Il lato oscuro del 4K

Star Wars Battlefront II

Il 4K ci salverà tutti! No, non è il verso di una canzone. Ne’ tantomeno un rigo pieno di una poesia evocativa. E’ semplicemente quello che sembrerebbe gridare il mercato videoludico o, quantomeno, i suoi profeti più in vista. Ma è davvero questo quello che ci serve? E’ davvero questo che salverà un mercato che, nonostante i dati di vendita incoraggianti, è sempre più povero di idee nuove e di nuove ambizioni? Il duello all’ultimo pixel sembra aver coinvolto un po’ tutti i grandi produttori di hardware di varia specie e, nonostante la guerra tecnologica sia in atto da decadi, persino il mondo console si è lasciato “trascinare” in uno scontro senza quartiere, che molti definiscono come “Resolution Horizon War“.

Cos’è il 4K? Cito da Wikipedia “è uno standard per la risoluzione della televisione digitale, del cinema digitale e della computer grafica“. Comunemente, l’etichetta viene erroneamente utilizzata anche in ambito commerciale, associandola all’acronimo UHD. In realtà, le due “fazioni” sono leggermente differenti, visto che il 4K puro raggiunge la risoluzione di 4096×2160, mentre l’UHD si attesta a “solo” 3840×2160 pixel. Allo stato attuale delle cose, il Full HD resta ancora il sovrano incontrastato di un mercato in rapida espansione e che vede, gradualmente, tagliare con continuità il costo delle “nuove diavolerie tecnologiche”. Tanto più che, dati alla mano, il mercato del 4K ha occupato poco più del 10% delle vendite totali di TV e affini nel 2016, seppure il dato è in continuo aumento. Ci sono differenze? Assolutamente si, la differenza visiva è notevole. Ma, con il progredire dell’evoluzione tecnologica, avremo sempre meno capacità di distinguere una risoluzione da un’altra ad occhio nudo ed avremo, sempre di più, necessità di strumenti ad hoc che “certifichino” che esista sul serio una differenza sostanziale.

Ma, ancora una volta, davvero abbiamo bisogno del 4K? Sono uno dei (tanti) player che si è divertito ad esplorare il meraviglioso mondo di Horizon Zero Dawn, con un semplice output video a 1080p. Ho avuto modo di provare Zelda: Breath of The Wild che, nonostante l’elevatissima caratura a livello di art style, non è certo il titolo più sconvolgente da un punto di vista grafico. Perchè, diciamolo chiaramente, è più facile investire in uno pseudo progresso in linea retta, cercando di migliorare quello che è più facilmente migliorabile col tempo (l’hardware) è che può essere più facilmente sponsorizzato (la grafica stellare). Tutto questo agli occhi di un mercato sempre più accomodante nei confronti del “blank user“, l’utente “vuoto”, colui che si adentra in vari mercati senza avere esperienze pregresse anche solo di riflesso e senza che ci resti un tempo sufficientemente lungo per averne. Più facile ovviamente che investire sulla narrazione, sulla recitazione (pensando magari al magnifico esperimento che è Quantum Break) e sullo sviluppo di personaggi convincenti o di uno stile artistico personale. D’altronde, “l’utente vuoto”, che è sempre più il protagonista ed il centro dell’universo tecnologico, si avvicinerà spesso e volentieri a qualcosa per trend o per una campagna pubblicitaria vincente, esplorandone le fattezze per il segmento temporale che intercorre fra uno o più marketing war del momento.

Ma allora perchè le più grandi realtà ludiche spingono mostruosamente verso questo nuovo step tecnologico? In realtà, il dovere di ogni grande produttore di hardware e affini è quello di caratterizzare il prodotto per un qualche dettaglio più o meno consistente, in modo da creare la sensazione di “novità” agli occhi del cliente, magari rimpinzato di reclame ma non esattamente di reali informazioni. Ma, al di là di proclami e auto-celebrazioni prima che la festa cominci, alzare l’asticella della resolution war potrebbe essere un colpo di grazia definitivo nei confronti di una scena ludica agonizzante. Perchè, innanzitutto, alzerebbe notevolmente il costo ed i tempi di produzione dei videogame, con il rischio per alcune piattaforme (in special modo PC) di peggiorare la già complicata situazione relativa alla sempre difficile ottimizzazione dei titoli, data la natura estremamente complessa e mutevole della componentistica hardware. E, naturalmente, il push tecnologico forzoso andrebbe probabilmente ad incentivare le SH a concentrarsi sulla qualità della resa visiva, dando un’ulteriore spinta in negativo all’annosa questione del Frame Rate, probabilmente il reale Santo Graal del gaming ultra-moderno e che vede nei 30 fotogrammi canonici uno standard sempre più scomodo e insoddisfacente (e alle volte difficile da raggiungere anche “solo” con il Full HD).

Avendo da tempo valicato la soglia infernale dell’adolescenza, mi sono poi posto un quesito tanto semplice quanto diabolicamente complesso: cos’è realmente cambiato rispetto al passato? Nonostante sia indubbio che l’evoluzione tecnologica sia stata una dei vettori principali in grado di cambiare radicalmente le possibilità di traslare idee dalla carta allo schermo, abbiamo da tempo raggiunto un compromesso perfetto fra estetica soddisfacente ai nudi occhi e sufficiente potenza di calcolo da poter creare qualsiasi cosa. Ma una ulteriore spinta in un senso, in che modo potrà essere colmata dall’altro per non creare un disequilibrio pericoloso? Mi spiego meglio: il reale ed endemico problema della scena, oltre ad una serie di attori protagonisti sempre più manager e sempre meno giocatori, è la carenza di idee innovative e di nuove radici sia meccaniche che di contenuto narrativo. In un mercato dove il rischio ad alti livelli è improponibile per gli altissimi costi sia di produzione, che impatto potrà avere il quadruplicarsi della richiesta visiva media? Sicuramente, un’altra grossa fetta di risorse/tempo da destinare al comparto visual, con tanti saluti alla caratterizzazione dei personaggi o dell’universo di gioco.

E dopo che il trend momentaneo dell’UHD/4K terminerà? Tutto dipenderà dal successo o meno della prossima “generazione di mezzo” di console e PC. Una vittoria del trend, ci trasportererebbe di netto sul trampolino di lancio della prossima novità tecnologica “easy” generazionale, pronti all’ennesimo salto visual che sarà un piacere per gli occhi (forse), meno per il portafoglio (e per un senso generico di utilità). E se il 4K dovesse fallire, un pò sulla falsariga del 3D o del comatoso mondo della realtà virtuale? Ebbene, probabilmente (e sottolineo probabilmente), le vie tecnologiche percorribili sarebbero più complicate e dispendiose e magari meno comprensibili per chi mastica poco la tecnologia, quindi di riflesso meno penetranti a livello commerciale e comunicativo. Ergo, probabilmente (e ri-sottolineo probabilmente) ci sarebbe un periodo di stasi hi-tec dove, magari, più di qualche Studio di Sviluppo si fermerà a pensare al modo migliore per differenziare i propri prodotti ed investire le proprie risorse. Chissà che a qualcuno venga in mente di rispolverare Planescape:Torment o Monkey Island.