talmente infelice da poter essere preso come esempio di tutto quello che c’è di sbagliato nella narrazione nei videogiochi tutti. Poi, sia chiaro, non è che la trama di Other M sia veramente peggiore di quella del primo “sparatutto cum Marine Spaziale” che vi capita sotto agli occhi… il fatto è che da Metroid ci si aspetta per forza di cose solo l’eccellenza. E l’eccellenza, in Other M, è tutta da ricercare nel gioco vero e proprio e non certo nella menata “emo” che Sakamoto ha voluto propinarci.
READY TO GO!
Other M prende il via dopo la conclusione di Super Metroid e anticipa le vicende messe su schermo in Fusion. Tutto ha quindi inizio quando Samus, a bordo della sua navetta e ancora scossa dall’epica battaglia conclusiva di Super Metroid, intercetta un SOS. Il messaggio di soccorso proviene dall’Arca, una stazione spaziale di proprietà della Federazione Galattica. Decisa a indagare, Samus si dirige sul posto e, dopo pochi minuti, si imbatte in una squadra di marine della Federazione, capitanata da Adam Malkovich. Adam Malkovich, già… il comandante che si impegnò per far crescere Samus come soldato e come persona, quando ancora la nostra eroina militava nelle forze della Federazione. Forse anche per via del loro passato, oltre che per la stima reciproca, Samus decide di affiancare Adam e i suoi soldati nell’esplorazione della stazione spaziale. Una missione che – e qui ci fermiamo per evitare il rischio di raccontarvi troppo – si trasforma ben presto in una vera e propria odissea cupa, spaventosa e a tratti sconvolgente. Una missione che, una volta scavalcati i filmatoni d cui abbiamo detto in apertura, vanta un ritmo stratosferico.
IL WII È UNA CONSOLE A 8 BIT
Per quanto riguarda la meccanica di base, l’idea di Sakamoto era quella di realizzare un gioco per NES, solo portato a un altro livello grazie alle capacità hardware del Wii e al suo controller principale, il telecomando Wii. Sotto questo punto di vista, poche storie, l’obiettivo è stato raggiunto in pieno. Other M ha la forma di un gioco d’azione in due dimensioni traslato in uno scenario tridimensionale. Gli ambienti, insomma, vantano una loro profondità e sono liberamente esplorabili in lungo e in largo. Bisogna inoltre sottolineare che le inquadrature sono fisse, come se ogni stanza, ogni corridoio, ogni arena fosse stata preparata in anticipo per accogliere Samus nel migliore dei modi possibili, un po’ come nei primi Resident Evil. Spesso capita, inoltre, che le inquadrature cambino al volo per seguire i movimenti della nostra cacciatrice di taglie, passando nel giro di pochi secondi da una prospettiva laterale che rimanda a Super Metroid a una panoramica aerea alta e lontana. La formula funziona a meraviglia, risultando pratica e spettacolare al tempo stesso, così come funziona a meraviglia il sistema di combattimento, basato sulle “solite” armi di Samus ma anche e soprattutto sulla sua agilità, che le consente di esibirsi in manovre evasive da capogiro. Other M, insomma, sotto il profilo “giocoso” è a prova di gigabomba, anche se il confronto con i Prime è quasi impietoso (soprattutto per quanto riguarda l’impatto emotivo e il level design, qui decisamente più lineare e meno sorprendente) e anche se il comparto narrativo, come detto, è roba da gettare alle ortiche.